Renzo GUBERT – Chi è?

Nato a Primiero l’11 agosto 1944, primo di dieci figli, padre primierotto (Turra di Pieve la nonna) e madre “fiamaza” (Delmarco di Castello il nonno e Paluselli di Panchià la nonna), famiglia di piccoli contadini in affitto, con il padre che, per necessità, lascia il lavoro agricolo a moglie e figli e fa il manovale stagionale nell’edilizia.

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Renzo Gubert

Renzo Gubert

1. FORMAZIONE

1950-1954 primi quattro anni di scuola elementare, a Tonadico (Trento)
1954-55 Quinto anno di scuola elementare con preparatoria per l'esame di ammissione alle scuole medie presso il Seminario Minore Arcivescovile di Trento
1955-58 Scuola media presso il Seminario Minore Arcivescovile di Trento
1958-60 lavori temporanei a Tonadico e a Fiera di Primiero in qualità di garzone in esercizi commerciali e in impresa artigiana
1960-65 Diploma di ragioniere e perito commerciale presso l’Istituto Tecnico Commerciale A.Tambosi di Trento (media dei voti esame di diploma 8,2/10)
1965-69  Corso di laurea in Sociologia a Trento con tesi su “Teoria sociologica e dimensione spaziale” (relatore prof. Franco Demarchi) con voto 110/110 e lode
1969-73  Borsa di perfezionamento del Ministero della Pubblica Istruzione in sociologia presso la Facoltà di Scienze Politiche dell'Università Cattolica di Milano
1972  Corso di perfezionamento di metodologia della ricerca presso il Graduate Center della City University di New York (prof Edgar F.Borgatta)

2. CARRIERA ACCADEMICA E ATTIVITA' DIDATTICA

1973-74  Assistente incaricato di sociologia urbano-rurale nell'Università di Trento
1974-82  Professore incaricato di Sociologia (corso superiore) alla Facoltà di Scienze Politiche dell'Università Cattolica di Milano
1974-80  Professore incaricato di Sociologia urbano-rurale alla Facoltà di Sociologia dell'Università di Trento.
1976-80  Assistente di ruolo di Sociologia dei fenomeni politici (fino al 1977) e successivamente di Sociologia urbano-rurale alla Facoltà di Sociologia dell'Università di Trento
1980-92  Professore ordinario di Sociologia urbano-rurale alla Facoltà di Sociologia dell'Università di Trento
1990  Maitre de Conférence invité, all'Ecole des Hautes Etudes en Sciences Sociales, Paris
1992-2001 Professore ordinario di Istituzioni di sociologia II alla Facoltà di Sociologia dell'Università di Trento (dal 1994 al 2001 in aspettativa per mandato parlamentare) Dal 2001 in pensione.
 2007-2018 Professore a contratto di Sociologia delle comunità locali alla Facoltà di Sociologia e poi Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale dell’Università di Trento.

3. ALTRE ATTIVITA' DIDATTICHE

1965-67 Insegnante presso l'ENALC di Trento
1967-69 Insegnante di matematica e osservazioni scientifiche alla sezione Seminario Minore di Trento dell'Istituto Sacro Cuore
1974-80 nel periodo; insegnante di sociologia sanitaria e di statistica presso la Scuola per Infermieri dell' Ospedale Civile Santa Chiara di Trento; professore nei corsi di sociologia presso il Carcere di Trento e relatore di tesi di laurea di un ergastolano
 1981 Co-direzione del Corso su “La pianificazione dei centri storici”,  in collaborazione con Istituto Universitario di Architettura di Venezia e Provincia Autonoma di Trento (19/3 – 29/6/1981)
1981-82 Direzione del Corso residenziale su “La metodologia della ricerca come strumento di programmazione degli interventi sociali”, Centro di Cultura dell’Università Cattolica – Passo della Mendola (Trento) (29/6-5/7/1981 e 12 – 18/7/1982)
2009–2011 Seminari di credito su “L’analisi fattoriale”, Facoltà di Sociologia Università di Trento
2016 collaborazione didattica con UNIMONT (Edolo), Università Statale di Milano, 30 novembre, lezione su "Politiche per la montagna dal livello nazionale a quello locale e impatto sulla società"

4. RICERCA SCIENTIFICA
4.1 INTERESSI PRINCIPALI

Valori
Appartenenze territoriali ed etniche
Emigrazione
Sviluppo e Mutamento Sociale nelle scale locale, nazionale, europea e nei paesi economicamente in via di sviluppo
Pianificazione territoriale

4.2 COLLABORAZIONI DI RICERCA PLURIENNALI (EXTRA-UNIVERSITARIE)
1969-1976 Collaboratore dell’Istituto di Sociologia Internazionale di Gorizia
1984-1994 Collaboratore della Federazione Provinciale delle Scuole Materne di Trento
 
5. PUBBLICAZIONI
 
5.1 VOLUMI
 
 La situazione confinaria, Lint, Trieste, 1972, pp.532
 
 L'identificazione etnica. Indagine sociologica in un’area plurilingue del Trentino – Alto Adige, Del Bianco, Udine, 1976, pp.520
 
 La città bilingue, ICA, Bolzano, 1978, pp.229
 
Strutturazione sociale dello spazio urbano e crisi della città, Alcione, Trento, 1979 pp.63
 
Per la tutela delle minoranze linguistiche presenti sul territorio nazionale, Centro di Cultura A.Rosmini, Trento, 1981
 
Educazione permanente, Provincia Autonoma di Bolzano, Bolzano, 1991, pp.115

La differenziazione territoriale dei valori tra regionalità, nazionalità e sovranazionalità. I casi delle aree culturali italiana e tedesca in Europa nei primi anni del Duemila/ Die territoriale Differenzierung der Werte zwischen Regionalitaet, Nationalitaet und Supranationalitaet. Der italienische und deutsche Kulturraum in Europa dei Jahrhundertwende, Dunker&Humblot, Berlin, 2018, pp.390
 
 
5.2 VOLUMI CON CO-AUTORI
 
S.Goglio, R.Gubert, G.Pola, Sulle dimensioni ottimali di produzione di alcuni servizi di competenza della Provincia Autonoma di Trento, Libera Università degli Studi di Trento – Dipartimento di Organizzazione del Territorio, Trento, 1976
 
R.Gubert, A.Gorfer, U.Beccaluva, Emigrazione trentina, Manfrini, Calliano, 1978  (di Gubert L’emigrazione trentina: verso una sua analisi sociologica, pp.9-28)
 
S.Goglio, R.Gubert, A.Paoli, Etnie tra declino e risveglio, Angeli, Milano, 1979 (di R.Gubert, Solidarietà etnica e dimensione spaziale, pp.160-213
 
R.Gubert, G.Pollini, G.Rovati, Giovani, socialità e cultura, Provincia Autonoma di Bolzano, 1984, pp.513 (di Gubert i capitoli 2°, 3°, 4°, 5°, 6° e le Conclusioni)
 
R.Gubert, G.Gadotti, La struttura socio-spaziale di Trento – Contributi sociologici alla pianificazione del centro storico, Angeli, Milano, 1986, pp.374 (di Gubert pp.13-294)
 
R.Gubert, A.Baldessari, S.Bonatta, Proverbi e cultura rurale nel Trentino oggi, Museo degli Usi e Costumi della Gente Trentina, San Michele all'Adige, 1986, pp.212 (di Gubert i capitoli III e IV, pp.103-109)
 
 P.Schiera, R.Gubert, E.Balboni L'autonomia e l'amministrazione locale nell'area alpina, Jaca Book, Milano, 1988, pp.744 (di R.Gubert: Parte II Il profilo sociologico, pp.155-443)
 
R.Gubert, G.Dalle Fratte, C.Scaglioso, L'altra faccia della scuola. Comunità e autonomia-un modello di gestione, Armando, Roma, 1988, pp.508 (di R. Gubert: Capacità di autonomia: un modello causale, pp.266-401)
 
A.A.V.V.,Die Minderheiten im Alpen-Adria-Raum, Alpen Adria, 1990
 
S.Abbruzzese, R.Gubert, G.Pollini, Italiani atto secondo. Valori, appartenenze, strategie per la II Repubblica, Guaraldi, Rimini, 1995 (di R.Gubert, cap.I, La politica, pp.13-34 e cap.III, Relazioni sociali e appartenenze, pp. 63-85)
 
R.Gubert, L.Struffi, P.Venturelli Christensen, Appartenenza territoriale e valori. I risultati delle indagini in Trentino, Angeli, Milano, 2013  (di R.Gubert cap. 1 I mutamenti di valori e sentimenti di appartenenza socio-territoriale in Trentino, pp. 11-69 e cap. 2 Il senso di appartenenza dei trentini alla provincia e alla regione alla fine del XX secolo: configurazione e rapporti con gli orientamenti di valore, pp.70-114)
 
 
5.3 CURA DI VOLUMI (con eventuali contributi)
 
F.Demarchi, R.Gubert, G.Staluppi (a cura di), Territorio e comunità, Angeli, Milano, 1983 (di R.Gubert, Il mutamento sociale nell’area montana, pp.147-170)
 
R.Gubert, L.Struffi L.(a cura di) Strutture sociali del territorio montano, Angeli, Milano, 1987, pp.257  (in esso di R. Gubert: L’appartenenza socio-territoriale nelle aree montane: verso un modello causale, pp.67-100)
 
G.Dalle Fratte, R.Gubert, C.Scaglioso (a cura di), L’altra faccia della scuola. Comunità e autonomia: un modello di gestione, Armando, Roma, 1988
 
R.Gubert (a cura di) Ruralità e marginalità, Angeli, Milano, 1989, pp.354 (di R.Gubert: Introduzione, pp.11-20 e cap 9° Conclusioni. Tre situazioni di marginalità rurale montana: un unico modello interpretativo?, pp.324-354)
 
R.Gubert (a cura di), La sfida dello sviluppo in una società pastorale. Karamoja, Uganda, Jaca, Milano, 1989, pp.433 (di R. Gubert: Introduzione pp.1-6, capitolo 9: Gli atteggiamenti verso la modernizzazione, pp.281-320, (con M.Viganò) Progetti di intervento in Karamoja: sviluppo “difficile” o interventi sbagliati? pp.323-379 e Conclusioni, pp.381-391
 
R.Gubert (a cura di), Educazione permanente. Situazione e prospettive riferite alla popolazione di lingua italiana. Sintesi dei risultati di una ricerca, Provincia Autonoma di Bolzano – Alto Adige – Assessorato all’Istruzione e Cultura in Lingua Italiana, Bolzano, 1989
 
R.Gubert (a cura di), Adulti e domanda di educazione Una ricerca in Alto Adige, Marcon, Città di Castello, 1991, pp.295 (di R.Gubert: parte IV  Domanda ed offerta in ordine all’educazione permanente nella provincia di Bolzano, pp.239-253)
 
R.Gubert, L.Tomasi (a cura di), L'influsso di F.Le Play e della sua scuola sulla sociologia contemporanea, Reverdito, Trento, 1991, pp.183 (di R.Gubert: Presentazione, pp.5-9)
 
R:Gubert, (a cura di), Persistenze e mutamenti dei valori degli italiani nel contesto europeo, Reverdito, Trento, 1992, pp.642 (di R. Gubert: Introduzione, pp.5-10, cap 8° Gli orientamenti socio-politici, pp267-346, e le Conclusioni, pp.569-578)
 
R.Gubert (a cura di), L'appartenenza territoriale tra ecologia e cultura, Reverdito, Trento, 1992, pp.585 (di R. Gubert: Introduzione pp.9-17, cap. 3° I caratteri generali degli intervistati e del loro legame socio-territoriale, pp.139-332, cap 7° Le dimensioni dell’appartenenza territoriale: verso un modello causale, pp.411-532). Edizione rivista e ridotta in lingua inglese: R.Gubert (ed.) Territorial Belonging between Ecology and Culture, University of Trento, Department of Sociology and Social Research, Trento, 1999; by R. Gubert, Introduction (pp.IX-XVI); The general features of interviewees and of their socio.territorial attachment, pp.61-158; The dimensions of territorial belonging: towards a causal model, pp.209-279
 
R.Gubert (a cura di), Per poco, per sempre. Volti, storie e ricordi dell’emigrazione primierotta, Provincia Autonoma di Trento, Trento, 1992, pp.230 (di R.Gubert: L’emigrazione da Primiero: uno sguardo generale sulla storia degli ultimi cento anni, pp.11-24)
 
R.Gubert, L.Tomasi (eds.), The contribution of Florian Znaniecki to sociological theory, Angeli, Milano, 1992, pp.183 (di R.Gubert, Introduction, pp.7-11)
 
R.Gubert (a cura di), Altri volti del Brasile, numero monografico di “Dimensioni dello sviluppo”, 1992, n.3-4 (di R.Gubert, Presentazione, pp.7-8)
 
R.Gubert (a cura di), Sociologia rurale – Land und Agrarsoziologie, Numero monografico di “Annali di Sociologia – Soziologisches Jahrbuch, 9, 1993 (di R.Gubert. Introduzione. Quale futuro per la sociologia rurale?, pp.7-17 e trad. ted.18-30)
 
R.Gubert, L.Tomasi (a cura di), Le catholicisme social de Pierre Gullaume Frédéric Le Play, Angeli, Milano, 1994 (di R.Gubert, Présentation, pp.7-9)
 
R.Gubert, L.Tomasi (eds.), Robert E. Park e la teoria del “melting pot” – Robert Park and the “melting pot” theory, Reverdito, Trento, 1994 (di R.Gubert, Presentazione, pp.9-11)
 
R.Gubert, L.Tomasi, (a cura di), Teoria sociologica ed investigazione empirica. La tradizione della Scuola sociologica di Chicago e le prospettive della sociologia contemporanea", Angeli, Milano, 1995, pp.360
 
