Renzo GUBERT – Chi è?

Nato a Primiero l’11 agosto 1944, primo di dieci figli, padre primierotto (Turra di Pieve la nonna) e madre “fiamaza” (Delmarco di Castello il nonno e Paluselli di Panchià la nonna), famiglia di piccoli contadini in affitto, con il padre che, per necessità, lascia il lavoro agricolo a moglie e figli e fa il manovale stagionale nell’edilizia.

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Renzo Gubert

Renzo Gubert

1. FORMAZIONE

1950-1954 primi quattro anni di scuola elementare, a Tonadico (Trento)
1954-55 Quinto anno di scuola elementare con preparatoria per l'esame di ammissione alle scuole medie presso il Seminario Minore Arcivescovile di Trento
1955-58 Scuola media presso il Seminario Minore Arcivescovile di Trento
1958-60 lavori temporanei a Tonadico e a Fiera di Primiero in qualità di garzone in esercizi commerciali e in impresa artigiana
1960-65 Diploma di ragioniere e perito commerciale presso l’Istituto Tecnico Commerciale A.Tambosi di Trento (media dei voti esame di diploma 8,2/10)
1965-69  Corso di laurea in Sociologia a Trento con tesi su “Teoria sociologica e dimensione spaziale” (relatore prof. Franco Demarchi) con voto 110/110 e lode
1969-73  Borsa di perfezionamento del Ministero della Pubblica Istruzione in sociologia presso la Facoltà di Scienze Politiche dell'Università Cattolica di Milano
1972  Corso di perfezionamento di metodologia della ricerca presso il Graduate Center della City University di New York (prof Edgar F.Borgatta)

2. CARRIERA ACCADEMICA E ATTIVITA' DIDATTICA

1973-74  Assistente incaricato di sociologia urbano-rurale nell'Università di Trento
1974-82  Professore incaricato di Sociologia (corso superiore) alla Facoltà di Scienze Politiche dell'Università Cattolica di Milano
1974-80  Professore incaricato di Sociologia urbano-rurale alla Facoltà di Sociologia dell'Università di Trento.
1976-80  Assistente di ruolo di Sociologia dei fenomeni politici (fino al 1977) e successivamente di Sociologia urbano-rurale alla Facoltà di Sociologia dell'Università di Trento
1980-92  Professore ordinario di Sociologia urbano-rurale alla Facoltà di Sociologia dell'Università di Trento
1990  Maitre de Conférence invité, all'Ecole des Hautes Etudes en Sciences Sociales, Paris
1992-2001 Professore ordinario di Istituzioni di sociologia II alla Facoltà di Sociologia dell'Università di Trento (dal 1994 al 2001 in aspettativa per mandato parlamentare) Dal 2001 in pensione.
 2007-2018 Professore a contratto di Sociologia delle comunità locali alla Facoltà di Sociologia e poi Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale dell’Università di Trento.

3. ALTRE ATTIVITA' DIDATTICHE

1965-67 Insegnante presso l'ENALC di Trento
1967-69 Insegnante di matematica e osservazioni scientifiche alla sezione Seminario Minore di Trento dell'Istituto Sacro Cuore
1974-80 nel periodo; insegnante di sociologia sanitaria e di statistica presso la Scuola per Infermieri dell' Ospedale Civile Santa Chiara di Trento; professore nei corsi di sociologia presso il Carcere di Trento e relatore di tesi di laurea di un ergastolano
 1981 Co-direzione del Corso su “La pianificazione dei centri storici”,  in collaborazione con Istituto Universitario di Architettura di Venezia e Provincia Autonoma di Trento (19/3 – 29/6/1981)
1981-82 Direzione del Corso residenziale su “La metodologia della ricerca come strumento di programmazione degli interventi sociali”, Centro di Cultura dell’Università Cattolica – Passo della Mendola (Trento) (29/6-5/7/1981 e 12 – 18/7/1982)
2009–2011 Seminari di credito su “L’analisi fattoriale”, Facoltà di Sociologia Università di Trento
2016 collaborazione didattica con UNIMONT (Edolo), Università Statale di Milano, 30 novembre, lezione su "Politiche per la montagna dal livello nazionale a quello locale e impatto sulla società"

4. RICERCA SCIENTIFICA
4.1 INTERESSI PRINCIPALI

Valori
Appartenenze territoriali ed etniche
Emigrazione
Sviluppo e Mutamento Sociale nelle scale locale, nazionale, europea e nei paesi economicamente in via di sviluppo
Pianificazione territoriale

4.2 COLLABORAZIONI DI RICERCA PLURIENNALI (EXTRA-UNIVERSITARIE)
1969-1976 Collaboratore dell’Istituto di Sociologia Internazionale di Gorizia
1984-1994 Collaboratore della Federazione Provinciale delle Scuole Materne di Trento
 
5. PUBBLICAZIONI
 
5.1 VOLUMI
 
 La situazione confinaria, Lint, Trieste, 1972, pp.532
 
 L'identificazione etnica. Indagine sociologica in un’area plurilingue del Trentino – Alto Adige, Del Bianco, Udine, 1976, pp.520
 
 La città bilingue, ICA, Bolzano, 1978, pp.229
 
Strutturazione sociale dello spazio urbano e crisi della città, Alcione, Trento, 1979 pp.63
 
Per la tutela delle minoranze linguistiche presenti sul territorio nazionale, Centro di Cultura A.Rosmini, Trento, 1981
 
Educazione permanente, Provincia Autonoma di Bolzano, Bolzano, 1991, pp.115

La differenziazione territoriale dei valori tra regionalità, nazionalità e sovranazionalità. I casi delle aree culturali italiana e tedesca in Europa nei primi anni del Duemila/ Die territoriale Differenzierung der Werte zwischen Regionalitaet, Nationalitaet und Supranationalitaet. Der italienische und deutsche Kulturraum in Europa dei Jahrhundertwende, Dunker&Humblot, Berlin, 2018, pp.390
 
 
5.2 VOLUMI CON CO-AUTORI
 
S.Goglio, R.Gubert, G.Pola, Sulle dimensioni ottimali di produzione di alcuni servizi di competenza della Provincia Autonoma di Trento, Libera Università degli Studi di Trento – Dipartimento di Organizzazione del Territorio, Trento, 1976
 
R.Gubert, A.Gorfer, U.Beccaluva, Emigrazione trentina, Manfrini, Calliano, 1978  (di Gubert L’emigrazione trentina: verso una sua analisi sociologica, pp.9-28)
 
S.Goglio, R.Gubert, A.Paoli, Etnie tra declino e risveglio, Angeli, Milano, 1979 (di R.Gubert, Solidarietà etnica e dimensione spaziale, pp.160-213
 
R.Gubert, G.Pollini, G.Rovati, Giovani, socialità e cultura, Provincia Autonoma di Bolzano, 1984, pp.513 (di Gubert i capitoli 2°, 3°, 4°, 5°, 6° e le Conclusioni)
 
R.Gubert, G.Gadotti, La struttura socio-spaziale di Trento – Contributi sociologici alla pianificazione del centro storico, Angeli, Milano, 1986, pp.374 (di Gubert pp.13-294)
 
R.Gubert, A.Baldessari, S.Bonatta, Proverbi e cultura rurale nel Trentino oggi, Museo degli Usi e Costumi della Gente Trentina, San Michele all'Adige, 1986, pp.212 (di Gubert i capitoli III e IV, pp.103-109)
 
 P.Schiera, R.Gubert, E.Balboni L'autonomia e l'amministrazione locale nell'area alpina, Jaca Book, Milano, 1988, pp.744 (di R.Gubert: Parte II Il profilo sociologico, pp.155-443)
 
R.Gubert, G.Dalle Fratte, C.Scaglioso, L'altra faccia della scuola. Comunità e autonomia-un modello di gestione, Armando, Roma, 1988, pp.508 (di R. Gubert: Capacità di autonomia: un modello causale, pp.266-401)
 
A.A.V.V.,Die Minderheiten im Alpen-Adria-Raum, Alpen Adria, 1990
 
S.Abbruzzese, R.Gubert, G.Pollini, Italiani atto secondo. Valori, appartenenze, strategie per la II Repubblica, Guaraldi, Rimini, 1995 (di R.Gubert, cap.I, La politica, pp.13-34 e cap.III, Relazioni sociali e appartenenze, pp. 63-85)
 
R.Gubert, L.Struffi, P.Venturelli Christensen, Appartenenza territoriale e valori. I risultati delle indagini in Trentino, Angeli, Milano, 2013  (di R.Gubert cap. 1 I mutamenti di valori e sentimenti di appartenenza socio-territoriale in Trentino, pp. 11-69 e cap. 2 Il senso di appartenenza dei trentini alla provincia e alla regione alla fine del XX secolo: configurazione e rapporti con gli orientamenti di valore, pp.70-114)
 
 
5.3 CURA DI VOLUMI (con eventuali contributi)
 
F.Demarchi, R.Gubert, G.Staluppi (a cura di), Territorio e comunità, Angeli, Milano, 1983 (di R.Gubert, Il mutamento sociale nell’area montana, pp.147-170)
 
R.Gubert, L.Struffi L.(a cura di) Strutture sociali del territorio montano, Angeli, Milano, 1987, pp.257  (in esso di R. Gubert: L’appartenenza socio-territoriale nelle aree montane: verso un modello causale, pp.67-100)
 
G.Dalle Fratte, R.Gubert, C.Scaglioso (a cura di), L’altra faccia della scuola. Comunità e autonomia: un modello di gestione, Armando, Roma, 1988
 
R.Gubert (a cura di) Ruralità e marginalità, Angeli, Milano, 1989, pp.354 (di R.Gubert: Introduzione, pp.11-20 e cap 9° Conclusioni. Tre situazioni di marginalità rurale montana: un unico modello interpretativo?, pp.324-354)
 
R.Gubert (a cura di), La sfida dello sviluppo in una società pastorale. Karamoja, Uganda, Jaca, Milano, 1989, pp.433 (di R. Gubert: Introduzione pp.1-6, capitolo 9: Gli atteggiamenti verso la modernizzazione, pp.281-320, (con M.Viganò) Progetti di intervento in Karamoja: sviluppo “difficile” o interventi sbagliati? pp.323-379 e Conclusioni, pp.381-391
 
R.Gubert (a cura di), Educazione permanente. Situazione e prospettive riferite alla popolazione di lingua italiana. Sintesi dei risultati di una ricerca, Provincia Autonoma di Bolzano – Alto Adige – Assessorato all’Istruzione e Cultura in Lingua Italiana, Bolzano, 1989
 
R.Gubert (a cura di), Adulti e domanda di educazione Una ricerca in Alto Adige, Marcon, Città di Castello, 1991, pp.295 (di R.Gubert: parte IV  Domanda ed offerta in ordine all’educazione permanente nella provincia di Bolzano, pp.239-253)
 
R.Gubert, L.Tomasi (a cura di), L'influsso di F.Le Play e della sua scuola sulla sociologia contemporanea, Reverdito, Trento, 1991, pp.183 (di R.Gubert: Presentazione, pp.5-9)
 
R:Gubert, (a cura di), Persistenze e mutamenti dei valori degli italiani nel contesto europeo, Reverdito, Trento, 1992, pp.642 (di R. Gubert: Introduzione, pp.5-10, cap 8° Gli orientamenti socio-politici, pp267-346, e le Conclusioni, pp.569-578)
 
R.Gubert (a cura di), L'appartenenza territoriale tra ecologia e cultura, Reverdito, Trento, 1992, pp.585 (di R. Gubert: Introduzione pp.9-17, cap. 3° I caratteri generali degli intervistati e del loro legame socio-territoriale, pp.139-332, cap 7° Le dimensioni dell’appartenenza territoriale: verso un modello causale, pp.411-532). Edizione rivista e ridotta in lingua inglese: R.Gubert (ed.) Territorial Belonging between Ecology and Culture, University of Trento, Department of Sociology and Social Research, Trento, 1999; by R. Gubert, Introduction (pp.IX-XVI); The general features of interviewees and of their socio.territorial attachment, pp.61-158; The dimensions of territorial belonging: towards a causal model, pp.209-279
 
R.Gubert (a cura di), Per poco, per sempre. Volti, storie e ricordi dell’emigrazione primierotta, Provincia Autonoma di Trento, Trento, 1992, pp.230 (di R.Gubert: L’emigrazione da Primiero: uno sguardo generale sulla storia degli ultimi cento anni, pp.11-24)
 
R.Gubert, L.Tomasi (eds.), The contribution of Florian Znaniecki to sociological theory, Angeli, Milano, 1992, pp.183 (di R.Gubert, Introduction, pp.7-11)
 
R.Gubert (a cura di), Altri volti del Brasile, numero monografico di “Dimensioni dello sviluppo”, 1992, n.3-4 (di R.Gubert, Presentazione, pp.7-8)
 
R.Gubert (a cura di), Sociologia rurale – Land und Agrarsoziologie, Numero monografico di “Annali di Sociologia – Soziologisches Jahrbuch, 9, 1993 (di R.Gubert. Introduzione. Quale futuro per la sociologia rurale?, pp.7-17 e trad. ted.18-30)
 
R.Gubert, L.Tomasi (a cura di), Le catholicisme social de Pierre Gullaume Frédéric Le Play, Angeli, Milano, 1994 (di R.Gubert, Présentation, pp.7-9)
 
R.Gubert, L.Tomasi (eds.), Robert E. Park e la teoria del “melting pot” – Robert Park and the “melting pot” theory, Reverdito, Trento, 1994 (di R.Gubert, Presentazione, pp.9-11)
 
