Renzo GUBERT – Chi è?

Nato a Primiero l’11 agosto 1944, primo di dieci figli, padre primierotto (Turra di Pieve la nonna) e madre “fiamaza” (Delmarco di Castello il nonno e Paluselli di Panchià la nonna), famiglia di piccoli contadini in affitto, con il padre che, per necessità, lascia il lavoro agricolo a moglie e figli e fa il manovale stagionale nell’edilizia.

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Renzo Gubert

Renzo Gubert

1. FORMAZIONE

1950-1954 primi quattro anni di scuola elementare, a Tonadico (Trento)
1954-55 Quinto anno di scuola elementare con preparatoria per l'esame di ammissione alle scuole medie presso il Seminario Minore Arcivescovile di Trento
1955-58 Scuola media presso il Seminario Minore Arcivescovile di Trento
1958-60 lavori temporanei a Tonadico e a Fiera di Primiero in qualità di garzone in esercizi commerciali e in impresa artigiana
1960-65 Diploma di ragioniere e perito commerciale presso l’Istituto Tecnico Commerciale A.Tambosi di Trento (media dei voti esame di diploma 8,2/10)
1965-69  Corso di laurea in Sociologia a Trento con tesi su “Teoria sociologica e dimensione spaziale” (relatore prof. Franco Demarchi) con voto 110/110 e lode
1969-73  Borsa di perfezionamento del Ministero della Pubblica Istruzione in sociologia presso la Facoltà di Scienze Politiche dell'Università Cattolica di Milano
1972  Corso di perfezionamento di metodologia della ricerca presso il Graduate Center della City University di New York (prof Edgar F.Borgatta)

2. CARRIERA ACCADEMICA E ATTIVITA' DIDATTICA

1973-74  Assistente incaricato di sociologia urbano-rurale nell'Università di Trento
1974-82  Professore incaricato di Sociologia (corso superiore) alla Facoltà di Scienze Politiche dell'Università Cattolica di Milano
1974-80  Professore incaricato di Sociologia urbano-rurale alla Facoltà di Sociologia dell'Università di Trento.
1976-80  Assistente di ruolo di Sociologia dei fenomeni politici (fino al 1977) e successivamente di Sociologia urbano-rurale alla Facoltà di Sociologia dell'Università di Trento
1980-92  Professore ordinario di Sociologia urbano-rurale alla Facoltà di Sociologia dell'Università di Trento
1990  Maitre de Conférence invité, all'Ecole des Hautes Etudes en Sciences Sociales, Paris
1992-2001 Professore ordinario di Istituzioni di sociologia II alla Facoltà di Sociologia dell'Università di Trento (dal 1994 al 2001 in aspettativa per mandato parlamentare) Dal 2001 in pensione.
 2007-2018 Professore a contratto di Sociologia delle comunità locali alla Facoltà di Sociologia e poi Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale dell’Università di Trento.

3. ALTRE ATTIVITA' DIDATTICHE

1965-67 Insegnante presso l'ENALC di Trento
1967-69 Insegnante di matematica e osservazioni scientifiche alla sezione Seminario Minore di Trento dell'Istituto Sacro Cuore
1974-80 nel periodo; insegnante di sociologia sanitaria e di statistica presso la Scuola per Infermieri dell' Ospedale Civile Santa Chiara di Trento; professore nei corsi di sociologia presso il Carcere di Trento e relatore di tesi di laurea di un ergastolano
 1981 Co-direzione del Corso su “La pianificazione dei centri storici”,  in collaborazione con Istituto Universitario di Architettura di Venezia e Provincia Autonoma di Trento (19/3 – 29/6/1981)
1981-82 Direzione del Corso residenziale su “La metodologia della ricerca come strumento di programmazione degli interventi sociali”, Centro di Cultura dell’Università Cattolica – Passo della Mendola (Trento) (29/6-5/7/1981 e 12 – 18/7/1982)
2009–2011 Seminari di credito su “L’analisi fattoriale”, Facoltà di Sociologia Università di Trento
2016 collaborazione didattica con UNIMONT (Edolo), Università Statale di Milano, 30 novembre, lezione su "Politiche per la montagna dal livello nazionale a quello locale e impatto sulla società"

4. RICERCA SCIENTIFICA
4.1 INTERESSI PRINCIPALI

Valori
Appartenenze territoriali ed etniche
Emigrazione
Sviluppo e Mutamento Sociale nelle scale locale, nazionale, europea e nei paesi economicamente in via di sviluppo
Pianificazione territoriale

4.2 COLLABORAZIONI DI RICERCA PLURIENNALI (EXTRA-UNIVERSITARIE)
1969-1976 Collaboratore dell’Istituto di Sociologia Internazionale di Gorizia
1984-1994 Collaboratore della Federazione Provinciale delle Scuole Materne di Trento
 
5. PUBBLICAZIONI
 
5.1 VOLUMI
 
 La situazione confinaria, Lint, Trieste, 1972, pp.532
 
 L'identificazione etnica. Indagine sociologica in un’area plurilingue del Trentino – Alto Adige, Del Bianco, Udine, 1976, pp.520
 
 La città bilingue, ICA, Bolzano, 1978, pp.229
 
Strutturazione sociale dello spazio urbano e crisi della città, Alcione, Trento, 1979 pp.63
 
Per la tutela delle minoranze linguistiche presenti sul territorio nazionale, Centro di Cultura A.Rosmini, Trento, 1981
 
Educazione permanente, Provincia Autonoma di Bolzano, Bolzano, 1991, pp.115

La differenziazione territoriale dei valori tra regionalità, nazionalità e sovranazionalità. I casi delle aree culturali italiana e tedesca in Europa nei primi anni del Duemila/ Die territoriale Differenzierung der Werte zwischen Regionalitaet, Nationalitaet und Supranationalitaet. Der italienische und deutsche Kulturraum in Europa dei Jahrhundertwende, Dunker&Humblot, Berlin, 2018, pp.390
 
 
5.2 VOLUMI CON CO-AUTORI
 
S.Goglio, R.Gubert, G.Pola, Sulle dimensioni ottimali di produzione di alcuni servizi di competenza della Provincia Autonoma di Trento, Libera Università degli Studi di Trento – Dipartimento di Organizzazione del Territorio, Trento, 1976
 
R.Gubert, A.Gorfer, U.Beccaluva, Emigrazione trentina, Manfrini, Calliano, 1978  (di Gubert L’emigrazione trentina: verso una sua analisi sociologica, pp.9-28)
 
S.Goglio, R.Gubert, A.Paoli, Etnie tra declino e risveglio, Angeli, Milano, 1979 (di R.Gubert, Solidarietà etnica e dimensione spaziale, pp.160-213
 
R.Gubert, G.Pollini, G.Rovati, Giovani, socialità e cultura, Provincia Autonoma di Bolzano, 1984, pp.513 (di Gubert i capitoli 2°, 3°, 4°, 5°, 6° e le Conclusioni)
 
R.Gubert, G.Gadotti, La struttura socio-spaziale di Trento – Contributi sociologici alla pianificazione del centro storico, Angeli, Milano, 1986, pp.374 (di Gubert pp.13-294)
 
R.Gubert, A.Baldessari, S.Bonatta, Proverbi e cultura rurale nel Trentino oggi, Museo degli Usi e Costumi della Gente Trentina, San Michele all'Adige, 1986, pp.212 (di Gubert i capitoli III e IV, pp.103-109)
 
 P.Schiera, R.Gubert, E.Balboni L'autonomia e l'amministrazione locale nell'area alpina, Jaca Book, Milano, 1988, pp.744 (di R.Gubert: Parte II Il profilo sociologico, pp.155-443)
 
R.Gubert, G.Dalle Fratte, C.Scaglioso, L'altra faccia della scuola. Comunità e autonomia-un modello di gestione, Armando, Roma, 1988, pp.508 (di R. Gubert: Capacità di autonomia: un modello causale, pp.266-401)
 
A.A.V.V.,Die Minderheiten im Alpen-Adria-Raum, Alpen Adria, 1990
 
S.Abbruzzese, R.Gubert, G.Pollini, Italiani atto secondo. Valori, appartenenze, strategie per la II Repubblica, Guaraldi, Rimini, 1995 (di R.Gubert, cap.I, La politica, pp.13-34 e cap.III, Relazioni sociali e appartenenze, pp. 63-85)
 
R.Gubert, L.Struffi, P.Venturelli Christensen, Appartenenza territoriale e valori. I risultati delle indagini in Trentino, Angeli, Milano, 2013  (di R.Gubert cap. 1 I mutamenti di valori e sentimenti di appartenenza socio-territoriale in Trentino, pp. 11-69 e cap. 2 Il senso di appartenenza dei trentini alla provincia e alla regione alla fine del XX secolo: configurazione e rapporti con gli orientamenti di valore, pp.70-114)
 
 
5.3 CURA DI VOLUMI (con eventuali contributi)
 
F.Demarchi, R.Gubert, G.Staluppi (a cura di), Territorio e comunità, Angeli, Milano, 1983 (di R.Gubert, Il mutamento sociale nell’area montana, pp.147-170)
 
R.Gubert, L.Struffi L.(a cura di) Strutture sociali del territorio montano, Angeli, Milano, 1987, pp.257  (in esso di R. Gubert: L’appartenenza socio-territoriale nelle aree montane: verso un modello causale, pp.67-100)
 
G.Dalle Fratte, R.Gubert, C.Scaglioso (a cura di), L’altra faccia della scuola. Comunità e autonomia: un modello di gestione, Armando, Roma, 1988
 
R.Gubert (a cura di) Ruralità e marginalità, Angeli, Milano, 1989, pp.354 (di R.Gubert: Introduzione, pp.11-20 e cap 9° Conclusioni. Tre situazioni di marginalità rurale montana: un unico modello interpretativo?, pp.324-354)
 
R.Gubert (a cura di), La sfida dello sviluppo in una società pastorale. Karamoja, Uganda, Jaca, Milano, 1989, pp.433 (di R. Gubert: Introduzione pp.1-6, capitolo 9: Gli atteggiamenti verso la modernizzazione, pp.281-320, (con M.Viganò) Progetti di intervento in Karamoja: sviluppo “difficile” o interventi sbagliati? pp.323-379 e Conclusioni, pp.381-391
 
R.Gubert (a cura di), Educazione permanente. Situazione e prospettive riferite alla popolazione di lingua italiana. Sintesi dei risultati di una ricerca, Provincia Autonoma di Bolzano – Alto Adige – Assessorato all’Istruzione e Cultura in Lingua Italiana, Bolzano, 1989
 
R.Gubert (a cura di), Adulti e domanda di educazione Una ricerca in Alto Adige, Marcon, Città di Castello, 1991, pp.295 (di R.Gubert: parte IV  Domanda ed offerta in ordine all’educazione permanente nella provincia di Bolzano, pp.239-253)
 
R.Gubert, L.Tomasi (a cura di), L'influsso di F.Le Play e della sua scuola sulla sociologia contemporanea, Reverdito, Trento, 1991, pp.183 (di R.Gubert: Presentazione, pp.5-9)
 
R:Gubert, (a cura di), Persistenze e mutamenti dei valori degli italiani nel contesto europeo, Reverdito, Trento, 1992, pp.642 (di R. Gubert: Introduzione, pp.5-10, cap 8° Gli orientamenti socio-politici, pp267-346, e le Conclusioni, pp.569-578)
 
R.Gubert (a cura di), L'appartenenza territoriale tra ecologia e cultura, Reverdito, Trento, 1992, pp.585 (di R. Gubert: Introduzione pp.9-17, cap. 3° I caratteri generali degli intervistati e del loro legame socio-territoriale, pp.139-332, cap 7° Le dimensioni dell’appartenenza territoriale: verso un modello causale, pp.411-532). Edizione rivista e ridotta in lingua inglese: R.Gubert (ed.) Territorial Belonging between Ecology and Culture, University of Trento, Department of Sociology and Social Research, Trento, 1999; by R. Gubert, Introduction (pp.IX-XVI); The general features of interviewees and of their socio.territorial attachment, pp.61-158; The dimensions of territorial belonging: towards a causal model, pp.209-279
 
R.Gubert (a cura di), Per poco, per sempre. Volti, storie e ricordi dell’emigrazione primierotta, Provincia Autonoma di Trento, Trento, 1992, pp.230 (di R.Gubert: L’emigrazione da Primiero: uno sguardo generale sulla storia degli ultimi cento anni, pp.11-24)
 
R.Gubert, L.Tomasi (eds.), The contribution of Florian Znaniecki to sociological theory, Angeli, Milano, 1992, pp.183 (di R.Gubert, Introduction, pp.7-11)
 
R.Gubert (a cura di), Altri volti del Brasile, numero monografico di “Dimensioni dello sviluppo”, 1992, n.3-4 (di R.Gubert, Presentazione, pp.7-8)
 
R.Gubert (a cura di), Sociologia rurale – Land und Agrarsoziologie, Numero monografico di “Annali di Sociologia – Soziologisches Jahrbuch, 9, 1993 (di R.Gubert. Introduzione. Quale futuro per la sociologia rurale?, pp.7-17 e trad. ted.18-30)
 
R.Gubert, L.Tomasi (a cura di), Le catholicisme social de Pierre Gullaume Frédéric Le Play, Angeli, Milano, 1994 (di R.Gubert, Présentation, pp.7-9)
 
R.Gubert, L.Tomasi (eds.), Robert E. Park e la teoria del “melting pot” – Robert Park and the “melting pot” theory, Reverdito, Trento, 1994 (di R.Gubert, Presentazione, pp.9-11)
 