R.Gubert (a cura di), Cultura e sviluppo. Un'indagine sociologica sugli immigrati italiani e tedeschi nel Brasile meridionale, Angeli, Milano, 1995, pp. 508 (di R.Gubert: cap.11° La cultura dello sviluppo: un prodotto di appartenenze religiose ed etniche?, pp.419-450 e Conclusioni, pp.451-456); edizione rivista in lingua portoghese: R.Gubert, G.Pollini (org.) Cultura e desenvolvimento, Est, Porto Alegre, 2005
 
R.Gubert (a cura di), Specificità culturale di una regione alpina nel contesto europeo. Indagine sociologica sui valori dei trentini, Angeli, Milano, 1997, pp.677+39; (di R.Gubert:, Identità culturale e valori dei trentini: lo scopo dell'indagine, pp.13-25; Gli orientamenti sociopolitici, pp.178-309; La percezione dell'identità culturale trentina e delle ragioni dell'autonomia, pp.453-533 e Il Trentino: la specificità culturale dei valori come originalità di composizione tra modernità e tradizione. Alcune considerazioni conclusive, pp.534-552)
 
R.Gubert, H.Meulemann. (a cura di), Valori a confronto: Italia e area culturale tedesca/Werte im Vergleich; Italien und der deutsche Kulturraum, Annali di Sociologia-Soziologisches Jahrbuch, 13, 1997, I-II (edito 1999); ( di R.Gubert, La differenziazione territoriale dei valori tra regionalità, nazionalità e sopranazionalità. I casi delle aree culturali italiana e tedesca in Europa/ Die territoriale Differenzierung der Werte zwischen Regionalitaet, Nationalitaet und Supranationalitaet. Der italienische und deutsche Kulturraum in Europa, pp.57-110 e 111-172 e di R.Gubert, H.Meulemann, Introduzione/ Einleitung, pp.7-12 e 13-20)
 
R.Gubert ( a cura di), Il ruolo delle Comunità Montane nello sviluppo della montagna italiana, Angeli, Milano, 2000, pp.432; (di R.Gubert: Introduzione, pp.9-19 e Conclusioni, pp.229-243
 
R.Gubert (a cura di), La via italiana alla postmodernità. Verso una nuova architettura dei valori, Angeli, Milano, 2000, pp.559; di R.Gubert, La nuova valenza strategica dell'indagine sui valori per la comprensione della dinamica sociale, pp.11-21; Gli orientamenti socio-politici, pp137-313 e Conclusioni, pp.475-485)
 
R.Gubert, G.Pollini (a cura di), Valori a confronto: Italia ed Europa, Angeli, Milano, 2006 (di R. Gubert: cap 7° Valori, appartenenze territoriali e solidarietà sociali in Europa: un modello causale, pp.181-226, nonché, con Pollini, Prefazione (pp. 9-11) e Conclusioni (pp.227-237))
 
R.Gubert, G.Pollini (a cura di), Il senso civico degli italiani, Angeli, Milano, 2008 (di R.Gubert:  Parte II, cap. 5 Un breve quadro descrittivo degli orientamenti di valore in ambito socio-politico: le risposte del questionario (pp.197-238), cap.6 Le dimensioni valoriali e di posizione sociale sottostanti alle risposte al questionario (pp.239-270), cap.7 Le differenziazioni dei valori socio-politici in relazione a differenti posizioni sociali degli intervistati (pp.271-314), cap.8 Possibili influssi dei caratteri della posizione sociale degli individui sui loro orientamenti di valore in ambito socio-politico (pp.315-334), cap 9 Verso modelli di connessione causale fra caratteristiche sociali, orientamenti di valore religiosi, etici, su famiglia, su lavoro e socio-politici (pp:335-448) e Conclusioni (pp.449-457)

R.Gubert, H.Meulemann. (a cura di), Valori a confronto: aree culturali tedesca e italiana/Werte im Vergleich: der deutsche bzw.italienische Kulturraum, Annali di Sociologia-Soziologisches Jahrbuch, 19, 2013-14, Dunker & Humblot, Berlin, 2018; (di R.Gubert, H.Meulemann, Introduzione/ Einleitung, pp.7-19 e 20-34)
 

5.4 CONTRIBUTI IN ALTRI VOLUMI
 
 (coautore R.Strassoldo) The boundary. An overview of its theoretical status, in Istituto di Sociologia Internazionale di Gorizia (a cura di), Confini e regioni – Boundaries and regions, Lint, Trieste, 1973, pp 29-57
 
Note sui criteri di ottimalità per la riorganizzazione territoriale-amministrativa locale, in Atti della Conferenza regionale sulle autonomie locali, Regione Trentino – Alto Adige, Trento, 1977, pp.208-228
 
Contributo per un’impostazione generale di una politica dei servizi sociali, in Atti della Conferenza provinciale sulla condizione e occupazione femminile, Provincia Autonoma di Trento, Trento, 1978, pp.312-317
 
La politica dei servizi sociali, in Atti della Conferenza provinciale sulla condizione e occupazione femminile, Provincia Autonoma di Trento, Trento, 1978, pp.242-245
 
 Indagine preliminare su modelli di consumo, aspirazioni, atteggiamenti verso lo sviluppo nell'Asia sud-orientale in F.Demarchi (a cura di), Interessi e valori in conflitto nell'Asia equatoriale, EMI, Bologna, 1979, pp.335-540
 
L’insediamento umano nel territorio montano, in F.Demarchi (a cura di), L’uomo e l’alta montagna, Angeli, Milano, 1979, pp.91-101
 
Come si individuano e si graduano i bisogni nel Comune e del Comune, in “Atti del Corso per Amministratori Pubblici”, Banca Piccolo Credito Valtellinese, Sondrio, 1981, pp.70-84
 
Prospettive di sviluppo per la città di Trento, in Coordinamento Provinciale Imprenditori (a cura di), Quali ruoli per Trento, Atti del Convegno 2/12/1981, Trento
 
I problemi della convivenza etnica in Alto Adige di fronte alla nuova domanda di bilinguismo degli italiani, in H.Moser (a cura di), Zur Situation der Deutschen in Suedtirol, Innsbrucker Beitraege zur Kulturwissenschaft, Germanistische Reihe Band 13, Insbruck, 1982
 
The problems of interethnic relations in Alto Adige with reference to the new demand for bilingualism by Italians, in B.De Marchi, A.M.Boileau (eds.), Boundaries and minorities in Western Europe, Angeli, Milano, 1982, pp.211-228
 
Migranti e cultura: all’esodo come al rientro, in ANEA, “Atti del Convegno della V Giornata dei migranti”, Trento, 1982, pp.17-28
 
Strutturazione sociale dello spazio urbano e crisi della città. Analisi e ipotesi riorganizzative, in A.Scivoletto (a cura di),Sociologia del territorio, Angeli, Milano, 1983, pp.64-115 (ristampa da volume edito con Alcione, Trento, 1979)
 
Cultura e territorio in Trentino, in Promozione culturale nel Trentino – “Atti del Convegno, Trento 5 giugno 1982”, Assessorato alle Attività Culturali della Provincia Autonoma di Trento, 1983, pp.45-58
 
La crisi di un’antica professione delle aree montane. Definizione della situazione e atteggiamenti verso ipotesi di riorganizzazione in un’indagine sui boscaioli del Trentino, in G.F.Elia, F.Martinelli (a cura di), La società urbana e rurale in Italia, Angeli, Milano, 1983, pp.283-296
 
Povertà e poveri in Europa e nel mondo: l’abitazione, in A.A.V.V., Povertà e poveri in Europa e nel mondo, Rezzara, Vicenza, 1984, pp.141-164
 
L’identificazione etnica, in Istituto Magistrale G.Pascoli -  Bolzano, La storia dell’Alto Adige, Borgogno, Bolzano, 1984, pp.81-89 (II ed. 1989)
 
Il turismo nell’area alpina: fattore di autonomia o di dipendenza?, in Lebensqualitaet im Alpenraum: Die Alpen als europaeischer Erholungsraum, Euregio Alpina, Innsbruck, 1984, pp.43-60
 
Note sul contributo della sociologia, in Ordine degli Ingegneri della Provincia di Trento (a cura di), La difesa del territorio: l’impegno dell’ingegnere, Atti del 31° C Congresso Nazionale degli Ordini degli Ingegneri, Trento – Riva del Garda, 19 – 21 settembre 1985, pp.58-67
 
Aspetti sociologici della marginalità della Comunità Montana Meduna-Cellina, in G.G.Lorenzoni (a cura di), Fattori di marginalità e sviluppo nell’economia montana, Atti del Convegno di Barcis, 18 ottobre 1985, CNR-IPRA, pp.105-109
 
Dinamiche dei bisogni e criteri di ripartizione delle risorse pubbliche tra i gruppi etnici dell’Alto Adige. Note introduttive, in Proporzionale e bisogno, Atti del Convegno 15 novembre 1986, Comunità, Bolzano, pp.17-27
 
Ricerche sulle comunità rurali e montane, in G.F.Elia, F.Martinelli (a cura di), Società e territorio. Ricerche su aree urbane e rurali, Bulzoni, Roma, 1986, pp.131-135
 
Valutazione d’insieme della ricerca sulla qualità della vita nell’area alpina, in F.Demarchi (a cura di), La qualità della vita nell’area alpina, Regione Trentino – Alto Adige, Trento, 1987, pp.112-128
 
Istituto familiare e sua dimensione, in F.Demarchi (a cura di), Crescita zero, Rezzara, Vicenza, 1987, pp.155-168
 
L’ambiente rurale in una problematica di sviluppo, in AES-C.C.C., Scuola, Famiglia, Servizio Civile Volontario, Atti del Convegno, Padova, 1987, pp.13-19
 
La montagna italiana: contributo sociologico, in AAVV, La montagna: una protagonista degli anni ‘90, Jaca, Milano, 1987, pp.43-57
 
Note sulla Carta europea delle lingue regionali e minoritarie del Consiglio d’Europa, 16 marzo 1988, in F.Demarchi (a cura di), Minoranze linguistiche fra storia e politica, CIVIS, Supplemento 4, 1988, Trento, pp,191-194
 
Note sui nodi problematici di natura socio-politica sulla programmazione degi interventi provinciali di politica abitativa, in Atti del Convegno: Modelli di programmazione, sistemi informativi: strumenti per una politica della casa, Provincia Autonoma di Trento, 27 maggio 1988, pp.29-48
 
Equilibri e squilibri demografici dei piccoli comuni montani e politica delle infrastrutture e dei servizi, in UNCEM, Piccoli Comuni Montani: realtà e prospettive, Atti del Convegno, S.Orsola Terme, 20 maggio 1989, pp.9-18
 
Organizzazione del territorio e cultura, in A.A.V.V. Cultura delle genti venete, Rezzara, Vicenza, 1989, pp.157-166
 
Persistenza e trasformazione delle identità regionali in Europa, in L’identità regionale in Europa, Regione Autonoma Trentino – Alto Adige, Trento, 1991, pp.19-31
 
Risvolti umani della città, in G. Dal Ferro e F. Posocco (a cura di), La città abitazione dell’uomo, Rezzara, Vicenza, 1991
 
 Mutamenti sociali e regioni del Nord-est, in Dal Ferro G., Doni P. (a cura di), Comunità cristiane e futuro delle Venezie, Atti del 1° Convegno ecclesiale, Messaggero, Padova, 1991, pp.139-189
 
Bisogno di sempre, bisogno di comunità: alcune considerazioni sulla base di indagini condotte nell’Italia Nord-orientale, in G. Giorio (a cura di), Dall’intersoggettività alla reciprocità nelle risposte ai bisogni umani della società tecnologica, Cedam, Padova, 1991, pp.173-182
 
La cooperazione nella società contemporanea: note sociologiche, in A.A.V.V., Quale futuro per la cooperazione?, Federazione dei Consorzi Cooperativi di Trento, 1991, pp.33-43
 
La realtà socio-culturale del Trentino e il ruolo della Cooperazione, in A.A.V.V., Quale futuro per la cooperazione?, Federazione dei Consorzi Cooperativi di Trento, 1991, pp.55-62
 
Prefazione a G.Osti, Gli innovatori della periferia. La figura sociale dell’innovatore nell’agricoltura di montagna, Reverdito, Trento, 1991, pp.7-10
 
Processi di globalizzazione ed appartenenza etnica, in A.A.V.V. Relazioni etniche: vivere in una società plurilingue, ASTT, Bolzano, 1992, pp.147-153
 
Funzioni della ricerca empirica nello svolgimento del pensiero sociale contemporaneo, in A.A.V.V., Le scienze sociali europee sul finire del XX secolo. Sfide demografiche, tecnologiche, epistemologiche, Regione Autonoma di Trento, Trento, 1992, pp.65-70
 
Domanda di educazione e cultura nelle zone rurali, in A.A.V.V. L’educazione degli adulti nelle comunità rurali. Operatori culturali nei paesi dell’arco alpino, Provincia Autonoma di Bolzano – Alto Adige, 1992, pp.66-77
 
Comunità oggi. Alcune considerazioni sulla base di ricerche empiriche, in G.Dalle Fratte (a cura di), La comunità tra cultura e scienza. Il concetto di comunità nelle scienze umane, Armando, Roma, 1993, pp.199-220
 
 Problemi e politiche dello sviluppo rurale: aspetti sociologici”, in G.Cannata (a cura di), Lo sviluppo del mondo rurale: problemi e politiche, istituzioni e strumenti – Atti del XXXI convegno di studi della SIDEA, Campobasso, 22-24 settembre 1994, Società italiana di Economia Agraria – Il Mulino, Bologna, pp.87-116
 