R.Gubert, L.Tomasi, (a cura di), Teoria sociologica ed investigazione empirica. La tradizione della Scuola sociologica di Chicago e le prospettive della sociologia contemporanea", Angeli, Milano, 1995, pp.360
 
R.Gubert (a cura di), Cultura e sviluppo. Un'indagine sociologica sugli immigrati italiani e tedeschi nel Brasile meridionale, Angeli, Milano, 1995, pp. 508 (di R.Gubert: cap.11° La cultura dello sviluppo: un prodotto di appartenenze religiose ed etniche?, pp.419-450 e Conclusioni, pp.451-456); edizione rivista in lingua portoghese: R.Gubert, G.Pollini (org.) Cultura e desenvolvimento, Est, Porto Alegre, 2005
 
R.Gubert (a cura di), Specificità culturale di una regione alpina nel contesto europeo. Indagine sociologica sui valori dei trentini, Angeli, Milano, 1997, pp.677+39; (di R.Gubert:, Identità culturale e valori dei trentini: lo scopo dell'indagine, pp.13-25; Gli orientamenti sociopolitici, pp.178-309; La percezione dell'identità culturale trentina e delle ragioni dell'autonomia, pp.453-533 e Il Trentino: la specificità culturale dei valori come originalità di composizione tra modernità e tradizione. Alcune considerazioni conclusive, pp.534-552)
 
R.Gubert, H.Meulemann. (a cura di), Valori a confronto: Italia e area culturale tedesca/Werte im Vergleich; Italien und der deutsche Kulturraum, Annali di Sociologia-Soziologisches Jahrbuch, 13, 1997, I-II (edito 1999); ( di R.Gubert, La differenziazione territoriale dei valori tra regionalità, nazionalità e sopranazionalità. I casi delle aree culturali italiana e tedesca in Europa/ Die territoriale Differenzierung der Werte zwischen Regionalitaet, Nationalitaet und Supranationalitaet. Der italienische und deutsche Kulturraum in Europa, pp.57-110 e 111-172 e di R.Gubert, H.Meulemann, Introduzione/ Einleitung, pp.7-12 e 13-20)
 
R.Gubert ( a cura di), Il ruolo delle Comunità Montane nello sviluppo della montagna italiana, Angeli, Milano, 2000, pp.432; (di R.Gubert: Introduzione, pp.9-19 e Conclusioni, pp.229-243
 
R.Gubert (a cura di), La via italiana alla postmodernità. Verso una nuova architettura dei valori, Angeli, Milano, 2000, pp.559; di R.Gubert, La nuova valenza strategica dell'indagine sui valori per la comprensione della dinamica sociale, pp.11-21; Gli orientamenti socio-politici, pp137-313 e Conclusioni, pp.475-485)
 
R.Gubert, G.Pollini (a cura di), Valori a confronto: Italia ed Europa, Angeli, Milano, 2006 (di R. Gubert: cap 7° Valori, appartenenze territoriali e solidarietà sociali in Europa: un modello causale, pp.181-226, nonché, con Pollini, Prefazione (pp. 9-11) e Conclusioni (pp.227-237))
 
R.Gubert, G.Pollini (a cura di), Il senso civico degli italiani, Angeli, Milano, 2008 (di R.Gubert:  Parte II, cap. 5 Un breve quadro descrittivo degli orientamenti di valore in ambito socio-politico: le risposte del questionario (pp.197-238), cap.6 Le dimensioni valoriali e di posizione sociale sottostanti alle risposte al questionario (pp.239-270), cap.7 Le differenziazioni dei valori socio-politici in relazione a differenti posizioni sociali degli intervistati (pp.271-314), cap.8 Possibili influssi dei caratteri della posizione sociale degli individui sui loro orientamenti di valore in ambito socio-politico (pp.315-334), cap 9 Verso modelli di connessione causale fra caratteristiche sociali, orientamenti di valore religiosi, etici, su famiglia, su lavoro e socio-politici (pp:335-448) e Conclusioni (pp.449-457)

R.Gubert, H.Meulemann. (a cura di), Valori a confronto: aree culturali tedesca e italiana/Werte im Vergleich: der deutsche bzw.italienische Kulturraum, Annali di Sociologia-Soziologisches Jahrbuch, 19, 2013-14, Dunker & Humblot, Berlin, 2018; (di R.Gubert, H.Meulemann, Introduzione/ Einleitung, pp.7-19 e 20-34)
 

5.4 CONTRIBUTI IN ALTRI VOLUMI
 
 (coautore R.Strassoldo) The boundary. An overview of its theoretical status, in Istituto di Sociologia Internazionale di Gorizia (a cura di), Confini e regioni – Boundaries and regions, Lint, Trieste, 1973, pp 29-57
 
Note sui criteri di ottimalità per la riorganizzazione territoriale-amministrativa locale, in Atti della Conferenza regionale sulle autonomie locali, Regione Trentino – Alto Adige, Trento, 1977, pp.208-228
 
Contributo per un’impostazione generale di una politica dei servizi sociali, in Atti della Conferenza provinciale sulla condizione e occupazione femminile, Provincia Autonoma di Trento, Trento, 1978, pp.312-317
 
La politica dei servizi sociali, in Atti della Conferenza provinciale sulla condizione e occupazione femminile, Provincia Autonoma di Trento, Trento, 1978, pp.242-245
 
 Indagine preliminare su modelli di consumo, aspirazioni, atteggiamenti verso lo sviluppo nell'Asia sud-orientale in F.Demarchi (a cura di), Interessi e valori in conflitto nell'Asia equatoriale, EMI, Bologna, 1979, pp.335-540
 
L’insediamento umano nel territorio montano, in F.Demarchi (a cura di), L’uomo e l’alta montagna, Angeli, Milano, 1979, pp.91-101
 
Come si individuano e si graduano i bisogni nel Comune e del Comune, in “Atti del Corso per Amministratori Pubblici”, Banca Piccolo Credito Valtellinese, Sondrio, 1981, pp.70-84
 
Prospettive di sviluppo per la città di Trento, in Coordinamento Provinciale Imprenditori (a cura di), Quali ruoli per Trento, Atti del Convegno 2/12/1981, Trento
 
I problemi della convivenza etnica in Alto Adige di fronte alla nuova domanda di bilinguismo degli italiani, in H.Moser (a cura di), Zur Situation der Deutschen in Suedtirol, Innsbrucker Beitraege zur Kulturwissenschaft, Germanistische Reihe Band 13, Insbruck, 1982
 
The problems of interethnic relations in Alto Adige with reference to the new demand for bilingualism by Italians, in B.De Marchi, A.M.Boileau (eds.), Boundaries and minorities in Western Europe, Angeli, Milano, 1982, pp.211-228
 
Migranti e cultura: all’esodo come al rientro, in ANEA, “Atti del Convegno della V Giornata dei migranti”, Trento, 1982, pp.17-28
 
Strutturazione sociale dello spazio urbano e crisi della città. Analisi e ipotesi riorganizzative, in A.Scivoletto (a cura di),Sociologia del territorio, Angeli, Milano, 1983, pp.64-115 (ristampa da volume edito con Alcione, Trento, 1979)
 
Cultura e territorio in Trentino, in Promozione culturale nel Trentino – “Atti del Convegno, Trento 5 giugno 1982”, Assessorato alle Attività Culturali della Provincia Autonoma di Trento, 1983, pp.45-58
 
La crisi di un’antica professione delle aree montane. Definizione della situazione e atteggiamenti verso ipotesi di riorganizzazione in un’indagine sui boscaioli del Trentino, in G.F.Elia, F.Martinelli (a cura di), La società urbana e rurale in Italia, Angeli, Milano, 1983, pp.283-296
 
Povertà e poveri in Europa e nel mondo: l’abitazione, in A.A.V.V., Povertà e poveri in Europa e nel mondo, Rezzara, Vicenza, 1984, pp.141-164
 
L’identificazione etnica, in Istituto Magistrale G.Pascoli -  Bolzano, La storia dell’Alto Adige, Borgogno, Bolzano, 1984, pp.81-89 (II ed. 1989)
 
Il turismo nell’area alpina: fattore di autonomia o di dipendenza?, in Lebensqualitaet im Alpenraum: Die Alpen als europaeischer Erholungsraum, Euregio Alpina, Innsbruck, 1984, pp.43-60
 
Note sul contributo della sociologia, in Ordine degli Ingegneri della Provincia di Trento (a cura di), La difesa del territorio: l’impegno dell’ingegnere, Atti del 31° C Congresso Nazionale degli Ordini degli Ingegneri, Trento – Riva del Garda, 19 – 21 settembre 1985, pp.58-67
 
Aspetti sociologici della marginalità della Comunità Montana Meduna-Cellina, in G.G.Lorenzoni (a cura di), Fattori di marginalità e sviluppo nell’economia montana, Atti del Convegno di Barcis, 18 ottobre 1985, CNR-IPRA, pp.105-109
 
Dinamiche dei bisogni e criteri di ripartizione delle risorse pubbliche tra i gruppi etnici dell’Alto Adige. Note introduttive, in Proporzionale e bisogno, Atti del Convegno 15 novembre 1986, Comunità, Bolzano, pp.17-27
 
Ricerche sulle comunità rurali e montane, in G.F.Elia, F.Martinelli (a cura di), Società e territorio. Ricerche su aree urbane e rurali, Bulzoni, Roma, 1986, pp.131-135
 
Valutazione d’insieme della ricerca sulla qualità della vita nell’area alpina, in F.Demarchi (a cura di), La qualità della vita nell’area alpina, Regione Trentino – Alto Adige, Trento, 1987, pp.112-128
 
Istituto familiare e sua dimensione, in F.Demarchi (a cura di), Crescita zero, Rezzara, Vicenza, 1987, pp.155-168
 
L’ambiente rurale in una problematica di sviluppo, in AES-C.C.C., Scuola, Famiglia, Servizio Civile Volontario, Atti del Convegno, Padova, 1987, pp.13-19
 
La montagna italiana: contributo sociologico, in AAVV, La montagna: una protagonista degli anni ‘90, Jaca, Milano, 1987, pp.43-57
 
Note sulla Carta europea delle lingue regionali e minoritarie del Consiglio d’Europa, 16 marzo 1988, in F.Demarchi (a cura di), Minoranze linguistiche fra storia e politica, CIVIS, Supplemento 4, 1988, Trento, pp,191-194
 
Note sui nodi problematici di natura socio-politica sulla programmazione degi interventi provinciali di politica abitativa, in Atti del Convegno: Modelli di programmazione, sistemi informativi: strumenti per una politica della casa, Provincia Autonoma di Trento, 27 maggio 1988, pp.29-48
 
Equilibri e squilibri demografici dei piccoli comuni montani e politica delle infrastrutture e dei servizi, in UNCEM, Piccoli Comuni Montani: realtà e prospettive, Atti del Convegno, S.Orsola Terme, 20 maggio 1989, pp.9-18
 
Organizzazione del territorio e cultura, in A.A.V.V. Cultura delle genti venete, Rezzara, Vicenza, 1989, pp.157-166
 
Persistenza e trasformazione delle identità regionali in Europa, in L’identità regionale in Europa, Regione Autonoma Trentino – Alto Adige, Trento, 1991, pp.19-31
 
Risvolti umani della città, in G. Dal Ferro e F. Posocco (a cura di), La città abitazione dell’uomo, Rezzara, Vicenza, 1991
 
 Mutamenti sociali e regioni del Nord-est, in Dal Ferro G., Doni P. (a cura di), Comunità cristiane e futuro delle Venezie, Atti del 1° Convegno ecclesiale, Messaggero, Padova, 1991, pp.139-189
 
Bisogno di sempre, bisogno di comunità: alcune considerazioni sulla base di indagini condotte nell’Italia Nord-orientale, in G. Giorio (a cura di), Dall’intersoggettività alla reciprocità nelle risposte ai bisogni umani della società tecnologica, Cedam, Padova, 1991, pp.173-182
 
La cooperazione nella società contemporanea: note sociologiche, in A.A.V.V., Quale futuro per la cooperazione?, Federazione dei Consorzi Cooperativi di Trento, 1991, pp.33-43
 
La realtà socio-culturale del Trentino e il ruolo della Cooperazione, in A.A.V.V., Quale futuro per la cooperazione?, Federazione dei Consorzi Cooperativi di Trento, 1991, pp.55-62
 
Prefazione a G.Osti, Gli innovatori della periferia. La figura sociale dell’innovatore nell’agricoltura di montagna, Reverdito, Trento, 1991, pp.7-10
 
Processi di globalizzazione ed appartenenza etnica, in A.A.V.V. Relazioni etniche: vivere in una società plurilingue, ASTT, Bolzano, 1992, pp.147-153
 
Funzioni della ricerca empirica nello svolgimento del pensiero sociale contemporaneo, in A.A.V.V., Le scienze sociali europee sul finire del XX secolo. Sfide demografiche, tecnologiche, epistemologiche, Regione Autonoma di Trento, Trento, 1992, pp.65-70
 
Domanda di educazione e cultura nelle zone rurali, in A.A.V.V. L’educazione degli adulti nelle comunità rurali. Operatori culturali nei paesi dell’arco alpino, Provincia Autonoma di Bolzano – Alto Adige, 1992, pp.66-77
 
Comunità oggi. Alcune considerazioni sulla base di ricerche empiriche, in G.Dalle Fratte (a cura di), La comunità tra cultura e scienza. Il concetto di comunità nelle scienze umane, Armando, Roma, 1993, pp.199-220
 
