Renzo GUBERT – Chi è?

Nato a Primiero l’11 agosto 1944, primo di dieci figli, padre primierotto (Turra di Pieve la nonna) e madre “fiamaza” (Delmarco di Castello il nonno e Paluselli di Panchià la nonna), famiglia di piccoli contadini in affitto, con il padre che, per necessità, lascia il lavoro agricolo a moglie e figli e fa il manovale stagionale nell’edilizia.

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Renzo Gubert

Renzo Gubert

1. FORMAZIONE

1950-1954 primi quattro anni di scuola elementare, a Tonadico (Trento)
1954-55 Quinto anno di scuola elementare con preparatoria per l'esame di ammissione alle scuole medie presso il Seminario Minore Arcivescovile di Trento
1955-58 Scuola media presso il Seminario Minore Arcivescovile di Trento
1958-60 lavori temporanei a Tonadico e a Fiera di Primiero in qualità di garzone in esercizi commerciali e in impresa artigiana
1960-65 Diploma di ragioniere e perito commerciale presso l’Istituto Tecnico Commerciale A.Tambosi di Trento (media dei voti esame di diploma 8,2/10)
1965-69  Corso di laurea in Sociologia a Trento con tesi su “Teoria sociologica e dimensione spaziale” (relatore prof. Franco Demarchi) con voto 110/110 e lode
1969-73  Borsa di perfezionamento del Ministero della Pubblica Istruzione in sociologia presso la Facoltà di Scienze Politiche dell'Università Cattolica di Milano
1972  Corso di perfezionamento di metodologia della ricerca presso il Graduate Center della City University di New York (prof Edgar F.Borgatta)

2. CARRIERA ACCADEMICA E ATTIVITA' DIDATTICA

1973-74  Assistente incaricato di sociologia urbano-rurale nell'Università di Trento
1974-82  Professore incaricato di Sociologia (corso superiore) alla Facoltà di Scienze Politiche dell'Università Cattolica di Milano
1974-80  Professore incaricato di Sociologia urbano-rurale alla Facoltà di Sociologia dell'Università di Trento.
1976-80  Assistente di ruolo di Sociologia dei fenomeni politici (fino al 1977) e successivamente di Sociologia urbano-rurale alla Facoltà di Sociologia dell'Università di Trento
1980-92  Professore ordinario di Sociologia urbano-rurale alla Facoltà di Sociologia dell'Università di Trento
1990  Maitre de Conférence invité, all'Ecole des Hautes Etudes en Sciences Sociales, Paris
1992-2001 Professore ordinario di Istituzioni di sociologia II alla Facoltà di Sociologia dell'Università di Trento (dal 1994 al 2001 in aspettativa per mandato parlamentare) Dal 2001 in pensione.
 2007-2018 Professore a contratto di Sociologia delle comunità locali alla Facoltà di Sociologia e poi Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale dell’Università di Trento.

3. ALTRE ATTIVITA' DIDATTICHE

1965-67 Insegnante presso l'ENALC di Trento
1967-69 Insegnante di matematica e osservazioni scientifiche alla sezione Seminario Minore di Trento dell'Istituto Sacro Cuore
1974-80 nel periodo; insegnante di sociologia sanitaria e di statistica presso la Scuola per Infermieri dell' Ospedale Civile Santa Chiara di Trento; professore nei corsi di sociologia presso il Carcere di Trento e relatore di tesi di laurea di un ergastolano
 1981 Co-direzione del Corso su “La pianificazione dei centri storici”,  in collaborazione con Istituto Universitario di Architettura di Venezia e Provincia Autonoma di Trento (19/3 – 29/6/1981)
1981-82 Direzione del Corso residenziale su “La metodologia della ricerca come strumento di programmazione degli interventi sociali”, Centro di Cultura dell’Università Cattolica – Passo della Mendola (Trento) (29/6-5/7/1981 e 12 – 18/7/1982)
2009–2011 Seminari di credito su “L’analisi fattoriale”, Facoltà di Sociologia Università di Trento
2016 collaborazione didattica con UNIMONT (Edolo), Università Statale di Milano, 30 novembre, lezione su "Politiche per la montagna dal livello nazionale a quello locale e impatto sulla società"

4. RICERCA SCIENTIFICA
4.1 INTERESSI PRINCIPALI

Valori
Appartenenze territoriali ed etniche
Emigrazione
Sviluppo e Mutamento Sociale nelle scale locale, nazionale, europea e nei paesi economicamente in via di sviluppo
Pianificazione territoriale

4.2 COLLABORAZIONI DI RICERCA PLURIENNALI (EXTRA-UNIVERSITARIE)
1969-1976 Collaboratore dell’Istituto di Sociologia Internazionale di Gorizia
1984-1994 Collaboratore della Federazione Provinciale delle Scuole Materne di Trento
 
5. PUBBLICAZIONI
 
5.1 VOLUMI
 
 La situazione confinaria, Lint, Trieste, 1972, pp.532
 
 L'identificazione etnica. Indagine sociologica in un’area plurilingue del Trentino – Alto Adige, Del Bianco, Udine, 1976, pp.520
 