Cultura delle pluri-appartenenze e della pluri-identità: quale cooperazione nell’Unione Europea, in A.A.V.V., Le diversità regionali in Europa. Il ruolo delle loro culture nella costruzione dell’unione europea, Regione Autonoma Trentino – Alto Adige, Assemblea delle Regioni d’Europa, Centro Europeo per le culture tradizionali e regionali.Atti del Convegno di studio 1 ottobre 1993, Trento, 1994, pp.141-149
 

 Analysis of Regional Differences in the Values of Europeans, in Ruud de Moor (ed.) Values in Western Societies, Tilburg University Press, Tilburg, 1995, pp.179-194
 
L’Italia tra post-modernità e neo-tradizione: un’ipotesi conclusiva non storicista, in G.Capraro (a cura di), I valori degli europei e degli italiani negli anni Novanta, Regione Autonoma Trentino – Alto Adige e Università degli Studi di Trento, Trento, 1995, pp.525-544
 
Strutture e processi sociali in Alto Adige. Dati generali, in A.Carli, K.Civegna, I.von Guggenberg, D.Larcher, R.R.Pezzei (a cura di), Zweisprachlernen in einem mehrsprachigen Gebiet – L’apprendimento della seconda lingua in un contesto plurilingue, Provincia Autonoma di Bolzano – Alto Adige, Bolzano, 1995, pp.15-22
 
La qualità della vita nelle città alpine con particolare riferimento a Bolzano, Merano, Rovereto, Trento, in R.Contro (a cura di), Qualità della vita nelle città alpine Regione Autonoma Trentino-Alto Adige, Trento, 1996, pp.599-638
 
 Appartenenza e mobilità socio-territoriali: Primi risultati di un'indagine su operatori turistici nel nord-Est italiano, in A. Gasparini (ed.), Nation, ethnicity, minority and border. Contribution to an international sociology, Isig, Gorizia, 1998, pp.187-195
 
I valori dei giovani nell'Europa di oggi: presentazione di un'inchiesta,in  S.Bucci (a cura di), Giovani società educazione nell'Europa del 2000,  Università degli Studi di Perugia, Perugia,1998, pp.37-56
 
Mondi vitali tra indifferenza e conflittualità, in A:A:V.V. Società civile e mondi vitali, Rezzara, Vicenza, 1999, pp.19-36
 
La dimension sociologique des évolutions démographiques, in J.D. Lecaillon (sous la direction de), Les enjeux de la démographie européenne, Guilé Foundation Press, Boncourt and Thesis Verlag, Zuerich, 2001, pp. 57-76
 
Un’analisi sociologica del turismo, in A.Leonardi e H.Heiss (a cura di), Turismo e sviluppo in area alpina. Secoli XVIII-XX, StudienVerlag, innsbruck, Wien, Muenchen, Bozen, 2003, pp.145-164
 
La gestion de l’eau par bassins: un moyen de résoudre des conflits, in La politique européenne de l’eau, Les Dossiers Européens, Paris, 2005
 
Teoria e struttura sociale in Robert.K.Merton, in G.Pollini, A.Pretto (a cura di), Sociologi: teorie e ricerche. Sussidio per la storia dell'analisi sociologica, Angeli, Milano, 2009,
 
 La differenziazione territoriale degli orientamenti etici. I casi delle aree culturali italiana e tedesca nei primi anni del Duemila, in Cavanna D., Salvini A, Per una psicologia dell’agire umano. Scritti in onore di Erminio Gius, Angeli, Milano, 2010, pp.521-539.
 
I valori socio-politici: fiducia, libertà, solidarietà,  in  G. Rovati (a cura di), Uscire dalle crisi. I valori degli italiani alla prova, Vita e Pensiero, Milano, 2011, pp.265-345
 
I valori socio-politici degli italiani: tendenze di mutamento nell’ultimo trentennio e comunanze o specificità rispetto agli altri popoli europei, in G.Pollini, A.Pretto, G.Rovati (a cura di), L’Italia nell’Europa: i valori tra persistenze e trasformazioni, Angeli, Milano, 2012, pp.359-452
 
Valori nell’Europa mediterranea, in P.Lacorte, V.A.Aresta (a cura di), Il Mediterraneo. Dalla multiculturalità all’interculturalità, Pensa multimedia, Lecce, 2012, pp.227-253
 
Antipolitica e frammentazione sociale, in A:A.V.V. Cultura e rigenerazione delle istituzioni, Edizioni Rezzara, Vicenza, 2013, pp.107-128

Il sociologo nella gestione del territorio e dell'ambiente, in A.Perino e L.Savonardo (a cura di), “Sociologia, professioni e mondo del lavoro”, Associazione Italiana di Sociologia, EGEA SpA,, Milano, 2015, pp.247-266
 
 Sentimento di appartenenza territoriale, in R.Serra, M.Pascoli (a cura di), Nuovi sentieri sociologici, Angeli, Milano, 2018, pp.79-95

Il Sessantotto a Trento: un'analisi non convenzionale, in M. Villa (a cura di), Il mio Sessantotto. Uno sguardo antropologico su memorie, immagini e narrazioni, Carocci, Roma, 2019, pp.105-120
 
 
5.5 VOCI IN DIZIONARI
 
 Analisi di contenuto (pp.70-77), Analisi fattoriale (pp.77-84), Campagna (pp.194-200), Metodologia (pp.733-743), Misurazione (pp.776-783), Mutamento (pp.800-807), Nazione (pp.808-817), Osservazione (pp.868-874) e Sistemica (pp.1137-1147) in F.Demarchi, A.Ellena (a cura di) Dizionario di sociologia, Paoline, Milano, 1976, ristampate con la voce aggiuntiva Territorio (pp.2206-2211) in F.Demarchi, A.Ellena, B.Cattarinussi (a cura di), Nuovo dizionario di sociologia, Paoline, Cinisello Balsamo, 1987
 
Territorial Belonging, in E.F. Borgatta, R.J.V. Montgomery,   Encyclopedia of Sociology (second edition), Macmillan Reference USA, 2000, pp.3128-3137
 
 
5.6 ARTICOLI SCIENTIFICI IN RIVISTE
 
Il Colloquio di Bruxelles sulle regioni frontaliere europee, in “Prospettive di efficienza”, 10, 1970, n.5-6, pp.171-176
 
Fattori della situazione confinaria: una ricerca empirica, in “Prospettive di efficienza – Numeri Unici di Sociologia”, 11, 1971, n.11-12, pp.1-19
 
Il bilinguismo: problema sociologico delle aree confinarie, in “Skolast”, 18, 1973, n.5, pp.23-28
 
Problemi di misurazione in sociologia, in “Prospettive di efficienza – Numeri Unici di Sociologia”, 13, 1973, pp.39-74
 
Ha ancora un significato la sociologia urbana?, in “La ricerca sociale”, 1974, n.7/8, pp.77-89
 
Entitività delle etnie e conflittualità interetnica, in “Studi di sociologia”, 13, 1975, n.3-4, pp.302-322
 
Recenti orientamenti degli studi sociologici sulla problematica etnica, in “Aggiornamenti – Aktuell”, 1975, n.2-3, pp.5-35
 
Verso un’analisi sociologica del bilinguismo, con particolare riferimento ad un’indagine su un’area plurilingue del Trentino – Alto Adige, in "Aggiornamenti – Aktuell", 1976, n.1-2, pp.15-35
 
Sulle potenzialità di impiego dell’analisi fattoriale negli studi interdisciplinari per la programmazione regionale, in “La ricerca sociale”, 1976, n.13, pp.49-61
 
Pluralismo etnico e migrazioni internazionali. Recenti contributi sociologici sulla persistenza delle solidarietà etniche e sui rapporti interetnici, in “Studi Emigrazione”, 43, 1976, pp.279-318
 
Domanda di bilinguismo in una città mistilingue: Bolzano, in “Quaderni per la promozione del bilinguismo”, n.14, 1976, pp.1-16
 
Pluralismo etnico e migrazioni internazionali. Recenti contributi sociologici sulla persistenza delle solidarietà etniche e sui rapporti interetnici, in “Studi Emigrazione”, n.43, 1976, pp.279-318
 
Conferenza regionale sulle autonomie locali, in “Rivista trimestrale di Scienza dell’Amministrazione”, 24, 1977, n.1, pp.163-169
 
Pianificazione e sviluppo delle aree rurali. Risultati del IV Congresso Mondiale di Sociologia Rurale, in “Animazione sociale”, 1977, n.22, pp.53-61
 
Influenza di fattori ambientali nei processi di scelta, in “Centro di orientamento professionale della Provincia Autonoma di Trento, Quaderno” n.2, 1977, pp.5-46
 
Struttura e attività del Dipartimento di Organizzazione del Territorio della Libera Università degli Studi di Trento, in “Sociologia Urbana e Rurale, I, 1979, n.1, pp.65-73
 
(con G.F.Summers), Conviene industrializzare le aree rurali?, in "Economia trentina", XXVIII, 1979, n.2-3, pp.47-61
 
Crisi della città e ruolo della sociologia nella pianificazione del territorio, in “Sociologia Urbana e Rurale”, n.6, 1981, pp.151.156
 
Dall’analfabetismo come stato di fatto all’analfabetismo come condizione accettata: tentativi di analisi causale, in Il fenomeno dell’analfabetismo in Lombardia, “Quaderni della Regione Lombardia”, 88, Istruzione, 1982, pp.103-119
 
Tentativo di composizione interdisciplinare dei contributi al seminario “Territorio e simboli”, in “Sociologia Urbana e Rurale”, n.12, 1983, pp.91-98
 
Il sentimento di appartenenza territoriale in aree marginali, in “Studi sociali”, XXIII, 1983, n. 9-10, pp.101-115
 
Urbanizzazione e crisi ambientale, in “Sociologia urbana e rurale”, n.14-15, 1984, pp.241-248, ristampato in P.Guidicini, F.Martinelli, G.Pieretti (a cura di), Città e società urbana in trasformazione, Angeli, Milano, 1985, pp.241-248
 
A margine di un’inchiesta, in “La Rivista del Clero Italiano”, n.65, 1984, pp.538-542
 
Alla ricerca delle radici delle differenziazioni interne della cultura dei giovani adolescenti, in “Scuola e cultura iniziative”, 5, 1985, n.4, pp.41-68
 
Aspetti sociologici della marginalità in Bassa Valsugana, Tesino e Vanoi, in “Economia Trentina”, n.3, 1985, pp.75-83
 
(coautori G.Girardi e P.Stefanini), Indagine su problemi e attese degli organismi gestionali delle scuole equiparate dell’infanzia. Organizzazione e metodologia di una ricerca sul campo, in “Il Quadrante Scolastico, n.27, 1985, pp. 104-114
 
La scuola di formazione dei gestori in fase sperimentale: una valutazione dei risultati, in “Il Quadrante Scolastico, n.28, 1986, pp.125-145
 
Capacità di autonomia scolastica e ruralità-urbanità del contesto sociale, in “Il Quadrante Scolastico”, n.33, 1987, pp.108-117
 
Appartenenza e comunità, in “Il Quadrante Scolastico”, n.37, 1988, pp.154-171
 
Tra comunità ecologica e comunità di cultura. Sintesi di un dibattito, in “Il Quadrante Scolastico”, n.38, 1988, pp.118-128
 
L’appartenenza territoriale nella società industriale, in “Annali di Sociologia/Soziologisches Jahrbuch” n.4, 1988, vol.II, pp.333-356 (tradotto anche in tedesco)
 
Le identità regionali europee di fronte alla modernizzazione, in “Dimensioni dello sviluppo” 1990, n.4, pp.45-53
 
Quali obiezioni ad un sistema di autonomie scolastiche?, in “Il quadrante scolastico”, 13, 1991, n.48, pp.123-131
 
Scuole dell’infanzia: la domanda educativa e le valutazioni dei genitori in un’indagine nel Trentino. Verso un’analisi causale, in “Il quadrante scolastico”, 15, 1992, n.54, pp.97-115 e 15, 1992, n.55, pp.80-127,
 
Valutazioni conclusive dei risultati dell’indagine sugli utenti delle scuola materne del Trentino, in “Il quadrante scolastico”, 56,1993, pp.138-144
 
Nord-Est: una costruzione mentale per favorire la dominanza veneta? Alcune riflessioni, in “Nord-Est”, n.4, 1994-95, pp.15-18
 
L'attualità di Martino Martini: per relazioni con la Cina che non siano solo rapporti d'affari, in “Studi su Martino Martini, Studi Trentini di Scienze Storiche”, LXXVII, 1998, n.4, Supplemento, pp. 673-677
 
Identità e identificazioni etnico-nazionali/Etnische-nationale Identitaeten: ein keineswegs zwangslaeufiger Zusammenhang, in “Annali di Sociologia- Soziologisches Jahrbuch”, 12, 1996 (edito 1999), I-II, pp. 197-218 /219-244
 
Orientaciones de valor sociopoliticas en Europa: Existe alguna especifidad del area euromediterranea? in Los valores hoy (numero monografico)  « Quaderns de la Mediterrania », 5, 2005, pp.53-64
 
La promocio’ de l’autonomia local dins les fronteres del Consell d’Europa, in "Diàlegs", 9, 2006, n.31, pp.87- 107
 
Sviluppo economico e globalizzazione tra valori della modernità e valori della “non modernità” (pre e post), in "Idee" - Nuova Serie, III, 2013, n.6, pp.115-141
 
5.7 RAPPORTI DI RICERCA
 
Ricerca sulla ristrutturazione territoriale-amministrativa del Trentino:
         -Rapporto sulle interviste a testimoni qualificati. I risultati dell’analisi fattoriale, Dipartimento di Organizzazione del Territorio, Libera università degli Studi di Trento, Trento, 1975, pp.41-70
          -(coautori S.Goglio e G.Pola) Sulle dimensioni ottimali di produzione di alcuni servizi di competenza della Provincia Autonoma di Trento, Dipartimento di Organizzazione del Territorio, Libera Università degli Studi di Trento, 1976, pp.108 (di R.Gubert i capitoli su settore scolastico, settore socio-sanitario e settore trasporti)
 