R.Gubert, L.Tomasi, (a cura di), Teoria sociologica ed investigazione empirica. La tradizione della Scuola sociologica di Chicago e le prospettive della sociologia contemporanea", Angeli, Milano, 1995, pp.360
 
R.Gubert (a cura di), Cultura e sviluppo. Un'indagine sociologica sugli immigrati italiani e tedeschi nel Brasile meridionale, Angeli, Milano, 1995, pp. 508 (di R.Gubert: cap.11° La cultura dello sviluppo: un prodotto di appartenenze religiose ed etniche?, pp.419-450 e Conclusioni, pp.451-456); edizione rivista in lingua portoghese: R.Gubert, G.Pollini (org.) Cultura e desenvolvimento, Est, Porto Alegre, 2005
 
R.Gubert (a cura di), Specificità culturale di una regione alpina nel contesto europeo. Indagine sociologica sui valori dei trentini, Angeli, Milano, 1997, pp.677+39; (di R.Gubert:, Identità culturale e valori dei trentini: lo scopo dell'indagine, pp.13-25; Gli orientamenti sociopolitici, pp.178-309; La percezione dell'identità culturale trentina e delle ragioni dell'autonomia, pp.453-533 e Il Trentino: la specificità culturale dei valori come originalità di composizione tra modernità e tradizione. Alcune considerazioni conclusive, pp.534-552)
 
R.Gubert, H.Meulemann. (a cura di), Valori a confronto: Italia e area culturale tedesca/Werte im Vergleich; Italien und der deutsche Kulturraum, Annali di Sociologia-Soziologisches Jahrbuch, 13, 1997, I-II (edito 1999); ( di R.Gubert, La differenziazione territoriale dei valori tra regionalità, nazionalità e sopranazionalità. I casi delle aree culturali italiana e tedesca in Europa/ Die territoriale Differenzierung der Werte zwischen Regionalitaet, Nationalitaet und Supranationalitaet. Der italienische und deutsche Kulturraum in Europa, pp.57-110 e 111-172 e di R.Gubert, H.Meulemann, Introduzione/ Einleitung, pp.7-12 e 13-20)
 
R.Gubert ( a cura di), Il ruolo delle Comunità Montane nello sviluppo della montagna italiana, Angeli, Milano, 2000, pp.432; (di R.Gubert: Introduzione, pp.9-19 e Conclusioni, pp.229-243
 
R.Gubert (a cura di), La via italiana alla postmodernità. Verso una nuova architettura dei valori, Angeli, Milano, 2000, pp.559; di R.Gubert, La nuova valenza strategica dell'indagine sui valori per la comprensione della dinamica sociale, pp.11-21; Gli orientamenti socio-politici, pp137-313 e Conclusioni, pp.475-485)
 
R.Gubert, G.Pollini (a cura di), Valori a confronto: Italia ed Europa, Angeli, Milano, 2006 (di R. Gubert: cap 7° Valori, appartenenze territoriali e solidarietà sociali in Europa: un modello causale, pp.181-226, nonché, con Pollini, Prefazione (pp. 9-11) e Conclusioni (pp.227-237))
 
R.Gubert, G.Pollini (a cura di), Il senso civico degli italiani, Angeli, Milano, 2008 (di R.Gubert:  Parte II, cap. 5 Un breve quadro descrittivo degli orientamenti di valore in ambito socio-politico: le risposte del questionario (pp.197-238), cap.6 Le dimensioni valoriali e di posizione sociale sottostanti alle risposte al questionario (pp.239-270), cap.7 Le differenziazioni dei valori socio-politici in relazione a differenti posizioni sociali degli intervistati (pp.271-314), cap.8 Possibili influssi dei caratteri della posizione sociale degli individui sui loro orientamenti di valore in ambito socio-politico (pp.315-334), cap 9 Verso modelli di connessione causale fra caratteristiche sociali, orientamenti di valore religiosi, etici, su famiglia, su lavoro e socio-politici (pp:335-448) e Conclusioni (pp.449-457)

R.Gubert, H.Meulemann. (a cura di), Valori a confronto: aree culturali tedesca e italiana/Werte im Vergleich: der deutsche bzw.italienische Kulturraum, Annali di Sociologia-Soziologisches Jahrbuch, 19, 2013-14, Dunker & Humblot, Berlin, 2018; (di R.Gubert, H.Meulemann, Introduzione/ Einleitung, pp.7-19 e 20-34)
 

5.4 CONTRIBUTI IN ALTRI VOLUMI
 
 (coautore R.Strassoldo) The boundary. An overview of its theoretical status, in Istituto di Sociologia Internazionale di Gorizia (a cura di), Confini e regioni – Boundaries and regions, Lint, Trieste, 1973, pp 29-57
 
Note sui criteri di ottimalità per la riorganizzazione territoriale-amministrativa locale, in Atti della Conferenza regionale sulle autonomie locali, Regione Trentino – Alto Adige, Trento, 1977, pp.208-228
 
Contributo per un’impostazione generale di una politica dei servizi sociali, in Atti della Conferenza provinciale sulla condizione e occupazione femminile, Provincia Autonoma di Trento, Trento, 1978, pp.312-317
 
La politica dei servizi sociali, in Atti della Conferenza provinciale sulla condizione e occupazione femminile, Provincia Autonoma di Trento, Trento, 1978, pp.242-245
 
 Indagine preliminare su modelli di consumo, aspirazioni, atteggiamenti verso lo sviluppo nell'Asia sud-orientale in F.Demarchi (a cura di), Interessi e valori in conflitto nell'Asia equatoriale, EMI, Bologna, 1979, pp.335-540
 
L’insediamento umano nel territorio montano, in F.Demarchi (a cura di), L’uomo e l’alta montagna, Angeli, Milano, 1979, pp.91-101
 
Come si individuano e si graduano i bisogni nel Comune e del Comune, in “Atti del Corso per Amministratori Pubblici”, Banca Piccolo Credito Valtellinese, Sondrio, 1981, pp.70-84
 
Prospettive di sviluppo per la città di Trento, in Coordinamento Provinciale Imprenditori (a cura di), Quali ruoli per Trento, Atti del Convegno 2/12/1981, Trento
 
I problemi della convivenza etnica in Alto Adige di fronte alla nuova domanda di bilinguismo degli italiani, in H.Moser (a cura di), Zur Situation der Deutschen in Suedtirol, Innsbrucker Beitraege zur Kulturwissenschaft, Germanistische Reihe Band 13, Insbruck, 1982
 
The problems of interethnic relations in Alto Adige with reference to the new demand for bilingualism by Italians, in B.De Marchi, A.M.Boileau (eds.), Boundaries and minorities in Western Europe, Angeli, Milano, 1982, pp.211-228
 
Migranti e cultura: all’esodo come al rientro, in ANEA, “Atti del Convegno della V Giornata dei migranti”, Trento, 1982, pp.17-28
 
Strutturazione sociale dello spazio urbano e crisi della città. Analisi e ipotesi riorganizzative, in A.Scivoletto (a cura di),Sociologia del territorio, Angeli, Milano, 1983, pp.64-115 (ristampa da volume edito con Alcione, Trento, 1979)
 
Cultura e territorio in Trentino, in Promozione culturale nel Trentino – “Atti del Convegno, Trento 5 giugno 1982”, Assessorato alle Attività Culturali della Provincia Autonoma di Trento, 1983, pp.45-58
 
La crisi di un’antica professione delle aree montane. Definizione della situazione e atteggiamenti verso ipotesi di riorganizzazione in un’indagine sui boscaioli del Trentino, in G.F.Elia, F.Martinelli (a cura di), La società urbana e rurale in Italia, Angeli, Milano, 1983, pp.283-296
 
Povertà e poveri in Europa e nel mondo: l’abitazione, in A.A.V.V., Povertà e poveri in Europa e nel mondo, Rezzara, Vicenza, 1984, pp.141-164
 
L’identificazione etnica, in Istituto Magistrale G.Pascoli -  Bolzano, La storia dell’Alto Adige, Borgogno, Bolzano, 1984, pp.81-89 (II ed. 1989)
 
Il turismo nell’area alpina: fattore di autonomia o di dipendenza?, in Lebensqualitaet im Alpenraum: Die Alpen als europaeischer Erholungsraum, Euregio Alpina, Innsbruck, 1984, pp.43-60
 
Note sul contributo della sociologia, in Ordine degli Ingegneri della Provincia di Trento (a cura di), La difesa del territorio: l’impegno dell’ingegnere, Atti del 31° C Congresso Nazionale degli Ordini degli Ingegneri, Trento – Riva del Garda, 19 – 21 settembre 1985, pp.58-67
 
Aspetti sociologici della marginalità della Comunità Montana Meduna-Cellina, in G.G.Lorenzoni (a cura di), Fattori di marginalità e sviluppo nell’economia montana, Atti del Convegno di Barcis, 18 ottobre 1985, CNR-IPRA, pp.105-109
 
Dinamiche dei bisogni e criteri di ripartizione delle risorse pubbliche tra i gruppi etnici dell’Alto Adige. Note introduttive, in Proporzionale e bisogno, Atti del Convegno 15 novembre 1986, Comunità, Bolzano, pp.17-27
 
Ricerche sulle comunità rurali e montane, in G.F.Elia, F.Martinelli (a cura di), Società e territorio. Ricerche su aree urbane e rurali, Bulzoni, Roma, 1986, pp.131-135
 
Valutazione d’insieme della ricerca sulla qualità della vita nell’area alpina, in F.Demarchi (a cura di), La qualità della vita nell’area alpina, Regione Trentino – Alto Adige, Trento, 1987, pp.112-128
 
Istituto familiare e sua dimensione, in F.Demarchi (a cura di), Crescita zero, Rezzara, Vicenza, 1987, pp.155-168
 
L’ambiente rurale in una problematica di sviluppo, in AES-C.C.C., Scuola, Famiglia, Servizio Civile Volontario, Atti del Convegno, Padova, 1987, pp.13-19
 
La montagna italiana: contributo sociologico, in AAVV, La montagna: una protagonista degli anni ‘90, Jaca, Milano, 1987, pp.43-57
 
Note sulla Carta europea delle lingue regionali e minoritarie del Consiglio d’Europa, 16 marzo 1988, in F.Demarchi (a cura di), Minoranze linguistiche fra storia e politica, CIVIS, Supplemento 4, 1988, Trento, pp,191-194
 
Note sui nodi problematici di natura socio-politica sulla programmazione degi interventi provinciali di politica abitativa, in Atti del Convegno: Modelli di programmazione, sistemi informativi: strumenti per una politica della casa, Provincia Autonoma di Trento, 27 maggio 1988, pp.29-48
 
Equilibri e squilibri demografici dei piccoli comuni montani e politica delle infrastrutture e dei servizi, in UNCEM, Piccoli Comuni Montani: realtà e prospettive, Atti del Convegno, S.Orsola Terme, 20 maggio 1989, pp.9-18
 
Organizzazione del territorio e cultura, in A.A.V.V. Cultura delle genti venete, Rezzara, Vicenza, 1989, pp.157-166
 
Persistenza e trasformazione delle identità regionali in Europa, in L’identità regionale in Europa, Regione Autonoma Trentino – Alto Adige, Trento, 1991, pp.19-31
 
Risvolti umani della città, in G. Dal Ferro e F. Posocco (a cura di), La città abitazione dell’uomo, Rezzara, Vicenza, 1991
 
 Mutamenti sociali e regioni del Nord-est, in Dal Ferro G., Doni P. (a cura di), Comunità cristiane e futuro delle Venezie, Atti del 1° Convegno ecclesiale, Messaggero, Padova, 1991, pp.139-189
 
Bisogno di sempre, bisogno di comunità: alcune considerazioni sulla base di indagini condotte nell’Italia Nord-orientale, in G. Giorio (a cura di), Dall’intersoggettività alla reciprocità nelle risposte ai bisogni umani della società tecnologica, Cedam, Padova, 1991, pp.173-182
 
La cooperazione nella società contemporanea: note sociologiche, in A.A.V.V., Quale futuro per la cooperazione?, Federazione dei Consorzi Cooperativi di Trento, 1991, pp.33-43
 
La realtà socio-culturale del Trentino e il ruolo della Cooperazione, in A.A.V.V., Quale futuro per la cooperazione?, Federazione dei Consorzi Cooperativi di Trento, 1991, pp.55-62
 
Prefazione a G.Osti, Gli innovatori della periferia. La figura sociale dell’innovatore nell’agricoltura di montagna, Reverdito, Trento, 1991, pp.7-10
 
Processi di globalizzazione ed appartenenza etnica, in A.A.V.V. Relazioni etniche: vivere in una società plurilingue, ASTT, Bolzano, 1992, pp.147-153
 
Funzioni della ricerca empirica nello svolgimento del pensiero sociale contemporaneo, in A.A.V.V., Le scienze sociali europee sul finire del XX secolo. Sfide demografiche, tecnologiche, epistemologiche, Regione Autonoma di Trento, Trento, 1992, pp.65-70
 
Domanda di educazione e cultura nelle zone rurali, in A.A.V.V. L’educazione degli adulti nelle comunità rurali. Operatori culturali nei paesi dell’arco alpino, Provincia Autonoma di Bolzano – Alto Adige, 1992, pp.66-77
 
Comunità oggi. Alcune considerazioni sulla base di ricerche empiriche, in G.Dalle Fratte (a cura di), La comunità tra cultura e scienza. Il concetto di comunità nelle scienze umane, Armando, Roma, 1993, pp.199-220
 