 Problemi e politiche dello sviluppo rurale: aspetti sociologici”, in G.Cannata (a cura di), Lo sviluppo del mondo rurale: problemi e politiche, istituzioni e strumenti – Atti del XXXI convegno di studi della SIDEA, Campobasso, 22-24 settembre 1994, Società italiana di Economia Agraria – Il Mulino, Bologna, pp.87-116
 
Cultura delle pluri-appartenenze e della pluri-identità: quale cooperazione nell’Unione Europea, in A.A.V.V., Le diversità regionali in Europa. Il ruolo delle loro culture nella costruzione dell’unione europea, Regione Autonoma Trentino – Alto Adige, Assemblea delle Regioni d’Europa, Centro Europeo per le culture tradizionali e regionali.Atti del Convegno di studio 1 ottobre 1993, Trento, 1994, pp.141-149
 

 Analysis of Regional Differences in the Values of Europeans, in Ruud de Moor (ed.) Values in Western Societies, Tilburg University Press, Tilburg, 1995, pp.179-194
 
L’Italia tra post-modernità e neo-tradizione: un’ipotesi conclusiva non storicista, in G.Capraro (a cura di), I valori degli europei e degli italiani negli anni Novanta, Regione Autonoma Trentino – Alto Adige e Università degli Studi di Trento, Trento, 1995, pp.525-544
 
Strutture e processi sociali in Alto Adige. Dati generali, in A.Carli, K.Civegna, I.von Guggenberg, D.Larcher, R.R.Pezzei (a cura di), Zweisprachlernen in einem mehrsprachigen Gebiet – L’apprendimento della seconda lingua in un contesto plurilingue, Provincia Autonoma di Bolzano – Alto Adige, Bolzano, 1995, pp.15-22
 
La qualità della vita nelle città alpine con particolare riferimento a Bolzano, Merano, Rovereto, Trento, in R.Contro (a cura di), Qualità della vita nelle città alpine Regione Autonoma Trentino-Alto Adige, Trento, 1996, pp.599-638
 
 Appartenenza e mobilità socio-territoriali: Primi risultati di un'indagine su operatori turistici nel nord-Est italiano, in A. Gasparini (ed.), Nation, ethnicity, minority and border. Contribution to an international sociology, Isig, Gorizia, 1998, pp.187-195
 
I valori dei giovani nell'Europa di oggi: presentazione di un'inchiesta,in  S.Bucci (a cura di), Giovani società educazione nell'Europa del 2000,  Università degli Studi di Perugia, Perugia,1998, pp.37-56
 
Mondi vitali tra indifferenza e conflittualità, in A:A:V.V. Società civile e mondi vitali, Rezzara, Vicenza, 1999, pp.19-36
 
La dimension sociologique des évolutions démographiques, in J.D. Lecaillon (sous la direction de), Les enjeux de la démographie européenne, Guilé Foundation Press, Boncourt and Thesis Verlag, Zuerich, 2001, pp. 57-76
 
Un’analisi sociologica del turismo, in A.Leonardi e H.Heiss (a cura di), Turismo e sviluppo in area alpina. Secoli XVIII-XX, StudienVerlag, innsbruck, Wien, Muenchen, Bozen, 2003, pp.145-164
 
La gestion de l’eau par bassins: un moyen de résoudre des conflits, in La politique européenne de l’eau, Les Dossiers Européens, Paris, 2005
 
Teoria e struttura sociale in Robert.K.Merton, in G.Pollini, A.Pretto (a cura di), Sociologi: teorie e ricerche. Sussidio per la storia dell'analisi sociologica, Angeli, Milano, 2009,
 
 La differenziazione territoriale degli orientamenti etici. I casi delle aree culturali italiana e tedesca nei primi anni del Duemila, in Cavanna D., Salvini A, Per una psicologia dell’agire umano. Scritti in onore di Erminio Gius, Angeli, Milano, 2010, pp.521-539.
 
I valori socio-politici: fiducia, libertà, solidarietà,  in  G. Rovati (a cura di), Uscire dalle crisi. I valori degli italiani alla prova, Vita e Pensiero, Milano, 2011, pp.265-345
 
I valori socio-politici degli italiani: tendenze di mutamento nell’ultimo trentennio e comunanze o specificità rispetto agli altri popoli europei, in G.Pollini, A.Pretto, G.Rovati (a cura di), L’Italia nell’Europa: i valori tra persistenze e trasformazioni, Angeli, Milano, 2012, pp.359-452
 
Valori nell’Europa mediterranea, in P.Lacorte, V.A.Aresta (a cura di), Il Mediterraneo. Dalla multiculturalità all’interculturalità, Pensa multimedia, Lecce, 2012, pp.227-253
 
Antipolitica e frammentazione sociale, in A:A.V.V. Cultura e rigenerazione delle istituzioni, Edizioni Rezzara, Vicenza, 2013, pp.107-128

Il sociologo nella gestione del territorio e dell'ambiente, in A.Perino e L.Savonardo (a cura di), “Sociologia, professioni e mondo del lavoro”, Associazione Italiana di Sociologia, EGEA SpA,, Milano, 2015, pp.247-266
 
 Sentimento di appartenenza territoriale, in R.Serra, M.Pascoli (a cura di), Nuovi sentieri sociologici, Angeli, Milano, 2018, pp.79-95

Il Sessantotto a Trento: un'analisi non convenzionale, in M. Villa (a cura di), Il mio Sessantotto. Uno sguardo antropologico su memorie, immagini e narrazioni, Carocci, Roma, 2019, pp.105-120
 
 
5.5 VOCI IN DIZIONARI
 
 Analisi di contenuto (pp.70-77), Analisi fattoriale (pp.77-84), Campagna (pp.194-200), Metodologia (pp.733-743), Misurazione (pp.776-783), Mutamento (pp.800-807), Nazione (pp.808-817), Osservazione (pp.868-874) e Sistemica (pp.1137-1147) in F.Demarchi, A.Ellena (a cura di) Dizionario di sociologia, Paoline, Milano, 1976, ristampate con la voce aggiuntiva Territorio (pp.2206-2211) in F.Demarchi, A.Ellena, B.Cattarinussi (a cura di), Nuovo dizionario di sociologia, Paoline, Cinisello Balsamo, 1987
 
Territorial Belonging, in E.F. Borgatta, R.J.V. Montgomery,   Encyclopedia of Sociology (second edition), Macmillan Reference USA, 2000, pp.3128-3137
 
 
5.6 ARTICOLI SCIENTIFICI IN RIVISTE
 
Il Colloquio di Bruxelles sulle regioni frontaliere europee, in “Prospettive di efficienza”, 10, 1970, n.5-6, pp.171-176
 
Fattori della situazione confinaria: una ricerca empirica, in “Prospettive di efficienza – Numeri Unici di Sociologia”, 11, 1971, n.11-12, pp.1-19
 
Il bilinguismo: problema sociologico delle aree confinarie, in “Skolast”, 18, 1973, n.5, pp.23-28
 
Problemi di misurazione in sociologia, in “Prospettive di efficienza – Numeri Unici di Sociologia”, 13, 1973, pp.39-74
 
Ha ancora un significato la sociologia urbana?, in “La ricerca sociale”, 1974, n.7/8, pp.77-89
 
Entitività delle etnie e conflittualità interetnica, in “Studi di sociologia”, 13, 1975, n.3-4, pp.302-322
 
Recenti orientamenti degli studi sociologici sulla problematica etnica, in “Aggiornamenti – Aktuell”, 1975, n.2-3, pp.5-35
 
Verso un’analisi sociologica del bilinguismo, con particolare riferimento ad un’indagine su un’area plurilingue del Trentino – Alto Adige, in "Aggiornamenti – Aktuell", 1976, n.1-2, pp.15-35
 
Sulle potenzialità di impiego dell’analisi fattoriale negli studi interdisciplinari per la programmazione regionale, in “La ricerca sociale”, 1976, n.13, pp.49-61
 
Pluralismo etnico e migrazioni internazionali. Recenti contributi sociologici sulla persistenza delle solidarietà etniche e sui rapporti interetnici, in “Studi Emigrazione”, 43, 1976, pp.279-318
 
Domanda di bilinguismo in una città mistilingue: Bolzano, in “Quaderni per la promozione del bilinguismo”, n.14, 1976, pp.1-16
 
Pluralismo etnico e migrazioni internazionali. Recenti contributi sociologici sulla persistenza delle solidarietà etniche e sui rapporti interetnici, in “Studi Emigrazione”, n.43, 1976, pp.279-318
 
Conferenza regionale sulle autonomie locali, in “Rivista trimestrale di Scienza dell’Amministrazione”, 24, 1977, n.1, pp.163-169
 
Pianificazione e sviluppo delle aree rurali. Risultati del IV Congresso Mondiale di Sociologia Rurale, in “Animazione sociale”, 1977, n.22, pp.53-61
 
Influenza di fattori ambientali nei processi di scelta, in “Centro di orientamento professionale della Provincia Autonoma di Trento, Quaderno” n.2, 1977, pp.5-46
 
Struttura e attività del Dipartimento di Organizzazione del Territorio della Libera Università degli Studi di Trento, in “Sociologia Urbana e Rurale, I, 1979, n.1, pp.65-73
 
(con G.F.Summers), Conviene industrializzare le aree rurali?, in "Economia trentina", XXVIII, 1979, n.2-3, pp.47-61
 
Crisi della città e ruolo della sociologia nella pianificazione del territorio, in “Sociologia Urbana e Rurale”, n.6, 1981, pp.151.156
 
Dall’analfabetismo come stato di fatto all’analfabetismo come condizione accettata: tentativi di analisi causale, in Il fenomeno dell’analfabetismo in Lombardia, “Quaderni della Regione Lombardia”, 88, Istruzione, 1982, pp.103-119
 
Tentativo di composizione interdisciplinare dei contributi al seminario “Territorio e simboli”, in “Sociologia Urbana e Rurale”, n.12, 1983, pp.91-98
 
Il sentimento di appartenenza territoriale in aree marginali, in “Studi sociali”, XXIII, 1983, n. 9-10, pp.101-115
 
Urbanizzazione e crisi ambientale, in “Sociologia urbana e rurale”, n.14-15, 1984, pp.241-248, ristampato in P.Guidicini, F.Martinelli, G.Pieretti (a cura di), Città e società urbana in trasformazione, Angeli, Milano, 1985, pp.241-248
 
A margine di un’inchiesta, in “La Rivista del Clero Italiano”, n.65, 1984, pp.538-542
 
Alla ricerca delle radici delle differenziazioni interne della cultura dei giovani adolescenti, in “Scuola e cultura iniziative”, 5, 1985, n.4, pp.41-68
 
Aspetti sociologici della marginalità in Bassa Valsugana, Tesino e Vanoi, in “Economia Trentina”, n.3, 1985, pp.75-83
 
(coautori G.Girardi e P.Stefanini), Indagine su problemi e attese degli organismi gestionali delle scuole equiparate dell’infanzia. Organizzazione e metodologia di una ricerca sul campo, in “Il Quadrante Scolastico, n.27, 1985, pp. 104-114
 
La scuola di formazione dei gestori in fase sperimentale: una valutazione dei risultati, in “Il Quadrante Scolastico, n.28, 1986, pp.125-145
 
Capacità di autonomia scolastica e ruralità-urbanità del contesto sociale, in “Il Quadrante Scolastico”, n.33, 1987, pp.108-117
 
Appartenenza e comunità, in “Il Quadrante Scolastico”, n.37, 1988, pp.154-171
 
Tra comunità ecologica e comunità di cultura. Sintesi di un dibattito, in “Il Quadrante Scolastico”, n.38, 1988, pp.118-128
 
L’appartenenza territoriale nella società industriale, in “Annali di Sociologia/Soziologisches Jahrbuch” n.4, 1988, vol.II, pp.333-356 (tradotto anche in tedesco)
 
Le identità regionali europee di fronte alla modernizzazione, in “Dimensioni dello sviluppo” 1990, n.4, pp.45-53
 
Quali obiezioni ad un sistema di autonomie scolastiche?, in “Il quadrante scolastico”, 13, 1991, n.48, pp.123-131
 
Scuole dell’infanzia: la domanda educativa e le valutazioni dei genitori in un’indagine nel Trentino. Verso un’analisi causale, in “Il quadrante scolastico”, 15, 1992, n.54, pp.97-115 e 15, 1992, n.55, pp.80-127,
 
Valutazioni conclusive dei risultati dell’indagine sugli utenti delle scuola materne del Trentino, in “Il quadrante scolastico”, 56,1993, pp.138-144
 
Nord-Est: una costruzione mentale per favorire la dominanza veneta? Alcune riflessioni, in “Nord-Est”, n.4, 1994-95, pp.15-18
 
L'attualità di Martino Martini: per relazioni con la Cina che non siano solo rapporti d'affari, in “Studi su Martino Martini, Studi Trentini di Scienze Storiche”, LXXVII, 1998, n.4, Supplemento, pp. 673-677
 
Identità e identificazioni etnico-nazionali/Etnische-nationale Identitaeten: ein keineswegs zwangslaeufiger Zusammenhang, in “Annali di Sociologia- Soziologisches Jahrbuch”, 12, 1996 (edito 1999), I-II, pp. 197-218 /219-244
 
Orientaciones de valor sociopoliticas en Europa: Existe alguna especifidad del area euromediterranea? in Los valores hoy (numero monografico)  « Quaderns de la Mediterrania », 5, 2005, pp.53-64
 
La promocio’ de l’autonomia local dins les fronteres del Consell d’Europa, in "Diàlegs", 9, 2006, n.31, pp.87- 107
 