 La città bilingue, ICA, Bolzano, 1978, pp.229
 
Strutturazione sociale dello spazio urbano e crisi della città, Alcione, Trento, 1979 pp.63
 
Per la tutela delle minoranze linguistiche presenti sul territorio nazionale, Centro di Cultura A.Rosmini, Trento, 1981
 
Educazione permanente, Provincia Autonoma di Bolzano, Bolzano, 1991, pp.115

La differenziazione territoriale dei valori tra regionalità, nazionalità e sovranazionalità. I casi delle aree culturali italiana e tedesca in Europa nei primi anni del Duemila/ Die territoriale Differenzierung der Werte zwischen Regionalitaet, Nationalitaet und Supranationalitaet. Der italienische und deutsche Kulturraum in Europa dei Jahrhundertwende, Dunker&Humblot, Berlin, 2018, pp.390
 
 
5.2 VOLUMI CON CO-AUTORI
 
S.Goglio, R.Gubert, G.Pola, Sulle dimensioni ottimali di produzione di alcuni servizi di competenza della Provincia Autonoma di Trento, Libera Università degli Studi di Trento – Dipartimento di Organizzazione del Territorio, Trento, 1976
 
R.Gubert, A.Gorfer, U.Beccaluva, Emigrazione trentina, Manfrini, Calliano, 1978  (di Gubert L’emigrazione trentina: verso una sua analisi sociologica, pp.9-28)
 
S.Goglio, R.Gubert, A.Paoli, Etnie tra declino e risveglio, Angeli, Milano, 1979 (di R.Gubert, Solidarietà etnica e dimensione spaziale, pp.160-213
 
R.Gubert, G.Pollini, G.Rovati, Giovani, socialità e cultura, Provincia Autonoma di Bolzano, 1984, pp.513 (di Gubert i capitoli 2°, 3°, 4°, 5°, 6° e le Conclusioni)
 
R.Gubert, G.Gadotti, La struttura socio-spaziale di Trento – Contributi sociologici alla pianificazione del centro storico, Angeli, Milano, 1986, pp.374 (di Gubert pp.13-294)
 
R.Gubert, A.Baldessari, S.Bonatta, Proverbi e cultura rurale nel Trentino oggi, Museo degli Usi e Costumi della Gente Trentina, San Michele all'Adige, 1986, pp.212 (di Gubert i capitoli III e IV, pp.103-109)
 
 P.Schiera, R.Gubert, E.Balboni L'autonomia e l'amministrazione locale nell'area alpina, Jaca Book, Milano, 1988, pp.744 (di R.Gubert: Parte II Il profilo sociologico, pp.155-443)
 
R.Gubert, G.Dalle Fratte, C.Scaglioso, L'altra faccia della scuola. Comunità e autonomia-un modello di gestione, Armando, Roma, 1988, pp.508 (di R. Gubert: Capacità di autonomia: un modello causale, pp.266-401)
 
A.A.V.V.,Die Minderheiten im Alpen-Adria-Raum, Alpen Adria, 1990
 
S.Abbruzzese, R.Gubert, G.Pollini, Italiani atto secondo. Valori, appartenenze, strategie per la II Repubblica, Guaraldi, Rimini, 1995 (di R.Gubert, cap.I, La politica, pp.13-34 e cap.III, Relazioni sociali e appartenenze, pp. 63-85)
 
R.Gubert, L.Struffi, P.Venturelli Christensen, Appartenenza territoriale e valori. I risultati delle indagini in Trentino, Angeli, Milano, 2013  (di R.Gubert cap. 1 I mutamenti di valori e sentimenti di appartenenza socio-territoriale in Trentino, pp. 11-69 e cap. 2 Il senso di appartenenza dei trentini alla provincia e alla regione alla fine del XX secolo: configurazione e rapporti con gli orientamenti di valore, pp.70-114)
 
 
5.3 CURA DI VOLUMI (con eventuali contributi)
 
F.Demarchi, R.Gubert, G.Staluppi (a cura di), Territorio e comunità, Angeli, Milano, 1983 (di R.Gubert, Il mutamento sociale nell’area montana, pp.147-170)
 
R.Gubert, L.Struffi L.(a cura di) Strutture sociali del territorio montano, Angeli, Milano, 1987, pp.257  (in esso di R. Gubert: L’appartenenza socio-territoriale nelle aree montane: verso un modello causale, pp.67-100)
 
G.Dalle Fratte, R.Gubert, C.Scaglioso (a cura di), L’altra faccia della scuola. Comunità e autonomia: un modello di gestione, Armando, Roma, 1988
 
R.Gubert (a cura di) Ruralità e marginalità, Angeli, Milano, 1989, pp.354 (di R.Gubert: Introduzione, pp.11-20 e cap 9° Conclusioni. Tre situazioni di marginalità rurale montana: un unico modello interpretativo?, pp.324-354)
 