 Problemi e politiche dello sviluppo rurale: aspetti sociologici”, in G.Cannata (a cura di), Lo sviluppo del mondo rurale: problemi e politiche, istituzioni e strumenti – Atti del XXXI convegno di studi della SIDEA, Campobasso, 22-24 settembre 1994, Società italiana di Economia Agraria – Il Mulino, Bologna, pp.87-116
 
Cultura delle pluri-appartenenze e della pluri-identità: quale cooperazione nell’Unione Europea, in A.A.V.V., Le diversità regionali in Europa. Il ruolo delle loro culture nella costruzione dell’unione europea, Regione Autonoma Trentino – Alto Adige, Assemblea delle Regioni d’Europa, Centro Europeo per le culture tradizionali e regionali.Atti del Convegno di studio 1 ottobre 1993, Trento, 1994, pp.141-149
 

 Analysis of Regional Differences in the Values of Europeans, in Ruud de Moor (ed.) Values in Western Societies, Tilburg University Press, Tilburg, 1995, pp.179-194
 
L’Italia tra post-modernità e neo-tradizione: un’ipotesi conclusiva non storicista, in G.Capraro (a cura di), I valori degli europei e degli italiani negli anni Novanta, Regione Autonoma Trentino – Alto Adige e Università degli Studi di Trento, Trento, 1995, pp.525-544
 
Strutture e processi sociali in Alto Adige. Dati generali, in A.Carli, K.Civegna, I.von Guggenberg, D.Larcher, R.R.Pezzei (a cura di), Zweisprachlernen in einem mehrsprachigen Gebiet – L’apprendimento della seconda lingua in un contesto plurilingue, Provincia Autonoma di Bolzano – Alto Adige, Bolzano, 1995, pp.15-22
 
La qualità della vita nelle città alpine con particolare riferimento a Bolzano, Merano, Rovereto, Trento, in R.Contro (a cura di), Qualità della vita nelle città alpine Regione Autonoma Trentino-Alto Adige, Trento, 1996, pp.599-638
 
 Appartenenza e mobilità socio-territoriali: Primi risultati di un'indagine su operatori turistici nel nord-Est italiano, in A. Gasparini (ed.), Nation, ethnicity, minority and border. Contribution to an international sociology, Isig, Gorizia, 1998, pp.187-195
 
I valori dei giovani nell'Europa di oggi: presentazione di un'inchiesta,in  S.Bucci (a cura di), Giovani società educazione nell'Europa del 2000,  Università degli Studi di Perugia, Perugia,1998, pp.37-56
 
Mondi vitali tra indifferenza e conflittualità, in A:A:V.V. Società civile e mondi vitali, Rezzara, Vicenza, 1999, pp.19-36
 
La dimension sociologique des évolutions démographiques, in J.D. Lecaillon (sous la direction de), Les enjeux de la démographie européenne, Guilé Foundation Press, Boncourt and Thesis Verlag, Zuerich, 2001, pp. 57-76
 
Un’analisi sociologica del turismo, in A.Leonardi e H.Heiss (a cura di), Turismo e sviluppo in area alpina. Secoli XVIII-XX, StudienVerlag, innsbruck, Wien, Muenchen, Bozen, 2003, pp.145-164
 
La gestion de l’eau par bassins: un moyen de résoudre des conflits, in La politique européenne de l’eau, Les Dossiers Européens, Paris, 2005
 
Teoria e struttura sociale in Robert.K.Merton, in G.Pollini, A.Pretto (a cura di), Sociologi: teorie e ricerche. Sussidio per la storia dell'analisi sociologica, Angeli, Milano, 2009,
 
 La differenziazione territoriale degli orientamenti etici. I casi delle aree culturali italiana e tedesca nei primi anni del Duemila, in Cavanna D., Salvini A, Per una psicologia dell’agire umano. Scritti in onore di Erminio Gius, Angeli, Milano, 2010, pp.521-539.
 
I valori socio-politici: fiducia, libertà, solidarietà,  in  G. Rovati (a cura di), Uscire dalle crisi. I valori degli italiani alla prova, Vita e Pensiero, Milano, 2011, pp.265-345
 
I valori socio-politici degli italiani: tendenze di mutamento nell’ultimo trentennio e comunanze o specificità rispetto agli altri popoli europei, in G.Pollini, A.Pretto, G.Rovati (a cura di), L’Italia nell’Europa: i valori tra persistenze e trasformazioni, Angeli, Milano, 2012, pp.359-452
 
Valori nell’Europa mediterranea, in P.Lacorte, V.A.Aresta (a cura di), Il Mediterraneo. Dalla multiculturalità all’interculturalità, Pensa multimedia, Lecce, 2012, pp.227-253
 
Antipolitica e frammentazione sociale, in A:A.V.V. Cultura e rigenerazione delle istituzioni, Edizioni Rezzara, Vicenza, 2013, pp.107-128

Il sociologo nella gestione del territorio e dell'ambiente, in A.Perino e L.Savonardo (a cura di), “Sociologia, professioni e mondo del lavoro”, Associazione Italiana di Sociologia, EGEA SpA,, Milano, 2015, pp.247-266
 
 Sentimento di appartenenza territoriale, in R.Serra, M.Pascoli (a cura di), Nuovi sentieri sociologici, Angeli, Milano, 2018, pp.79-95

Il Sessantotto a Trento: un'analisi non convenzionale, in M. Villa (a cura di), Il mio Sessantotto. Uno sguardo antropologico su memorie, immagini e narrazioni, Carocci, Roma, 2019, pp.105-120
 
 
5.5 VOCI IN DIZIONARI
 
 Analisi di contenuto (pp.70-77), Analisi fattoriale (pp.77-84), Campagna (pp.194-200), Metodologia (pp.733-743), Misurazione (pp.776-783), Mutamento (pp.800-807), Nazione (pp.808-817), Osservazione (pp.868-874) e Sistemica (pp.1137-1147) in F.Demarchi, A.Ellena (a cura di) Dizionario di sociologia, Paoline, Milano, 1976, ristampate con la voce aggiuntiva Territorio (pp.2206-2211) in F.Demarchi, A.Ellena, B.Cattarinussi (a cura di), Nuovo dizionario di sociologia, Paoline, Cinisello Balsamo, 1987
 
Territorial Belonging, in E.F. Borgatta, R.J.V. Montgomery,   Encyclopedia of Sociology (second edition), Macmillan Reference USA, 2000, pp.3128-3137
 
 
5.6 ARTICOLI SCIENTIFICI IN RIVISTE
 
Il Colloquio di Bruxelles sulle regioni frontaliere europee, in “Prospettive di efficienza”, 10, 1970, n.5-6, pp.171-176
 
Fattori della situazione confinaria: una ricerca empirica, in “Prospettive di efficienza – Numeri Unici di Sociologia”, 11, 1971, n.11-12, pp.1-19
 
Il bilinguismo: problema sociologico delle aree confinarie, in “Skolast”, 18, 1973, n.5, pp.23-28
 
Problemi di misurazione in sociologia, in “Prospettive di efficienza – Numeri Unici di Sociologia”, 13, 1973, pp.39-74
 
Ha ancora un significato la sociologia urbana?, in “La ricerca sociale”, 1974, n.7/8, pp.77-89
 
Entitività delle etnie e conflittualità interetnica, in “Studi di sociologia”, 13, 1975, n.3-4, pp.302-322
 
Recenti orientamenti degli studi sociologici sulla problematica etnica, in “Aggiornamenti – Aktuell”, 1975, n.2-3, pp.5-35
 
Verso un’analisi sociologica del bilinguismo, con particolare riferimento ad un’indagine su un’area plurilingue del Trentino – Alto Adige, in "Aggiornamenti – Aktuell", 1976, n.1-2, pp.15-35
 
Sulle potenzialità di impiego dell’analisi fattoriale negli studi interdisciplinari per la programmazione regionale, in “La ricerca sociale”, 1976, n.13, pp.49-61
 
Pluralismo etnico e migrazioni internazionali. Recenti contributi sociologici sulla persistenza delle solidarietà etniche e sui rapporti interetnici, in “Studi Emigrazione”, 43, 1976, pp.279-318
 
Domanda di bilinguismo in una città mistilingue: Bolzano, in “Quaderni per la promozione del bilinguismo”, n.14, 1976, pp.1-16
 
Pluralismo etnico e migrazioni internazionali. Recenti contributi sociologici sulla persistenza delle solidarietà etniche e sui rapporti interetnici, in “Studi Emigrazione”, n.43, 1976, pp.279-318
 
Conferenza regionale sulle autonomie locali, in “Rivista trimestrale di Scienza dell’Amministrazione”, 24, 1977, n.1, pp.163-169
 
Pianificazione e sviluppo delle aree rurali. Risultati del IV Congresso Mondiale di Sociologia Rurale, in “Animazione sociale”, 1977, n.22, pp.53-61
 
Influenza di fattori ambientali nei processi di scelta, in “Centro di orientamento professionale della Provincia Autonoma di Trento, Quaderno” n.2, 1977, pp.5-46
 
Struttura e attività del Dipartimento di Organizzazione del Territorio della Libera Università degli Studi di Trento, in “Sociologia Urbana e Rurale, I, 1979, n.1, pp.65-73
 
(con G.F.Summers), Conviene industrializzare le aree rurali?, in "Economia trentina", XXVIII, 1979, n.2-3, pp.47-61
 
Crisi della città e ruolo della sociologia nella pianificazione del territorio, in “Sociologia Urbana e Rurale”, n.6, 1981, pp.151.156
 
Dall’analfabetismo come stato di fatto all’analfabetismo come condizione accettata: tentativi di analisi causale, in Il fenomeno dell’analfabetismo in Lombardia, “Quaderni della Regione Lombardia”, 88, Istruzione, 1982, pp.103-119
 
Tentativo di composizione interdisciplinare dei contributi al seminario “Territorio e simboli”, in “Sociologia Urbana e Rurale”, n.12, 1983, pp.91-98
 
Il sentimento di appartenenza territoriale in aree marginali, in “Studi sociali”, XXIII, 1983, n. 9-10, pp.101-115
 
Urbanizzazione e crisi ambientale, in “Sociologia urbana e rurale”, n.14-15, 1984, pp.241-248, ristampato in P.Guidicini, F.Martinelli, G.Pieretti (a cura di), Città e società urbana in trasformazione, Angeli, Milano, 1985, pp.241-248
 
A margine di un’inchiesta, in “La Rivista del Clero Italiano”, n.65, 1984, pp.538-542
 
Alla ricerca delle radici delle differenziazioni interne della cultura dei giovani adolescenti, in “Scuola e cultura iniziative”, 5, 1985, n.4, pp.41-68
 
Aspetti sociologici della marginalità in Bassa Valsugana, Tesino e Vanoi, in “Economia Trentina”, n.3, 1985, pp.75-83
 
(coautori G.Girardi e P.Stefanini), Indagine su problemi e attese degli organismi gestionali delle scuole equiparate dell’infanzia. Organizzazione e metodologia di una ricerca sul campo, in “Il Quadrante Scolastico, n.27, 1985, pp. 104-114
 
La scuola di formazione dei gestori in fase sperimentale: una valutazione dei risultati, in “Il Quadrante Scolastico, n.28, 1986, pp.125-145
 
Capacità di autonomia scolastica e ruralità-urbanità del contesto sociale, in “Il Quadrante Scolastico”, n.33, 1987, pp.108-117
 
Appartenenza e comunità, in “Il Quadrante Scolastico”, n.37, 1988, pp.154-171
 
Tra comunità ecologica e comunità di cultura. Sintesi di un dibattito, in “Il Quadrante Scolastico”, n.38, 1988, pp.118-128
 
L’appartenenza territoriale nella società industriale, in “Annali di Sociologia/Soziologisches Jahrbuch” n.4, 1988, vol.II, pp.333-356 (tradotto anche in tedesco)
 
Le identità regionali europee di fronte alla modernizzazione, in “Dimensioni dello sviluppo” 1990, n.4, pp.45-53
 
Quali obiezioni ad un sistema di autonomie scolastiche?, in “Il quadrante scolastico”, 13, 1991, n.48, pp.123-131
 
Scuole dell’infanzia: la domanda educativa e le valutazioni dei genitori in un’indagine nel Trentino. Verso un’analisi causale, in “Il quadrante scolastico”, 15, 1992, n.54, pp.97-115 e 15, 1992, n.55, pp.80-127,
 
Valutazioni conclusive dei risultati dell’indagine sugli utenti delle scuola materne del Trentino, in “Il quadrante scolastico”, 56,1993, pp.138-144
 
Nord-Est: una costruzione mentale per favorire la dominanza veneta? Alcune riflessioni, in “Nord-Est”, n.4, 1994-95, pp.15-18
 
L'attualità di Martino Martini: per relazioni con la Cina che non siano solo rapporti d'affari, in “Studi su Martino Martini, Studi Trentini di Scienze Storiche”, LXXVII, 1998, n.4, Supplemento, pp. 673-677
 
Identità e identificazioni etnico-nazionali/Etnische-nationale Identitaeten: ein keineswegs zwangslaeufiger Zusammenhang, in “Annali di Sociologia- Soziologisches Jahrbuch”, 12, 1996 (edito 1999), I-II, pp. 197-218 /219-244
 
Orientaciones de valor sociopoliticas en Europa: Existe alguna especifidad del area euromediterranea? in Los valores hoy (numero monografico)  « Quaderns de la Mediterrania », 5, 2005, pp.53-64
 