Sviluppo economico e globalizzazione tra valori della modernità e valori della “non modernità” (pre e post), in "Idee" - Nuova Serie, III, 2013, n.6, pp.115-141
 
5.7 RAPPORTI DI RICERCA
 
Ricerca sulla ristrutturazione territoriale-amministrativa del Trentino:
         -Rapporto sulle interviste a testimoni qualificati. I risultati dell’analisi fattoriale, Dipartimento di Organizzazione del Territorio, Libera università degli Studi di Trento, Trento, 1975, pp.41-70
          -(coautori S.Goglio e G.Pola) Sulle dimensioni ottimali di produzione di alcuni servizi di competenza della Provincia Autonoma di Trento, Dipartimento di Organizzazione del Territorio, Libera Università degli Studi di Trento, 1976, pp.108 (di R.Gubert i capitoli su settore scolastico, settore socio-sanitario e settore trasporti)
 
Ricerca sui boscaioli e sulla prima lavorazione del legno in Trentino:
         -Aspetti organizzativi del mercato e della prima lavorazione del legname in Provincia di Trento, Trento, 1978, pp.212
         -Indagine sui boscaioli trentini. Primi risultati globali delle interviste, Trento, 1978, pp.64
 
Ricerca sull’agriturismo in provincia di Trento: valutazione dei risultati del primo intervento legislativo della Provincia Autonoma di Trento:
Rapporto alla Provincia Autonoma di Trento
 
Documento programmatico - Commissione per lo studio e l’assistenza tecnica all’attuazione di un progetto integrato di sviluppo delle zone svantaggiate del Vanoi e del Mis,  Provincia Autonoma di Trento, 1992
 
Nota su andamento demografico, dinamica economica e fabbisogno di aree fabbricabili nel Comune di Canal San Bovo (prov. di Trento), Trento, 2008
 

6. APPARTENENZA A SOCIETA' E LORO COMITATI SCIENTIFICI

1977-79 Responsabile per l’Italia del “Gruppo dei sociologi rurali mediterranei”, Montpellier, Presidente prof. Pierre Boisseau
 
Membro del Research Committee on Social Ecology dell’International Sociological Association
 
1983-85 membro del Comitato Scientifico della Sezione “Sociologia del territorio” dell’Associazione Italiana di Sociologia
 
1985-89  Membro del Direttivo dell'Associazione Italiana di Sociologia e nel 1987 suo Vicepresidente
 
1984-1990 Membro del Council e poi dello Scientific Committee dell'European Society for Rural Sociology
 
1994-1998 Membro del Direttivo dell'International Institute of Sociology
  1989-2019  Membro del Consiglio di Amministrazione dell'Associazione italo-tedesca di Sociologia
 
 
7. PRINCIPALI CARICHE IN ISTITUTI  DI RICERCA
 
1985-89  Membro del Comitato Scientifico del Centro Ricerche Aree Montane, INEMO, Roma
 
1989-2012  Membro del Comitato Scientifico dell'Istituto di Sociologia Internazionale di Gorizia e  dal 2007 suo Presidente
 
1992-1996 Membro del Comitato Scientifico dell'Europaeische Akademie di Bolzano
 
1989-2008 Membro dello Steering Committee dell'European Values Systems Study Group, poi del Council dell’European Values Study, Università Cattoliche di Tilburg (Paesi Bassi) e Lovanio (Belgio)
 
 
8. RESPONSABILITA' EDITORIALI
 
1969-74 Membro del Comitato di redazione della rivista "Prospettive di Efficienza-Numeri Unici di Sociologia" di Trento
 
1975-78 Membro del Comitato di redazione della rivista "La ricerca sociale" di Bologna
 
dal 1976 Membro del Comitato di redazione e poi del Comitato Scientifico della rivista "Studi di sociologia" dell'Università Cattolica di Milano
 
1979-80 Corresponding editor della rivista "Sociologia Ruralis- Journal of the European Society for Rurali Sociology", Wageningen (Olanda)
 
dal 1985 Membro del Comitato Scientifico della rivista "Annali di sociologia-Soziologisches Jahrbuch" di Trento e dal 1992 suo Direttore responsabile
 
1988- ….. Membro del Comitato Scietifico della rivista “Dimesioni dello sviluppo” dell’AVSI di Cesena
 
1991- ….. Membro dell’International Editorial Board della rivista “Eastern European Countryside”
 
1991-……Membro del Comitato Scientifico della rivista “Persone e Imprese”
 

9. CONVEGNI E CONFERENZE

9.1 RELAZIONI UFFICIALI A CONVEGNI (escluse Comunicazioni)
 
Il ruolo della scuola trentina nella realizzazione di un nuovo modello di società e nella programmazione economica e sociale, “Corso di aggiornamento culturale sui problemi della scuola”, Ufficio scuola DC, Varone di Riva, 8 settembre 1978
 
La complessità della differenziazione sociale dello spazio urbano: implicazioni per la definizione degli obiettivi di pianificazione dei centri storici, I Meeting dei sociologi urbani italiani, Rimini, 1-3 maggio 1981
 
Il contributo della sociologia all’analisi dei centri storici urbani e rurali Corso di formazione e di aggiornamento culturale e tecnico sui problemi degli insediamenti storici, Provincia Autonoma di Trento, San Lorenzo in Banale, 18 marzo – 29 giugno 1981
 
Il problema degli handicappati visto dalla sociologia, “Anno internazionale delle persone handicappate 1981”, Fiera di Primiero, 19 marzo 1982
 
Cultura e territorio in Trentino, “Convegno sulla promozione culturale nel Trentino”, Provincia Autonoma di Trento, Assessorato alle Attività Culturali, Trento, 5 giugno 1982
 
A factorial ecological study of Trento (Italy) as a tool for urban policy, X World Congress of Sociology, Mexico City, 16-21 agosto 1982
 
Migranti e cultura: all’esodo come al rientro, con particolare riferimento al Trentino – Alto Adige, Giornata dei migranti,  ANEA, Trento, 26 settembre 1982
 
L’ambiente rurale in una problematica di sottosviluppo, Università di Padova, 11 ottobre 1985
 
Mutamento sociale e devianza, Convegno SIULP, Riva del Garda, 31 maggio 1986

L'agricoltura nella società e la sociologia rurale, Assemblea Movimento giovanile dell'Unione Contadini della Provincia di Trento, Trento, 29 novembre 1987
 
Equilibri e squilibri demografici dei piccoli comuni montani e politica delle infrastrutture e dei servizi, Convegno su “Piccoli comuni montani: realtà e prospettive” UNCEM, Sant’Orsola Terme, 20 maggio 1989
 
Persistenza e trasformazione delle identità regionali in Europa, Convegno internazionale “L’identità regionale in Europa”, Regione Autonoma Trentino – Alto Adige e Assemblée des Régions d’Europe, Trento, 9-10 ottobre 1990
 
Aspetti sociali della marginalità agricola, Conferenza nazionale “Dallo spreco di suolo al progetto dell’ambiente”, CNR – Progetti finalizzati IPRA e RAISA, Milano, 25 gennaio 1991
 
Continuità e discontinuità nell’analisi sociologica delle minoranze etniche in Italia, Convegno nazionale su “Minoranze autoctone, minoranze immigrate. I possibili contributi della sociologia” ISIG, Gorizia, 5 febbraio 1991
 
Valori e azioni. Primi risultati di una ricerca europea, Ciclo di conferenze “Valori e politica in dimensione europea. Le radici etiche del pensiero politico”, Centro di Cultura Antonio Rosmini, Trento, 24 aprile 1991
 
Il ruolo dell’agriturismo nello sviluppo delle aree marginali, Convegno Europeo Interdisciplinare “L’agriturismo, ieri, oggi, domani. Problemi e riflessioni”, Università di Pavia, 17-18 maggio 1991
 
La civiltà contadina e la società attuale, Convegno “Agriturismo: realtà e prospettive” Mediocredito Trentino – Alto Adige, Roncegno, 29 giugno 1991
 
Appartenenze territoriali tra vecchio e nuovo, IV Convegno nazionale Associazione Italiana di Sociologia – Sezione Sociologie del Territorio, “Le nuove forme di urbanità. La trasformazione dei modi di aggregazione in città e in campagna” Bologna, 14-15 novembre 1991

Les identités régionales aux frontières de l'Italie du Nord-Est, Association Internationale des sociologues de langue française (AISLF), Journées de travail “Identités, Espaces, Frontiéres dans la problematique européenne”, Grenoble, 29-30 novembre 1991
 
Processi di globalizzazione e appartenenza etnica, Incontri all’Accademia su “Relazioni interetniche. Vivere in una società plurilingue”, Bressanone, 15 febbraio 1992
 
Il contesto socio-religioso in Italia in prospettiva sociologica, Convegno di aggiornamento teologico, Pontificia Facoltà di Scienze dell’Educazione Auxilium, Frascati, 30 aprile – 3 maggio 1992
 
Il sentimento di appartenenza territoriale: rapporti con l’appartenenza etnica, Colloque international “Les minorités ethniques en Europe”, Région Autonome Vallée d’Aoste, Aoste, les 25-26-27 mai 1992
 
Domanda di educazione e cultura nelle zone rurali, 2° Congresso Internazionale “L’educazione degli adulti nelle comunità rurali” Provincia Autonoma di Bolzano e Land Tirolo (Assessorati alla cultura), Stella di Renon (Alto Adige), 1-5 giugno 1992
 
Granice:vove barijere ili nove spojnice?. Convegno Etnicitet, granice, Europa, Brioni, Croazia – Gorizia, Italia, 18-21 settembre 1992, Istituto di Sociologia Internazionale di Gorizia e Sveuciliste u Rijeci Odiel Humanistickih Znanosti – Sveucilista iz Trsta
 
Valori sociali e politici, identità e appartenenza - Europa, Convegno internazionale “Valori degli europei – European values” Trentanni di sociologia 1962-1992, Trento, 1-2 ottobre 1992
 
Prospettive metodologiche in sociologia, Convegno “In attesa del duemila”, Istituto Trentino di Cultura e Associazione Italo-tedesca di Sociologia, Trento, 14 dicembre 1992
 
Società pluriculturale: attese e ruolo dei giovani, Convegno “Realtà socio-culturale di Brunico: situazione attuale e stimoli per il futuro”, Comune di Brunico, Provincia Autonoma di Bolzano e Università Popolare Alpi Dolomitiche, Brunico, 5 giugno 1993
 
Evoluzione delle identità e loro salvaguardia da parte delle comunità interessate; mutamento dei valori e degli orientamenti culturali nei rispettivi contesti, e Identità culturale del Trentino Convegno “Da un conflitto internazionale a un comune impegno europeo. A cinquant’anni dall’Accordo Degasperi-Gruber”, Regione Autonoma Trentino – Alto Adige, Bolzano, 11-12 giugno 1993
 
La montagna e le sue risorse: aspetti economici e sociali, Federazione Italiana Salariati Braccianti Impiegati e Tecnici Agricoli, 1° Settimana di incontro su “La montagna, la gente, il lavoro”, Predazzo, 5-10 luglio 1993
 
(con L.Tomasi), L’appartenenza territoriale tra ecologia e cultura, Convegno di studio “Le diversità regionali in Europa. Il ruolo delle loro culture nella costruzione dell’unione europea”, Regione Autonoma Trentino – Alto Adige, Assemblea delle Regioni d’Europa e Centro Europeo per le culture tradizionali e regionali, Trento, 1 ottobre 1993
 
Problemi dello sviluppo rurale: aspetti sociologici, XXXI Convegno di studi “Lo sviluppo del mondo rurale: problemi e politiche, istituzioni e strumenti”, Università degli Studi del Molise – Società Italiana di Economia Agraria, Campobasso, 22-24 settembre 1994
 
La dimensione provinciale nel contesto italiano. Profili sociologici (l’appartenenza), Assemblea nazionale “Identità e ruolo della Provincia nel sistema delle autonomia”, Unione delle Province d’Italia, Roma, 6-7 ottobre 1994
 
Quale società per quale famiglia, Incontro “Rileggendo la lettera del Papa sulla Famiglia”, Centro Culturale di Milano, 27 febbraio 1995
 
Matrimonio e convivenza: aspetto sociologico, Tavola rotonda “Matrimonio – convivenza”, Comune di Bologna – Quartiere Santo Stefano 5 maggio 1995
 
Region Tirol, Internationale Tagung “Europa und seine Regionen, Oesterreichisches Ost – und Suedosteuropa Institut, Wien, 20 -22 September 1995
 
Futuri assetti istituzionali e ruolo delle popolazioni di lingua e cultura minoritaria, Convegno “Le ragioni delle minoranze nello sviluppo dell’autonomia”, Union Autonomista Ladina, Pozza di Fassa, 26 aprile 1997
 
La politica, l’ambiente, le istituzioni dell’autonomia, Convegno nazionale “I valori dei trentini”, Università degli Studi di Trento, Trento, 6-7 giugno 1997
 
La formazione al servizio sociale in Italia: strategie, contenuti e prospettive professionali. Il punto di vista della sociologia, Convegno internazionale su “Gli operatori sociali nel Welfare Mix”, Università di Trento, Riva del Garda, 20-21 maggio 1999
 
Varieties of social encounters and socio-territorial belonging: the case of tourist operators, 34th World Congress of International Institute of Sociology on “Multiple modernities in an era of globalization”, Tel Aviv, Juy 11-15, 1999

ZA Data Confrontation Seminar on the European Values Survey 1999, Cologne, 13 – 17 dicembre, 2000
 