R.Gubert (a cura di), La sfida dello sviluppo in una società pastorale. Karamoja, Uganda, Jaca, Milano, 1989, pp.433 (di R. Gubert: Introduzione pp.1-6, capitolo 9: Gli atteggiamenti verso la modernizzazione, pp.281-320, (con M.Viganò) Progetti di intervento in Karamoja: sviluppo “difficile” o interventi sbagliati? pp.323-379 e Conclusioni, pp.381-391
 
R.Gubert (a cura di), Educazione permanente. Situazione e prospettive riferite alla popolazione di lingua italiana. Sintesi dei risultati di una ricerca, Provincia Autonoma di Bolzano – Alto Adige – Assessorato all’Istruzione e Cultura in Lingua Italiana, Bolzano, 1989
 
R.Gubert (a cura di), Adulti e domanda di educazione Una ricerca in Alto Adige, Marcon, Città di Castello, 1991, pp.295 (di R.Gubert: parte IV  Domanda ed offerta in ordine all’educazione permanente nella provincia di Bolzano, pp.239-253)
 
R.Gubert, L.Tomasi (a cura di), L'influsso di F.Le Play e della sua scuola sulla sociologia contemporanea, Reverdito, Trento, 1991, pp.183 (di R.Gubert: Presentazione, pp.5-9)
 
R:Gubert, (a cura di), Persistenze e mutamenti dei valori degli italiani nel contesto europeo, Reverdito, Trento, 1992, pp.642 (di R. Gubert: Introduzione, pp.5-10, cap 8° Gli orientamenti socio-politici, pp267-346, e le Conclusioni, pp.569-578)
 
R.Gubert (a cura di), L'appartenenza territoriale tra ecologia e cultura, Reverdito, Trento, 1992, pp.585 (di R. Gubert: Introduzione pp.9-17, cap. 3° I caratteri generali degli intervistati e del loro legame socio-territoriale, pp.139-332, cap 7° Le dimensioni dell’appartenenza territoriale: verso un modello causale, pp.411-532). Edizione rivista e ridotta in lingua inglese: R.Gubert (ed.) Territorial Belonging between Ecology and Culture, University of Trento, Department of Sociology and Social Research, Trento, 1999; by R. Gubert, Introduction (pp.IX-XVI); The general features of interviewees and of their socio.territorial attachment, pp.61-158; The dimensions of territorial belonging: towards a causal model, pp.209-279
 
R.Gubert (a cura di), Per poco, per sempre. Volti, storie e ricordi dell’emigrazione primierotta, Provincia Autonoma di Trento, Trento, 1992, pp.230 (di R.Gubert: L’emigrazione da Primiero: uno sguardo generale sulla storia degli ultimi cento anni, pp.11-24)
 
R.Gubert, L.Tomasi (eds.), The contribution of Florian Znaniecki to sociological theory, Angeli, Milano, 1992, pp.183 (di R.Gubert, Introduction, pp.7-11)
 
R.Gubert (a cura di), Altri volti del Brasile, numero monografico di “Dimensioni dello sviluppo”, 1992, n.3-4 (di R.Gubert, Presentazione, pp.7-8)
 
R.Gubert (a cura di), Sociologia rurale – Land und Agrarsoziologie, Numero monografico di “Annali di Sociologia – Soziologisches Jahrbuch, 9, 1993 (di R.Gubert. Introduzione. Quale futuro per la sociologia rurale?, pp.7-17 e trad. ted.18-30)
 
R.Gubert, L.Tomasi (a cura di), Le catholicisme social de Pierre Gullaume Frédéric Le Play, Angeli, Milano, 1994 (di R.Gubert, Présentation, pp.7-9)
 
R.Gubert, L.Tomasi (eds.), Robert E. Park e la teoria del “melting pot” – Robert Park and the “melting pot” theory, Reverdito, Trento, 1994 (di R.Gubert, Presentazione, pp.9-11)
 
R.Gubert, L.Tomasi, (a cura di), Teoria sociologica ed investigazione empirica. La tradizione della Scuola sociologica di Chicago e le prospettive della sociologia contemporanea", Angeli, Milano, 1995, pp.360
 
R.Gubert (a cura di), Cultura e sviluppo. Un'indagine sociologica sugli immigrati italiani e tedeschi nel Brasile meridionale, Angeli, Milano, 1995, pp. 508 (di R.Gubert: cap.11° La cultura dello sviluppo: un prodotto di appartenenze religiose ed etniche?, pp.419-450 e Conclusioni, pp.451-456); edizione rivista in lingua portoghese: R.Gubert, G.Pollini (org.) Cultura e desenvolvimento, Est, Porto Alegre, 2005
 