La promocio’ de l’autonomia local dins les fronteres del Consell d’Europa, in "Diàlegs", 9, 2006, n.31, pp.87- 107
 
Sviluppo economico e globalizzazione tra valori della modernità e valori della “non modernità” (pre e post), in "Idee" - Nuova Serie, III, 2013, n.6, pp.115-141
 
5.7 RAPPORTI DI RICERCA
 
Ricerca sulla ristrutturazione territoriale-amministrativa del Trentino:
         -Rapporto sulle interviste a testimoni qualificati. I risultati dell’analisi fattoriale, Dipartimento di Organizzazione del Territorio, Libera università degli Studi di Trento, Trento, 1975, pp.41-70
          -(coautori S.Goglio e G.Pola) Sulle dimensioni ottimali di produzione di alcuni servizi di competenza della Provincia Autonoma di Trento, Dipartimento di Organizzazione del Territorio, Libera Università degli Studi di Trento, 1976, pp.108 (di R.Gubert i capitoli su settore scolastico, settore socio-sanitario e settore trasporti)
 
Ricerca sui boscaioli e sulla prima lavorazione del legno in Trentino:
         -Aspetti organizzativi del mercato e della prima lavorazione del legname in Provincia di Trento, Trento, 1978, pp.212
         -Indagine sui boscaioli trentini. Primi risultati globali delle interviste, Trento, 1978, pp.64
 
Ricerca sull’agriturismo in provincia di Trento: valutazione dei risultati del primo intervento legislativo della Provincia Autonoma di Trento:
Rapporto alla Provincia Autonoma di Trento
 
Documento programmatico - Commissione per lo studio e l’assistenza tecnica all’attuazione di un progetto integrato di sviluppo delle zone svantaggiate del Vanoi e del Mis,  Provincia Autonoma di Trento, 1992
 
Nota su andamento demografico, dinamica economica e fabbisogno di aree fabbricabili nel Comune di Canal San Bovo (prov. di Trento), Trento, 2008
 

6. APPARTENENZA A SOCIETA' E LORO COMITATI SCIENTIFICI

1977-79 Responsabile per l’Italia del “Gruppo dei sociologi rurali mediterranei”, Montpellier, Presidente prof. Pierre Boisseau
 
Membro del Research Committee on Social Ecology dell’International Sociological Association
 
1983-85 membro del Comitato Scientifico della Sezione “Sociologia del territorio” dell’Associazione Italiana di Sociologia
 
1985-89  Membro del Direttivo dell'Associazione Italiana di Sociologia e nel 1987 suo Vicepresidente
 
1984-1990 Membro del Council e poi dello Scientific Committee dell'European Society for Rural Sociology
 
1994-1998 Membro del Direttivo dell'International Institute of Sociology
  1989-2019  Membro del Consiglio di Amministrazione dell'Associazione italo-tedesca di Sociologia
 
 
7. PRINCIPALI CARICHE IN ISTITUTI  DI RICERCA
 
1985-89  Membro del Comitato Scientifico del Centro Ricerche Aree Montane, INEMO, Roma
 
1989-2012  Membro del Comitato Scientifico dell'Istituto di Sociologia Internazionale di Gorizia e  dal 2007 suo Presidente
 
1992-1996 Membro del Comitato Scientifico dell'Europaeische Akademie di Bolzano
 
1989-2008 Membro dello Steering Committee dell'European Values Systems Study Group, poi del Council dell’European Values Study, Università Cattoliche di Tilburg (Paesi Bassi) e Lovanio (Belgio)
 
 
8. RESPONSABILITA' EDITORIALI
 
1969-74 Membro del Comitato di redazione della rivista "Prospettive di Efficienza-Numeri Unici di Sociologia" di Trento
 
1975-78 Membro del Comitato di redazione della rivista "La ricerca sociale" di Bologna
 
dal 1976 Membro del Comitato di redazione e poi del Comitato Scientifico della rivista "Studi di sociologia" dell'Università Cattolica di Milano
 
1979-80 Corresponding editor della rivista "Sociologia Ruralis- Journal of the European Society for Rurali Sociology", Wageningen (Olanda)
 
dal 1985 Membro del Comitato Scientifico della rivista "Annali di sociologia-Soziologisches Jahrbuch" di Trento e dal 1992 suo Direttore responsabile
 
1988- ….. Membro del Comitato Scietifico della rivista “Dimesioni dello sviluppo” dell’AVSI di Cesena
 
1991- ….. Membro dell’International Editorial Board della rivista “Eastern European Countryside”
 
1991-……Membro del Comitato Scientifico della rivista “Persone e Imprese”
 

9. CONVEGNI E CONFERENZE

9.1 RELAZIONI UFFICIALI A CONVEGNI (escluse Comunicazioni)
 
Il ruolo della scuola trentina nella realizzazione di un nuovo modello di società e nella programmazione economica e sociale, “Corso di aggiornamento culturale sui problemi della scuola”, Ufficio scuola DC, Varone di Riva, 8 settembre 1978
 
La complessità della differenziazione sociale dello spazio urbano: implicazioni per la definizione degli obiettivi di pianificazione dei centri storici, I Meeting dei sociologi urbani italiani, Rimini, 1-3 maggio 1981
 
Il contributo della sociologia all’analisi dei centri storici urbani e rurali Corso di formazione e di aggiornamento culturale e tecnico sui problemi degli insediamenti storici, Provincia Autonoma di Trento, San Lorenzo in Banale, 18 marzo – 29 giugno 1981
 
Il problema degli handicappati visto dalla sociologia, “Anno internazionale delle persone handicappate 1981”, Fiera di Primiero, 19 marzo 1982
 
Cultura e territorio in Trentino, “Convegno sulla promozione culturale nel Trentino”, Provincia Autonoma di Trento, Assessorato alle Attività Culturali, Trento, 5 giugno 1982
 
A factorial ecological study of Trento (Italy) as a tool for urban policy, X World Congress of Sociology, Mexico City, 16-21 agosto 1982
 
Migranti e cultura: all’esodo come al rientro, con particolare riferimento al Trentino – Alto Adige, Giornata dei migranti,  ANEA, Trento, 26 settembre 1982
 
L’ambiente rurale in una problematica di sottosviluppo, Università di Padova, 11 ottobre 1985
 
Mutamento sociale e devianza, Convegno SIULP, Riva del Garda, 31 maggio 1986

L'agricoltura nella società e la sociologia rurale, Assemblea Movimento giovanile dell'Unione Contadini della Provincia di Trento, Trento, 29 novembre 1987
 
Equilibri e squilibri demografici dei piccoli comuni montani e politica delle infrastrutture e dei servizi, Convegno su “Piccoli comuni montani: realtà e prospettive” UNCEM, Sant’Orsola Terme, 20 maggio 1989
 
Persistenza e trasformazione delle identità regionali in Europa, Convegno internazionale “L’identità regionale in Europa”, Regione Autonoma Trentino – Alto Adige e Assemblée des Régions d’Europe, Trento, 9-10 ottobre 1990
 
Aspetti sociali della marginalità agricola, Conferenza nazionale “Dallo spreco di suolo al progetto dell’ambiente”, CNR – Progetti finalizzati IPRA e RAISA, Milano, 25 gennaio 1991
 
Continuità e discontinuità nell’analisi sociologica delle minoranze etniche in Italia, Convegno nazionale su “Minoranze autoctone, minoranze immigrate. I possibili contributi della sociologia” ISIG, Gorizia, 5 febbraio 1991
 
Valori e azioni. Primi risultati di una ricerca europea, Ciclo di conferenze “Valori e politica in dimensione europea. Le radici etiche del pensiero politico”, Centro di Cultura Antonio Rosmini, Trento, 24 aprile 1991
 
Il ruolo dell’agriturismo nello sviluppo delle aree marginali, Convegno Europeo Interdisciplinare “L’agriturismo, ieri, oggi, domani. Problemi e riflessioni”, Università di Pavia, 17-18 maggio 1991
 
La civiltà contadina e la società attuale, Convegno “Agriturismo: realtà e prospettive” Mediocredito Trentino – Alto Adige, Roncegno, 29 giugno 1991
 
Appartenenze territoriali tra vecchio e nuovo, IV Convegno nazionale Associazione Italiana di Sociologia – Sezione Sociologie del Territorio, “Le nuove forme di urbanità. La trasformazione dei modi di aggregazione in città e in campagna” Bologna, 14-15 novembre 1991

Les identités régionales aux frontières de l'Italie du Nord-Est, Association Internationale des sociologues de langue française (AISLF), Journées de travail “Identités, Espaces, Frontiéres dans la problematique européenne”, Grenoble, 29-30 novembre 1991
 
Processi di globalizzazione e appartenenza etnica, Incontri all’Accademia su “Relazioni interetniche. Vivere in una società plurilingue”, Bressanone, 15 febbraio 1992
 
Il contesto socio-religioso in Italia in prospettiva sociologica, Convegno di aggiornamento teologico, Pontificia Facoltà di Scienze dell’Educazione Auxilium, Frascati, 30 aprile – 3 maggio 1992
 
Il sentimento di appartenenza territoriale: rapporti con l’appartenenza etnica, Colloque international “Les minorités ethniques en Europe”, Région Autonome Vallée d’Aoste, Aoste, les 25-26-27 mai 1992
 
Domanda di educazione e cultura nelle zone rurali, 2° Congresso Internazionale “L’educazione degli adulti nelle comunità rurali” Provincia Autonoma di Bolzano e Land Tirolo (Assessorati alla cultura), Stella di Renon (Alto Adige), 1-5 giugno 1992
 
Granice:vove barijere ili nove spojnice?. Convegno Etnicitet, granice, Europa, Brioni, Croazia – Gorizia, Italia, 18-21 settembre 1992, Istituto di Sociologia Internazionale di Gorizia e Sveuciliste u Rijeci Odiel Humanistickih Znanosti – Sveucilista iz Trsta
 
Valori sociali e politici, identità e appartenenza - Europa, Convegno internazionale “Valori degli europei – European values” Trentanni di sociologia 1962-1992, Trento, 1-2 ottobre 1992
 
Prospettive metodologiche in sociologia, Convegno “In attesa del duemila”, Istituto Trentino di Cultura e Associazione Italo-tedesca di Sociologia, Trento, 14 dicembre 1992
 
Società pluriculturale: attese e ruolo dei giovani, Convegno “Realtà socio-culturale di Brunico: situazione attuale e stimoli per il futuro”, Comune di Brunico, Provincia Autonoma di Bolzano e Università Popolare Alpi Dolomitiche, Brunico, 5 giugno 1993
 
Evoluzione delle identità e loro salvaguardia da parte delle comunità interessate; mutamento dei valori e degli orientamenti culturali nei rispettivi contesti, e Identità culturale del Trentino Convegno “Da un conflitto internazionale a un comune impegno europeo. A cinquant’anni dall’Accordo Degasperi-Gruber”, Regione Autonoma Trentino – Alto Adige, Bolzano, 11-12 giugno 1993
 
La montagna e le sue risorse: aspetti economici e sociali, Federazione Italiana Salariati Braccianti Impiegati e Tecnici Agricoli, 1° Settimana di incontro su “La montagna, la gente, il lavoro”, Predazzo, 5-10 luglio 1993
 
(con L.Tomasi), L’appartenenza territoriale tra ecologia e cultura, Convegno di studio “Le diversità regionali in Europa. Il ruolo delle loro culture nella costruzione dell’unione europea”, Regione Autonoma Trentino – Alto Adige, Assemblea delle Regioni d’Europa e Centro Europeo per le culture tradizionali e regionali, Trento, 1 ottobre 1993
 
Problemi dello sviluppo rurale: aspetti sociologici, XXXI Convegno di studi “Lo sviluppo del mondo rurale: problemi e politiche, istituzioni e strumenti”, Università degli Studi del Molise – Società Italiana di Economia Agraria, Campobasso, 22-24 settembre 1994
 
La dimensione provinciale nel contesto italiano. Profili sociologici (l’appartenenza), Assemblea nazionale “Identità e ruolo della Provincia nel sistema delle autonomia”, Unione delle Province d’Italia, Roma, 6-7 ottobre 1994
 
Quale società per quale famiglia, Incontro “Rileggendo la lettera del Papa sulla Famiglia”, Centro Culturale di Milano, 27 febbraio 1995
 
Matrimonio e convivenza: aspetto sociologico, Tavola rotonda “Matrimonio – convivenza”, Comune di Bologna – Quartiere Santo Stefano 5 maggio 1995
 
Region Tirol, Internationale Tagung “Europa und seine Regionen, Oesterreichisches Ost – und Suedosteuropa Institut, Wien, 20 -22 September 1995
 
Futuri assetti istituzionali e ruolo delle popolazioni di lingua e cultura minoritaria, Convegno “Le ragioni delle minoranze nello sviluppo dell’autonomia”, Union Autonomista Ladina, Pozza di Fassa, 26 aprile 1997
 
La politica, l’ambiente, le istituzioni dell’autonomia, Convegno nazionale “I valori dei trentini”, Università degli Studi di Trento, Trento, 6-7 giugno 1997
 
La formazione al servizio sociale in Italia: strategie, contenuti e prospettive professionali. Il punto di vista della sociologia, Convegno internazionale su “Gli operatori sociali nel Welfare Mix”, Università di Trento, Riva del Garda, 20-21 maggio 1999
 
Varieties of social encounters and socio-territorial belonging: the case of tourist operators, 34th World Congress of International Institute of Sociology on “Multiple modernities in an era of globalization”, Tel Aviv, Juy 11-15, 1999