Simboli e ordinamenti politici, Colloquio italo-tedesco, Villa Vigoni, Loveno di Menaggio, 10-11 settembre 2001
 
Valori e appartenenze sociali, Presentazione del volume, Istituto Luigi Sturzo, Roma, 8 giugno 2005
 
Pace e soluzione dei conflitti nell’attuale situazione mondiale, Tavola rotonda, ISIG e IUIES, Gorizia, 5 maggio 2006
 
I valori degli Europei. Una ricerca comparativa per i paesi del''Europa, Seminario su “La doppia secolarizzazione: la situazione religiosa della Romania post-comunista”, ISIG, Gorizia, 9 maggio 2008

Valori nell’Europa mediterranea: tendenze di mutamento, VII Convegno nazionale di Ostuni, 28-30 ottobre 2010

Antipolitica e frammentazione sociale, 45° Convegno sui problemi internazionali “Cultura e rigenerazione delle istituzioni”, Istituto di scienze sociali “Nicolò Rezzara” di Vicenza, Recoaro Terme, 14-16 settembre 2012
 
I valori socio-politici degli italiani: tendenze di mutamento nell’ultimo trentennio e comunanze o specificità rispetto agli altri popoli europei, Convegno su “L’Italia nell’Europa: i valori tra persistenze e trasformazioni”, Università di Trento, Trento, 22 novembre 2012
 
Sviluppo economico e globalizzazione tra valori della modernità e valori della non-modernità (pre e post), Seminario Internazionale di studi italo-tedeschi su “Valori, finanza e sviluppo economico in Europa e nel mondo globalizzato”, Accademia di studi italo-tedeschi – Merano, 12-13 dicembre 2012

La causa montana per l'oggi e per il domani, Giornata di studio su La Causa Montana, CAI e Associazione ex-parlamentari della Repubblica, Trento Film Festival, Trento, 30 aprile 2016

Intervento su I saperi sociologici tra formazione e professione, Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale, Università di Trento, 5 maggio 2016
 
Trento Innsbruck European Research Seminars (TIERS) in European Integration, 9-10 dicembre 2019, Università di Trento
 
9.2 PRESIDENZA DI CONVEGNI, DI SESSIONI DI CONVEGNI
 
Sessione Il mutamento sociale nell’area montana, Convegno “Comunità montane in transizione negli anni Ottanta”, Università di Trento, 19-21 ottobre 1981,
 
Gruppo di lavoro Le comunità rurali e montane,  1° Congresso di Sociologia del Territorio “Le unità sociali territoriali e l’intervento professionale del sociologo”, Grosseto, 26-28 aprile 1985
 
Convegno Giovani oggi: esperienze, confronti, prospettive, Provincia Autonoma di Bolzano – Alto Adige, Bolzano, 1985
 
Convegno “Brasile, Le sfide della transizione”, Università di Trento, 12 novembre 1987
 
Sessione Religion and food supply, VII World Congress for Rural Sociology “Food security and rural development”, Bologna, 26 giugno – 2 luglio 1988
 
Parte I L’appartenenza socio-territoriale, Convegno “Appartenenza e comunità. Aspetti sociologici, storici e amministrativi”, Università di Trento, 6 – 9 ottobre 1988
 
Convegno “Educazione permanente oggi in Alto Adige”, Provincia Autonoma di Bolzano, Bolzano, 11 novembre 1988
 
Sessione Sociology and social policy formation in the mountain and peripheral areas, XXIXth International Congress, Institut International de Sociologie, “The status of sociology as a science and social policy formation”, Roma, 12 – 16 giugno 1989
 
Convegno internazionale I fattori culturali dello sviluppo, Università di Trento, Dipartimento di Teoria, Storia e Ricerca Sociale, Trento, 6-7 dicembre 1990
 
Sessione Le Play et ses continuateurs face au catholicisme social, XXI Conference “Religion et economie” Société Internationale de Sociologie des Religions, Maynooth – Ireland, 19-23.8.1991
 
Sessione La sociologia di Robert E. Park (parte I) Convegno internazionale “Immigrazione, integrazione e culture”, Dipartimento di Teoria, Storia e Ricerca Sociale – Università di Trento, Trento, 8-9-10 ottobre 1991
 
Sessione: Movimenti giovanili, assimilazione e relazioni etniche, Convegno internazionale “I giovani non europei ed il processo di integrazione. Per una cultura della tolleranza”, Associazione Culturale Studi Asiatici, Trento, 11-12 ottobre 1991
 
Seminario di studio “Educazione permanente. Quale futuro?”, Provincia Autonoma di Bolzano – Alto Adige, Appiano, 27 novembre 1991
 
Sezione sociologica, Convegno “Consenso sociale e buona amministrazione nei parchi di montagna” Parco Adamello Brenta e Centro Internazionale di Ricerche Sociali sulle Aree Montane (CIRSAM), Molveno (TN), 7-9 maggio 1992
 
Convegno Internazionale “I valori degli europei – European values”, , Università di Trento – Trent’anni di Sociologia 1962-1992, Trento, 1-2 ottobre 1992
 
Sessione 2^, Convegno “Società dell’informazione di fine millennio. Una prospettiva estetica?” Dipartimento di Analisi Economica e Sociale del Territorio – Istituto Universitario di Architettura di Venezia, Venezia, 28 maggio 1993
 
Sessione: I cento anni della sociologia di Chicago, Convegno internazionale “La tradizione della Scuola ecologica di Chicago e le prospettive della sociologia contemporanea” Dipartimento di Teoria, Storia e Ricerca Sociale, Università di Trento, 6-7 ottobre 1993
 
(con S. Abbruzzese), Seminario “La sociologia di Raymond Boudon” Università di Trento, 16-17 giugno 1994
 
Presentazione del volume La vita religiosa. Per una sociologia della vita consacrata, Istituto Luigi Sturzo, Roma, 25 maggio 1995
 
Incontro su: Quali scenari per il futuro dell’Albania?, Istituto di Sociologia Internazionale di Gorizia, Roma, 30 luglio 1997
 
Gruppo di lavoro: L’identità nell’Europa delle diversità, Convegno internazionale “I confini dell’Europa – Die Grenzen Europas – The borders of Europe” Regione Autonoma Trentino Alto Adige e Associazione Italo-tedesca di Sociologia, Trento, 30-31 marzo 2007
 
Sessione I Convegno “L’Italia nell’Europa: i valori tra persistenze e trasformazioni”, Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale dell’Università di Trento, 22 novembre 2012
 

10. PRINCIPALI CARICHE ACCADEMICHE
 
1980-87 Membro eletto del Consiglio di Amministrazione dell'Opera Universitaria di Trento e 1983-87 suo Vicepresidente
 
1982-83 Membro della Commissione di Ateneo, Università di Trento
 
1987 Presidente del Consiglio di Indirizzo “Strutture e Processi Culturali” della Facoltà di Sociologia dell’Università di Trento
 
1984-87 e 1989-1996 Membro eletto del Consiglio di Amministrazione dell'Università di Trento
 
1984-90 e 1991-93 Direttore del Dipartimento di Teoria, Storia e Ricerca Sociale dell' Università di Trento

11. NOTIZIE BIOGRAFICHE
 
Nato a Primiero (Trento) l'11 agosto 1944; primo di 11 figli
 
Residente a Primiero San Martino di Castrozza (Trento), fraz. Tonadico, via Roma 55
 
Domiciliato a Trento, via del Nespolar 33
 
Stato civile: coniugato; 9 figli, dei quali cinque sposati (13 nipoti), uno frate carmelitano e tre in famiglia
 
12. PRINCIPALI ATTIVITA’ SOCIALI
 
Responsabile di istituto di Gioventù Studentesca (studi superiori 1960-65 a Trento)

Aderente al Movimento Oasi, fondato dal gesuita padre Virginio Rotondi, Centro per un Mondo Migliore, (Rocca di Papa)

Presidente diocesano della FUCI – AUCT (studi universitari a Trento, 1965-69, e alcuni anni successivi)

Membro del Gruppo Famiglie (guidato da don Gianfranco Corradi), primo sorto nella diocesi di Trento

Tra i fondatori nel Trentino del Movimento per la Vita

Nel Direttivo e poi Presidente per un ventennio dell’Associazione trentina della famiglia (già “Associazione delle famiglie numerose” del Trentino

Tra i fondatori nel Trentino e primo presidente del Sindacato delle Famiglie (SIDEF)

Tra i fondatori nel Trentino del Forum delle associazioni familiari.

Tra i fondatori del Centro Studi “Martino Martini”, Trento, membro del Consiglio di Amministrazione, per due mandati suo Presidente.
 
Membro della Consulta dei laici della Diocesi di Trento in rappresentanza dell'Associazione Trentina della Famiglia
 
13. PRINCIPALI ATTIVITA’ AMMINISTRATIVE
 
Consigliere comunale a Tonadico e a Fiera di Primiero
 
Membro dell’Assemblea del Comprensorio di Primiero e capogruppo DC
 
Assessore alla Pianificazione urbanistica del Comprensorio di Primiero
 
Membro del Consiglio di Amministrazione dell’Azienda di Soggiorno e Turismo di Primiero e San Martino di Castrozza
 
Membro della Commissione Urbanistica della Provincia Autonoma di Trento
 
Presidente della Cooperativa “Villa Alpina V. Pisoni” (casa per attività della FUCI-AUCT)
 
 
14. PRINCIPALI ATTIVITA’ POLITICHE[1]
 
Membro esterno cooptato del Comitato Regionale del Trentino – Alto Adige della DC (in seguito all’Assemblea degli esterni convocata dal segretario nazionale DC, F. Piccoli);

dal 1983 tesserato DC, poi membro del Comitato Provinciale della Dc Trentina e membro dell’Esecutivo Provinciale per le politiche sociali;

Tra i fondatori in Trentino del Movimento Popolare
 
1992 – 94 Segretario Provinciale della DC Trentina, trasformata poi in Partito Popolare del Trentino, parte del PPI;
 
dal 1995 Presidente di CDU del Trentino, poi, dal 1998, de Il Centro – Unione Popolare Democratica (federato con CDU), trasformato poi nel 2003 in Centro Popolare (con l'aggiunta facoltativa fino al 2006 di “Autonomista”)
 
1994-96 eletto alla Camera nella lista del Patto per l’Italia (PPI) (gruppo PPI e poi CCD); segretario della Commissione Agricoltura
 
1994-2006 Presidente dell’Associazione Parlamentare “Amici della Cina” fondata dall'on. Vittorino Colombo e guida di numerose visite parlamentari in Cina (dal 2006 Presidente onorario). Onorificenza ufficiale cinese come “Amico della Cina”
 
1995 – 2001 membro dell’Esecutivo nazionale CDU, responsabile per le politiche sociali (famiglia e scuola)
 
1996 –2001 eletto al Senato nella lista Polo delle Libertà del Trentino-Alto Adige, Collegio Valsugana, Fiemme e Fassa (Gruppo CDU, poi UDR, poi Misto Il Centro UPD), membro e vice-presidente della Commissione Difesa; membro capogruppo CDU delle Commissioni Bilancio, Attuazione della Riforma amministrativa, Questioni Regionali;
 
2001-2006 eletto al Senato nella lista Casa delle libertà del Trentino-Alto Adige, Collegio Valsugana, Fiemme e Fassa, (gruppo UDC) membro capogruppo UDC della Commissione Difesa, della Commissione Infanzia e della Commissione Questioni Regionali; membro delle Assemblee del Consiglio d’Europa e della UEO, Vice- presidente e per un mandato anche Presidente della Commissione Ambiente, Agricoltura e poteri locali e regionali dell’Assemblea del Consiglio d’Europa, relatore di importanti atti dell’Assemblea del Consiglio d’Europa in materia di politiche per la montagna e politiche di collaborazione transconfinaria; relatore di importanti atti dell’Assemblea della UEO sulle politiche di sicurezza in Europa e negli USA.
 
2001-2006 capogruppo PPE al Consiglio d’Europa per la Commissione Ambiente, Agricoltura e poteri locali e regionali
 
2006 candidato individuale al Senato nel Collegio della Valsugana, Fiemme e Fassa per il partito Centro Popolare Autonomista (ottenendo l’11% dei voti); non eletto:
 
 2006-2011 rappresentante del Centro Popolare Autonomista presso gli organi della Democrazia Cristiana per le Autonomie e come tale partecipe al 1° Congresso del Popolo delle Libertà a Roma
 
dal 2009 Presidente e poi Coordinatore  del Centro Popolare, Trento
 
dal 2012 conferma di socio della Democrazia Cristiana e partecipazione al XIX Congresso di Roma, poi invalidato; nel XIX Congresso DC di Roma del 2018, validamente convocato dall'Assemblea dei soci autorizzata dal Tribunale di Roma nel 2016, eletto nel Consiglio Nazionale e nella Direzione della Democrazia Cristiana. Nel 2019 eletto Presidente del Consiglio Nazionale della Democrazia Cristiana.
 
[1] Per le attività nel Parlamento, nell'Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa e nell'Assemblea Parlamentare della UEO si rimanda ai rispettivi siti internet di Camera, Senato, Consiglio d'Europa e Unione Europea Occidentale.
 