R.Gubert (a cura di), Specificità culturale di una regione alpina nel contesto europeo. Indagine sociologica sui valori dei trentini, Angeli, Milano, 1997, pp.677+39; (di R.Gubert:, Identità culturale e valori dei trentini: lo scopo dell'indagine, pp.13-25; Gli orientamenti sociopolitici, pp.178-309; La percezione dell'identità culturale trentina e delle ragioni dell'autonomia, pp.453-533 e Il Trentino: la specificità culturale dei valori come originalità di composizione tra modernità e tradizione. Alcune considerazioni conclusive, pp.534-552)
 
R.Gubert, H.Meulemann. (a cura di), Valori a confronto: Italia e area culturale tedesca/Werte im Vergleich; Italien und der deutsche Kulturraum, Annali di Sociologia-Soziologisches Jahrbuch, 13, 1997, I-II (edito 1999); ( di R.Gubert, La differenziazione territoriale dei valori tra regionalità, nazionalità e sopranazionalità. I casi delle aree culturali italiana e tedesca in Europa/ Die territoriale Differenzierung der Werte zwischen Regionalitaet, Nationalitaet und Supranationalitaet. Der italienische und deutsche Kulturraum in Europa, pp.57-110 e 111-172 e di R.Gubert, H.Meulemann, Introduzione/ Einleitung, pp.7-12 e 13-20)
 
R.Gubert ( a cura di), Il ruolo delle Comunità Montane nello sviluppo della montagna italiana, Angeli, Milano, 2000, pp.432; (di R.Gubert: Introduzione, pp.9-19 e Conclusioni, pp.229-243
 
R.Gubert (a cura di), La via italiana alla postmodernità. Verso una nuova architettura dei valori, Angeli, Milano, 2000, pp.559; di R.Gubert, La nuova valenza strategica dell'indagine sui valori per la comprensione della dinamica sociale, pp.11-21; Gli orientamenti socio-politici, pp137-313 e Conclusioni, pp.475-485)
 
R.Gubert, G.Pollini (a cura di), Valori a confronto: Italia ed Europa, Angeli, Milano, 2006 (di R. Gubert: cap 7° Valori, appartenenze territoriali e solidarietà sociali in Europa: un modello causale, pp.181-226, nonché, con Pollini, Prefazione (pp. 9-11) e Conclusioni (pp.227-237))
 
R.Gubert, G.Pollini (a cura di), Il senso civico degli italiani, Angeli, Milano, 2008 (di R.Gubert:  Parte II, cap. 5 Un breve quadro descrittivo degli orientamenti di valore in ambito socio-politico: le risposte del questionario (pp.197-238), cap.6 Le dimensioni valoriali e di posizione sociale sottostanti alle risposte al questionario (pp.239-270), cap.7 Le differenziazioni dei valori socio-politici in relazione a differenti posizioni sociali degli intervistati (pp.271-314), cap.8 Possibili influssi dei caratteri della posizione sociale degli individui sui loro orientamenti di valore in ambito socio-politico (pp.315-334), cap 9 Verso modelli di connessione causale fra caratteristiche sociali, orientamenti di valore religiosi, etici, su famiglia, su lavoro e socio-politici (pp:335-448) e Conclusioni (pp.449-457)

R.Gubert, H.Meulemann. (a cura di), Valori a confronto: aree culturali tedesca e italiana/Werte im Vergleich: der deutsche bzw.italienische Kulturraum, Annali di Sociologia-Soziologisches Jahrbuch, 19, 2013-14, Dunker & Humblot, Berlin, 2018; (di R.Gubert, H.Meulemann, Introduzione/ Einleitung, pp.7-19 e 20-34)
 

5.4 CONTRIBUTI IN ALTRI VOLUMI
 
 (coautore R.Strassoldo) The boundary. An overview of its theoretical status, in Istituto di Sociologia Internazionale di Gorizia (a cura di), Confini e regioni – Boundaries and regions, Lint, Trieste, 1973, pp 29-57
 
Note sui criteri di ottimalità per la riorganizzazione territoriale-amministrativa locale, in Atti della Conferenza regionale sulle autonomie locali, Regione Trentino – Alto Adige, Trento, 1977, pp.208-228
 
Contributo per un’impostazione generale di una politica dei servizi sociali, in Atti della Conferenza provinciale sulla condizione e occupazione femminile, Provincia Autonoma di Trento, Trento, 1978, pp.312-317
 
La politica dei servizi sociali, in Atti della Conferenza provinciale sulla condizione e occupazione femminile, Provincia Autonoma di Trento, Trento, 1978, pp.242-245
 
 Indagine preliminare su modelli di consumo, aspirazioni, atteggiamenti verso lo sviluppo nell'Asia sud-orientale in F.Demarchi (a cura di), Interessi e valori in conflitto nell'Asia equatoriale, EMI, Bologna, 1979, pp.335-540
 
L’insediamento umano nel territorio montano, in F.Demarchi (a cura di), L’uomo e l’alta montagna, Angeli, Milano, 1979, pp.91-101
 
Come si individuano e si graduano i bisogni nel Comune e del Comune, in “Atti del Corso per Amministratori Pubblici”, Banca Piccolo Credito Valtellinese, Sondrio, 1981, pp.70-84
 
