Venerdì 16 ottobre scorso ho partecipato all’Assemblea straordinaria della Cassa Rurale delle Dolomiti (Fassa Primiero e Belluno); all’ordine del giorno il punto fondamentale era sulle variazioni di Statuto necessarie per aderire alla capogruppo Cassa Centrale Banca.
In precedenza all’unanimità l’Assemblea aveva deciso, come tutte le casse rurali trentine, di aderire a tale gruppo. Si erano prospettati i vantaggi, ma nulla si era detto sulle clausole del “contratto di adesione”. Queste non sono state rese note neppure nella recente assemblea, ma si è stati chiamati a decidere sulle modifiche di Statuto necessarie per la firma del contratto di adesione.
Le relazioni di Presidente, Direttore, Caposindaco e rappresentante di Cassa Centrale Banca hanno tutte illustrato le procedure in corso e i vantaggi dell’adesione in termini di “forza” del gruppo. Il materiale visivo era evidentemente stato predisposto da Cassa Centrale Banca. Nessuna delle relazioni ha evidenziato i vincoli e nessuna ha illustrato le modifiche di Statuto da approvare. E’ poi intervenuto un notaio, che ha letto a ritmo accelerato i moltissimi articoli variati dello Statuto, (visibili rapidamente anche in uno schermo, ma senza evidenziazione alcuna delle variazioni, per es. in grassetto). Sono abituato a leggere testi in fretta, ma è stato pressoché impossibile anche a me leggerli bene. Mi sono comunque accorto dello stravolgimento della cooperazione di credito che il contratto di adesione e le conseguenti modifiche di Statuto apportano. Che si sia trattato di uno stravolgimento lo ha detto anche, in un inciso, il Caposindaco.
Provo ad elencare gli elementi principali, a mio avviso, di tale stravolgimento:
1. sia in Cassa Centrale Banca, sia nella Cassa Rurale alla categoria dei soci cooperatori si è aggiunta quella dei soci finanziatori, che votano in base alle azioni comperate e non con il criterio cooperativo di “una testa un voto”. Questi nella capogruppo possono raggiungere il 40% del capitale, una quota che può facilmente consentire di diventare i soci di riferimento, come accade nelle Società per azioni;
2. Cassa Centrale Banca di fatto espropria le singole Casse rurali dell’autonomia di eleggere i propri organi (la maggioranza dei membri, il caposindaco) se a suo insindacabile giudizio non si comportano come Cassa Centrale Banca desidera; va ben oltre lo stabilire criteri di professionalità per l’eleggibilità; può rimuovere presidente e amministratori sgraditi e imporre la nomina di altri in modo da avere il controllo della maggioranza del CdA; nessuno ha il potere di controllare la fondatezza delle motivazioni delle rimozioni o dei vincoli operati della capogruppo;
3. similmente Cassa Centrale Banca interviene in ogni Cassa Rurale su personale, filiali, crediti di un certo importo, criteri di gestione dei depositi e dei crediti;
4. le casse rurali trentine non sono più vincolate ad aderire alla Federazione Trentina della Cooperazione, organo di rappresentanza e di tutela della cooperazione trentina.
Viene vantata la trentinità della capogruppo, “orgoglio per il Trentino”. Ma non viene detto che:
1. non c’è alcun vincolo al mantenimento della sede di Cassa Centrale Banca in Trentino; le casse rurali trentine in essa pesano per il 30%; e oltre alle casse rurali possono determinare la sede di soci finanziatori, probabilmente non trentini e forse di paesi stranieri;
2. è probabile che, superata la fase iniziale, neppure Presidente e Direttore di Cassa Centrale Banca saranno espressi dalle casse rurali trentine.
Il sistema delle casse rurali trentine poteva scegliere la strada scelta dalle casse rurali altoatesine, con proprio gruppo autonomo, cui sta per essere accordato, con emendamento parlamentare, di poter sostituire il sistema escogitato da chi governa banche e Banca d’Italia per il controllo del sistema delle casse rurali con un Fondo di Garanzia alimentato dalle stesse banche, come già fatto in Austria e in Germania. Tale soluzione, né quella del gruppo trentino, né quella del fondo di garanzia, non è mai stata prospettata ed ora i “poteri forti” e i vertici della cooperazione vogliono impedire che il Parlamento dia questa possibilità. Il potere, pur se subordinato, fa gola anche a loro. Vedremo se il “governo del cambiamento” si piegherà.
Sono stato tra i pochi a votare contro le modifiche di Statuto, sia per il metodo manipolatorio usato nella gestione dell’Assemblea (le modifiche non sono state spiegate, nonostante l’impegno ufficiale a “favorire la partecipazione dei soci”, ma solo lette scandalosamente in fretta e messe a disposizione su un sito internet), sia ancor più per i contenuti. Non mi sorprende il gran numero di soci che vota come i dirigenti propongono, mi sorprende che chi aveva in mano le redini del credito cooperativo abbia assecondato il tradimento dei principi fondamentali della cooperazione, senza che la comunità fosse messa sul “chi va là”. Anche in questo caso “acquiescenza” passiva? O hanno giocato un ruolo i “trenta denari” che gli interessi finanziari forti hanno fatto balenare? Spero che qualcosa giunga in extremis ad evitare che il tradimento porti alla crocefissione della cooperazione di credito trentina e italiana; gettare i “trenta denari” nel tempio, a crocefissione avvenuta serve a poco. Se ne era accorto anche Giuda.