Targhe della Motorizzazione civile di qualità scadente che obbligano a reimmatricolare i veicoli con costi a carico dell’automobilista

di il 31 Dicembre 2019 in burocrazia, servizi pubblici con Nessun commento

Mercoledì scorso sono andato in un’officina autorizzata per la revisione periodica della mia “ammiraglia”, un VW Touareg 2500 cc diesel del 2003, ancora ottimamente funzionante senza problemi. Ma il centro revisioni non ha avviato i controlli per la revisione perché la targa non era pienamente riflettente, avendo subito qualche distacco modesto della pellicina che dà la riflettenza, risultando altrimenti del tutto integra e pienamente leggibile. Mi chiedo perché la Motorizzazione Civile, gestita tra l’altro dalla Provincia, non fornisca targhe che siano valide per la normale durata del veicolo. Se per qualche ragione non vuole farlo, sarebbe giusto che provvedesse essa a cambiare la targa a sue spese. Invece, per la scarsa qualità della targa fornita, fa pagare all’automobilista la reimmatricolazione del veicolo, con non indifferenti oneri economici e perdite di tempo. Se per garantire efficaci controlli notturni sull’identità dei veicoli è richiesta una targa riflettente, che questa venga fornita efficiente, capace di restarlo! E se il fornitore delle targhe è incapace di fabbricarne di buone, si cambi fornitore! L’addetto alla revisione mi ha detto che all’estero vi sono soluzioni valide, ma che la Motorizzazione Civile si rifiuta di adottarle! Per quali motivi? E intanto disagi e costi si scaricano sui cittadini!
Il giorno dopo mi sono recato agli uffici della Motorizzazione Civile di Trento. Nello strumento che rilascia il bigliettino di prenotazione per lo sportello non avevo nessuno che già fosse in attesa. Ma ci sono voluti tre quarti d’ora prima che potessi accedere a uno sportello. Le due impiegate addette non parevano motivate a far accedere nuovi utenti e, terminato il disbrigo della pratica in corso, con molti tempi morti in attesa di versamenti alle poste, se ne sono poi andate mettendosi il cappotto, presumibilmente per prendersi una lunga “pausa caffè”. Quando una terza impiegata ha chiamato il mio numero, mi dice che per avere il cambio targa serve un appuntamento, che però sarà possibile dopo l’Epifania. Osservo che nel frattempo scade la validità della revisione e mi dice che, se voglio fare in fretta, in un giorno, vada da un’Agenzia per le pratiche automobilistiche, ovviamente a pagamento. Osservo che già dover pagare centinaia di euri per cambiare una targa scadente fornita dalla Motorizzazione era una sorta di gabella non dovuta e che non intendevo pagare ulteriormente. Alla mia domanda come mai le targhe non venivano fornite di buona qualità, la cortese risposta è stata un comprensivo sorriso: la colpa era dello Stato. Mi chiese se ricordavo di avere il certificato di proprietà; non ricordandolo, mi ha chiesto di tornare all’indomani per fissare l’appuntamento, perché l’iter della pratica cambiava a seconda se avessi tali certificato o meno. Nessun avviso in merito sul sito internet.

Dopo la cattiva esperienza di mesi fa, di aver dovuto pagare due volte per una targa sbagliata, si ripete il disagio per il cittadino. Le impiegate (almeno le due che ho visto assentarsi) non sembravano motivate a servire gli utenti: cortesia avrebbe richiesto almeno di chiedere scusa a chi attendeva se si prendevano una “pausa caffè”. Come già per le visite mediche specialistiche, l’organizzazione mira non a servire al meglio l’utente, ma a spillargli soldi. Mesi di attesa per una visita oculistica o urologica se con ticket, ma nessuna attesa o attesa brevissima se si paga per intero la visita. Qui si tratta di favorire le Agenzie automobilistiche, ma a danno dei cittadini; pratiche subito pagando le Agenzie, pratiche lunghe di più settimane se si vuole pagare solo la tassa provinciale. Giunta del cambiamento: sveglia! I cambiamenti che servono al cittadino non sono solo quelli di scegliere un dirigente o un consulente al posto di un altro, ma soprattutto quelli che fanno sentire il cittadino non servitore o pollo da spennare, ma persona da “servire”.

scritto 19 dicembre 2019

Festival della Famiglia a Trento; anche il centro-destra a guida Lega schiavo del “politicamente corretto” in materia di aborto quale causa di crisi della natalità e di ruolo educativo e di cura della madre nei primi mesi di vita dei figli: sempre silenzio su aborto e asili nido per mandare le madri subito al lavoro fuori casa

Lunedì scorso, 2 dicembre, a Trento ho assistito all’incontro di apertura del Festival della Famiglia, che si è svolto all’insegna della continuità con i precedenti. Forse eccezioni parziali un Presidente nazionale del Forum delle Famiglie con un po’ più di coraggio, un assessore della Regione Lombardia, governata dal centro-destra, anziché dell’Emilia-Romagna governata dalla sinistra, una rappresentante della Federazione europea delle associazioni delle famiglie numerose che ha avuto il coraggio di lodare il governo ungherese per le sue politiche familiari, governo giudicato assai negativamente dal centro-sinistra. Non è molto, ma meglio di nulla per segnalare la presenza in Trentino di un “governo popolare autonomista del cambiamento”. Ciò che è mancato dal lungo pomeriggio da lei condotto con la consueta maestria professionale e cortesia verso tutti è il coraggio di sfidare, nelle relazioni e negli interventi, alcune posizioni ormai acquisite nel patrimonio del “politicamente corretto”, costruito soprattutto dal centro-sinistra.
Le propongo qualche esempio. Il primo e più evidente è stato il silenzio su una delle scelte possibili per uno dei componenti della coppia, assai più spesso della donna, di scegliere come propria occupazione la cura dei propri familiari, cura anche educativa per i figli. Il fatto che dopo la nascita del primo figlio molte donne lascino il posto di lavoro alle dipendenze di qualcuno per un altro lavoro, quello di cura del figlio, è visto come un fatto assai negativo cui rimediare. La ministra ha addirittura detto che per i primi 1000 giorni di vita di un bambino è essenziale la disponibilità di asili nido. Almeno per i primi 700 poteva prevedere la possibilità generalizzata di congedo lungo in parte retribuito, come la Regione, sotto la spinta della DC e in particolare di Pino Morandini, oltre che mio e di Paola Vicini Conci, fu realizzato anni fa. Sottostante a questa posizione la versione tradizionale femminista che la donna si realizza solo se lavora fuori della famiglia, anche se il tipo di lavoro è magari il medesimo, quello di cura.
Connessa a tale orientamento, vi è anche la sottolineatura di come il lavorare fuori casa sia una condizione favorevole per fare più figli. Lo si deduce dal fatto che i tassi di fecondità sono più alti nei paesi nei quali la quota di donne che lavora fuori casa è la più alta. Basterebbero cognizioni elementari di statistica per capire che una correlazione non equivale a un rapporto causa-effetto. Fa specie che simili errori siano ripetuti anche da coloro dalle cui decisioni dipendono le politiche sociali.

Altro tema taciuto è quello del contributo che alla denatalità ha dato e dà la legalizzazione e il finanziamento con pubblico denaro delle pratiche abortive, violando sistematicamente le norme (la legge 194) che in Italia hanno regolato il fenomeno dell’aborto. Ciò equivale a legittimare senza riserva alcuna il diritto di vita o di morte su essere umani nella loro prima fase di crescita. Quanto meno della necessità di prevenire l’aborto rispettando la vita, già prevista dalla legge vigente, si poteva parlare.
Ma c’è una domanda da lei ripetutamente posta, alla quale nessuno ha saputo o voluto rispondere, perché la risposta avrebbe esposto a critiche: come mai il tema della famiglia è ritenuto un tema di “destra”? Si è svicolati dicendo che la famiglia e la denatalità sono temi di tutti. Ma si poteva pur dire che nella cultura tradizionale, poco stimata dalla sinistra che adora invece il cosiddetto “progresso”, la triade “Dio, patria e famiglia” riassume una parte importante di orientamenti di valore. Per quarant’anni e più ho svolto indagini sui valori in molte parti del mondo e ovunque tale sindrome si presenta, particolarmente condivisa dai ceti di più basso status socio-economico, di età più avanzata, dalle donne, dagli abitanti delle aree rurali. E sono i ceti che poco hanno a che fare con la destra “economica”, che politicamente è anche a sinistra. Sono i ceti meno “modernizzati”, ma la crisi della modernità ha aperto anche ad adesioni di ceti più istruiti, urbani, di sesso maschile, più giovani, connotati dal post-materialismo, del quale anche recenti movimenti giovanili, e non solo, portano le tracce. E allora il tema famiglia è sentito da chi alla tradizione si sente legato e chi dalla modernità individualista si sente disilluso. Con meraviglia di chi aveva puntato in nome del progresso al superamento della famiglia come luogo primario di educazione e di esperienza stabile di solidarietà interpersonale. Come non riandare alle posizioni dei “sessantottini”? E lo si poteva dire, rivendicando una posizione culturale.

scritto 3 dicembre 2019

La sfida antropologica: una risposta all’on. Tonini, PD

di il 30 Dicembre 2019 in COMMERCIO, famiglia con Nessun commento

Su l’Adige del 27 marzo u.s. un articolo dell’on. Giorgio Tonini invita a rivedere il modo nel quale si affrontano temi delicati come la famiglia e la sessualità, prendendo spunto dai recenti episodi di cronaca riferiti alla sospensione in Trentino di corsi scolastici sul “genere” e al convegno di approfondimento in merito organizzato dalla Provincia con esperti, contestato da molta parte delle sinistre politiche e sindacali.
Giustamente Tonini, richiamando Aldo Moro, sostiene che non basti parlare di diritti, ma occorre anche parlare di doveri. E’ una presa di distanza netta da coloro che contestano con proteste e manifestazioni, in questi giorni, non solo il Convegno provinciale sulle differenze tra uomo e donna, ma anche il Congresso mondiale sulle famiglie che si terrà a fine settimana a Verona, prese di posizione ossessive in alcune reti TV come TV7, con la Gruber. Ma è anche un richiamo a non rendere l’insistenza sui doveri il modo di disconoscere rilievo pubblico a forme di relazione sessuale e forme di convivenza perché non appartenenti alla “natura”, dato che questa nell’uomo è interpretata e modificata dalla cultura.
L’approccio sostenuto da Tonini, moderato, può apparire convincente, ma nasconde la profondità e la portata della “sfida antropologica” che la questione sessualità e famiglia (e si può aggiungere la tutela della vita umana) pone.
Tra diritti e doveri vi sono incompatibilità. Si prenda il cosiddetto “diritto di aborto” rivendicato da chi teme iniziative legislative in merito. La legge 194 non stabilisce che l’abortire sia un diritto, anzi, esclude che possa essere usato come mezzo di controllo delle nascite. Consente l’aborto solo se questo contraddice (anche un po’) un altro diritto, quello alla salute della madre e impegna a prevenire le cause che possono indurre la madre a uccidere il figlio che porta in grembo. Eppure le parti politiche e sindacali di sinistra e i laicisti più intransigenti, oltre che i principali mass-media, non fanno che parlare di diritto all’aborto. Che considerazione hanno avuto quei cittadini che invece sottolineano l’importanza del diritto alla vita anche del concepito nel grembo materno e l’importanza del dovere di tutelarlo? Nessuna, anzi derisione, accuse di essere retrogradi, accuse ai medici obiettori, censura sulle azioni di volontariato per aiutare le madri in difficoltà.
Si prenda la legge sulle unioni civili, celebrata anche da Tonini. Non si è potuto riconoscere tali unioni, specie tra persone dello stesso sesso, come “famiglia”, ma solo come “formazione sociale”. Eppure i partiti, i sindacati, altre forze sociali e culturali di sinistra continuano a parlare di “famiglie” ( o di “famiglie arcobaleno”) e hanno voluto che a tali “formazioni sociali” siano riconosciuti i medesimi diritti della famiglia “naturale”, fondata sul matrimonio di uomo e donna, fino a giungere all’aberrazione di voler riconoscere la pratica dell’”utero in affitto” (per ora solo all’estero) pur di consentire alle unioni omosessuali di avere figli. Si è affermato il diritto a due omosessuali di essere “famiglia” e di “comprare” figli per soddisfare un loro desidero diventato “diritto”. Ma come si concilia questo con il diritto di ogni bambino ad avere un padre e una madre, il diritto a conoscere la sua identità, e con il corrispettivo dovere di porre il figlio nelle migliori condizioni per una sua crescita equilibrata? Che considerazione hanno avuto e hanno coloro che insistono affinché tali diritti-doveri siano garantiti? Nessuna, anzi, derisione, accuse di essere retrogradi, di non capire che la natura per l’uomo è plasmabile fino a poter mutare il sesso biologico e genetico.
E si potrebbe continuare negli esempi. La sinistra e i super-laicisti al potere hanno imposto la loro visione senza “pietà” per chi la pensava diversamente da loro. Ora che i cittadini hanno dato più forza politica a coloro che intendono tutelare la vita umana anche nel grembo materno e che intendono tutelare, come recita la Costituzione, la famiglia come “società naturale”, si grida allo scandalo, si evoca arretratezza culturale da Medio Evo, si contestano aspramente iniziative culturali, come quelle di Trento e di Verona, negando la legittimità di patrocini pubblici, rivendicati, invece, a gran voce per le feste dei gay. Tonini chiede un contemperamento di diritti e doveri, ma la compatibilità tra alcuni diritti o tra alcuni diritti e alcuni doveri non c’è. O c’è la vita o c’è l’uccisione, o c’è la famiglia fondata sul matrimonio di uomo o donna o c’è la famiglia (unione) di omosessuali che compra figli altrui, o c’è il diritto a sapere di chi si è figli o si nega per non disturbare i compratori di figli. Aldo Moro non avrebbe avuto dubbi sulla posizione da prendere e non può essere strumentalizzato, neppure da Tonini, per avallare ambiguità e compromessi non su scelte ordinarie di politica, ma su valori fondamentali.

scritto 27 marzo 2019

Orsi e lupi: abbandono dei prati e dei pascoli marginali

Sul numero 17 di Vita Trentina è riportato un articolo di Franco de Battaglia che, nel presentare un racconto di Anita Annibaldi relativo ai rapporti tra un’orsa e una lupa, entrambi con piccoli, argomenta a favore della presenza di lupo e orso in Trentino. I trentini dovrebbero essere orgogliosi che nel loro territorio vi siano lupi e orsi. Il lupo, a suo dire, insegna a cercare la libertà, lupi e orsi danno al territorio libertà e dignità, l’uomo deve non solo convivere con essi, ma essere loro riconoscente, perché evita che il suo territorio sia ridotto a palcoscenico.