Prospettive di sviluppo per la città di Trento, in Coordinamento Provinciale Imprenditori (a cura di), Quali ruoli per Trento, Atti del Convegno 2/12/1981, Trento
 
I problemi della convivenza etnica in Alto Adige di fronte alla nuova domanda di bilinguismo degli italiani, in H.Moser (a cura di), Zur Situation der Deutschen in Suedtirol, Innsbrucker Beitraege zur Kulturwissenschaft, Germanistische Reihe Band 13, Insbruck, 1982
 
The problems of interethnic relations in Alto Adige with reference to the new demand for bilingualism by Italians, in B.De Marchi, A.M.Boileau (eds.), Boundaries and minorities in Western Europe, Angeli, Milano, 1982, pp.211-228
 
Migranti e cultura: all’esodo come al rientro, in ANEA, “Atti del Convegno della V Giornata dei migranti”, Trento, 1982, pp.17-28
 
Strutturazione sociale dello spazio urbano e crisi della città. Analisi e ipotesi riorganizzative, in A.Scivoletto (a cura di),Sociologia del territorio, Angeli, Milano, 1983, pp.64-115 (ristampa da volume edito con Alcione, Trento, 1979)
 
Cultura e territorio in Trentino, in Promozione culturale nel Trentino – “Atti del Convegno, Trento 5 giugno 1982”, Assessorato alle Attività Culturali della Provincia Autonoma di Trento, 1983, pp.45-58
 
La crisi di un’antica professione delle aree montane. Definizione della situazione e atteggiamenti verso ipotesi di riorganizzazione in un’indagine sui boscaioli del Trentino, in G.F.Elia, F.Martinelli (a cura di), La società urbana e rurale in Italia, Angeli, Milano, 1983, pp.283-296
 
Povertà e poveri in Europa e nel mondo: l’abitazione, in A.A.V.V., Povertà e poveri in Europa e nel mondo, Rezzara, Vicenza, 1984, pp.141-164
 
L’identificazione etnica, in Istituto Magistrale G.Pascoli -  Bolzano, La storia dell’Alto Adige, Borgogno, Bolzano, 1984, pp.81-89 (II ed. 1989)
 
Il turismo nell’area alpina: fattore di autonomia o di dipendenza?, in Lebensqualitaet im Alpenraum: Die Alpen als europaeischer Erholungsraum, Euregio Alpina, Innsbruck, 1984, pp.43-60
 
Note sul contributo della sociologia, in Ordine degli Ingegneri della Provincia di Trento (a cura di), La difesa del territorio: l’impegno dell’ingegnere, Atti del 31° C Congresso Nazionale degli Ordini degli Ingegneri, Trento – Riva del Garda, 19 – 21 settembre 1985, pp.58-67
 
Aspetti sociologici della marginalità della Comunità Montana Meduna-Cellina, in G.G.Lorenzoni (a cura di), Fattori di marginalità e sviluppo nell’economia montana, Atti del Convegno di Barcis, 18 ottobre 1985, CNR-IPRA, pp.105-109
 
Dinamiche dei bisogni e criteri di ripartizione delle risorse pubbliche tra i gruppi etnici dell’Alto Adige. Note introduttive, in Proporzionale e bisogno, Atti del Convegno 15 novembre 1986, Comunità, Bolzano, pp.17-27
 
Ricerche sulle comunità rurali e montane, in G.F.Elia, F.Martinelli (a cura di), Società e territorio. Ricerche su aree urbane e rurali, Bulzoni, Roma, 1986, pp.131-135
 
Valutazione d’insieme della ricerca sulla qualità della vita nell’area alpina, in F.Demarchi (a cura di), La qualità della vita nell’area alpina, Regione Trentino – Alto Adige, Trento, 1987, pp.112-128
 
Istituto familiare e sua dimensione, in F.Demarchi (a cura di), Crescita zero, Rezzara, Vicenza, 1987, pp.155-168
 
L’ambiente rurale in una problematica di sviluppo, in AES-C.C.C., Scuola, Famiglia, Servizio Civile Volontario, Atti del Convegno, Padova, 1987, pp.13-19
 
La montagna italiana: contributo sociologico, in AAVV, La montagna: una protagonista degli anni ‘90, Jaca, Milano, 1987, pp.43-57
 
Note sulla Carta europea delle lingue regionali e minoritarie del Consiglio d’Europa, 16 marzo 1988, in F.Demarchi (a cura di), Minoranze linguistiche fra storia e politica, CIVIS, Supplemento 4, 1988, Trento, pp,191-194
 
Note sui nodi problematici di natura socio-politica sulla programmazione degi interventi provinciali di politica abitativa, in Atti del Convegno: Modelli di programmazione, sistemi informativi: strumenti per una politica della casa, Provincia Autonoma di Trento, 27 maggio 1988, pp.29-48
 
Equilibri e squilibri demografici dei piccoli comuni montani e politica delle infrastrutture e dei servizi, in UNCEM, Piccoli Comuni Montani: realtà e prospettive, Atti del Convegno, S.Orsola Terme, 20 maggio 1989, pp.9-18
 