Ricerca sui boscaioli e sulla prima lavorazione del legno in Trentino:
         -Aspetti organizzativi del mercato e della prima lavorazione del legname in Provincia di Trento, Trento, 1978, pp.212
         -Indagine sui boscaioli trentini. Primi risultati globali delle interviste, Trento, 1978, pp.64
 
Ricerca sull’agriturismo in provincia di Trento: valutazione dei risultati del primo intervento legislativo della Provincia Autonoma di Trento:
Rapporto alla Provincia Autonoma di Trento
 
Documento programmatico - Commissione per lo studio e l’assistenza tecnica all’attuazione di un progetto integrato di sviluppo delle zone svantaggiate del Vanoi e del Mis,  Provincia Autonoma di Trento, 1992
 
Nota su andamento demografico, dinamica economica e fabbisogno di aree fabbricabili nel Comune di Canal San Bovo (prov. di Trento), Trento, 2008
 

6. APPARTENENZA A SOCIETA' E LORO COMITATI SCIENTIFICI

1977-79 Responsabile per l’Italia del “Gruppo dei sociologi rurali mediterranei”, Montpellier, Presidente prof. Pierre Boisseau
 
Membro del Research Committee on Social Ecology dell’International Sociological Association
 
1983-85 membro del Comitato Scientifico della Sezione “Sociologia del territorio” dell’Associazione Italiana di Sociologia
 
1985-89  Membro del Direttivo dell'Associazione Italiana di Sociologia e nel 1987 suo Vicepresidente
 
1984-1990 Membro del Council e poi dello Scientific Committee dell'European Society for Rural Sociology
 
1994-1998 Membro del Direttivo dell'International Institute of Sociology
  1989-2019  Membro del Consiglio di Amministrazione dell'Associazione italo-tedesca di Sociologia
 
 
7. PRINCIPALI CARICHE IN ISTITUTI  DI RICERCA
 
1985-89  Membro del Comitato Scientifico del Centro Ricerche Aree Montane, INEMO, Roma
 
1989-2012  Membro del Comitato Scientifico dell'Istituto di Sociologia Internazionale di Gorizia e  dal 2007 suo Presidente
 
1992-1996 Membro del Comitato Scientifico dell'Europaeische Akademie di Bolzano
 
1989-2008 Membro dello Steering Committee dell'European Values Systems Study Group, poi del Council dell’European Values Study, Università Cattoliche di Tilburg (Paesi Bassi) e Lovanio (Belgio)
 
 
8. RESPONSABILITA' EDITORIALI
 
1969-74 Membro del Comitato di redazione della rivista "Prospettive di Efficienza-Numeri Unici di Sociologia" di Trento
 
1975-78 Membro del Comitato di redazione della rivista "La ricerca sociale" di Bologna
 
dal 1976 Membro del Comitato di redazione e poi del Comitato Scientifico della rivista "Studi di sociologia" dell'Università Cattolica di Milano
 
1979-80 Corresponding editor della rivista "Sociologia Ruralis- Journal of the European Society for Rurali Sociology", Wageningen (Olanda)
 
dal 1985 Membro del Comitato Scientifico della rivista "Annali di sociologia-Soziologisches Jahrbuch" di Trento e dal 1992 suo Direttore responsabile
 
1988- ….. Membro del Comitato Scietifico della rivista “Dimesioni dello sviluppo” dell’AVSI di Cesena
 
1991- ….. Membro dell’International Editorial Board della rivista “Eastern European Countryside”
 
1991-……Membro del Comitato Scientifico della rivista “Persone e Imprese”
 

9. CONVEGNI E CONFERENZE

9.1 RELAZIONI UFFICIALI A CONVEGNI (escluse Comunicazioni)
 
Il ruolo della scuola trentina nella realizzazione di un nuovo modello di società e nella programmazione economica e sociale, “Corso di aggiornamento culturale sui problemi della scuola”, Ufficio scuola DC, Varone di Riva, 8 settembre 1978
 
La complessità della differenziazione sociale dello spazio urbano: implicazioni per la definizione degli obiettivi di pianificazione dei centri storici, I Meeting dei sociologi urbani italiani, Rimini, 1-3 maggio 1981
 
Il contributo della sociologia all’analisi dei centri storici urbani e rurali Corso di formazione e di aggiornamento culturale e tecnico sui problemi degli insediamenti storici, Provincia Autonoma di Trento, San Lorenzo in Banale, 18 marzo – 29 giugno 1981
 
Il problema degli handicappati visto dalla sociologia, “Anno internazionale delle persone handicappate 1981”, Fiera di Primiero, 19 marzo 1982
 
Cultura e territorio in Trentino, “Convegno sulla promozione culturale nel Trentino”, Provincia Autonoma di Trento, Assessorato alle Attività Culturali, Trento, 5 giugno 1982
 
A factorial ecological study of Trento (Italy) as a tool for urban policy, X World Congress of Sociology, Mexico City, 16-21 agosto 1982
 
Migranti e cultura: all’esodo come al rientro, con particolare riferimento al Trentino – Alto Adige, Giornata dei migranti,  ANEA, Trento, 26 settembre 1982
 
L’ambiente rurale in una problematica di sottosviluppo, Università di Padova, 11 ottobre 1985
 
Mutamento sociale e devianza, Convegno SIULP, Riva del Garda, 31 maggio 1986

L'agricoltura nella società e la sociologia rurale, Assemblea Movimento giovanile dell'Unione Contadini della Provincia di Trento, Trento, 29 novembre 1987
 
Equilibri e squilibri demografici dei piccoli comuni montani e politica delle infrastrutture e dei servizi, Convegno su “Piccoli comuni montani: realtà e prospettive” UNCEM, Sant’Orsola Terme, 20 maggio 1989
 
Persistenza e trasformazione delle identità regionali in Europa, Convegno internazionale “L’identità regionale in Europa”, Regione Autonoma Trentino – Alto Adige e Assemblée des Régions d’Europe, Trento, 9-10 ottobre 1990
 
Aspetti sociali della marginalità agricola, Conferenza nazionale “Dallo spreco di suolo al progetto dell’ambiente”, CNR – Progetti finalizzati IPRA e RAISA, Milano, 25 gennaio 1991
 
Continuità e discontinuità nell’analisi sociologica delle minoranze etniche in Italia, Convegno nazionale su “Minoranze autoctone, minoranze immigrate. I possibili contributi della sociologia” ISIG, Gorizia, 5 febbraio 1991
 
Valori e azioni. Primi risultati di una ricerca europea, Ciclo di conferenze “Valori e politica in dimensione europea. Le radici etiche del pensiero politico”, Centro di Cultura Antonio Rosmini, Trento, 24 aprile 1991
 
Il ruolo dell’agriturismo nello sviluppo delle aree marginali, Convegno Europeo Interdisciplinare “L’agriturismo, ieri, oggi, domani. Problemi e riflessioni”, Università di Pavia, 17-18 maggio 1991
 
La civiltà contadina e la società attuale, Convegno “Agriturismo: realtà e prospettive” Mediocredito Trentino – Alto Adige, Roncegno, 29 giugno 1991
 
Appartenenze territoriali tra vecchio e nuovo, IV Convegno nazionale Associazione Italiana di Sociologia – Sezione Sociologie del Territorio, “Le nuove forme di urbanità. La trasformazione dei modi di aggregazione in città e in campagna” Bologna, 14-15 novembre 1991

Les identités régionales aux frontières de l'Italie du Nord-Est, Association Internationale des sociologues de langue française (AISLF), Journées de travail “Identités, Espaces, Frontiéres dans la problematique européenne”, Grenoble, 29-30 novembre 1991
 
Processi di globalizzazione e appartenenza etnica, Incontri all’Accademia su “Relazioni interetniche. Vivere in una società plurilingue”, Bressanone, 15 febbraio 1992
 
Il contesto socio-religioso in Italia in prospettiva sociologica, Convegno di aggiornamento teologico, Pontificia Facoltà di Scienze dell’Educazione Auxilium, Frascati, 30 aprile – 3 maggio 1992
 
Il sentimento di appartenenza territoriale: rapporti con l’appartenenza etnica, Colloque international “Les minorités ethniques en Europe”, Région Autonome Vallée d’Aoste, Aoste, les 25-26-27 mai 1992
 
Domanda di educazione e cultura nelle zone rurali, 2° Congresso Internazionale “L’educazione degli adulti nelle comunità rurali” Provincia Autonoma di Bolzano e Land Tirolo (Assessorati alla cultura), Stella di Renon (Alto Adige), 1-5 giugno 1992
 
Granice:vove barijere ili nove spojnice?. Convegno Etnicitet, granice, Europa, Brioni, Croazia – Gorizia, Italia, 18-21 settembre 1992, Istituto di Sociologia Internazionale di Gorizia e Sveuciliste u Rijeci Odiel Humanistickih Znanosti – Sveucilista iz Trsta
 
Valori sociali e politici, identità e appartenenza - Europa, Convegno internazionale “Valori degli europei – European values” Trentanni di sociologia 1962-1992, Trento, 1-2 ottobre 1992
 
Prospettive metodologiche in sociologia, Convegno “In attesa del duemila”, Istituto Trentino di Cultura e Associazione Italo-tedesca di Sociologia, Trento, 14 dicembre 1992
 
Società pluriculturale: attese e ruolo dei giovani, Convegno “Realtà socio-culturale di Brunico: situazione attuale e stimoli per il futuro”, Comune di Brunico, Provincia Autonoma di Bolzano e Università Popolare Alpi Dolomitiche, Brunico, 5 giugno 1993
 
Evoluzione delle identità e loro salvaguardia da parte delle comunità interessate; mutamento dei valori e degli orientamenti culturali nei rispettivi contesti, e Identità culturale del Trentino Convegno “Da un conflitto internazionale a un comune impegno europeo. A cinquant’anni dall’Accordo Degasperi-Gruber”, Regione Autonoma Trentino – Alto Adige, Bolzano, 11-12 giugno 1993
 
La montagna e le sue risorse: aspetti economici e sociali, Federazione Italiana Salariati Braccianti Impiegati e Tecnici Agricoli, 1° Settimana di incontro su “La montagna, la gente, il lavoro”, Predazzo, 5-10 luglio 1993
 
(con L.Tomasi), L’appartenenza territoriale tra ecologia e cultura, Convegno di studio “Le diversità regionali in Europa. Il ruolo delle loro culture nella costruzione dell’unione europea”, Regione Autonoma Trentino – Alto Adige, Assemblea delle Regioni d’Europa e Centro Europeo per le culture tradizionali e regionali, Trento, 1 ottobre 1993
 
Problemi dello sviluppo rurale: aspetti sociologici, XXXI Convegno di studi “Lo sviluppo del mondo rurale: problemi e politiche, istituzioni e strumenti”, Università degli Studi del Molise – Società Italiana di Economia Agraria, Campobasso, 22-24 settembre 1994
 
La dimensione provinciale nel contesto italiano. Profili sociologici (l’appartenenza), Assemblea nazionale “Identità e ruolo della Provincia nel sistema delle autonomia”, Unione delle Province d’Italia, Roma, 6-7 ottobre 1994
 
Quale società per quale famiglia, Incontro “Rileggendo la lettera del Papa sulla Famiglia”, Centro Culturale di Milano, 27 febbraio 1995
 
Matrimonio e convivenza: aspetto sociologico, Tavola rotonda “Matrimonio – convivenza”, Comune di Bologna – Quartiere Santo Stefano 5 maggio 1995
 
Region Tirol, Internationale Tagung “Europa und seine Regionen, Oesterreichisches Ost – und Suedosteuropa Institut, Wien, 20 -22 September 1995
 
Futuri assetti istituzionali e ruolo delle popolazioni di lingua e cultura minoritaria, Convegno “Le ragioni delle minoranze nello sviluppo dell’autonomia”, Union Autonomista Ladina, Pozza di Fassa, 26 aprile 1997
 
La politica, l’ambiente, le istituzioni dell’autonomia, Convegno nazionale “I valori dei trentini”, Università degli Studi di Trento, Trento, 6-7 giugno 1997
 
La formazione al servizio sociale in Italia: strategie, contenuti e prospettive professionali. Il punto di vista della sociologia, Convegno internazionale su “Gli operatori sociali nel Welfare Mix”, Università di Trento, Riva del Garda, 20-21 maggio 1999
 
Varieties of social encounters and socio-territorial belonging: the case of tourist operators, 34th World Congress of International Institute of Sociology on “Multiple modernities in an era of globalization”, Tel Aviv, Juy 11-15, 1999

ZA Data Confrontation Seminar on the European Values Survey 1999, Cologne, 13 – 17 dicembre, 2000
 
Simboli e ordinamenti politici, Colloquio italo-tedesco, Villa Vigoni, Loveno di Menaggio, 10-11 settembre 2001
 
Valori e appartenenze sociali, Presentazione del volume, Istituto Luigi Sturzo, Roma, 8 giugno 2005
 
Pace e soluzione dei conflitti nell’attuale situazione mondiale, Tavola rotonda, ISIG e IUIES, Gorizia, 5 maggio 2006
 
I valori degli Europei. Una ricerca comparativa per i paesi del''Europa, Seminario su “La doppia secolarizzazione: la situazione religiosa della Romania post-comunista”, ISIG, Gorizia, 9 maggio 2008

Valori nell’Europa mediterranea: tendenze di mutamento, VII Convegno nazionale di Ostuni, 28-30 ottobre 2010

Antipolitica e frammentazione sociale, 45° Convegno sui problemi internazionali “Cultura e rigenerazione delle istituzioni”, Istituto di scienze sociali “Nicolò Rezzara” di Vicenza, Recoaro Terme, 14-16 settembre 2012
 
