Sul Trentino del 31 dicembre sono riportate dichiarazioni del cons.Ghezzi e della cons. Ferrari, duramente critiche nei confronti della Giunta provinciale per aver sospeso corsi integrativi scolastici inerenti parità di genere al fine di verificare se tali corsi non fossero lo strumento per educare bambini e ragazzi alla “teoria del gender”, ossia la teoria secondo la quale l’identità sessuale sarebbe una “costruzione sociale”.
Mi auguro che la passata Giunta provinciale non abbia avallato per anni programmi scolastici integrativi che propongano agli alunni simili posizioni culturali, ma certo la veemenza con la quale i due consiglieri sopra citati hanno reagito fanno sospettare che gli amministratori di sinistra della scorsa legislatura abbiano paura che la loro operazione culturale, volta a somministrare, anche in dosi omeopatiche, la teoria del gender, venga disvelata. E per cominciare negano che una “teoria del gender” esista, il modo che ritengono più efficace per non farne scoprirne gli elementi in alcuni programmi da loro finanziati.
L’accusa alla Giunta Fugatti e agli assessori competenti al riguardo, sarebbe di essere un Giunta etica. Sorprende che uomini di cultura non abbiano coscienza del fatto che l’etica è connaturata alla politica. Questa persegue il bene comune. E il giudizio su ciò che è bene o non lo sia è proprio un giudizio etico. Quanto Ghezzi e Ferrari sostengono, ossia l’educazione degli alunni a sfuggire agli elementi di identità sessuale dovuti alla “costruzione sociale”, per essi è un bene, mentre è un male non farlo. La loro scelta, come tutte quelle politiche, deriva da valutazioni etiche. La differenza tra la Giunta Fugatti e i responsabili delle politiche relative alla scuola e alla parità uomo-donna della precedente legislatura è che differisce l’etica. E se si approfondisce un po’, a voler imporre le proprie valutazioni etiche nel proprio agire amministrativo, erano stati questi ultimi, mentre la Giunta Fugatti vuole salvaguardare la primaria responsabilità educativa dei genitori, riconsegnando a loro, come la Costituzione vuole, le decisioni circa l’educazione sessuale.
La cons. Ferrari giustamente cita la diversità di uomo e donna, che merita anche per lei rispetto; tuttavia nega che da questa diversità possano discendere scelte diverse tra uomo e donna. Si tratta di una posizione ideologica di stampo vetero-femminista. Corrisponde all’esperienza comune, fondata anche su ricerche scientifiche, che le diversità tra uomo e donna nel cervello, nei ritmi biologici in età fertile, nella configurazione somatica, nelle potenzialità generative, ecc., che vi siano diversità medie tra uomini e donne, diversità che aprono a complementarietà uomo-donna che danno fondamento solido al rapporto di coppia e influiscono sui rapporti educativi, ma non solo, tra padre, madre e figli. Il constatare che tali diversità uomo-donna hanno conseguenze in parte diverse in società diverse non autorizza a considerare da rimuovere tali differenze, come fossero un condizionamento negativo. Saranno le autonome dinamiche sociali a produrre i cambiamenti, ma senza la pretesa che essi non siano a loro volta “costruzioni sociali” basati su differenze che costruzioni sociali e stereotipi non sono.
Sono i corsi miranti a cambiare, per via politico-amministrativa, i modi di interpretare la propria identità sessuale, ad essere di impronta autoritaria. Ed è quanto fatto dai sostenitori della “teoria del gender”. Bene, quindi, ha fatto la Giunta Fugatti a cautelarsi al riguardo, proprio per non continuare in un’impostazione autoritaria.