Organizzazione del territorio e cultura, in A.A.V.V. Cultura delle genti venete, Rezzara, Vicenza, 1989, pp.157-166
 
Persistenza e trasformazione delle identità regionali in Europa, in L’identità regionale in Europa, Regione Autonoma Trentino – Alto Adige, Trento, 1991, pp.19-31
 
Risvolti umani della città, in G. Dal Ferro e F. Posocco (a cura di), La città abitazione dell’uomo, Rezzara, Vicenza, 1991
 
 Mutamenti sociali e regioni del Nord-est, in Dal Ferro G., Doni P. (a cura di), Comunità cristiane e futuro delle Venezie, Atti del 1° Convegno ecclesiale, Messaggero, Padova, 1991, pp.139-189
 
Bisogno di sempre, bisogno di comunità: alcune considerazioni sulla base di indagini condotte nell’Italia Nord-orientale, in G. Giorio (a cura di), Dall’intersoggettività alla reciprocità nelle risposte ai bisogni umani della società tecnologica, Cedam, Padova, 1991, pp.173-182
 
La cooperazione nella società contemporanea: note sociologiche, in A.A.V.V., Quale futuro per la cooperazione?, Federazione dei Consorzi Cooperativi di Trento, 1991, pp.33-43
 
La realtà socio-culturale del Trentino e il ruolo della Cooperazione, in A.A.V.V., Quale futuro per la cooperazione?, Federazione dei Consorzi Cooperativi di Trento, 1991, pp.55-62
 
Prefazione a G.Osti, Gli innovatori della periferia. La figura sociale dell’innovatore nell’agricoltura di montagna, Reverdito, Trento, 1991, pp.7-10
 
Processi di globalizzazione ed appartenenza etnica, in A.A.V.V. Relazioni etniche: vivere in una società plurilingue, ASTT, Bolzano, 1992, pp.147-153
 
Funzioni della ricerca empirica nello svolgimento del pensiero sociale contemporaneo, in A.A.V.V., Le scienze sociali europee sul finire del XX secolo. Sfide demografiche, tecnologiche, epistemologiche, Regione Autonoma di Trento, Trento, 1992, pp.65-70
 
Domanda di educazione e cultura nelle zone rurali, in A.A.V.V. L’educazione degli adulti nelle comunità rurali. Operatori culturali nei paesi dell’arco alpino, Provincia Autonoma di Bolzano – Alto Adige, 1992, pp.66-77
 
Comunità oggi. Alcune considerazioni sulla base di ricerche empiriche, in G.Dalle Fratte (a cura di), La comunità tra cultura e scienza. Il concetto di comunità nelle scienze umane, Armando, Roma, 1993, pp.199-220
 
 Problemi e politiche dello sviluppo rurale: aspetti sociologici”, in G.Cannata (a cura di), Lo sviluppo del mondo rurale: problemi e politiche, istituzioni e strumenti – Atti del XXXI convegno di studi della SIDEA, Campobasso, 22-24 settembre 1994, Società italiana di Economia Agraria – Il Mulino, Bologna, pp.87-116
 
Cultura delle pluri-appartenenze e della pluri-identità: quale cooperazione nell’Unione Europea, in A.A.V.V., Le diversità regionali in Europa. Il ruolo delle loro culture nella costruzione dell’unione europea, Regione Autonoma Trentino – Alto Adige, Assemblea delle Regioni d’Europa, Centro Europeo per le culture tradizionali e regionali.Atti del Convegno di studio 1 ottobre 1993, Trento, 1994, pp.141-149
 

 Analysis of Regional Differences in the Values of Europeans, in Ruud de Moor (ed.) Values in Western Societies, Tilburg University Press, Tilburg, 1995, pp.179-194
 
L’Italia tra post-modernità e neo-tradizione: un’ipotesi conclusiva non storicista, in G.Capraro (a cura di), I valori degli europei e degli italiani negli anni Novanta, Regione Autonoma Trentino – Alto Adige e Università degli Studi di Trento, Trento, 1995, pp.525-544
 
Strutture e processi sociali in Alto Adige. Dati generali, in A.Carli, K.Civegna, I.von Guggenberg, D.Larcher, R.R.Pezzei (a cura di), Zweisprachlernen in einem mehrsprachigen Gebiet – L’apprendimento della seconda lingua in un contesto plurilingue, Provincia Autonoma di Bolzano – Alto Adige, Bolzano, 1995, pp.15-22
 
La qualità della vita nelle città alpine con particolare riferimento a Bolzano, Merano, Rovereto, Trento, in R.Contro (a cura di), Qualità della vita nelle città alpine Regione Autonoma Trentino-Alto Adige, Trento, 1996, pp.599-638
 
 Appartenenza e mobilità socio-territoriali: Primi risultati di un'indagine su operatori turistici nel nord-Est italiano, in A. Gasparini (ed.), Nation, ethnicity, minority and border. Contribution to an international sociology, Isig, Gorizia, 1998, pp.187-195
 