I valori socio-politici degli italiani: tendenze di mutamento nell’ultimo trentennio e comunanze o specificità rispetto agli altri popoli europei, Convegno su “L’Italia nell’Europa: i valori tra persistenze e trasformazioni”, Università di Trento, Trento, 22 novembre 2012
 
Sviluppo economico e globalizzazione tra valori della modernità e valori della non-modernità (pre e post), Seminario Internazionale di studi italo-tedeschi su “Valori, finanza e sviluppo economico in Europa e nel mondo globalizzato”, Accademia di studi italo-tedeschi – Merano, 12-13 dicembre 2012

La causa montana per l'oggi e per il domani, Giornata di studio su La Causa Montana, CAI e Associazione ex-parlamentari della Repubblica, Trento Film Festival, Trento, 30 aprile 2016

Intervento su I saperi sociologici tra formazione e professione, Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale, Università di Trento, 5 maggio 2016
 
Trento Innsbruck European Research Seminars (TIERS) in European Integration, 9-10 dicembre 2019, Università di Trento
 
9.2 PRESIDENZA DI CONVEGNI, DI SESSIONI DI CONVEGNI
 
Sessione Il mutamento sociale nell’area montana, Convegno “Comunità montane in transizione negli anni Ottanta”, Università di Trento, 19-21 ottobre 1981,
 
Gruppo di lavoro Le comunità rurali e montane,  1° Congresso di Sociologia del Territorio “Le unità sociali territoriali e l’intervento professionale del sociologo”, Grosseto, 26-28 aprile 1985
 
Convegno Giovani oggi: esperienze, confronti, prospettive, Provincia Autonoma di Bolzano – Alto Adige, Bolzano, 1985
 
Convegno “Brasile, Le sfide della transizione”, Università di Trento, 12 novembre 1987
 
Sessione Religion and food supply, VII World Congress for Rural Sociology “Food security and rural development”, Bologna, 26 giugno – 2 luglio 1988
 
Parte I L’appartenenza socio-territoriale, Convegno “Appartenenza e comunità. Aspetti sociologici, storici e amministrativi”, Università di Trento, 6 – 9 ottobre 1988
 
Convegno “Educazione permanente oggi in Alto Adige”, Provincia Autonoma di Bolzano, Bolzano, 11 novembre 1988
 
Sessione Sociology and social policy formation in the mountain and peripheral areas, XXIXth International Congress, Institut International de Sociologie, “The status of sociology as a science and social policy formation”, Roma, 12 – 16 giugno 1989
 
Convegno internazionale I fattori culturali dello sviluppo, Università di Trento, Dipartimento di Teoria, Storia e Ricerca Sociale, Trento, 6-7 dicembre 1990
 
Sessione Le Play et ses continuateurs face au catholicisme social, XXI Conference “Religion et economie” Société Internationale de Sociologie des Religions, Maynooth – Ireland, 19-23.8.1991
 
Sessione La sociologia di Robert E. Park (parte I) Convegno internazionale “Immigrazione, integrazione e culture”, Dipartimento di Teoria, Storia e Ricerca Sociale – Università di Trento, Trento, 8-9-10 ottobre 1991
 
Sessione: Movimenti giovanili, assimilazione e relazioni etniche, Convegno internazionale “I giovani non europei ed il processo di integrazione. Per una cultura della tolleranza”, Associazione Culturale Studi Asiatici, Trento, 11-12 ottobre 1991
 
Seminario di studio “Educazione permanente. Quale futuro?”, Provincia Autonoma di Bolzano – Alto Adige, Appiano, 27 novembre 1991
 
Sezione sociologica, Convegno “Consenso sociale e buona amministrazione nei parchi di montagna” Parco Adamello Brenta e Centro Internazionale di Ricerche Sociali sulle Aree Montane (CIRSAM), Molveno (TN), 7-9 maggio 1992
 
Convegno Internazionale “I valori degli europei – European values”, , Università di Trento – Trent’anni di Sociologia 1962-1992, Trento, 1-2 ottobre 1992
 
Sessione 2^, Convegno “Società dell’informazione di fine millennio. Una prospettiva estetica?” Dipartimento di Analisi Economica e Sociale del Territorio – Istituto Universitario di Architettura di Venezia, Venezia, 28 maggio 1993
 
Sessione: I cento anni della sociologia di Chicago, Convegno internazionale “La tradizione della Scuola ecologica di Chicago e le prospettive della sociologia contemporanea” Dipartimento di Teoria, Storia e Ricerca Sociale, Università di Trento, 6-7 ottobre 1993
 
(con S. Abbruzzese), Seminario “La sociologia di Raymond Boudon” Università di Trento, 16-17 giugno 1994
 
Presentazione del volume La vita religiosa. Per una sociologia della vita consacrata, Istituto Luigi Sturzo, Roma, 25 maggio 1995
 
Incontro su: Quali scenari per il futuro dell’Albania?, Istituto di Sociologia Internazionale di Gorizia, Roma, 30 luglio 1997
 
Gruppo di lavoro: L’identità nell’Europa delle diversità, Convegno internazionale “I confini dell’Europa – Die Grenzen Europas – The borders of Europe” Regione Autonoma Trentino Alto Adige e Associazione Italo-tedesca di Sociologia, Trento, 30-31 marzo 2007
 
Sessione I Convegno “L’Italia nell’Europa: i valori tra persistenze e trasformazioni”, Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale dell’Università di Trento, 22 novembre 2012
 

10. PRINCIPALI CARICHE ACCADEMICHE
 
1980-87 Membro eletto del Consiglio di Amministrazione dell'Opera Universitaria di Trento e 1983-87 suo Vicepresidente
 
1982-83 Membro della Commissione di Ateneo, Università di Trento
 
1987 Presidente del Consiglio di Indirizzo “Strutture e Processi Culturali” della Facoltà di Sociologia dell’Università di Trento
 
1984-87 e 1989-1996 Membro eletto del Consiglio di Amministrazione dell'Università di Trento
 
1984-90 e 1991-93 Direttore del Dipartimento di Teoria, Storia e Ricerca Sociale dell' Università di Trento

11. NOTIZIE BIOGRAFICHE
 
Nato a Primiero (Trento) l'11 agosto 1944; primo di 11 figli
 
Residente a Primiero San Martino di Castrozza (Trento), fraz. Tonadico, via Roma 55
 
Domiciliato a Trento, via del Nespolar 33
 
Stato civile: coniugato; 9 figli, dei quali cinque sposati (13 nipoti), uno frate carmelitano e tre in famiglia
 
12. PRINCIPALI ATTIVITA’ SOCIALI
 
Responsabile di istituto di Gioventù Studentesca (studi superiori 1960-65 a Trento)

Aderente al Movimento Oasi, fondato dal gesuita padre Virginio Rotondi, Centro per un Mondo Migliore, (Rocca di Papa)

Presidente diocesano della FUCI – AUCT (studi universitari a Trento, 1965-69, e alcuni anni successivi)

Membro del Gruppo Famiglie (guidato da don Gianfranco Corradi), primo sorto nella diocesi di Trento

Tra i fondatori nel Trentino del Movimento per la Vita

Nel Direttivo e poi Presidente per un ventennio dell’Associazione trentina della famiglia (già “Associazione delle famiglie numerose” del Trentino

Tra i fondatori nel Trentino e primo presidente del Sindacato delle Famiglie (SIDEF)

Tra i fondatori nel Trentino del Forum delle associazioni familiari.

Tra i fondatori del Centro Studi “Martino Martini”, Trento, membro del Consiglio di Amministrazione, per due mandati suo Presidente.
 
Membro della Consulta dei laici della Diocesi di Trento in rappresentanza dell'Associazione Trentina della Famiglia
 
13. PRINCIPALI ATTIVITA’ AMMINISTRATIVE
 
Consigliere comunale a Tonadico e a Fiera di Primiero
 
Membro dell’Assemblea del Comprensorio di Primiero e capogruppo DC
 
Assessore alla Pianificazione urbanistica del Comprensorio di Primiero
 
Membro del Consiglio di Amministrazione dell’Azienda di Soggiorno e Turismo di Primiero e San Martino di Castrozza
 
Membro della Commissione Urbanistica della Provincia Autonoma di Trento
 
Presidente della Cooperativa “Villa Alpina V. Pisoni” (casa per attività della FUCI-AUCT)
 
 
14. PRINCIPALI ATTIVITA’ POLITICHE[1]
 
Membro esterno cooptato del Comitato Regionale del Trentino – Alto Adige della DC (in seguito all’Assemblea degli esterni convocata dal segretario nazionale DC, F. Piccoli);

dal 1983 tesserato DC, poi membro del Comitato Provinciale della Dc Trentina e membro dell’Esecutivo Provinciale per le politiche sociali;

Tra i fondatori in Trentino del Movimento Popolare
 
1992 – 94 Segretario Provinciale della DC Trentina, trasformata poi in Partito Popolare del Trentino, parte del PPI;
 
dal 1995 Presidente di CDU del Trentino, poi, dal 1998, de Il Centro – Unione Popolare Democratica (federato con CDU), trasformato poi nel 2003 in Centro Popolare (con l'aggiunta facoltativa fino al 2006 di “Autonomista”)
 
1994-96 eletto alla Camera nella lista del Patto per l’Italia (PPI) (gruppo PPI e poi CCD); segretario della Commissione Agricoltura
 
1994-2006 Presidente dell’Associazione Parlamentare “Amici della Cina” fondata dall'on. Vittorino Colombo e guida di numerose visite parlamentari in Cina (dal 2006 Presidente onorario). Onorificenza ufficiale cinese come “Amico della Cina”
 
1995 – 2001 membro dell’Esecutivo nazionale CDU, responsabile per le politiche sociali (famiglia e scuola)
 
1996 –2001 eletto al Senato nella lista Polo delle Libertà del Trentino-Alto Adige, Collegio Valsugana, Fiemme e Fassa (Gruppo CDU, poi UDR, poi Misto Il Centro UPD), membro e vice-presidente della Commissione Difesa; membro capogruppo CDU delle Commissioni Bilancio, Attuazione della Riforma amministrativa, Questioni Regionali;
 
2001-2006 eletto al Senato nella lista Casa delle libertà del Trentino-Alto Adige, Collegio Valsugana, Fiemme e Fassa, (gruppo UDC) membro capogruppo UDC della Commissione Difesa, della Commissione Infanzia e della Commissione Questioni Regionali; membro delle Assemblee del Consiglio d’Europa e della UEO, Vice- presidente e per un mandato anche Presidente della Commissione Ambiente, Agricoltura e poteri locali e regionali dell’Assemblea del Consiglio d’Europa, relatore di importanti atti dell’Assemblea del Consiglio d’Europa in materia di politiche per la montagna e politiche di collaborazione transconfinaria; relatore di importanti atti dell’Assemblea della UEO sulle politiche di sicurezza in Europa e negli USA.
 
2001-2006 capogruppo PPE al Consiglio d’Europa per la Commissione Ambiente, Agricoltura e poteri locali e regionali
 
2006 candidato individuale al Senato nel Collegio della Valsugana, Fiemme e Fassa per il partito Centro Popolare Autonomista (ottenendo l’11% dei voti); non eletto:
 
 2006-2011 rappresentante del Centro Popolare Autonomista presso gli organi della Democrazia Cristiana per le Autonomie e come tale partecipe al 1° Congresso del Popolo delle Libertà a Roma
 
dal 2009 Presidente e poi Coordinatore  del Centro Popolare, Trento
 
dal 2012 conferma di socio della Democrazia Cristiana e partecipazione al XIX Congresso di Roma, poi invalidato; nel XIX Congresso DC di Roma del 2018, validamente convocato dall'Assemblea dei soci autorizzata dal Tribunale di Roma nel 2016, eletto nel Consiglio Nazionale e nella Direzione della Democrazia Cristiana. Nel 2019 eletto Presidente del Consiglio Nazionale della Democrazia Cristiana.
 
[1] Per le attività nel Parlamento, nell'Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa e nell'Assemblea Parlamentare della UEO si rimanda ai rispettivi siti internet di Camera, Senato, Consiglio d'Europa e Unione Europea Occidentale.
 

Se vince la Lega in Trentino l’autonomia è in pericolo? Il M5S rappresenta il popolo italiano? Alcune note

Ci sono due affermazioni che ricorrono in queste settimane, una nella campagna elettorale provinciale da parte degli avversari della coalizione guidata dall’on.Fugatti e una da parte dei massimi esponenti governativi del M5S, in particolare dell’on.Di Maio, vicepresidente del Consiglio dei Ministri. Entrambe mi paiono assai poco fondate.

La prima si riferisce alle conseguenze di un’eventuale vittoria della coalizione Popolare autonomista per il cambiamento guidata da Fugatti. Tali conseguenze sarebbero una stretta dipendenza del governo provinciale e della sua maggioranza dalle decisioni del Governo centrale, del quale componente fondamentale è la Lega, guidata dall’on. Salvini. Se il Presidente della Provincia sarà Fugatti, della Lega, egli non potrà, si dice, che obbedire alle direttive che gli vengono dal suo “capo politico” Salvini. Sarebbe perciò compromessa la stessa autonomia trentina. Che l’affermazione sia di formazioni politiche non nazionali, civiche o autonomiste, si potrebbe anche capire: è un modo per dire che esse sono necessarie. Che essa sia di esponenti di altri partiti nazionali, anch’essi magari aspiranti ad essere Presidenti della Provincia, appare del tutto incongruente. O il pericolo per l’autonomia viene dalla subordinazione dei leader trentini ai leader nazionali via struttura gerarchica di ogni partito, e allora ogni presenza politica provinciale di partiti nazionali sarebbe un pericolo. Oppure a contare è l’impostazione ideologica dell’intero partito, che può essere autonomista o centralista. La DC, partito nazionale, è stata un partito autonomista, che ha favorito l’istituzionalizzazione della nostra autonomia regionale e provinciale, sia con il primo Statuto nel dopoguerra, che con il secondo, nei primi anni Settanta. Degasperi l’attore principale del primo e Kessler a Trento con Piccoli (e Moro e Andreotti) a Roma gli attori del secondo. Possiamo ora sinceramente dire che la Lega non sia un partito autonomista? E’ stato il Ministro leghista Calderoli a concordare con la SVP, nel testo di una riforma costituzionale (poi bocciata in un referendum), l’inserimento di un potere di veto delle due Province Autonome a unilaterali modifiche parlamentari dello Statuto di autonomia. Cosa che non ha concesso il governo targato PD di Renzi nella sua riforma costituzionale (pur essa bocciata da un referendum). Sono state due regioni con governo a guida leghista, Veneto e Lombardia, che hanno proposto un referendum per allargare le autonomie regionali, referendum vinti entrambi con ampio consenso. Del resto non a caso l’on. Fugatti, nel presentare le liste della sua coalizione, ha dichiarato che prima di essere leghista è trentino e saprebbe tutelare l’autonomia trentina anche contro un governo nazionale a presenza leghista.