ZA Data Confrontation Seminar on the European Values Survey 1999, Cologne, 13 – 17 dicembre, 2000
 
Simboli e ordinamenti politici, Colloquio italo-tedesco, Villa Vigoni, Loveno di Menaggio, 10-11 settembre 2001
 
Valori e appartenenze sociali, Presentazione del volume, Istituto Luigi Sturzo, Roma, 8 giugno 2005
 
Pace e soluzione dei conflitti nell’attuale situazione mondiale, Tavola rotonda, ISIG e IUIES, Gorizia, 5 maggio 2006
 
I valori degli Europei. Una ricerca comparativa per i paesi del''Europa, Seminario su “La doppia secolarizzazione: la situazione religiosa della Romania post-comunista”, ISIG, Gorizia, 9 maggio 2008

Valori nell’Europa mediterranea: tendenze di mutamento, VII Convegno nazionale di Ostuni, 28-30 ottobre 2010

Antipolitica e frammentazione sociale, 45° Convegno sui problemi internazionali “Cultura e rigenerazione delle istituzioni”, Istituto di scienze sociali “Nicolò Rezzara” di Vicenza, Recoaro Terme, 14-16 settembre 2012
 
I valori socio-politici degli italiani: tendenze di mutamento nell’ultimo trentennio e comunanze o specificità rispetto agli altri popoli europei, Convegno su “L’Italia nell’Europa: i valori tra persistenze e trasformazioni”, Università di Trento, Trento, 22 novembre 2012
 
Sviluppo economico e globalizzazione tra valori della modernità e valori della non-modernità (pre e post), Seminario Internazionale di studi italo-tedeschi su “Valori, finanza e sviluppo economico in Europa e nel mondo globalizzato”, Accademia di studi italo-tedeschi – Merano, 12-13 dicembre 2012

La causa montana per l'oggi e per il domani, Giornata di studio su La Causa Montana, CAI e Associazione ex-parlamentari della Repubblica, Trento Film Festival, Trento, 30 aprile 2016

Intervento su I saperi sociologici tra formazione e professione, Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale, Università di Trento, 5 maggio 2016
 
Trento Innsbruck European Research Seminars (TIERS) in European Integration, 9-10 dicembre 2019, Università di Trento
 
9.2 PRESIDENZA DI CONVEGNI, DI SESSIONI DI CONVEGNI
 
Sessione Il mutamento sociale nell’area montana, Convegno “Comunità montane in transizione negli anni Ottanta”, Università di Trento, 19-21 ottobre 1981,
 
Gruppo di lavoro Le comunità rurali e montane,  1° Congresso di Sociologia del Territorio “Le unità sociali territoriali e l’intervento professionale del sociologo”, Grosseto, 26-28 aprile 1985
 
Convegno Giovani oggi: esperienze, confronti, prospettive, Provincia Autonoma di Bolzano – Alto Adige, Bolzano, 1985
 
Convegno “Brasile, Le sfide della transizione”, Università di Trento, 12 novembre 1987
 
Sessione Religion and food supply, VII World Congress for Rural Sociology “Food security and rural development”, Bologna, 26 giugno – 2 luglio 1988
 
Parte I L’appartenenza socio-territoriale, Convegno “Appartenenza e comunità. Aspetti sociologici, storici e amministrativi”, Università di Trento, 6 – 9 ottobre 1988
 
Convegno “Educazione permanente oggi in Alto Adige”, Provincia Autonoma di Bolzano, Bolzano, 11 novembre 1988
 
Sessione Sociology and social policy formation in the mountain and peripheral areas, XXIXth International Congress, Institut International de Sociologie, “The status of sociology as a science and social policy formation”, Roma, 12 – 16 giugno 1989
 
Convegno internazionale I fattori culturali dello sviluppo, Università di Trento, Dipartimento di Teoria, Storia e Ricerca Sociale, Trento, 6-7 dicembre 1990
 
Sessione Le Play et ses continuateurs face au catholicisme social, XXI Conference “Religion et economie” Société Internationale de Sociologie des Religions, Maynooth – Ireland, 19-23.8.1991
 
Sessione La sociologia di Robert E. Park (parte I) Convegno internazionale “Immigrazione, integrazione e culture”, Dipartimento di Teoria, Storia e Ricerca Sociale – Università di Trento, Trento, 8-9-10 ottobre 1991
 
Sessione: Movimenti giovanili, assimilazione e relazioni etniche, Convegno internazionale “I giovani non europei ed il processo di integrazione. Per una cultura della tolleranza”, Associazione Culturale Studi Asiatici, Trento, 11-12 ottobre 1991
 
Seminario di studio “Educazione permanente. Quale futuro?”, Provincia Autonoma di Bolzano – Alto Adige, Appiano, 27 novembre 1991
 
Sezione sociologica, Convegno “Consenso sociale e buona amministrazione nei parchi di montagna” Parco Adamello Brenta e Centro Internazionale di Ricerche Sociali sulle Aree Montane (CIRSAM), Molveno (TN), 7-9 maggio 1992
 
Convegno Internazionale “I valori degli europei – European values”, , Università di Trento – Trent’anni di Sociologia 1962-1992, Trento, 1-2 ottobre 1992
 
Sessione 2^, Convegno “Società dell’informazione di fine millennio. Una prospettiva estetica?” Dipartimento di Analisi Economica e Sociale del Territorio – Istituto Universitario di Architettura di Venezia, Venezia, 28 maggio 1993
 
Sessione: I cento anni della sociologia di Chicago, Convegno internazionale “La tradizione della Scuola ecologica di Chicago e le prospettive della sociologia contemporanea” Dipartimento di Teoria, Storia e Ricerca Sociale, Università di Trento, 6-7 ottobre 1993
 
(con S. Abbruzzese), Seminario “La sociologia di Raymond Boudon” Università di Trento, 16-17 giugno 1994
 
Presentazione del volume La vita religiosa. Per una sociologia della vita consacrata, Istituto Luigi Sturzo, Roma, 25 maggio 1995
 
Incontro su: Quali scenari per il futuro dell’Albania?, Istituto di Sociologia Internazionale di Gorizia, Roma, 30 luglio 1997
 
Gruppo di lavoro: L’identità nell’Europa delle diversità, Convegno internazionale “I confini dell’Europa – Die Grenzen Europas – The borders of Europe” Regione Autonoma Trentino Alto Adige e Associazione Italo-tedesca di Sociologia, Trento, 30-31 marzo 2007
 
Sessione I Convegno “L’Italia nell’Europa: i valori tra persistenze e trasformazioni”, Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale dell’Università di Trento, 22 novembre 2012
 

10. PRINCIPALI CARICHE ACCADEMICHE
 
1980-87 Membro eletto del Consiglio di Amministrazione dell'Opera Universitaria di Trento e 1983-87 suo Vicepresidente
 
1982-83 Membro della Commissione di Ateneo, Università di Trento
 
1987 Presidente del Consiglio di Indirizzo “Strutture e Processi Culturali” della Facoltà di Sociologia dell’Università di Trento
 
1984-87 e 1989-1996 Membro eletto del Consiglio di Amministrazione dell'Università di Trento
 
1984-90 e 1991-93 Direttore del Dipartimento di Teoria, Storia e Ricerca Sociale dell' Università di Trento

11. NOTIZIE BIOGRAFICHE
 
Nato a Primiero (Trento) l'11 agosto 1944; primo di 11 figli
 
Residente a Primiero San Martino di Castrozza (Trento), fraz. Tonadico, via Roma 55
 
Domiciliato a Trento, via del Nespolar 33
 
Stato civile: coniugato; 9 figli, dei quali cinque sposati (13 nipoti), uno frate carmelitano e tre in famiglia
 
12. PRINCIPALI ATTIVITA’ SOCIALI
 
Responsabile di istituto di Gioventù Studentesca (studi superiori 1960-65 a Trento)

Aderente al Movimento Oasi, fondato dal gesuita padre Virginio Rotondi, Centro per un Mondo Migliore, (Rocca di Papa)

Presidente diocesano della FUCI – AUCT (studi universitari a Trento, 1965-69, e alcuni anni successivi)

Membro del Gruppo Famiglie (guidato da don Gianfranco Corradi), primo sorto nella diocesi di Trento

Tra i fondatori nel Trentino del Movimento per la Vita

Nel Direttivo e poi Presidente per un ventennio dell’Associazione trentina della famiglia (già “Associazione delle famiglie numerose” del Trentino

Tra i fondatori nel Trentino e primo presidente del Sindacato delle Famiglie (SIDEF)

Tra i fondatori nel Trentino del Forum delle associazioni familiari.

Tra i fondatori del Centro Studi “Martino Martini”, Trento, membro del Consiglio di Amministrazione, per due mandati suo Presidente.
 
Membro della Consulta dei laici della Diocesi di Trento in rappresentanza dell'Associazione Trentina della Famiglia
 
13. PRINCIPALI ATTIVITA’ AMMINISTRATIVE
 
Consigliere comunale a Tonadico e a Fiera di Primiero
 
Membro dell’Assemblea del Comprensorio di Primiero e capogruppo DC
 
Assessore alla Pianificazione urbanistica del Comprensorio di Primiero
 
Membro del Consiglio di Amministrazione dell’Azienda di Soggiorno e Turismo di Primiero e San Martino di Castrozza
 
Membro della Commissione Urbanistica della Provincia Autonoma di Trento
 
Presidente della Cooperativa “Villa Alpina V. Pisoni” (casa per attività della FUCI-AUCT)
 
 
14. PRINCIPALI ATTIVITA’ POLITICHE[1]
 
Membro esterno cooptato del Comitato Regionale del Trentino – Alto Adige della DC (in seguito all’Assemblea degli esterni convocata dal segretario nazionale DC, F. Piccoli);

dal 1983 tesserato DC, poi membro del Comitato Provinciale della Dc Trentina e membro dell’Esecutivo Provinciale per le politiche sociali;

Tra i fondatori in Trentino del Movimento Popolare
 
1992 – 94 Segretario Provinciale della DC Trentina, trasformata poi in Partito Popolare del Trentino, parte del PPI;
 
dal 1995 Presidente di CDU del Trentino, poi, dal 1998, de Il Centro – Unione Popolare Democratica (federato con CDU), trasformato poi nel 2003 in Centro Popolare (con l'aggiunta facoltativa fino al 2006 di “Autonomista”)
 
1994-96 eletto alla Camera nella lista del Patto per l’Italia (PPI) (gruppo PPI e poi CCD); segretario della Commissione Agricoltura
 
1994-2006 Presidente dell’Associazione Parlamentare “Amici della Cina” fondata dall'on. Vittorino Colombo e guida di numerose visite parlamentari in Cina (dal 2006 Presidente onorario). Onorificenza ufficiale cinese come “Amico della Cina”
 
1995 – 2001 membro dell’Esecutivo nazionale CDU, responsabile per le politiche sociali (famiglia e scuola)
 
1996 –2001 eletto al Senato nella lista Polo delle Libertà del Trentino-Alto Adige, Collegio Valsugana, Fiemme e Fassa (Gruppo CDU, poi UDR, poi Misto Il Centro UPD), membro e vice-presidente della Commissione Difesa; membro capogruppo CDU delle Commissioni Bilancio, Attuazione della Riforma amministrativa, Questioni Regionali;
 
2001-2006 eletto al Senato nella lista Casa delle libertà del Trentino-Alto Adige, Collegio Valsugana, Fiemme e Fassa, (gruppo UDC) membro capogruppo UDC della Commissione Difesa, della Commissione Infanzia e della Commissione Questioni Regionali; membro delle Assemblee del Consiglio d’Europa e della UEO, Vice- presidente e per un mandato anche Presidente della Commissione Ambiente, Agricoltura e poteri locali e regionali dell’Assemblea del Consiglio d’Europa, relatore di importanti atti dell’Assemblea del Consiglio d’Europa in materia di politiche per la montagna e politiche di collaborazione transconfinaria; relatore di importanti atti dell’Assemblea della UEO sulle politiche di sicurezza in Europa e negli USA.
 
2001-2006 capogruppo PPE al Consiglio d’Europa per la Commissione Ambiente, Agricoltura e poteri locali e regionali
 
2006 candidato individuale al Senato nel Collegio della Valsugana, Fiemme e Fassa per il partito Centro Popolare Autonomista (ottenendo l’11% dei voti); non eletto:
 
 2006-2011 rappresentante del Centro Popolare Autonomista presso gli organi della Democrazia Cristiana per le Autonomie e come tale partecipe al 1° Congresso del Popolo delle Libertà a Roma
 
dal 2009 Presidente e poi Coordinatore  del Centro Popolare, Trento
 
dal 2012 conferma di socio della Democrazia Cristiana e partecipazione al XIX Congresso di Roma, poi invalidato; nel XIX Congresso DC di Roma del 2018, validamente convocato dall'Assemblea dei soci autorizzata dal Tribunale di Roma nel 2016, eletto nel Consiglio Nazionale e nella Direzione della Democrazia Cristiana. Nel 2019 eletto Presidente del Consiglio Nazionale della Democrazia Cristiana.
 
[1] Per le attività nel Parlamento, nell'Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa e nell'Assemblea Parlamentare della UEO si rimanda ai rispettivi siti internet di Camera, Senato, Consiglio d'Europa e Unione Europea Occidentale.
 