I valori dei giovani nell'Europa di oggi: presentazione di un'inchiesta,in  S.Bucci (a cura di), Giovani società educazione nell'Europa del 2000,  Università degli Studi di Perugia, Perugia,1998, pp.37-56
 
Mondi vitali tra indifferenza e conflittualità, in A:A:V.V. Società civile e mondi vitali, Rezzara, Vicenza, 1999, pp.19-36
 
La dimension sociologique des évolutions démographiques, in J.D. Lecaillon (sous la direction de), Les enjeux de la démographie européenne, Guilé Foundation Press, Boncourt and Thesis Verlag, Zuerich, 2001, pp. 57-76
 
Un’analisi sociologica del turismo, in A.Leonardi e H.Heiss (a cura di), Turismo e sviluppo in area alpina. Secoli XVIII-XX, StudienVerlag, innsbruck, Wien, Muenchen, Bozen, 2003, pp.145-164
 
La gestion de l’eau par bassins: un moyen de résoudre des conflits, in La politique européenne de l’eau, Les Dossiers Européens, Paris, 2005
 
Teoria e struttura sociale in Robert.K.Merton, in G.Pollini, A.Pretto (a cura di), Sociologi: teorie e ricerche. Sussidio per la storia dell'analisi sociologica, Angeli, Milano, 2009,
 
 La differenziazione territoriale degli orientamenti etici. I casi delle aree culturali italiana e tedesca nei primi anni del Duemila, in Cavanna D., Salvini A, Per una psicologia dell’agire umano. Scritti in onore di Erminio Gius, Angeli, Milano, 2010, pp.521-539.
 
I valori socio-politici: fiducia, libertà, solidarietà,  in  G. Rovati (a cura di), Uscire dalle crisi. I valori degli italiani alla prova, Vita e Pensiero, Milano, 2011, pp.265-345
 
I valori socio-politici degli italiani: tendenze di mutamento nell’ultimo trentennio e comunanze o specificità rispetto agli altri popoli europei, in G.Pollini, A.Pretto, G.Rovati (a cura di), L’Italia nell’Europa: i valori tra persistenze e trasformazioni, Angeli, Milano, 2012, pp.359-452
 
Valori nell’Europa mediterranea, in P.Lacorte, V.A.Aresta (a cura di), Il Mediterraneo. Dalla multiculturalità all’interculturalità, Pensa multimedia, Lecce, 2012, pp.227-253
 
Antipolitica e frammentazione sociale, in A:A.V.V. Cultura e rigenerazione delle istituzioni, Edizioni Rezzara, Vicenza, 2013, pp.107-128

Il sociologo nella gestione del territorio e dell'ambiente, in A.Perino e L.Savonardo (a cura di), “Sociologia, professioni e mondo del lavoro”, Associazione Italiana di Sociologia, EGEA SpA,, Milano, 2015, pp.247-266
 
 Sentimento di appartenenza territoriale, in R.Serra, M.Pascoli (a cura di), Nuovi sentieri sociologici, Angeli, Milano, 2018, pp.79-95

Il Sessantotto a Trento: un'analisi non convenzionale, in M. Villa (a cura di), Il mio Sessantotto. Uno sguardo antropologico su memorie, immagini e narrazioni, Carocci, Roma, 2019, pp.105-120
 
 
5.5 VOCI IN DIZIONARI
 
 Analisi di contenuto (pp.70-77), Analisi fattoriale (pp.77-84), Campagna (pp.194-200), Metodologia (pp.733-743), Misurazione (pp.776-783), Mutamento (pp.800-807), Nazione (pp.808-817), Osservazione (pp.868-874) e Sistemica (pp.1137-1147) in F.Demarchi, A.Ellena (a cura di) Dizionario di sociologia, Paoline, Milano, 1976, ristampate con la voce aggiuntiva Territorio (pp.2206-2211) in F.Demarchi, A.Ellena, B.Cattarinussi (a cura di), Nuovo dizionario di sociologia, Paoline, Cinisello Balsamo, 1987
 
Territorial Belonging, in E.F. Borgatta, R.J.V. Montgomery,   Encyclopedia of Sociology (second edition), Macmillan Reference USA, 2000, pp.3128-3137
 
 
5.6 ARTICOLI SCIENTIFICI IN RIVISTE
 
Il Colloquio di Bruxelles sulle regioni frontaliere europee, in “Prospettive di efficienza”, 10, 1970, n.5-6, pp.171-176
 
Fattori della situazione confinaria: una ricerca empirica, in “Prospettive di efficienza – Numeri Unici di Sociologia”, 11, 1971, n.11-12, pp.1-19
 
Il bilinguismo: problema sociologico delle aree confinarie, in “Skolast”, 18, 1973, n.5, pp.23-28
 
Problemi di misurazione in sociologia, in “Prospettive di efficienza – Numeri Unici di Sociologia”, 13, 1973, pp.39-74
 