La seconda affermazione ricorrente si riferisce al dovere del M5S di attuare le promesse fatte in campagna elettorale, perché volute dalla maggioranza degli italiani. Primo dovere è obbedire alla volontà popolare e altri vincoli vengono dopo. Pure questa non è convincente. Il M5S è partito di maggioranza relativa di quella metà o poco più del popolo che è andato a votare. Raggiunge la maggioranza in Parlamento grazie a un “contratto” con la Lega, ma la sottoscrizione di una misura inserita nel contratto da parte della Lega non equivale al rispetto della volontà popolare, in particolare se quella misura (come per es. il reddito di cittadinanza) non era compreso nel programma della Lega (e del centro-destra). Non solo, ma anche chi ha votato M5S può averlo fatto come scelta del “male minore”, senza che abbia condiviso tutte le misure comprese nel programma M5S. Quindi è del tutto incongruente rivendicare da parte del M5S la capacità di onorare gli impegni che la maggioranza del popolo italiano gli avrebbe affidato. La maggioranza del popolo italiano non ha approvato nessuna misura proposta dal M5S. Sono semmai i dirigenti del M5S a voler rivestire di “volontà della maggioranza del popolo” delle misure che essi vogliono adottare. Altro che coerenza e democrazia diretta! Senza mettere nel conto le misure che nel programma non c’erano, e che la democrazia non è la dittatura della maggioranza.

Spero che la capacità critica degli italiani e dei trentini riesca a fare giustizia di affermazioni che, solo perché ripetute in mille occasioni, non diventano fondate e convincenti.

La fine della cooperazione trentina è un destino ineluttabile?

di il 24 Novembre 2018 in cooperazione con Nessun commento

Sul Trentino del 1° ottobre l’editoriale di Paolo Mantovan riprende l’analisi di un tema sul quale in queste settimane anche altri, compreso il candidato Presidente della Provincia on. Maurizio Fugatti, avevano posto attenzione: il futuro della cooperazione trentina.

La diagnosi di Mantovan è impietosa: la cooperazione di credito è snaturata anche per effetto di fusioni continue e della sua inclusione in un gruppo che ha natura di SpA nazionale, inclusione retta da regole che fanno perdere autonomia alle casse rurali; la cooperazione di consumo è in grande difficoltà sia per la sua struttura di secondo livello, il SAIT, sia per quella di base in aree che non siano favorite dalla clientela turistica; la cooperazione agricola vede grandi strutture cooperative che si sanno attrezzare meglio della Federazione, i cui servizi sarebbero per essa in sostanza pressoché inutili; la cooperazione sociale dipende troppo dai pubblici finanziamenti a sostegno della spesa sociale. Per Mantovan la cooperazione come l’abbiamo conosciuta, quella cioè, di don Guetti e di don Panizza, è ormai finita e serve qualcosa di nuovo.

Utilissimo invitare a ripensamenti, riprogettazioni. Non penso, però, che la fine della cooperazione trentina sia un destino ineluttabile. Il “contratto di adesione” delle casse rurali al gruppo nazionale, che, così come attualmente formulato, prevede una gravissima perdita di autonomia, non è stato ancora deliberato dalle assemblee delle singole casse rurali. La clausola che prevede il potere della capo-gruppo Cassa Centrale Banca SpA, di revocare gli amministratori delle casse rurali, non solo in caso di mala gestione, ma anche perché non “obbedienti” alle direttive della capogruppo, è inaccettabile. Per il principio di sussidiarietà, patrimonio del pensiero sociale cristiano cui le casse rurali e tutto il sistema cooperativo di tradizione “bianca” si ispirano, le strutture di secondo e terzo livello sono di sostegno a quelle di primo livello, quelle di base. E invece tale clausola rovescia tale rapporto: le unità di base sono vincolate a sostenere la struttura di più elevato livello qualsiasi siano le scelte di questa. Se non lo fanno, la base viene espropriata del diritto di scegliersi gli amministratori. La libertà di uscita da un sistema non più rispondente alle proprie scelte va certamente regolamentata, ma non può essere tolta, come la libertà di scelta aziendale non può essere fortemente sanzionata destituendo gli amministratori. Anche le fusioni delle casse rurali non sono un destino. Raggiunta una dimensione di valle, dimensione che consente ancora forme reali di partecipazione dei soci, non serve andare oltre secondo logiche solo aziendalistiche private, anzi è nocivo. Fusioni che lo fanno possono essere bloccate dalle assemblee dei soci. Servono iniziativa e coraggio.

Anche la perdita di funzione di molte cooperative di consumo non è un destino. La crisi del SAIT è stata dovuta anche a un rovesciamento del principio di sussidiarietà. Erano le singole cooperative a doversi fare carico dell’equilibrio economico del SAIT e non il SAIT a fare di tutto per rendere le cooperative di consumo più utili ai soci e ai clienti. Le uscite dal SAIT di alcune cooperative di consumo, per aderire ad altra organizzazione cooperativa di secondo livello, sono state l’evidenza di questo rovesciamento. Le nuove forme di organizzazione del mercato a vantaggio dei clienti come i gruppi di acquisto, possono offrire prospettive di sviluppo da considerare. Le fusioni a scala di valle e il sostegno pubblico a forme “multiservizio” del presidio commerciale di base possono costituire vie di uscita alla vitalità delle presenze cooperative di consumo anche nei piccoli paesi non turistici.

Mantovan identifica due elementi senza i quali la cooperazione entra in crisi, la mutualità e la vitalità della cooperazione di terzo livello rappresentato dalla Federazione. Quest’ultima è elemento certamente rilevante, ma deve pur sempre adattarsi al suo ruolo in un sistema di “cooperazione bianca”, un ruolo di sussidiarietà ai livelli primo e secondo. Il che richiede certamente elasticità organizzativa. Diversa la tradizione della “cooperazione rossa”, dove la grande struttura è (o era) funzionale a un disegno di costruzione di un diverso sistema socio-economico, quello “socialista”. La mutualità non si può misurare con le assunzioni della manodopera licenziata da una struttura andata in crisi da parte di altre strutture non in crisi. La mutualità si misura prima di tutto dalle regole di comportamento di ogni singola cooperativa, cassa rurale, famiglia cooperativa, cooperativa agricola, per la casa, sociale. E cosi la mutualità tra cooperative di primo livello si misura sulle regole di comportamento della cooperazione di secondo livello. La prima mutualità sta nella regola che ogni socio conta come ogni altro, ricco che sia, istruito che sia. Il principio di base dell’economia cooperativa sta nella partecipazione dei soci in condizioni di parità di diritti e di doveri. Poi è utile che la cooperazione formi un sistema, al suo interno solidale e solidale pure con la più ampia comunità. Con ciò rafforza si l’autonomia della comunità stessa. Ma fare sistema non può voler dire diventare strumento governabile dal potere politico. E’ (o era) la “cooperazione rossa” a volerlo fare; quella “bianca”, di origini e tradizioni cattoliche, si pone altri obiettivi. E forse un elemento di crisi della cooperazione trentina ai livelli superiori è stata la confusione, voluta, tra i due modelli storici presenti in Italia.

L’insegnamento sociale dei Papi non si riduce alla recente insistenza sull’accoglienza incondizionata degli immigrati

di il 11 Settembre 2018 in migrazioni, religione con Nessun commento

Dalle omelie domenicali di parroci e sacerdoti che li aiutano agli interventi di vescovi e di Papa Bergoglio, è martellante l’invito all’accoglienza degli immigrati, indipendentemente dalle ragioni dell’immigrazione e dal rispetto delle leggi che regolano l’immigrazione. A cominciare da me, ma penso che ciò valga anche per molti cristiani attenti ai messaggi che vengono dai “pastori”, questa insistenza li pone in conflitto con le valutazioni, che, da laici battezzati e membri della Chiesa, danno del fenomeno migratorio e del modo per affrontarlo. Si aggiunga, poi, che le forze politiche che più enfatizzano gli insegnamenti dei pastori in merito all’accoglienza incondizionata, e quindi più sono in sintonia con parroci, vescovi e Papa, sono quelle che invece più criticano insegnamenti della Chiesa in materia di famiglia, di sessualità e di rispetto della vita umana dal concepimento alla morte naturale. Per contro le forze politiche che sono per un controllo più efficace dei processi migratori sono quelle che, invece, sono più vicine all’insegnamento delle autorità ecclesiali proprio sui temi della famiglia e della vita.
Proporrei all’attenzione dei lettori, specie a quelli cui interessa la coerenza tra fede religiosa cristiana e scelte sociali, culturali e politiche, una riflessione sull’insegnamento sociale della Chiesa negli oltre ultimi cento anni nei quali il fenomeno migratorio ha coinvolto gli stati moderni, avvalendomi di un recente articolo in merito alle posizioni dei Papi, pubblicato sul quotidiano on line “In Terris”. Mi limito a ricordare poche frasi. Le migrazioni sono state imponenti da Italia e da molti paesi europei, specie verso le Americhe, già dalla seconda metà del XIX secolo. Pio X, ancora non Papa (1887), sollecitava i “pastori” a scoraggiare coloro che intendevano emigrare e denuncia le pratiche affaristiche di coloro che organizzano l’emigrazione, illudendo i poveri contadini. Pio XII, nel 1946, in un discorso al Commissario USA per l’immigrazione, non solo riconosceva la possibilità di una regolazione governativa dei flussi migratori, pur di fronte a pressioni per allentare le misure restrittive degli USA nei confronti della forte domanda di emigrare in America all’indomani della guerra, ma non sconfessa le stesse misure restrittive americane, che debbono tener conto, a suo dire, non solo dell’interesse di chi vuole immigrare, ma anche del “benessere della nazione”. Giovanni XXIII, oltre a richiamare il fatto che esistono diritti degli immigrati anche se non cittadini dello stato, nella “Pacem in terris” insegna come debba essere il capitale a spostarsi dove non c’è lavoro e non viceversa (equivale all’aiutare i popoli poveri a casa loro). Paolo VI nella “Populorum progressio” evidenzia i mali da cui scaturiscono le spinte ad abbandonare la propria terra: la concezione che il motore essenziale dello sviluppo economico sia il profitto, gli abusi del liberismo sfrenato che penalizza le economie dei paesi del Terzo Mondo e la miopia degli organismi internazionali. Giovanni Paolo II, suggerisce in un messaggio perla Giornata dell’Emigrazione (1995), di non cedere alla tentazione della paura e al sentimento di insicurezza di fronte ai fenomeni migratori, ma non predica l’accoglienza illimitata e auspica una regolamentazione legislativa in grado di arginare il fenomeno dell’immigrazione illegale e del suo sfruttamento da parte di organizzazioni criminali. Nel 2003, in “Ecclesia in Europa” richiama le autorità pubbliche ad esercitare “ il controllo dei flussi migratori, in considerazione delle esigenze del bene comune”. Benedetto XVI è ricordato per il suo pronunciamento sul “diritto a non emigrare” (Giornata del migrante e del rifugiato, 2012). Da cardinale si era espresso a favore della limitazione del numero degli sbarchi di migranti. E nello scegliere chi ammettere, sosteneva giusto preferire “ i gruppi che sono più integrabili, i più vicini alla nostra cultura”. Papa Ratzinger richiamava anche la responsabilità degli stati di partenza dei migranti per rimuovere le cause dell’emigrazione irregolare e per combattere le forme di criminalità ad essa collegate (2012).
Come si può constatare, l’insegnamento dei Papi sulle migrazioni non è per l’accoglienza incondizionata e lo stesso Papa Francesco, pur insistendo sull’accoglienza, senza precisare i limiti, nel ritorno dal suo recente viaggio in Irlanda e in atre occasioni, ha ribadito che è meglio non accogliere se non si ha la possibilità di integrare. E integrare vuol dire mettere nelle condizioni di avere un lavoro, un’abitazione, istruzione, cura della salute, capacità comunicative (competenza linguistica) con gli altri, interiorizzazione dei valori comuni della società ospitante che induca almeno a un rispetto delle leggi e della civile, pacifica convivenza e collaborazione.
In definitiva anche per l’insegnamento sociale della Chiesa Cattolica, non è sufficiente predicare, come accade quasi sempre in questi ultimi anni, che i cristiani debbono accogliere gli immigrati come fratelli, ma occorre valutare le conseguenze di migrazioni sulla società di partenza e sulla società di arrivo, stabilendo una maggiore giustizia nei rapporti tra i popoli, fissando regole per i movimenti migratori, regole che in ogni caso stabiliscano limiti, i quali a loro volta devono essere applicati in modo efficace e tenendo conto della maggiore o minore predisposizione all’integrazione sulla base della maggiore o minore vicinanza culturale.
Perché ciò non viene più detto o detto raramente nelle chiese? Più facile semplificare, invece che impegnare la responsabilità dei laici cristiani a proporre criteri di valutazione, regole e strumenti?