Anno santo della misericordia: da dove?

di il 16 Gennaio 2016 in religione con Nessun commento

Si moltiplicano le “porte sante” e i richiami alla misericordia di Dio. Confesso che stento a mettermi in sintonia, complice, forse, anche la conoscenza da sociologo delle dinamiche dell’etica nelle nostre società occidentali o occidentalizzate. La misericordia è apprezzata da chi ha commesso delle colpe o da chi, essendogli state perdonate le colpe, vede ridotta la pena. Non mi pare che nelle nostre società vi siano le condizioni per apprezzare la misericordia di Dio. Il senso del peccato si è assai ristretto; si sono scoperti peccati “sociali” (specie in materia ambientale), ma pochi sono i peccati personali che la coscienza sente con forte rimorso. Per i primi la misericordia riguarda, semmai, l’intera società e ciascun individuo facilmente si ritaglia un ruolo di quasi innocenza. Per i secondi non mi consta che i cristiani avvertano con paura il castigo di Dio. Per molti , nei rari casi sentiti dalla coscienza, basta un pentimento; per ormai pochi si ricorre alla confessione, dopo la quale tutto è risolto, tutto è perdonato. Ancor meno avvertito è il timore della pena, che le indulgenze concesse dalla Chiesa, tra le quali quelle plenarie, e tra esse quelle giubilari, promettono di ridurre o eliminare. Il permissivismo etico è un tratto caratteristico delle nostre società, salvo che per qualche azione particolarmente odiosa e “anti-sociale”. Non è un caso che nel celebrare la messa non siano rari i sacerdoti che, nella parte penitenziale iniziale, invitano a chiedere perdono non più dei “peccati”, ma delle “difficoltà”, avendo il pudore di usare una parola che la gente, anche quella fedele, stenta ormai a capire.

Mi sono chiesto perché, allora, Papa Bergoglio abbia indetto un Giubileo della misericordia. E ho ipotizzato due spiegazioni. La prima rimanda al divario di secolarizzazione esistente tra l’Europa secolarizzata ed eticamente relativista e le comunità cristiane dell’America Latina, dalle quali Papa Bergoglio proviene. Il venire dalla Polonia spiegava alcuni accenti di Papa Voityla; il venire dal Sud America può spiegarne altri di Papa Bergoglio. Da quel poco che conosco, in base alle ricerche compiute anni fa sui valori in Brasile e Argentina, in quelle società la secolarizzazione e il relativismo etico erano significativamente minori che in Europa (Italia compresa). Il senso del peccato e il timore del giudizio di Dio vi sono più vitali.
La seconda rimanda al “progressismo cattolico”, cui molti ascrivono anche Papa Bergoglio, e che ebbe proprio anche in America Latina vivaci manifestazioni dopo il Concilio Vaticano II. Per i progressisti è importante che la Chiesa non entri in conflitto con “il mondo”, ma con esso stabilisca un dialogo volto alla comprensione, nella fiducia che ciò che accade sia “segno dei tempi” segno che manifesta la presenza dello Spirito nella storia. Ovvio che questa impostazione valga anche per la secolarizzazione, percepita allora dai progressisti come “purificazione” del messaggio evangelico e valga per l’etica, specie nell’ambito della vita, della sessualità e della famiglia, quello che più si distanzia nelle nostre società dall’etica tradizionale cattolica. Solo in pochi casi si è giunti da parte di moralisti cattolici (più spesso da protestanti) a legittimare moralmente i rapporti sessuali prematrimoniali, il vivere una sessualità omosessuale, il divorzio (tra i cattolici sotto forma di facile dichiarazione di nullità del matrimonio), ecc. ma è invece diffusissima la convinzione, anche nel clero, che a proposito di tale ambito dell’etica, più che di veri e propri peccati (e non si dice più “gravi”) si tratti di “debolezze”, “difficoltà”, che la “misericordia di Dio” non può che considerare trascurabili. L’insistere sulla “misericordia” ( e sorprende che di questo messaggio ecclesiale si facciano portavoce mass media di solito poco inclini a sostenere il magistero ecclesiale) altro non sarebbe, quindi, che una manifestazione dell’indebolimento delle certezze etiche, per non entrare troppo in conflitto con il relativismo etico della cultura dominante.

Da padre di famiglia, constato che il rimprovero ai figli è in generale in proporzione alla gravità delle violazioni di norme e valori. Su cose da poco si può passare sopra; su fatti gravi prima di dare il perdono serve un ravvedimento profondo e talora anche un castigo. Se si insiste sulla misericordia, senza prima richiamare la gravità delle violazioni, si dà l’impressione che in fondo, quelle mancanze non siano poi così gravi. Altrimenti ci sarebbe un castigo (la pena). Perché Dio Padre non dovrebbe comportarsi come un buon padre?
Non si può escludere che entrambe le spiegazioni ipotizzate abbiano elementi di verità. Sarebbe interessante capire se vi sono altre spiegazioni. L’assumere il messaggio giubilare in modo acritico, come sembra facciano i più, non mi sembra il modo migliore per vivere la Chiesa.

Coppie di omosessuali: nebbie artificiali su riconoscimento e adozione figli

di il 7 Gennaio 2016 in famiglia con Nessun commento

la discussione in Senato del disegno di legge Cirinnà (PD) a fine gennaio ha moltiplicato i dibattiti sul riconoscimento da dare ai rapporti di coppia fra omosessuali. Gli schieramenti pro e contro si sono abbastanza delineati. Ed emergono divisioni non solo tra formazioni politiche, ma anche al loro interno. I temi più dibattuti sono la natura di ciò che è riconosciuto e le conseguenze del riconoscimento. Secondo coloro che, sensibili alla tutela della famiglia, militano in gruppi politici che vogliono il riconoscimento delle coppie omosessuali, costituirebbe un fatto positivo il fatto che nel disegno di legge il riconoscimento sarebbe diventato ancorato all’art. 2 della Costituzione (riconosce le formazioni sociali nei quali si sviluppa la personalità) e non all’art. 29 che riguarda la famiglia fondata sul matrimonio. A parte che anche la famiglia è una “formazione sociale”, il fatto che il richiamo sia all’art. 2 e non al 29 ha solo un tenue valore simbolico. Di fatto non cambierà in nulla la percezione sociale di una coppia omosessuale come una delle espressioni della sessualità di coppia, al pari della coppia formata da uomo e donna.
Il fatto trova esplicita immediata conferma proprio nella stessa legge, che prevede che una coppia di omosessuali possa avere dei figli; poiché biologicamente questo può accadere solo per uno dei maschi, si dà la possibilità all’altro di adottare (con formula speciale) il figlio concepito con il seme del compagno. Chi sostiene il disegno di legge afferma che, una volta che il figlio esiste, è meglio per lui che tutti e due i componenti della coppia siano responsabilizzati come “genitori”. L’adozione del figliastro sarebbe quindi il modo di mettere al centro gli interessi del bambino. Non cambia molto la proposta di far precedere l’adozione da un periodo di “affidamento rafforzato”, rafforzato perché non richiede revisione biennale. Si tratterebbe, anche in questo caso, di una differenza dal tenue valore solo simbolico. Di fatto anche questa proposta emendativa, che forse verrà presentata dai “cattolici” del PD, non fa venir meno la principale controindicazione della norma sulla filiazione della coppia omosessuale maschile: l’incentivo a procurarsi un figlio ricorrendo al pagamento di una donna affinché si presti a una gravidanza, il cui figlio verrà poi consegnato, appena nato, al pagatore. I difensori del disegno di legge Cirinnà fingono di non accorgersi dell’incentivo alla maternità su pagamento che deriva da tale legge, affermando che in Italia la pratica dell’”utero in affitto” è vietata. Tacciono sul fatto che in alcuni altri paesi è legale (e quindi utilizzabile anche da italiani) e si oppongono a che la legge italiana consideri reato il ricorso all’utero in affitto anche se compiuto all’estero. Non dicono, inoltre, che quella pratica è antiumana per la donna e per il figlio “prodotto”.E’ l’evidente conferma che la filiazione è considerata coessenziale al riconoscimento della “formazione sociale” coppia omosessuale”. La stessa codificazione di altri diritti, tra i quali la più rilevante e costosa, la “reversibilità” della pensione, rende evidente come la legge Cirinnà introduca in Italia il matrimonio tra omosessuali, chiamandolo in altro modo, “unione civile”.
Gli schieramenti parlamentari fanno prevedere che con i voti PD,M5S, Sinistra, Verdiniani e altri il disegno di legge Cirinnà verrà approvato. Credo che si tratterà di un altro passo in direzione negativa, cui probabilmente nemmeno Sodoma e Gomorra erano arrivate, se non altro per l’indisponibilità delle tecniche di procreazione oggi disponibili. Il rispetto per il bambino e per la donna cedono il passo alla soddisfazione di un desiderio di un figlio da parte di una coppia di soli maschi. Spero, solo, che un referendum possa poi almeno in parte rimediare. Ciò che mi scandalizza è lo scarso valore che alla questione è data dal gruppo parlamentare di “Area Popolare”, il Nuovo Centro-destra e l’UDC insieme, disposti a continuare a far parte di un’alleanza di governo con il PD, principale proponente della legge. V’è da chiedersi quale debba essere la divergenza politica con il PD per mettere in questione la collaborazione di governo. Se su questi valori si è disposti a digerire tutto, vuol proprio dire che nessun valore conta più della rendita politica derivante dal far parte di una maggioranza governativa. E questo mi dispiace particolarmente perché del gruppo parlamentare dell’UDC a lungo ho fatto parte.

Conflitto di interesse e ipocrisia diffusa

di il 2 Gennaio 2016 in COMMERCIO con Nessun commento

in questi giorni si è aperto il dibattito sul modo nel quale sono gestite le banche, con particolare riferimento a quella dell’Etruria, per la quale il Governo non ha attivato procedure di salvataggio, facendo così pagare per il fallimento non solo gli azionisti, ma anche i possessori di un particolare tipo di obbligazioni (dette “subordinate”). Sotto accusa degli amministratori che avrebbero favorito per i prestiti loro stessi o loro amici, superando le necessarie prudenze nel concedere denaro. Il fatto che amministratore sia stato e sia anche il padre della ministra delle riforme Boschi ha avuto risvolti politici, con mozione di sfiducia alla ministra da parte del M5S.

Mi sembra di dover notare nei commenti a tale vicenda una notevole dose di ipocrisia; mi chiedo se non sia del tutto normale nella nostra società che si aspiri a cariche da cui dipendono decisioni rilevanti per interessi propri o di amici o clienti semplicemente per tutelare tali interessi. Accade così nelle cariche societarie di imprese economiche, tra le quali le banche, che hanno poteri economici rilevanti sul credito, ma accade così anche per le cariche amministrative, politiche, in associazioni che hanno qualche potere. Il “conflitto di interesse” è condizione normale: il primato spetta assai spesso all’interesse proprio o dei propri amici o clienti; quello dell’istituzione è per lo più posposto, se pur si riesca a capire quale sia, distinto da quello dei decisori.

Da sociologo non posso che rilevare come la struttura formale di un’associazione, di un’impresa o di un’istituzione raramente trovi corrispondenza in quella informale, che cerca di essere poco visibile. Le “regole” manifeste chiedono rispetto dei fini istituzionali; le esigenze di chi amministra non si compongono di necessità con i fini istituzionali, e a prevalere, di norma, sono esse.

Quanti sono gli amministratori comunali che tali sono diventati per poter controllare a vantaggio proprio o di amici o clienti le decisioni comunali in materia di urbanistica o di assegnazione di contratti di acquisto o d’opera? E come si spiega la competizione per diventare amministratori della casse rurali? Devozione verso gli ideali della cooperazione? E quella per entrare nei Consigli di Amministratori di enti vari? Disinteressato impegno per i fini dell’ente?

Le uniche cose che possono variare sono la misura nella quale si persegue l’interesse “particolare” e la procedura più o meno accorta con la quale si maschera tale interesse.

Non ci si può nascondere che vi sia che resta fedele, nel suo amministrare, solo agli interessi istituzionali; non è impossibile e dipende dalla statura morale dell’amministratore. Ma questa dipende dalle convinzioni circa il senso della propria vita. Non è un caso che nelle indagini sui valori, che da oltre trent’anni seguo, sia proprio una più forte religiosità a nutrire un maggiore rigore etico, e non solo in tema di sessualità e vita, ma anche in tema di doveri verso la collettività.

Che senso ha, allora, denunciare i tradimenti dell’interesse collettivo, lo stravolgimento dei fini istituzionali per un interesse egoistico, e nello stesso tempo svalutare la religiosità, limitarne la portata e il significato anche sociale in nome di una “laicità” che rende “sacri” valori della struttura formale, che è vuoto simulacro se manca un fondamento nei “valori ultimi”?

popolarismo e liste civiche

il Trentino del 23 dicembre pubblica un ampio intervento di Elena Albertini in merito al possibile raccordo tra formazioni civiche ed espressioni politiche del popolarismo, analizzandone le condizioni. I riferimenti sono fondamentalmente alla realtà trentina, ma il tema si sta ponendo anche su scala nazionale. Al seminario di Orvieto del 28 e 29 novembre scorsi (che ha approvato il Patto di Orvieto) partecipavano non solo formazioni politiche di ispirazione popolare, ma anche esponenti di esperienze elettorali civiche rilevanti anche a livello regionale (es. in Puglia, in Umbria). Si sta assistendo a un processo di riorganizzazione politica dell’area che alcuni chiamano “moderata” (come se quella egemonizzata da PD di Renzi non lo sia), ma che preferirei definire di ispirazione popolare, che trova radici nell’umanesimo cristiano, liberale nel senso di Rosmini e Sturzo ma anche sociale (dottrina sociale della Chiesa, mutualismo, cooperazione, sindacato, economia sociale di mercato), quell’umanesimo che ha informato di sé la Costituzione italiana.