Ritrovo un de Battaglia d’altri tempi, uomo di città che rivive con nostalgia i tempi della favola di Cappuccetto rosso, dimenticando, tra l’altro, il povero destino della nonna. E è stato solo un cacciatore che ha ucciso il lupo a dare un lieto fine alla vicenda del racconto. Conoscevo un altro de Battaglia, quello della difesa del mondo contadino, della tradizione, dell’economia marginale.

Cosa vuol dire convivere con il lupo? Sbarazzarsi dei topi come vanta de Battaglia, o rassegnarsi ad abbandonare i prati e i pascoli marginali, il cui uso non è di profitto per gli agricoltori e gli allevatori “professionali”, che forse potranno anche recintare le malghe, pagare dei pastori che veglino sul bestiame, mantenere cani anti-lupo, con l’ovvio contributo pubblico e risarcimento danni. Il Trentino è ricco di prati e pascoli marginali, quelli che servivano quando l’agricoltura era povera e di autoconsumo. Una parte è già stata mangiata dal bosco; un’altra è utilizzata per gente cui preme abbandonare il territorio; allevare un piccolo numero di capre, di pecore o di asini o qualche bovino è un modo per mantenere curato l’ambiente prativo e pascolivo ed avere la soddisfazione di produrre da sé cibo genuino. Le reti elettrificate facilmente spostabili evitano il lavoro di continua custodia: basta un’occhiata ogni tanto, il ricambio di batterie elettriche, se non si hanno i piccoli pannelli solari, assicurare l’acqua in un contenitore se manca, mettere il sale. Ma la rete per il controllo degli animali sul prato non basta per difendere gli animali da lupi e orsi. Persino la Provincia ha smesso di dire che bastavano e non a caso la Magnifica Comunità di Fiemme (così è stato riportato suo giornali) sta sperimentando forme di recinzione fissa robusta ed efficace. Per chi cura prati e pascoli marginali non sono proponibili i costi delle difese presumibilmente efficaci. Delle due l’una, o si eliminano da ambiti molto antropizzati e destinati ad uso di allevamento i predatori di animali allevati o verranno abbandonate le superfici prative e pascolive marginali. Pia illusione quella di De Battaglia che la presenza di lupi e orsi scoraggino l’uso della montagna come “discoteca per i decibel di massa”. Dai “decibel” lupo e orsi stanno alla larga e se si facessero vivi, ci sarebbero pronte le “guardie” a scacciarli. Spero che un uomo e un intellettuale amante della montagna, come Franco de Battaglia, riveda il suo romanticismo urbanocentrico.

scritto l’8 maggio 2019

Ragionevole togliere il Crocefisso dalle aule scolastiche?

di il 30 Dicembre 2019 in COMMERCIO con Nessun commento

L’intervento del prof.Roberto Cubelli, docente di Psicologia generale all’Università di Trento, pubblicato su l’Adige di domenica scorsa 17 novembre, relativo alla presenza del crocefisso nelle aule scolastiche (come anche nei tribunali), merita una risposta. La posizione di chi difende tale “arredo” scolastico, che rimanda ai temi dell’identità nazionale e dei valori condivisi da tutti, esposta pochi giorni prima sul suo giornale da Elena Albertini, è discussa e contestata dall’ex collega. Il crocefisso è simbolo di divisione, non di unità del popolo italiano, perché non tutti gli italiani sono cristiani, e se cristiani, non tutti danno ai simboli religiosi e a Cristo stesso il medesimo significato. Quindi i crocefissi vanno tolti da scuole e tribunali in quanto essi non esprimono per tutti l’identità nazionale e non rispettano il valore della laicità dello stato, che impone “mancanza di funzione religiosa” oltre che “neutralità verso le religioni”.

Se si generalizza il principio sostenuto da Cubelli, v’è da chiedersi cosa altro di “ufficiale”vada abolito perché rappresenta o ricorda, alla collettività tutta, fatti di una religione che non è di tutti. L’esempio più chiaro è la numerazione degli anni. Il farla decorrere dal momento della nascita di Cristo sarebbe, seguendo il criterio di Cubelli, una non laica intromissione di elementi religiosi nella vita collettiva regolata dallo stato. Lo stesso si può dire del giorno di riposo fissato di regola la domenica (giorno del Signore, giorno della Resurrezione di Gesù) o delle feste infrasettimanali di tipo religioso, come quelle del patrono, del Lunedì dell’Angelo, di Ognissanti (e in passato, ma ancor oggi in stati laicissimi, le feste di San Giuseppe, di san Pietro e Paolo, del Corpus Domini, dell’Ascensione. Anche le croci poste sulle cime delle montagne andrebbero tolte, perché le montagne sono di tutti, anche dei non cristiani. E così anche in altri luoghi “comunali”, come i cimiteri, vanno tolte cappelle mortuarie cristiane, perché possono essere sgradite ai non credenti. E si potrebbe continuare.

Gli unici simboli legittimati in uno stato laico sarebbero, per il prof. Cubelli, la foto del Presidente della Repubblica e la bandiera italiana. Non si capisce perché per questi non valga il criterio indicato per il crocefisso, ossia l’essere simbolo di divisione. Si è mai chiesto il prof. Cubelli come sentano la bandiera italiana coloro che sono in Italia per conquista militare, contro la quale, sotto altre bandiere, hanno magari combattuto. Ricordo che mio padre, uomo di Azione Cattolica, sempre DC, cantava “Salvi Iddio de l’Austria il regno” e non “Fratelli d’Italia”. E anche per il Presidente della Repubblica vi possono essere e vi sono divisioni di giudizio sul suo operato (anche se meno per l’attuale), che in talune circostanze è giudicato da alcuni fortemente negativo. Basta la forza della legge per far sentire come simbolo della nazione ogni Presidente della Repubblica?

E poi, bandiera e Presidente della Repubblica sono simboli di valori così forti da sostenere sentimenti di appartenenza nazionale o statale? Non servono valori etici e religiosi? L’esempio polacco negli anni Novanta (ma anche assai prima) è ricordabile da tutti. E’ vero che vi possono essere porzioni di popolazione che non condividono i valori e i simboli, ma non sono tali porzioni che, se minoritarie, possono precludere il manifestarsi dell’identità della maggior parte della popolazione. E finora non mi consta che vi sia vasto disagio per i crocefissi nelle aule scolastiche o nei tribunali, come non vi è per i presepi nelle scuole. Anzi.

Al prof. Cubelli direi di considerare anche quanto molti economisti e molti sociologi sono arrivati a concludere; una società secolarizzata, priva di fondamenti forti dell’agire etico (come il fondamento religioso) si incammina verso la dissoluzione, la mancanza generalizzata di rispetto delle regole, dei contratti, non a sufficienza garantito dall’uso della forza legittima da parte dello stato. Per questo la laicità in alcuni stati, come negli USA, non esclude la valorizzazione della religione prevalente della popolazione, pur garantendo libertà di espressione a ogni religione. Non si comprenderebbe altrimenti il giurare del Presidente sulla Bibbia, né l’iniziare le sedute del parlamento inglese (ma non solo) con una preghiera, né la Regina capo della Chiesa Anglicana. Rimansugli di una tradizione da eliminare? Può darsi, ma evitiamo di restare vittime della concezione francese della laicità, che fa divieto a un dipendente pubblico perfino di indossare una collanina con l’immagine del Madonna o con una piccola croce.

scritto 19 novembre 2019

La degenerazione tecnocratica della cooperazione trentina

di il 30 Dicembre 2019 in cooperazione con Nessun commento

Nel commento a una lettera di Giuliano Preghenella pubblicata martedì 23 aprile sul Trentino Lei, Direttore, mette a nudo alcuni problemi vitali per il futuro della cooperazione trentina: non solo la sua evoluzione tecnocratica, come rilevava Preghenella, ma anche la carenza di spirito di solidarietà, che rafforza i sentimenti di appartenenza.

Leggendo lettera e commento mi è venuto alla memoria un testo assai noto di sociologia, quello di Thomas e Znaniecki dal titolo (in italiano), “Il contadino polacco in Europa e in America”, il cui primo volume, sulla realtà rurale polacca di un centinaio d’anni fa, analizzava la crisi della comunità rurale, che non aveva trovato nuovi parametri riorganizzativi di fronte all’incalzare delle forze della modernizzazione che introducevano come “progresso” l’individualismo, l’edonismo e la secolarizzazione. Secondo il paradigma volto a comprendere il cambiamento sociale adottato dai due sociologi, le reazioni delle forze di difesa della tradizione comunitaria si dimostravano inefficaci e le azioni di lotta al vecchio ordine capaci solo di distruggere, ma non di ricostruire. Per ricostruire servivano leader contadini (non gli intellettuali, neppure se di origine contadina) che sapessero trovare una sintesi tra tradizione e modernità. E una delle strade suggerite riguardava proprio la cooperazione. Se nella società tradizionale questa era il modo nel quale la comunità si attivava per affrontare problemi di tutta la comunità, essendo condivisa la “definizione della situazione” e il primato dell’interesse della comunità su quello individuale, nella società nuova essa diventava lo strumento con il quale venivano meglio raggiunti gli interessi individuali dei singoli cooperatori.

E’ passato un secolo dalla formulazione di queste analisi, e quanto previsto si è verificato. La stessa cooperazione trentina, salvo eccezioni, è divenuta sostanzialmente il modo attraverso il quale i singoli realizzano meglio i loro interessi individuali, come del resto fanno i normali imprenditori singoli o associati in varie forme di società di persone e di capitale. Lei ripropone, per contro, la ricetta della cooperazione comunitaria pre-moderna, ma in un contesto nel quale l’individualismo, l’edonismo e la secolarizzazione sono divenuti tratti dominanti della cultura e della socialità contemporanea. Si fa bene a sostenere lo spirito di solidarietà, ma bisogna sapere che sarà improbabile che molti seguano l’invito a rinunciare ai propri interessi per quelli degli altri. Si sono demolite le basi culturali, con l’edonismo che induce a dare priorità al principio del piacere anziché a quello del dovere e con la secolarizzazione che ha privato i richiami etici del loro fondamento religioso. Inutile predicare la solidarietà con gli altri, quando in nome dell’interesse individuale sono culturalmente legittimate le uccisioni nel grembo materno di essere umani indesiderati, sono culturalmente legittimate le violazioni degli impegni di fedeltà, di amore, di sostegno al coniuge, quando al sofferente che fatica a continuare a vivere si offre la scorciatoia dell’eutanasia o dell’assistenza al suicidio, che libera parenti e società dagli oneri della cura.

Dobbiamo, quindi, a mio avviso, fare i conti con una cooperazione fatta di somma di “egoismi”. Cosa resta per renderla una modalità di vita economica e sociale diversa da quelle praticate da stato e mercato? Resterebbe ciò a cui fa riferimento Preghenella, la democrazia, col suo principio di “una testa, un voto”. E’ un principio cui si è già più volte derogato, dall’introduzione di vincoli che rendono complicato candidarsi per poter essere eletti a incarichi all’introduzione di un diritto di voto legato al capitale versato, sia di imprese private (da ultimo con la nuova legge sul credito cooperativo) che da imprese cooperative di servizio o di secondo e terzo livello. Ma non v’è chi abbia partecipato ad assemblee di cooperative, con alta numerosità di soci, che non possa attestare come l’esercizio della democrazia sia in esse solo formale, sia per la difficoltà dei soci a valutare tecnicamente quanto proposto all’approvazione, sia per l’interesse dei dirigenti e dei responsabili amministrativi a rendere i soci veramente partecipi delle decisioni. Si creano “cupole” di tecnici e “cupole” di amministratori, spesso legate tra loro da comuni interessi all’autoconservazione, che mal sopportano che dei semplici soci o un amministratore fuori “cupola” possano mettere in questione quanto da esse previsto. Quanto accaduto di recente alla Federazione Trentina della Cooperazione dà l’impressione che la dinamica si sia ripetuta.
Può il richiamo alla democrazia avere più ascolto di quello alla solidarietà? Certamente no, se esso non diventa un obiettivo esplicito perseguito, con apposite iniziative formative dei soci, degli amministratori, e con modifiche delle strutture di governo di cooperative che abbiano molti soci. Non basta il richiamo alla democrazia formale. Ciò che regge la cooperazione ancor oggi è il “senso del noi”, del non essere alla mercé di privati. Ma se questo “senso del noi” svanisce per pratiche decisionali oligarchiche, di una “cupola”, della cooperazione non resta più nulla, almeno di quella che abbiamo conosciuto in Trentino. Tra il senso di estraneità nei confronti di un privato che agisce per il suo profitto e quello nei confronti di vertici di imprese cooperative che puntano all’autoconservazione del loro ruolo la differenza non è poi tanta; solo l’omaggio e il rinfresco alle assemblee.

scritto 23 aprile 2019

Corpus Domini e chiacchere in chiesa, come si fosse a un teatro

di il 30 Dicembre 2019 in COMMERCIO con Nessun commento

La prossima festa del Corpus Domini, in Italia da tempo non più ritenuta degna di meritare un giorno di festa autonomo, di giovedì, mi suggerisce una riflessione sulla crescente disattenzione verso il “Corpo del Signore” presente sotto la specie del pane azzimo e posto nel tabernacolo.