Fondere in un’unica cassa rurale tutte le casse rurali del Trentino rafforza l’autonomia?

Al Direttore Pierangelo Giovanetti,
il suo editoriale su l’Adige di domenica 2 settembre suggerisce l’unificazione di tutte le casse rurali trentine in un’unica Cassa, che sarebbe più forte, più capace di dare sostegno alla Cassa Centrale Banca, una delle tre organizzazioni che raggruppano le casse rurali italiane in ossequio alle volontà di controllo e omologazione delle banche centrali europea e italiana, cui il governo di centro-sinistra si è adeguato.
Dopo le imposizioni fatte dal Governo Renzi alle banche popolari di trasformarsi in società per azioni, senza coinvolgerle nelle scelte, per le casse rurali si è attivata una parvenza di processo partecipativo, che aveva dato come uno dei risultati la possibilità per le casse rurali trentine e per quelle altoatesine-sudtirolesi di organizzarsi in un gruppo autonomo. I sudtirolesi lo hanno fatto, mentre i trentini no, restii a rinunciare a proiezioni di attività e di servizi, compresa Cassa Centrale Banca, che le casse trentine avevano realizzato in aree confinanti di altre regioni e non solo. Poteva essere l’occasione per realizzare un’autonomia a livello provinciale, che ora non è più garantita perché la Cassa Centrale Banca non è e non sarà mai in maggioranza trentina, al di là, per ora, nella fase di avvio, di sede e dirigenti di più alto livello. Una logica “aziendale” ha prevalso sulla logica dell’autonomia sociale, economica e politica.
Può un’unica Cassa Rurale del Trentino costituire il versante bancario dell’autonomia trentina? Lei lo auspica, ma a mio avviso trascura alcuni aspetti. Il primo è quello dell’autonomia di ogni Cassa Rurale nei confronti della banca capogruppo. Come è noto, le singole Casse Rurali non avranno più la piena libertà di scegliersi i propri amministratori. Sono previste, inoltre, limitazioni attinenti alla libertà di governare il credito. Si è approfittato delle conseguenze negative della crisi economica, tra le quali i tanti crediti a rischio o perduti, per togliere autonomia alle singole casse rurali e per spingere per la loro concentrazione. Cassa Centrale Banca, che non sarà più, a regime, in mani trentine, potrà interferire sull’autonomia anche dell’eventuale Cassa Rurale del Trentino. E’ da notare come la grande dimensione delle banche non abbia garantito la loro buona gestione (vedansi banche in Toscana, in Veneto e altrove, per non pensare agli USA) e come anche piccole casse rurali siano vitali e in equilibrio economico nonostante la crisi. Un conto è la vigilanza, necessaria, e un altro la limitazione strutturale dell’autonomia. Mi ha poi sorpreso che quando l’attuale governo ha dichiarato di voler rivedere le disposizioni sulle banche cooperative, ridando loro più autonomia, sia stata Cassa Centrale Banca, che pur si presentava più “autonomista” nel confronto con la centrale alternativa romana, a protestare, come se una modesta dilazione della realizzazione dei gruppi bancari contasse di più della correzione della riforma in direzione di maggior rispetto dell’autonomia.
Lei prospetta i vantaggi di una Cassa rurale più grande, dominante in Trentino; ma sarebbe pur sempre una piccola banca rispetto a quelle nazionali. Non è sulla dimensione o sulla “dominanza” per sportelli o per masse di denaro raccolte e prestate, che una banca di credito cooperativo si qualifica.
Il secondo ordine di obiezioni alla proposta che ha avanzato riguarda il versante della partecipazione dei soci. I processi di fusione tra casse rurali hanno portato ormai, Lei osserva, a rendere impossibile tale partecipazione. Ed è vero, anche se una dimensione di valle, qual è l’assetto prevalente attuale, permette ancora assemblee con un senso. Impossibile che l’abbia un’assemblea provinciale, come Lei stesso riconosce, ma anche un’assemblea di delegati eletti da assemblee locali non sfugge alla difficoltà. Il caso della mutua ITAS ne è la dimostrazione. Di fatto una Cassa Rurale unica in Trentino vuol dire seppellire la dimensione di “popolo” che la cooperazione di matrice Raffeisen, come quella trentina, ha avuto. Il fatto che ora la partecipazione sia difficile dovrebbe orientare a renderla più efficace, non solo a prenderne atto, camminando in direzione di renderla ancora più difficile. Se non si fa, vuol dire che alla dimensione partecipativa da parte dei soci non si crede più e che un settore della cooperazi

Le reazioni all’immigrazione non si possono giudicare solo sulla base di pochi dati sui flussi

L’Adige dello scorso 10 agosto pubblica con apertura in prima pagina un articolo di tre docenti e ricercatori di università partenopee (primo firmatario l’ordinario di Economia e politica industriale Alfredo Del monte) teso a dimostrare che l’allarme per la presenza di immigrati in Italia è sostanzialmente ingiustificata; esso, anzi, non è che uno strumento di propaganda politica della “destra” radicale.
Le argomentazioni sono fondate su alcuni dati, di flusso (primi mesi del 2018 in particolare) e di “stock”, ossia di quantità di immigrati presenti, sia in termini assoluti che relativi, ossia in percentuale rispetto alla popolazione residente. Sia in Europa nel suo insieme, sia in Italia, le cifre non sono tra le più alte nel mondo per l’Europa e in Europa per l’Italia. Gli autori ne concludono che l’allarme per gli immigrati, nei paesi europei e in Italia, è semplicemente uno strumento di propaganda politica. Nella seconda parte dell’articolo portano dei dati su quali siano le condizioni sociali che facilitano l’adozione di atteggiamenti anti-immigrati: tra esse età più avanzata, sesso maschile, bassa istruzione, vivere nei centri minori, orientamento politico di destra.
Essendomi da sociologo in più occasioni e in diversi modi occupato di effetti dell’immigrazione e di valori, anche con ricerche empiriche, in più paesi (europei, ma anche di altri continenti), non posso che rilevare come l’approccio al tema adottato dagli estensori dell’articolo sia carente sotto alcuni punti di vista, specie sociologici.
Primo problema: alcune cifre si riferiscono ai “nati all’estero” e altre a “rifugiati”. Assai diversi i casi di legittimazione di presenza in una comunità statuale di chi è stato autorizzato ad entrarvi o per l’aver ottenuto un visto prima di partire o per aver avuto il riconoscimento dello status di rifugiato e quella di chi, invece, è semplicemente un immigrato clandestino (anche se “richiedente asilo”). A creare allarme è il mancato controllo dei flussi, con l’entrata clandestina dei più. Il riferimento prevalente ai flussi del 2018, ridotto rispetto al 2017, è sviante, dato che l’allarme sociale creato da anni di non controllo dei flussi non può certo spegnersi per una flessione, di incerta durata, di pochi mesi.
Secondo problema: il dimostrare che l’Italia non è al primo posto per i flussi di immigrati (ma è comunque tra i primi), nulla dice circa la non giustificabilità dell’allarme sociale derivante. Su questo incidono i numeri assoluti, qualsiasi sia l’ordine di rango nella graduatoria tra paesi. L’allarme sociale può essere giustificato in tutti i paesi nei quali i flussi superano un certo livello. Chi dice che non ci sia in Grecia e in Spagna, che precedono l’Italia nei primi mesi del 2018? A creare allarme è il fatto che non si sono creati strumenti di controllo efficace dei flussi (date anche le procedure giudiziarie per verificare il titolo all’asilo dei richiedenti e l’incapacità di rimandare ai paesi d’origine coloro che tale titolo non hanno, e sono di gran lunga la parte maggiore). A creare allarme è anche la veloce mutevolezza dei percorsi di immigrazione clandestina in ragione delle opportunità rinvenute dai trafficanti.
Terzo problema: le difficoltà ad accettare i flussi migratori da parte della popolazione autoctona non dipendono solo dalla loro entità, ma dai caratteri eco-socio-culturali degli immigrati. L’ipotesi più accreditata in sociologia, quella chiamata della “distanza culturale”, formulata da L.Warner sulla base di dati nord-americani, spiega che maggiore è la distanza culturale tra popolazione della società di arrivo e popolazione della società di partenza, maggior sono le difficoltà di integrazione degli immigrati. La differenza “razziale”, così come definita dalla maggior parte delle persone, aggiunge ostacoli difficilmente superabili. Incidono poi nel rallentare l’integrazione l’ordine di arrivo di un gruppo etnico-nazionale, la velocità del flusso, le diversità del modo di esercitare i ruoli familiari e sessuali, le differenze di strutture religiose, lo status socio-economico degli immigrati, e così via. Sociologicamente ingenuo, quindi, attribuire l’allarme sociale e le difficoltà ad accettare gli immigrati a scelte opportunistiche, strumentali, di forze politiche di destra.
Da ultimo una nota sui risultati delle analisi compiute dai tre studiosi sui dati dell’European Social Survey. Essi grosso modo corrispondono a quelli personalmente ritrovati nelle indagini dell’European Values Study e del World Values Survey. I tre studiosi tendono ad avallare la tesi che sia l’arretratezza socio-culturale a sollecitare sentimenti anti-immigrazione. Ho preferito e preferisco l’interpretazione opposta, ossia che sono alcune categorie (anziani, poco istruiti, abitanti nei centri minori) a sentirsi meno capaci di proteggersi di fronte alle incognite derivanti dalla presenza di immigrati incontrollati. E non trascurerei il fatto che queste categorie sono anche meno abili a dissimulare opinioni “non politicamente corrette” rispetto ad altre categorie, quelle dei più istruiti, giovani, di status socio-economico più elevato. Un sociologo lo sa, forse degli economisti lo sanno meno.

Controllare i flussi di immigrazione non è manifestazione di razzismo

di il 11 Settembre 2018 in etica pubblica, migrazioni con Nessun commento

Varie misure di controllo dell’immigrazione ed episodi di aggressioni, anche in Italia, a persone non bianche sono state occasione per lanciare l’allarme di un nascente razzismo italiano, assai pericoloso dati i precedenti storici che hanno portato a persecuzioni e a gravi discriminazioni verso persone definite di “razza diversa”, di “razza inferiore”. Si citano le politiche al riguardo del nazismo tedesco (cui anche l’Italia fascista ha in parte ceduto), dei bianchi in Sud Africa prima dell’indipendenza, ma anche dei bianchi nei confronti dei neri negli USA fino alle lotte di Martin Luther King.
Capisco che chi si oppone alle misure di controllo dell’immigrazione tenda a qualificarle come espressione di razzismo: il giudizio generalmente molto negativo nei confronti di questo viene fatto riverberare sulle politiche di controllo dell’immigrazione Tuttavia per onestà intellettuale si dovrebbe a mio avviso distinguere bene due fenomeni, quello del razzismo e quello del controllo dei flussi migratori. Il razzismo, oltre a enfatizzare le differenze “razziali” tra le persone, afferma la superiorità di una razza su tutte le altre o su una o più delle altre e ciò fornisce la legittimazione di misure discriminatorie nei confronti di chi è ritenuto di razza inferiore. Il controllo dei flussi migratori, invece, è espressione della volontà di una comunità (etnica, nazionale, territoriale) di decidere chi è ammesso a farne parte e quali sono le procedure per farlo. Lo stato moderno valorizza le comunanze etnico-nazionali e la residenza territoriale, ma in altre epoche la cittadinanza aveva altri principi organizzativi. Per rifarsi a un esempio noto a molti, Paolo di Tarso, a differenza di Pietro, aveva la cittadinanza romana, pur essendo entrambi ebrei.
Confondere il razzismo con la volontà di controllare i confini di appartenenza a una comunità civile è un’operazione intellettualmente errata (quando non è disonesta). Si può, certo, desiderare che tra gli uomini scompaiano tutti i confini, che gli uomini si sentano tutti membri di un’unica comunità civile (stato universale). Ma di fatto tra gli uomini si parlano lingue diverse, seguono religioni diverse, hanno fini diversi, vivono costumi diversi, per cui il convivere più vicini con chi parla la stessa lingua, crede nella medesima religione, ha la medesima concezione del come regolare le scelte collettive, e così via, è finora parsa la soluzione che meglio garantisce la pacifica convivenza. Troppa diversità di cultura. di storia, crea difficoltà maggiori e conflitti. Stabilire dei confini tra comunità politiche e controllare i flussi di persone, cose, messaggi attraverso essi è stata una soluzione intelligente. Altrimenti si tornerebbe a movimenti incontrollati, come nelle epoche delle crisi dei sistemi politici; si pensi per es.ai flussi di popolazioni al tramonto dell’impero romano, incontrollabili e causa di rovine.
Diversità culturali possono associarsi a diversità comunemente definite come “razziali”, perché così sono percepite principalmente in base al colore della pelle. Razzismo sarebbe stabilire regole diverse solo a seconda dell’appartenenza razziale. Ma non è razzismo se il controllo dei flussi in base a comunanze o lontananze culturali, di lingua, di costume, di religione, ecc. porta a distinguere chi è ammesso e chi no a far parte della comunità politica. Ovviamente fatti salve le convenzioni tra comunità politiche a tutela del diritto alla vita.
L’Europa a fatica cammina verso una riduzione della portata dei confini tra gli stati che ne fanno parte. Si discute tra sovranisti ed europeisti. I processi di fusione o di confederazione delle comunità politiche sono lenti e possono subire rallentamenti e fallimenti. Sbagliato qualificare di espressione di razzismo le misure che gli stati e l’Unione Europea assumono per controllare i flussi di persone attraverso i loro confini. Neppure la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, massima espressione di “universalismo”, prevede che uno stato non possa regolare i flussi in entrata di popolazioni. Immagino che non si possa giungere a qualificare tale Dichiarazione come “razzista”!