Elena Albertini condiziona la ripresa di tale presenza politica all’emergere di un leader che sappia coagulare e attrarre consensi. Per ora tale leader non emerge, ma credo che il processo possa essere costruito ugualmente. Uno dei fattori che ha facilitato tale processo sta nella convinzione che il valore della democrazia come partecipazione non debba essere posposto alla rapidità dei processi decisionali garantiti dalla concentrazione del potere in una persona, in qualsiasi modo essa sia stata scelta direttamente alle elezioni. Tale posposizione era avvenuta prima con Berlusconi ed ora con Renzi. Tutta l’esperienza democratica della Repubblica fino ai primi anni Novanta era connotata dalla partecipazione, coinvolgendo le varie formazioni sociali; non era limitata al momento elettorale, peraltro pur esso attento alla rappresentatività, alla corrispondenza tra suffragi ottenuti e rappresentanza nelle istituzioni deliberative, principio regolativo essenziale della democrazia. La partecipazione motivava anche il rispetto delle autonomie, sociali e territoriali. Il movimento delle liste civiche esprime il desiderio di poter partecipare alle scelte di interesse della comunità, disconoscendo i partiti affermatisi negli ultimi vent’anni come strumenti efficaci per realizzare tale desiderio. E il fatto che quote rilevanti dei cittadini sentano tale movimento come positivo lascia sperare che la situazione possa cambiare. A ben pensare anche il rifiuto di votare è sintomo di distacco da un sistema politico verticista, come lo è l’innamoramento per metodi di partecipazione elettronica tipica del Movimento 5 Stelle, pur essendo tali metodi altamente selettivi, lasciando fuori dai processi partecipativi la grande maggioranza dei cittadini.

A livello nazionale le formazioni politiche interessate alla ricostruzione del popolarismo stanno orientandosi a sostenere il NO al prossimo referendum sulla riforma costituzionale voluta da Renzi (peraltro non ancora approvata in seconda lettura). La Albertini si chiede se forze politiche trentine che sostengono Renzi siano veramente ispirate al popolarismo. Il medesimo interrogativo a livello nazionale si può porre per “Area Popolare”, il gruppo parlamentare che unisce UDC (quel che resta) e NCD e che sostiene Renzi. Qualcuno si accontenta del fatto che Renzi, da giovane, è stato un popolare, ma le posizioni in tema di democrazia partecipata che egli ha espresso ed esprime (da ultimo sulle elezioni spagnole) fanno dire che semmai il valore della democrazia partecipata è espresso più dalla vera sinistra, non a caso a lui in opposizione.

Il terreno primo di incontro tra movimenti civici e movimenti ispirati al popolarismo di Sturzo e Degasperi, a livello locale e nazionale, è quindi, a mio avviso, quello della concezione della democrazia. Senza democrazia partecipata non c’è popolarismo e non c’è civismo. C’è tecnocrazia o elitismo vestiti da parvenze democratiche, che del resto non sono per lo più mancate neanche nei regimi più autoritari. Come si ricava dalle ricerche europee sui valori (EVS) è il culto dell’efficacia, della rapidità decisionale, della competenza tecnica il tarlo che sta corrompendo le democrazie oggi: popolarismo e civismo sono chiamati ad essere l’antitarlo.

il virus tecnocratico in Trentino

di il 11 Novembre 2015 in COMMERCIO con Nessun commento

Due temi di questi giorni relativi a decisioni o prese di posizione di chi amministra la Provincia Autonoma mi hanno colpito per il tipo di valori che lasciano trasparire: l’individuazione degli ambiti sovra-comunali per la gestione associata di gran parte dei servizi comunali e la proposta dell’assessore alla Sanità (qualcuno dice che non abbia fatto che rendere pubblica una posizione del Presidente della Provincia) di provincializzare in un’unica ente le case di riposo finora rette in modo autonomo.

In entrambi i casi viene mortificata l’autonomia delle comunità locali in nome di logiche tecnocratiche. Dalle indagini sui valori che da tre decenni ho seguito in Italia e in Europa si ricava come il valore della democrazia si sia ormai largamente affermato, non più eroso da orientamenti esplicitamente autoritari. Il valore della democrazia è però colpito gravemente da un virus relativamente nuovo, quello tecnocratico, contro il quale sembrano mancare difese. L’autonomia e il valore regolativo della sussidiarietà derivano direttamente dai valori della libertà e della democrazia; il virus, quindi, fa morire anche autonomia e sussidiarietà. Che ciò accada in modo così evidente con un governo di centro-sinistra, e per dei più a guida autonomista, non fa altro che confermare la gravità dell’infezione in atto, dato che della democrazia partecipata e dell’autonomia centrosinistra e autonomisti hanno sempre fatto grandi bandiere.

Ho letto le decisioni della Giunta Provinciale (assessore Daldoss, uomo di fiducia del Presidente) circa gli ambiti per l’esercizio associato; meriterebbero un’analisi specifica per capirne le ragioni. Tuttavia gli ambiti appaiono in molti casi del tutto scollegati dalle realtà comunitarie che vi vivono. Mi limito a due esempi che conosco bene. Un primo caso eclatante è quanto accaduto a Primiero: negata la deroga a Canal San Bovo, che corrisponde a un’intera valle, con molti villaggi, per di più svantaggiata e costretto il Comune di Sagron-Mis ad associarsi non al vicino nuovo Comune di Primiero-San Martino di Castrozza, ma agli altri comuni di Primiero. Un secondo totalmente privo di logica “comunitaria” è l’unire nel medesimo ambito i comuni del fondovalle orientale della Bassa Valsugana e i comuni del Tesino. I “Tesini” hanno un’identità e un’area di residenza distinte che meritavano almeno la stessa considerazione che hanno avuto altre piccole comunità, riconosciute come Comunità di valle. E si potrebbe continuare. La logica dei “numeri di abitanti” ha nettamente prevalso in modo autoritario. Esempio di ragionamento tecnocratico.

Ancora più radicale l’approccio tecnocratico evidenziato dalla proposta dell’Assessore alla Sanità sulle case di riposo. Lo stupro dell’autonomia locale e sociale vi è teorizzato in nome della “razionalità tecnica”. Con questa logica non mancherà molto tempo per vedere proposte come unificare tutti i comuni del Trentino in un solo comune provinciale (in fondo dil Trentino non è che un quartiere di Milano….), unificare tutte le scuole materne, provincializzando quelle autonome di comunità, unificare tutte le bande musicali, tutti i cori, ogni forma organizzata di attività che goda di sostegno finanziario della Provincia. Viene il dubbio che l’autonomia sociale e locale per chi amministra la Provincia non sia un fatto positivo da sostenere, ma un fardello costoso da eliminare.

Se un governo di centro-sinistra a guida autonomista percorre la strada tecnocratica che nega valori fondamentali perché portano a spese “poco razionali”, l’unica speranza per il Trentino, per un Trentino a democrazia partecipata, diffusa, ad alto tasso di autonomia locale e sociale, sta nella crescita di liste civiche. Il risultato delle ultime elezioni comunali anche in alcuni centri rilevanti del Trentino potrebbe rendere tale speranza non vana. A meno che gli autonomisti non tornino ad essere tali.

accoglienza immigrati: virtù insufficiente

di il 1 Settembre 2015 in migrazioni con Nessun commento

“L’accoglienza è ancora una virtù” titola in prima pagina l’ultimo numero di Vita Trentina. Sorprende per certi aspetti l’avverbio “ancora”, come se ci fossero dubbi. E i dubbi ci sono se Vita Trentina applica quel titolo, in modo esplicito, sempre in prima pagina, ai “richiedenti asilo”, una netta minoranza.
Poi, però, nei testi citati nelle pagine interne, anche di esponenti di rilievo nazionale del clero cattolico, il messaggio si fa più generico: l’invito all’accoglienza riguarda ogni tipo di migrante, contrapponendosi in modo anche esplicito a chi, titolare di responsabilità politiche, richiama invece il problema del controllo dei flussi di migranti attraverso i confini nazionali o statali.
Come sovente accade, anche chi ha responsabilità ecclesiali applica meccanicamente e indebitamente principi etici validi per i rapporti interpersonali a questioni attinenti al buon funzionamento (bene comune) della vita collettiva politicamente organizzata. E’ frutto della maturazione politica dell’umanità l’organizzarsi in entità collettive, a base per lo più territoriale. Affinché tale organizzarsi raggiunga i suoi fini di bene comune, tali entità istituzionalizzano dei confini, con regole per filtrare i flussi (di persone, oggetti e messaggi) attraverso di essi. Tali regole possono essere più o meno permissive, ma sono comunque necessarie per il raggiungimento dei fini della comunità politica, tra i quali preminente quello della sicurezza, bisogno fondamentale di ogni essere umano.
Quale è il messaggio che su tali regole dà la comunità cristiana e chi in essa ha responsabilità di guida? Il problema nella sua specificità non è affrontato. Ci si accontenta di proclamare la virtù dell’accoglienza, come se non fosse razionale e doveroso per il bene comune fissare limiti ai flussi immigratori. Se si deve comunque accogliere tutti coloro che lasciano la loro comunità politica per entrare nei territori di un’altra, evidentemente si nega la positività anche etica della regolazione dei flussi. Se non si vuole ciò, bisognerà pur convincersi che non ogni persona può essere accolta in casa propria, nel territorio della propria comunità politica, anche se lo desidera e fa di tutto per realizzare il suo desiderio, anche a rischio della propria vita.
Anziché offendere coloro che richiamano il problema dei controlli dei flussi migratori, come ha fatto in modo inusitato per il ruolo ecclesiale ricoperto il segretario della Conferenza Episcopale Italiana, chi ha responsabilità ecclesiali, particolarmente nel campo dell’etica sociale e politica, dovrebbe, a mio avviso, cercare di affrontare il tema dei controlli dei flussi attraverso i confini delle comunità politiche in modo appropriato, specifico. Il richiamare la virtù dell’accoglienza può avere un suo significato anche a tale livello di riflessione etico-sociale, orientando a regolazioni più aperte. Ma diventa solo un esempio di uso integralista del principio cristiano dell’amore per tutti gli uomini se intende esaurire la questione etico-sociale della regolazione dei flussi.
Tonadico, 30 agosto 2015
Renzo Gubert

Orsi in Trentino: egemonia cultura urbana

di il 16 Agosto 2015 in COMMERCIO con Nessun commento

 

su l’Adige  l’antropologo Duccio Canestrini afferma che l’orso non è nostro nemico e che i media avrebbero la colpa di alimentare “una paura irrazionale”. Ci sarebbero ben altri pericoli. Colpa delle popolazioni umane trentine sarebbe quella di non sapere più concepire “spazi naturali selvatici”. Giusto che vi siano “zone impervie, incolte, selvagge e potenzialmente pericolose per i frequentatori disinformati”. Anacronistico sarebbe per Canestrini pensare alle esigenze di “economie di sussistenza (agricoltura di montagna e pastorizia)”.

Quanto l’antropologo Duccio Canestrini esprime rappresenta, a mio avviso, un esempio, fin troppo evidente, del modo di pensare proprio di una cultura urbana sofisticata (non quella popolare) che vuole arricchire la sua esperienza nel tempo libero con il piacere di avere, a portata di fine-settimana, la possibilità di visitare “spazi naturali selvatici”, aree pericolose. Canestrini critica giustamente un Trentino “Disneyland”, ma lui propone solo di aggiungere al Trentino Disneyland un settore “selvaggio” per frequentatori “bene informati”.

Nel Trentino vi sono cultori di tale modo di pensare, specie tra gli intellettuali urbani, ma la maggior parte della gente è di avviso opposto. Vi sono i tanti che nel bosco, anche incolto e selvaggio, vogliono andare per raccogliere funghi o altri frutti selvatici o semplicemente per godere la natura, senza timori di grossi pericoli (il pericolo del morso di vipera si può affrontare con il kit apposito antiveleno) e vi sono i non molti, ma non pochissimi, che praticano l’agricoltura e la pastorizia di montagna. Api negli alveari, pecore, capre, asini, vitelli e manze usano la flora delle aree marginali di montagna: fanno un servizio alla collettività e soddisfano desideri atavici di produrre per il piccolo consumo a Km 0; senza contare le greggi dei pastori, i quali continuano in un duro mestiere che li occupa per tutto l’anno. Perché giudicare anacronistiche le esigenze di questi cittadini? La Provincia paga i danni, ricorda Canestrini. E ancora una volta emerge la cultura urbano-industriale: tutto si misurerebbe, per questa, in denaro. Basta pagare. Il rapporto uomo-animane allevato è visto da questa cultura, che Canestrini esprime, come solo strumentale: in fondo l’avversione all’orso si spiega solo con il desiderio di chi alleva di far ammazzare il suo animale in un macello. Basta pagare e tutto è risarcito. Evidente come manchi all’antropologo esperto delle “dinamiche tra uomo e ambiente” la pur minima conoscenza del rapporto affettivo che si crea tra allevatore e animali allevati. Si curano le api, si allevano le capre e le pecore, anche per averne la produzione (miele, latte) e non solo per la carne. Ciascun animale è conosciuto, è stato curato. E’ l’allevamento industriale che rende del tutto strumentale il rapporto tra animale e allevatore, ma questo si svolge nelle stalle; l’orso o il lupo non fa ad esso problema.