E’ vero che da qualche anno si è ripresa l’usanza di portare in processione il “Corpo del Signore” nella sua festa spostata alla domenica, ma è anche vero che l’attenzione a tale forma reale di presenza di Cristo è rara, al di fuori della celebrazione eucaristica.

Il segnale è nel diffondersi anche nelle chiese trentine del chiacchiericcio nei minuti che, in chiesa, la domenica, si aspetta che inizi la messa. Non si pensa più che nel tabernacolo della chiesa è presente Cristo. Si chiacchiera con i vicini di banco, come se l’unica cosa che interessa sia l’inizio della messa da parte del sacerdote. Il Corpo di Cristo è ignorato e quel che più colpisce è che il clero o i religiosi presenti non richiamano più al silenzio attento e devoto. C’è un rito e non c’è altro. Quando ero giovane, tra i doveri degli aderenti al movimento Oasi, allora sostenuto dai responsabili della pastorale giovanile di Azione Cattolica, vi era quello di una visita quotidiana in chiesa al Santissimo Sacramento. Nessuno ne parla più, neppure come invito. La messa domenicale era anche in passato l’occasione per scambiare quattro chiacchiere, ma lo si faceva, tra uomini, sul sagrato o anche al bar della piazza cui si affaccia la chiesa. Al memoriale della passione, morte e resurrezione di Gesù di Nazareth si univa la manifestazione di una socialità comunitaria laica, ma si faceva fuori della chiesa. Ora si fa in chiesa. Si tratta certo solo di costume. In altri contesti, come ho visto in Uganda, la chiesa è luogo di ritrovo e di festa anche prima della messa. Ma nel nostro, cristiano da venti secoli, il senso della sacralità del luogo “chiesa” , anche e soprattutto per la presenza del Corpo del Signore, era sentito. Ora si sta perdendo. La chiesa è un luogo di riunione, e mi colpisce come sia diventato normale applaudire, a un funerale, a un canto ben fatto, a un matrimonio o a un battesimo. E il celebrante non di rado chiama l’applauso. Il rito è sempre meno fatto di mistero soprannaturale che chiama meditazione e sempre più un fatto solo sociale.
E’ troppo sperare che almeno nella nostra diocesi vi sia un invito a rispettare col silenzio la presenza misteriosa di Cristo e di Dio nella chiesa?

scritto 19 giugno 2019

Gestione irrazionale blocco strade per Giro d’Italia

di il 30 Dicembre 2019 in etica pubblica con Nessun commento

Il Giro d’Italia era una volta una festa; oggi non lo è. Dopo molti fine settimana con pioggia e freddo, impossibile provvedere alle semine di patate, fagioli, granoturco e colture da orto a Primiero, finalmente un sabato di sole. Alzata prima del solito per governare gli animali a Trento e poi partenza per Primiero. Sapevo che da Feltre partiva la tappa del Giro d’Italia, alle 11.20 di mattina, ma pensavo che il tempo sarebbe stato sufficiente per evitare il blocco delle strade. Poco prima delle 9 sono nella lunga galleria di Arsiè e c’è la coda. Come mai, un incidente?. Macché, ad Arsié i carabinieri bloccano il transito. Due ore e mezza prima del passaggio del Giro, senza che i tabelloni sulla Valsugana indicassero niente. Dopo chilometri a passo d’uomo e arresti in galleria, l’obbligo di tornarsene indietro, con il caos conseguente di veicoli, macchine e camion. Qualche chilometro, forse due, oltre Arsiè c’è il bivio per Primiero, dove il Giro transita dopo le 16 e scende per lo Schener fini al bivio per Croce d’Aune. Non mancano “solo” due ore e mezza per il tratto Feltre-Arsiè, ma ben sette ore prima del transito per lo Schener, per andare a Fiera. Sarebbe bastata una selezione del traffico, lasciando percorrere, “solo” due ore e mezza prima del transito meno di un paio di chilometri di statale, per consentire a chi era destinato a Primiero di potervisi recare, ma niente. Il carabiniere che blocca il traffico è categorico. Si deve fermarsi fino alla 13, quando il transito sarà riaperto per Feltre, o rinunciare a proseguire il viaggio. Ma alle 13, penso, si troverà poi bloccata la strada dello Schener. Impossibile raggiungere Primiero se non nel tardo pomeriggio, quando non c’è più tempo per i lavori nel campo e nell’orto. Non mi è restato che tornare a Trento, arrabbiato.

E’ comprensibile come il passaggio di una corsa ciclistica importante comporti blocchi del traffico, ma mi chiedo se tra coloro che decidono il programma di chiusure vi sia qualcuno che tuteli gli interessi dei comuni cittadini, di chi deve lavorare o semplicemente spostarsi per altre ragioni. Bastava che qualcuno attento ai cittadini avesse fatto presente l’assurdità di quanto in questo caso era stato deciso per trovare agevolmente una soluzione giusta, nella piena salvaguardia delle esigenze della corsa ciclistica. Oso sperare che la decisione non sia stata presa solo dai Carabinieri, nel qual caso li inviterei a farsi carico di una giusta considerazione anche delle esigenze dei comuni cittadini. In ogni caso da oggi in poi il Giro per me e mia moglie non evocherà più festa alcuna.

scritto 1 giugno 2019

Naturale il “terzo sesso”? Replica a Donata Borgonovo Re

di il 22 Febbraio 2019 in famiglia con Nessun commento

Su l’Adige dell’11 gennaio scorso è pubblicato con evidenza, fin dalla prima pagina, un articolo di Donata Borgonovo Re, già difensore civico, già relatrice invitata dalla diocesana Consulta dei Laici qualche tempo fa su temi attinenti etica e politica, già consigliera e assessora provinciale del PD, che critica la posizione di alcuni (secondo me dei più) secondo la quale in natura esistono solo maschi e femmine. E porta i casi di alcune tribù “primitive” nelle quali un “terzo sesso” è riconosciuto e in qualche caso tuttora codificato.

Per la verità non occorreva andare a cercare culture “primitive”; basta osservare le nostre società, che non solo codificano la possibilità di cambiare sesso, ma riconoscono più di tre condizioni sessuali, per di più con possibilità di cambiare condizione, con tanto di riconoscimento culturale celebrato in manifestazioni di orgoglio, come quella del “gay pride” e tributato dalla cultura egemone “culturalmente corretta”. La tesi della Borgonovo Re rende evidente una gran confusione di ragionamenti.
Innanzitutto il fatto che persino in tribù primitive esistano accettate forme di identità sessuale diverse da quelle di maschio e femmina non elimina il contributo che a tale accettazione sia dato dalla cultura, anzi. Borgonovo Re è vittima del pregiudizio secondo il quale nelle tribù primitive si sia in uno “stato di natura”. Nulla di più falso e l’antropologia culturale ha da oltre un secolo contribuito a smentirlo.

In secondo luogo la natura presenta situazioni normali e situazioni anomale. L’umanità ha fatto grandi progressi medici nelle scienze biologiche e umane, lungo la storia, per correggere le condizioni anomale considerate negative. La valutazione se siano negative o positive ha una componente culturale e quindi può variare tra società e nel tempo. Ma alle condizioni giudicate negative si cerca di porre rimedio. Il giudicare negativa una condizione non implica giudicare moralmente in modo negativo il portatore di anormalità, attribuendogli colpevolezza. A differenza della stragrande maggioranza delle persone, nella stragrande maggioranza delle culture, identità sessuali non corrispondenti alla sessualità biologica (criterio ultimo quello genetico), hanno trovato nella nostra società o negazione di anormalità o giudizio positivo o comunque non negativo. Donata Borgonovo Re è quanto meno nella prima posizione.

Credo che Donata Borgonovo Re debba rispettare, senza trinciare giudizi di ignoranza e di insopportabilità, coloro (e mi annovero fra questi), che giudicano negativo che l’identità sessuale si maturi in modo difforme da quella biologica e che per evitare tale negatività si cerchi di creare le condizioni perché essa non sia alimentata, specie nel periodo delicato della socializzazione (famiglia, scuola, politiche culturali). E che nelle scuole italiane siano stati avviati corsi formativi che mirano a far mutare il giudizio verso tali condizioni da negativo a positivo è testimoniato in moltissimi casi, per non parlare di finanziamenti pubblici e privati a tante altre iniziative culturali, produzioni televisive e cinematografiche. Si cerca di far cambiare i giudizi culturali ed etici. Dov’è il progresso se si passa al considerare un’anomalia da accettare una condizione che altri reputano da correggere? Forse che qualcuno desidera che uno dei suoi figli maturi un’identità sessuale difforme da quella biologica? I più certamente no. Semmai i più possono non ritenere moralmente colpevole tale condizione, ma non desiderabile. E se non è desiderabile, perché non agire per evitarla? La società non è innocente in merito al tasso di anormalità che in essa si esprime, proprio perché la natura tende a agire in modo uniforme (pur con eccezioni). Se in alcune società i tassi di anomalia sono più alti che in altre, è perché in esse si considera “normale” ciò che in altre non lo è o, se pur si considera anormale, non è più giudicato negativamente. Per lo più non è un fatto di natura (anche se vi sono ipotesi al riguardo circa il tramonto delle civiltà), ma un “fatto sociale”, di cui chi ha potere di incidere sulla società porta responsabilità, non assolta con la sola umiltà nei giudizi, come pare concludere l’articolo in questione.

Replica a Duccio Canestrini su immigrazione in Trentino

di il 22 Febbraio 2019 in comunità, migrazioni con Nessun commento

Non è la prima volta che dissento da quanto scrive Duccio Canestrini, del quale l’Adige ha pubblicato un appello nell’edizione di domenica 6 gennaio.

Prima considerazione di Canestrini: un popolo non può considerare sua proprietà il territorio nel quale vive, da considerare , invece,“res publica”, per la quale semmai v’è il dovere di bene amministrare. Ma cosa significa bene amministrare la res publica? Elemento essenziale della buona amministrazione di un territorio è regolare entrate e uscite. Non esiste governo di un territorio senza il controllo dei suoi confini: principio della Teoria Generale dei Sistemi che uno scienziato sociale dovrebbe conoscere. Il fatto che il territorio di un popolo non sia una “proprietà privata”, ma pubblica non cambia il soggetto cui inerisce la proprietà, il popolo trentino per il Trentino e il popolo italiano per l’Italia. E il popolo si dà le regole con le quali fare sintesi delle diverse valutazioni dei suoi membri. Se Canestrini non vuole limiti all’immigrazione, non per questo può imporre la sua volontà all’intero popolo.

Seconda considerazione di Canestrini: una comunità responsabile si arricchisce della diversità e quindi è giusto che si adoperi pubblicamente per investire in nuovi rapporti. Non 150 persone ma 1500 dovrebbero essere pagate dall’ente pubblico per trarre giovamento da questa “nuova linfa”. Ma non ogni diversità arricchisce. Ci sono diversità che fanno arretrare, che introducono conflitti, aumentano devianze, propongono valori opposti. Un popolo potrebbe facilitare l’entrata nel suo seno di “diversità”, ma su quali e su quanta dovrebbe poter decidere. Un ospite è gradito se invitato, non può più essere ospite né tantomeno essere gradito se si introduce senza invito. Se chi entra è un perseguitato o in situazione di pericolo per la sua vita, può essere accolto per umanità, ma se invece è uno che vuole insediarsi in territorio altrui perché vuole godere dei vantaggi del vivere in un popolo diverso dal suo, deve chiedere il permesso di farlo. E la gran parte gli attuali immigrati non è perseguitata o in situazione di pericolo per la vita,; nel loro ambiente non sono nemmeno fra i poveri, ma hanno capacità di iniziativa oltre alle migliaia di euri o di dollari che servono per pagare i trafficanti che organizzano il viaggio clandestino.

Terza considerazione di Canestrini: i trentini sono il prodotto di ondate migratorie di vario genere (Reti, Romani, Longobardi, ecc.). Non hanno quindi senso “ossessioni identitarie”. Ci portano alla “tristezza dell’uniformità”. Tuttavia non vedo pericolo di uniformità, ma semmai di dissoluzione di ogni identità culturale. Da studente di sociologia mi si insegnava che la soglia di diversità massima senza creare conflitti era stimata nel 5% della popolazione. Ora in pochi anni siamo arrivati a circa il doppio e per di più composto da giovani che fanno figli, mentre i trentini sono anziani e fanno meni figli di quanto necessario per rimpiazzare i morti. E il Trentino ha già avuto, in antecedenza, forti immigrazioni da altre regioni, specie nel secolo scorso e specie a Trento. Che poi ai reti si siano storicamente sovrapposti altri popoli nulla dice sul come i reti avessero apprezzato tali immigrazioni o come i romani avessero apprezzato quelle di popoli barbari di stirpe germanica. Si trattò di migrazioni subite dalle popolazioni locali e non vedo perché se le hanno subite allora, sia bene che le popolazioni locali le subiscano oggi, pena essere giudicati chiusi e “addormentati”. Certo, identità e appartenenze sono per gran parte “costruzioni sociali” legate alla storia dei popoli, ma non per questo non meritano rispetto e comprensione, specie dagli scienziati sociali e della cultura.

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