Risposta a Aldo Collizzolli: il Trentino “minore”, “marginale” non va disprezzato

Al Direttore del Trentino,
grazie per il passaggio della penna (sperando che abbia finito la risata) per rispondere alla lettera di Aldo Collizzolli, pubblicata sul Trentino di domenica 13 maggio. Non è il primo, Aldo Collizzolli, a esprimere fastidio a me direttamente o ai direttori dei giornali locali per le mie prese di posizione su vari argomenti, mentre altri mi esprimono apprezzamento. Ho notato che in generale il fastidio è espresso da chi non condivide o non ha condiviso le mie scelte politiche (ed è il caso di Collizzolli), mentre l’apprezzamento viene da chi non le sente lontane dalla proprie oppure da chi ha vissuto i medesimi problemi da me evidenziati, ma senza avere deciso di esprimerli pubblicamente. Non sono mancati casi nei quali è accaduto il contrario.
Non so perché Aldo Collizzolli chiami in causa il mio essere sociologo. Ho sempre ben distinto il mio ruolo professionale di ricercatore e insegnante universitario da quello di persona che ha una vita anche al di fuori della professione: una grande famiglia, un’attività agricola marginale tendente all’autoconsumo, già amministratore locale, impegnato nell’associazionismo di ispirazione cattolica, particolarmente sui temi della famiglia e della vita, impegnato nella politica per alcuni anni (e marginalmente tuttora). I problemi sui quali scrivo solo raramente concernono la mia qualifica professionale (è avvenuto per es. anche con Lei, qualche tempo fa, in merito alla fondatezza dei risultati di certi sondaggi), mentre quasi sempre riguardano la vita normale di ogni cittadino. E sono spesso problemi che ho incontrato personalmente, ma che riguardano molti altri cittadini, specie quelli delle periferie rurali. Collizzolli li ridicolizza, ma forse perché non li ha mai sperimentati. Che ci siano bambini che devono soffrire della mancanza della loro madre per la soddisfazione di due maschi di essere due “padri” dello stesso bambino ottenuto pagando una o più donne, non mi pare un problema cui irridere. Che, senza base giuridica, si complichi la vita di chi usa delle stufe a legna, che uffici provinciali, dopo averti obbligato a cambiare una targa, ti diano quella sbagliata e ti obblighino poi a ripagarla per avere quella giusta, che chi regola le tariffe elettriche scarichi sugli utenti di energia elettrica oneri impropri assai maggiori di quanto dovuto per l’energia consumata, che chi ha un maso in montagna debba pagare l’onere per la raccolta delle immondizie che non viene fatta o che debba partecipare alle spese comunali per le strade (con l’IMU o imposte analoghe) quando le strade non ci sono o sono impercorribili, quando una persona alleva qualche animale usando pascoli marginali in montagna e debba sorbirsi le conseguenze di coloro che amano sapere che in montagna vivono orsi e lupi che si nutrono dei suoi animali (e si potrebbe continuare con i problemi), non mi pare che si tratti di fatti cui irridere. E di solito Lei, come suoi colleghi direttori di giornale, non lo fanno, anzi, contribuiscono a portare i problemi all’attenzione della generalità dei cittadini e dei responsabili.
Mi dispiace che per Aldo Collizzolli valga più il fastidio per il fatto che uno scrive spesso su argomenti diversi che il mettere in evidenza i problemi per sollecitare una loro soluzione. E poi ci si chiede perché la sinistra perda consensi. Spesso è rappresentata da politici da salotto, che dei problemi della vita quotidiana delle periferie non si interessa più.

Fisco in Italia: le spese per un figlio non sono detraibili se il figlio guadagna 8 euri al giorno

di il 28 Luglio 2018 in famiglia, fisco con Nessun commento

Il 23 luglio scade il termine di consegna, per i più, della dichiarazione dei redditi tramite il modello 730 e da anni viene in tale occasione in evidenza un problema, cui neppure per i redditi 2017, è stato trovata una qualche soluzione. Si tratta del limite di reddito oltre il quale un figlio non risulta più a carico dei genitori. Esso da anni è sempre di poco più di 2800 euri lordi all’anno (esattamente 2840,51). Se un figlio studente si è laureato bene, viene conteggiato ai fini di tale soglia, anche l’eventuale premio che spesso le casse rurali danno agli studenti meritevoli.
Chiunque abbia figli, capisce che con quella cifra un figlio continua ad essere a carico dei genitori anche se non vi sono spese straordinarie (sono meno di 8 euri al giorno). Ma il problema si fa molto più evidente se il figlio frequenta l’università: le tasse universitarie sono ovunque cresciute e se non vi sono situazioni di povertà, raggiungono alcune migliaia di euri all’anno anche nelle università statali, in dipendenza dell’università e dei tipo di corso di studi. Può capitare anche che il figlio abbia bisogno di cure del dentista; un apparecchio per correggere la posizione dei denti costa migliaia di euri. Possono servire medicine o visite specialistiche, che, per evitare i lunghissimi tempi di attesa del servizio pubblico in alcune specialità, devono essere a pagamento, se solo non si vogliono correre brutti rischi per la salute.
C’è qualcuno che può sostenere che con i pochi redditi che, stando alla legislazione fiscale, rendono un figlio non più a carico dei genitori, il figlio può non solo mantenersi, ma anche pagare le tasse universitarie e le spese mediche? Ovvio che a pagare gli oneri siano i genitori o uno di essi. C’è qualcuno che può dire che sia ragionevole impedire ai genitori che hanno sostenute tale spese di detrarle dai loro redditi? I figli non possono detrarre gli oneri perché non hanno sufficienti redditi (incapienza) e i genitori nemmeno, perché per legge tali figli non sono più fiscalmente a loro carico! Ma dove siamo? Il trattamento fiscale della famiglia in Italia è veramente scandaloso. E alla questione segnalata si aggiunge a un’altra assai più generale, quella della non considerazione della diminuzione di capacità contributiva derivante dall’avere delle persone a carico, qualunque sia il livello di reddito. A parità di reddito, avere più persone a carico diminuisce la capacità contributiva. Attualmente ci sono detrazioni per figli a carico, solo per redditi medio-bassi e comunque in misura non corrispondente ai costi effettivi di mantenimento. Il minimo vitale di ogni figlio o di ogni altra persona a carico deve essere considerato non imponibile: la progressività, qualsiasi sia la forma nella quale essa è realizzata, non può essere maggiore tanto più quanto più una famiglia ha più persone a carico; è contro in modo esplicito a un paio di articoli della Costituzione (su famiglie numerose e su imposizione fiscale commisurata alla capacità contributiva). Da decenni il problema è sollevato dalle organizzazioni familiari e da qualche parlamentare, ma si trova sempre il modo per evitare che tale ingiusta progressività venga corretta, facendo pagare di meno chi ha figli e di più a chi non ne ha. Non si tratta di aumentare il deficit, riducendo le entrate, ma solo di distribuire in modo giusto le imposte. Che il nuovo Ministro della Famiglia, Lega Nord, riesca a fare finalmente qualcosa? Inutile altrimenti lamentarsi che gli italiani non fanno più figli, non garantendo la stabilità della popolazione e l’equilibrio tra giovani e anziani!

Percorso della Valdastico in Trentino: Dellai propone lo sbocco in Alta Valsugana, ma rischia di peggiorare la situazione

La candidatura di Dellai nel collegio di Pergine ha ovviamente sollecitato la sua attenzione ai problemi della Valsugana e uno di questi è il completamento dell’autostrada della val d’Astico, al quale si è sempre opposto quando era presidente della Provincia. I valsuganotti da tempo volevano tale completamento per ridurre il traffico pesante che dal Veneto è diretto a nord gravando sulla Statale 47. La soluzione che egli sponsorizza appare non proprio un vantaggio per la Valsugana, portando a gravitare sull’Alta Valsugana anche quel traffico pesante che attualmente non è interessato a utilizzare la SS 47 e che utilizza il percorso autostradale A4-A22 via Verona, senza contare i possibili danni aggiuntivi idrogeologici, paesaggistici e l’aggravio di emissioni inquinanti da traffico. L’Alta Valsugana in ogni caso non ne beneficia, neppure “vendendo” il tratto dalla piana di Levico-Caldonazzo a Trento Sud come parte della “circonvallazione ” di Trento, come immaginificamente la definisce Dellai (per la verità come pezzo di circonvallazione è veramente lunga!).

Ma veniamo allo sbocco della galleria a Trento Sud, dove si stende l’ampio spazio ambientale di boschi e laghetti del Casteller. Quali conseguenze per l’ambiente e l’assetto idrico dalle emissioni dei veicoli e dallo scavo? Già Dellai ha fatto inutilmente depositare un’enormità di scarti di galleria negli spazi agricoli fra Trento e Mattarello per caserme che non verranno mai fatte. E’ giusto completare l’opera danneggiando anche le colline del Casteller o quelle vicine?

Da ultimo la sollecitazione di guardare a un raccordo autostradale per le sue valenze di sistema, cui ha invitato anche l’ex sindaco di Levico Carlo Stefenelli. Lo sbocco dell’autostrada nell’Alta Valsugana va a interessare un’area già congestionata. V’è, invece, un’area industriale che ha subito crisi, quella di Rovereto. Il raccordo della val d’Astico con Rovereto ne rafforzerebbe la centralità, aiuterebbe, invece che creare più problemi.

Perché Dellai e Provincia sostengono la soluzione dello sbocco in Alta Valsugana, che pur non pare avere vantaggi rispetto allo sbocco a Rovereto? Pare di capire che il motivo stia nello scaricare su chi avrà l’autostrada (o superstrada che sia) gli oneri stradali altrimenti a carico della Provincia per risolvere i problemi della viabilità della SS 47, almeno da Levico a Trento. Una SS47 declassata a strada locale urbana non necessita di grandi interventi a carico della Provincia, come invece la galleria sotto il colle di Tenna per tutelare il lago di Caldonazzo. Niente di male, se così fosse, risparmiare risorse provinciali, ma sarebbe meglio dirlo, non spacciare un progetto come “uovo di colombo” così vantaggioso che ha fatto convertire alla PI-RU-BI chi l’ha combattuto per decenni!

Spero che a orientare le scelte trentine sia soprattutto una seria analisi di impatto, ambientale, economico, sociale, di più alternative.

Cosa non convince del programma elettorale della lista Noi con l’Italia -UDC

Il Centro Popolare, come comunicato alla stampa e sul proprio sito web, ha deciso di sostenere alle prossime elezioni la lista con lo scudo crociato della DC nel suo simbolo, convinto che serva in Italia un partito che si ispira in modo esplicito al pensiero sociale cristiano. Ciò non vuol dire che sia convinto di tutti i punti programmatici di tale lista, alcuni dei quali coincidono con quelli della coalizione della quale Noi con l’Italia-UDC fa parte.

Non convince l’elezione diretta del Presidente della Repubblica; questi in Italia non ha funzioni di governo, come i Presidenti di altri Stati (Francia, USA, ecc.), ma funzioni di garanzia e di rappresentanza dell’unità nazionale. L’elezione diretta è molto divisiva e rende l’eletto figura di parte, mentre l’elezione parlamentare del Presidente con requisiti di ampio consenso rende più probabile che l’eletto sia figura di garanzia, di unità e di alto profilo.
Non convince l’abolizione del divieto di vincolo di mandato previsto dalla Costituzione; il parlamentare ha la sua dignità di uomo libero, libero di operare in scienza e coscienza per il bene comune. L’introduzione del vincolo di mandato rende il parlamentare succube di chi temporaneamente dirige il partito. La democrazia interna ai partiti non è garantita e per lo più non è praticata. Già la legge elettorale consegna indebitamente ai partiti la nomina dei parlamentari; aumentare la partitocrazia è un errore e lede la stessa democrazia.

In merito alle politiche per la famiglia, è contraddittorio chiedere contemporaneamente, come nel programma, la “tassa piatta” e il quoziente familiare, strumento utile solo per rimediare alla progressività delle aliquote che non tenga conto dei carichi di famiglia. Va invece chiesto, in regime di tassa piatta, ai fini di un più equo trattamento fiscale delle famiglie con figli a carico la deduzione dal reddito imponibile del minimo vitale necessario per ciascuna persona a carico.

Sorprendente infine, per una lista con lo scudo crociato, che tra gli obiettivi manchi un’azione di difesa della vita umana dal concepimento alla morte naturale, con la tutela reale degli esseri umani ancora nel grembo materno, combattendo l’aborto volontario, compreso quello eugenetico, e promuovendo politiche che rimuovano le cause del ricorso all’aborto. Sorprende che manchi anche la revisione della legge sulle disposizioni anticipate di trattamento, evitando che siano usate per eutanasia e suicidio assistito e potenziando, invece, i diritti a cure palliative. Nulla si dice, inoltre,a proposito del problema della crescente fragilità delle famiglie. Manca la promozione della stabilità della famiglia fondata sul matrimonio di uomo e donna, rivedendo le leggi che banalizzano il divorzio e quella sulle unioni civili, che rende di fatto equiparata alla famiglia la convivenza tra omosessuali, fino a consentire a magistrati di dare riconoscimento alla inumana pratica dell’utero in affitto, se usato all’estero.

Capisco che tutto non si possa dire in programma sintetico, ma certe dimenticanze segnalano mancate sensibilità, manifestate, invece, per altre questioni meno rilevanti per una lista di ispirazione cristiana. Mi auguro che durante la campagna elettorale la lista dello scudo crociato si faccia sentire su questi temi almeno quanto la Lega, Fratelli d’Italia e lo stesso Berlusconi (pur con qualche contrasto interno a FI). La sfida antropologica che attraversa le società occidentali non può essere confinata tra quelle secondarie per chi si fa rappresentare dallo scudo con la croce che fu simbolo di Sturzo. Degasperi, la Pira, Moro e tanti altri!

(inviato a l’Adige e non pubblicato)

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