L’Adige del 30 marzo pubblica un ricordo di don Silvio Gilli scritto da Giampaolo Andreatta: episodi di vita che arricchiscono la descrizione di un prete un po’ “speciale”, sia per lo stile di comportamento sia per la missione che ha svolto in Vaticano. Aggiungo anch’io un episodio personale: neo-eletto alla Camera dei Deputati nel 1994, un po’ spaesato quanto a sistemazione alloggiativa, telefonai a don Silvio, in Vaticano, se poteva indicarmi qualche sistemazione un qualche struttura ricettiva religiosa, meno cara e meno soggetta all’incertezza delle prenotazioni di un albergo. In un attimo telefonò e mi trovò la camera presso un convento di suore, alle spalle del Vaticano. Purtroppo l’ora del rientro serale non era spesso compatibile con gli impegni e così, dopo poche settimane, scelsi di andare in albergo presso i Fori Imperiali, gestito dai frati di padre Massimiliano Kolbe, finché poi non trovai una sistemazione stabile in una camera d’affitto. Sento ancora riconoscenza per la cortesia usatami da don Silvio, che ogni tanto rivedevo a Trento per la visita di un collega sociologo che lo aveva conosciuto in uno dei viaggi in Cina organizzati da don Demarchi.
Ai funerali a Gardolo, oltre ai tantissimi preti con il vescovo emerito e tanta folla, il vescovo in carica mons. Tisi ha delineato la figura di don Gilli in modo appassionato (era stato, ha detto, suo confessore), insistendo sulla sua mitezza e sul grande amore per la Chiesa. Una sua nipote lo ha ricordato con grande affetto: sapeva “tenere insieme” la famiglia. Un esponente della San Vincenzo e un altro dell’Apostolato della Preghiera ne hanno ricordato le attività, carità e preghiera. Nessuno ha fatto cenno al suo impegno come assistente ecclesiastico dell’Associazione Famiglie Numerose, trasformata poi in Associazione Trentina della Famiglia, rette da una figura di spicco del Trentino, il prof. Sisto Plotegheri (del quale sono stato successore), aiutato da soci sostenitori, anche finanziariamente, come Tullio Odorizzi.
Sono stati gli anni nei quali l’Associazione era tra i promotori in Italia del referendum sulla legge che introduceva in Italia il divorzio e di quello, successivo, sulla legge che legalizzava l’aborto. Seguirono convegni europei in materia, uno dei quali tenuto, guarda caso, a Verona, e l’Associazione presieduta da Plotegheri era co-organizzatrice. Ebbene, don Gilli non aveva remore nel sostenere tali iniziative e, a differenza della chiesa trentina di oggi, che critica il Congresso Mondiale sulle Famiglie di Verona perché “odora” politicamente di destra, poco gli importava che a favore della stabilità della famiglia e per la difesa della vita vi fossero, in entrambe lo occasioni, oltre alla Democrazia Cristiana, un partito di destra (quella vera e storica): ciò che contava erano i contenuti, era la sostanza delle posizioni sostenute. E non taceva per la paura di “andare contro” su temi allora assai divisivi. Altra tempra di cristiano e di prete, che sapeva unire mitezza, preghiera e impegno per principi fondamentali in merito a vita e famiglia.
Avrei desiderato ricordare ciò al funerale di don Silvio, ma non sarebbe stato certamente gradito. Mi affido a l’Adige, sperando che ritenga giusto completare il profilo di un prete mite e umile, ma non fino al punto di tacere su principi fondamentali o di criticare chi li difende perché poco gradito politicamente.