Caro Direttore, finalmente anche i giornali “provinciali” hanno dato spazio alle preoccupazioni della gente, specie da quando un orso ha aggredito nei pressi di Cadine una persona. Spero che sia l’occasione anche di ripensare il rapporto tra cultura urbana di élites intellettuali e cultura popolare, per far apprezzare anche le ragioni di chi si dedica a tradizionali attività pastorali o di chi vuole passare momenti distensivi in montagna, che certo va salvaguardata da Disneyland, ma mantenuta percorribile senza grossi timori. Mia figlia scout ha dovuto spostare il campeggio dai pressi di Malga Brigolina in val Sarentino, in Alto Adige in nome del Disneyland “arricchito” che vorrebbe Canestrini. Io da molti anni allevo capre e asini e finora non ho avuto danni, ma li hanno avuti conoscenti, pur nel Trentino Orientale, meno esposto alla presenza dell’orso. Sinceramente non vedo ragioni sufficienti per sacrificare al “desideri” di persone come Duccio Canestrini, nel Trentino, in Italia e in Europa, un rapporto pacifico tra uomini di montagna e il loro ambiente. Cara Provincia e caro Ministro dell’Ambiente (UDC-Area Popolare): non vi pare giunto il momento di liberare la montagna alpina, la più antropizzata al mondo, da quella porzione di Disneyland rappresentata dagli spazi nei quali gli orsi danno l’emozione del pericolo e del selvaggio pericoloso? Conta di più chi ama queste emozioni, anche solo magari virtuali, oppure la gente che in quella montagna vive?

Papa Bergoglio e i respingimenti di immigrati

di il 16 Agosto 2015 in migrazioni con Nessun commento

La frase pronunciata in un’udienza da Papa Francesco in merito ai respingimenti di persone che intendono migrare ha suscitato reazioni opposte: le più dure da parte dell’on. Salvini, della Lega Nord. La frase del Papa evidenzia con parole forti (respingere è un atto di guerra) la dimensione universalista dell’insegnamento cristiano: tutti gli uomini sono fratelli e come tali vanno trattati. Credo, però, che se non contemperata con altre dimensioni, può aprire a un uso “integralista” della religione cristiana.
Innanzitutto la fraternità universale non esclude una graduazione dei doveri di fraternità, di amore per tutti gli uomini. L’amore tra genitori e figli e tra fratelli e sorelle richiede doveri reciproci più forti di quelli richiesti da legami meno stretti di parentela o di amicizia. E così i doveri reciproci tra gli appartenenti a una comunità politica sono più forti che quelli con persone appartenenti a comunità diverse. Il dovere dell’accoglienza non è il medesimo verso tutti. Le porte chiudibili servono per stabilire un limite all’accesso. E così i confini tra comunità politiche. La Chiesa non ha mai combattuto contro la fissazione di confini e di regole per il passaggio attraverso loro. Anzi, spesso ha contribuito a individuare confini accettati in caso di conflitti (ricordo il caso del confine tra area spagnola e portoghese in America Latina). Il confine e il suo controllo sono stati tra i principali strumenti di pace dell’umanità.
L’affermazione di Papa Francesco presenta, come già in altri casi, ambiguità interpretative, usate da alcuni per affermare l’immoralità dei filtri ai passaggi di uomini attraverso i confini e da altri per applicare il termine “respingimenti” sia ai naufraghi in pericolo di vita o a chi è minacciato di morte, sia a coloro che, per loro desiderio di migliorare la propria situazione, non vogliono sottoporsi ai “filtri” che una comunità politica pone all’ingresso di estranei nel suo territorio.
Può darsi che Papa Francesco non abbia voluto distinguere i due casi, ma ne dubito. Difficile pensare che chi spende migliaia di euri o di dollari per poter fruire di trasporti clandestini per penetrare nel territorio di una comunità politica sia nelle condizioni del fratello povero, affamato, bisognoso, come quello soccorso dal buon Samaritano. E’ anzi una persona (o membro di un clan familiare) che ha la capacità di investire denaro per migliorare in modo rilevante la propria condizione di vita. Come sempre, ad emigrare da contesti di povertà non sono le persone più povere, più in difficoltà, ma quelle che possono raccogliere o guadagnare denaro, privando, tra l’altro, le comunità di partenza, delle persone più innovative. E’ più probabile che il Papa abbia avuto in mente respingimenti di persone che, secondo il diritto internazionale, avrebbero titolo ad essere accolti come rifugiati, ma certamente egli saprà chiarire i possibili equivoci.
Il paragonare i respingimenti ad atti di guerra è certamente forte e obiettivamente esagerato, se essi non avvengono con l’uso di armi, ma semplicemente riportando chi non intende rispettare le regole al suo territorio di origine o di partenza. Vorrei comunque richiamare il fatto che la Chiesa non ha mai condannato di per sé gli “atti di guerra”. Spesso li ha addirittura benedetti da parti opposte in conflitto. La Chiesa ha semmai sempre condannato la “guerra ingiusta”, giungendo a definire come sempre ingiusta (per gli effetti sproporzionati) la guerra nucleare o con armi di distruzione di massa. Per la verità non si sono udite parole decise al riguardo nemmeno per l’uso di bombe nucleari (a Hiroshima e Nagasaki, il cui 50.mo anniversario è ricordato in questi giorni) da parte degli USA. Si può considerare “atto di guerra” di una guerra ingiusta il respingere chi intende penetrare illegalmente nel territorio di una comunità politica? Probabilmente sì se il respingimento avviene provocando mali peggiori di quello che intende evitare (per es. affondando le imbarcazioni cariche di persone, facendole affogare), ma non risulta che ciò avvenga in questi anni. Anzi, si è provveduto a salvare persone che volontariamente si sono esposte al pericolo di naufragio, pagando gli organizzatori del trasporto sapendo di ciò cui vanno incontro. Credo che non serva poi molto a distinguere coloro che hanno diritto all’asilo da chi emigra per desiderio di migliorare la propria condizione senza però sottomettersi alle regole in materia. L’Unione Europea, per es., ha già escluso dal novero degli aventi diritto all’asilo coloro che provengono da paesi non in endemica e generale guerra civile.
Papa Francesco ha voluto lanciare un messaggio forte. Non va equivocato e spero che, come nel caso dell’omosessualità e delle famiglie numerose, lo farà.

Divorzio breve: favorisce la stabilità della famiglia?

di il 8 Maggio 2015 in COMMERCIO, famiglia con Nessun commento

La nuova legge che riduce i tempi della separazione tra coniugi prima di giungere al divorzio è stata presentata come una vittoria dei diritti civili, come una conquista. Pare di capire che il successo completo sarebbe stato ottenuto abolendo del tutto il periodo di attesa tra decisione di separarsi e cessazione degli effetti civili del matrimonio.

Se uno o entrambi i coniugi hanno perduto la convinzione che sia gratificante per loro continuare il rapporto, sarebbe inutile porre dei limiti di tempo allo stabilire un nuovo rapporto coniugale, nella speranza di una ricomposizione o di dare tempo all’eventuale coniuge abbandonato e ai figli di adattarsi alle nuove situazioni.

La preoccupazione cui la grande maggioranza dei parlamentari, di centro-destra come di centrosinistra, con l’eccezione di un manipolo di persone che si ispirano al pensiero sociale cristiano, ha dato risposta è quella di soddisfare i desideri dei contraenti matrimonio, nulla contando le responsabilità reciproche assunte verso la società, verso il coniuge abbandonato, verso i figli, specie se minori. Sarà un giudice a dirimere le questioni, sperabilmente con il minimo di costi.

V’è un dato da tenere in debito conto: il rendere del tutto facile sciogliere il legame tra coniugi incoraggia o scoraggia la stabilità della famiglia, la preparazione adeguata ad adempiere ai propri ruoli di partner e di genitore, la disponibilità a superare possibili e probabili difficoltà nei rapporti familiari?

Se posso in qualsiasi momento e per qualsiasi motivo rimangiarmi una decisione, è difficile pensare che sia incentivato a riflettere molto prima di assumerla. Se invece quella decisione è irrevocabile, sono portato a pensarci su assai di più. Posso comprare via internet qualcosa che so di poter rimandare al venditore se non piace, pur se le spese del rendere sono un freno; se invece faccio un acquisto o una vendita di una casa da un notaio, la certezza dei motivi è senz’altro spontaneamente assai maggiore. Se ne deduce che quanto approvato dal Parlamento, relatori congiunti del PD e di FI, funziona come un incentivo alla dissoluzione dei matrimoni. Se ne sente il bisogno? Per dinamiche varie la nostra società, la cultura che vi prevale, porta già i legami familiari a diventare più fragili, con le conseguenze negative per i membri più deboli (figli, coniuge abbandonato). Perché incentivare tale fragilità? Perché togliere “pena” a chi non intende rispettare gli impegni assunti?

Il fatto che solo un manipolo di parlamentari si sia opposto a tale deriva individualista ed edonista e che siano parlamentari che si ispirano al pensiero sociale cristiano rende evidente come i pronunciamenti a favore della famiglia dei partiti che oggi vanno per la maggiore, che non si richiamano in modo espicito e prevalente alla visione cristiana della vita, suonino vuoti!

Renzo Gubert

Esigenze di salute o di risparmio? La chiusura di reparti maternità

di il 22 Febbraio 2015 in servizi pubblici con Nessun commento

 

in Trentino è vivo il dibattito sulla distribuzione territoriale delle strutture sanitarie e ospedaliere; vi è una netta contrapposizione tra chi vuole accentrare e chi vuole invece mantenere ospedali di valle non ridotti a poche funzioni. Il Governo nazionale, da parte sua, ha dato indicazioni circa il numero minimo di casi da trattare per mantenere un’attività in un ospedale, giustificandolo con esigenze di sicurezza dell’utente. Al di sotto di un certo numero di casi trattati, l’esperienza dei medici sarebbe insufficiente a garantire buona qualità. Medici e da mercoledì scorso anche la Consulta della Salute si pronunciano per l’alta qualità e quindi per l’accentramento. Gli abitanti delle valli che vedono ridotte le funzioni dei propri ospedali invece protestano.

Non ho le competenze in campo sanitario per dire chi abbia ragione. Tuttavia ricordo come, ormai anni fa, quando ebbi l’incarico di collaborare, in quanto professore universitario, allo studio delle dimensioni ottimali dei bacini di utenza per i servizi pubblici, tra i quali anche quelli sanitari, registravo enormi differenze, dell’ordine di dieci volte tanto, fra i risultati di studi sulle dimensioni ottimali e prescrizioni pianificatorie che riguardavano ad es. la Germania e quelle che riguardavano la Svizzera. Mi domando sulla base di quali criteri si siano ora formulate per l’Italia scelte di ottimalità (o meglio, di ambiti minimi). Se tra Germania e Svizzera i tecnici davano orientamenti così diversi, vuol dire che venivano adottati criteri diversi, che poco avevano a che fare con la qualità dei servizi, dato che i servizi sanitari svizzeri non mi paiono al di sotto di quelli tedeschi.

E’ interessante notare come nel dibattito si parla di qualità del servizio, ma non si considera come la buona qualità di un servizio dipenda anche dalla sua accessibilità. Non si potrebbe dire che la qualità dei servizi sanitari è buona se per normali interventi i trentini dovessero recarsi a Verona; magari la qualità dei medici e delle strutture di Verona, trattando molti casi e giovandosi di una struttura universitaria, è migliore di quella realizzabile in Trentino, ma non si potrebbe dire che nel suo complesso il sistema sanitario per i trentini sarebbe di qualità. L’accessibilità è componente essenziale della qualità di un servizio.

Ovvio che le soglie di accessibilità possono variare in relazione al tipo di prestazione sanitaria; tuttavia v’è da chiedersi se l’assistenza richiesta per un parto normale sia comparabile con quella di interventi poco frequenti e di alta specializzazione. Non solo la maggior parte delle persone della mia età sono nate in casa, ma il partorire in casa è divenuto di nuovo una pratica sostenibile; che un ospedale di zona non sia in grado di dare questa assistenza mi sembra poco credibile. Si dica che si vuole risparmiare, scaricando sugli utenti delle valli il costo dell’accentramento. E così, penso, si dovrebbe dire di molti altri tipi di intervento, anche chirurgici. Sta alle strutture sanitarie non ospedaliere indicare i casi individuali nei quali serve una struttura ospedaliera più dotata di quella di zona o di quella provinciale.

Credo che alla base del conflitto oggi in atto sulla concentrazione o meno dei servizi ospedalieri stia anche il luogo di origine o di residenza di chi esprime i vari orientamenti. Chi risiede a Trento ovviamente percepisce poco il senso di deprivazione che invece sente chi, in una valle, vede ridursi i servizi ospedalieri. E forse ciò pesa anche nelle posizioni assunte dall’assessora provinciale alla Sanità, da medici, da esponenti della Consulta per la Salute. Il non sperimentare i costi della perifericità fa essere ad essi meno sensibili. Provino a pensare come si sentirebbero se la futura Regione Triveneto un domani dovesse decidere che a Trento debbano essere tolte alcune dotazioni di servizi, per le quali diventerebbe necessario andare in qualche centro veneto meno periferico e con più casi trattati.

Da ultimo un’osservazione: come mai il potere regolativo del Governo nazionale si estende anche a prescrivere norme organizzative da osservare anche da parte di quelle Regioni ad autonomia speciale, che per la sanità non dipendono da finanziamenti statali? Si capisce il limite dei “livelli essenziali di assistenza”, che devono essere garantiti a tutti gli italiani. Non si capisce che il Governo intervenga anche su aspetti organizzativi: è un’evidente lesione dell’autonomia.

 

 

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