Ha ancora un significato la sociologia urbana?, in “La ricerca sociale”, 1974, n.7/8, pp.77-89
 
Entitività delle etnie e conflittualità interetnica, in “Studi di sociologia”, 13, 1975, n.3-4, pp.302-322
 
Recenti orientamenti degli studi sociologici sulla problematica etnica, in “Aggiornamenti – Aktuell”, 1975, n.2-3, pp.5-35
 
Verso un’analisi sociologica del bilinguismo, con particolare riferimento ad un’indagine su un’area plurilingue del Trentino – Alto Adige, in "Aggiornamenti – Aktuell", 1976, n.1-2, pp.15-35
 
Sulle potenzialità di impiego dell’analisi fattoriale negli studi interdisciplinari per la programmazione regionale, in “La ricerca sociale”, 1976, n.13, pp.49-61
 
Pluralismo etnico e migrazioni internazionali. Recenti contributi sociologici sulla persistenza delle solidarietà etniche e sui rapporti interetnici, in “Studi Emigrazione”, 43, 1976, pp.279-318
 
Domanda di bilinguismo in una città mistilingue: Bolzano, in “Quaderni per la promozione del bilinguismo”, n.14, 1976, pp.1-16
 
Pluralismo etnico e migrazioni internazionali. Recenti contributi sociologici sulla persistenza delle solidarietà etniche e sui rapporti interetnici, in “Studi Emigrazione”, n.43, 1976, pp.279-318
 
Conferenza regionale sulle autonomie locali, in “Rivista trimestrale di Scienza dell’Amministrazione”, 24, 1977, n.1, pp.163-169
 
Pianificazione e sviluppo delle aree rurali. Risultati del IV Congresso Mondiale di Sociologia Rurale, in “Animazione sociale”, 1977, n.22, pp.53-61
 
Influenza di fattori ambientali nei processi di scelta, in “Centro di orientamento professionale della Provincia Autonoma di Trento, Quaderno” n.2, 1977, pp.5-46
 
Struttura e attività del Dipartimento di Organizzazione del Territorio della Libera Università degli Studi di Trento, in “Sociologia Urbana e Rurale, I, 1979, n.1, pp.65-73
 
(con G.F.Summers), Conviene industrializzare le aree rurali?, in "Economia trentina", XXVIII, 1979, n.2-3, pp.47-61
 
Crisi della città e ruolo della sociologia nella pianificazione del territorio, in “Sociologia Urbana e Rurale”, n.6, 1981, pp.151.156
 
Dall’analfabetismo come stato di fatto all’analfabetismo come condizione accettata: tentativi di analisi causale, in Il fenomeno dell’analfabetismo in Lombardia, “Quaderni della Regione Lombardia”, 88, Istruzione, 1982, pp.103-119
 
Tentativo di composizione interdisciplinare dei contributi al seminario “Territorio e simboli”, in “Sociologia Urbana e Rurale”, n.12, 1983, pp.91-98
 
Il sentimento di appartenenza territoriale in aree marginali, in “Studi sociali”, XXIII, 1983, n. 9-10, pp.101-115
 
Urbanizzazione e crisi ambientale, in “Sociologia urbana e rurale”, n.14-15, 1984, pp.241-248, ristampato in P.Guidicini, F.Martinelli, G.Pieretti (a cura di), Città e società urbana in trasformazione, Angeli, Milano, 1985, pp.241-248
 
A margine di un’inchiesta, in “La Rivista del Clero Italiano”, n.65, 1984, pp.538-542
 
Alla ricerca delle radici delle differenziazioni interne della cultura dei giovani adolescenti, in “Scuola e cultura iniziative”, 5, 1985, n.4, pp.41-68
 
Aspetti sociologici della marginalità in Bassa Valsugana, Tesino e Vanoi, in “Economia Trentina”, n.3, 1985, pp.75-83
 
(coautori G.Girardi e P.Stefanini), Indagine su problemi e attese degli organismi gestionali delle scuole equiparate dell’infanzia. Organizzazione e metodologia di una ricerca sul campo, in “Il Quadrante Scolastico, n.27, 1985, pp. 104-114
 
La scuola di formazione dei gestori in fase sperimentale: una valutazione dei risultati, in “Il Quadrante Scolastico, n.28, 1986, pp.125-145
 
Capacità di autonomia scolastica e ruralità-urbanità del contesto sociale, in “Il Quadrante Scolastico”, n.33, 1987, pp.108-117
 
Appartenenza e comunità, in “Il Quadrante Scolastico”, n.37, 1988, pp.154-171
 
Tra comunità ecologica e comunità di cultura. Sintesi di un dibattito, in “Il Quadrante Scolastico”, n.38, 1988, pp.118-128
 
L’appartenenza territoriale nella società industriale, in “Annali di Sociologia/Soziologisches Jahrbuch” n.4, 1988, vol.II, pp.333-356 (tradotto anche in tedesco)
 
Le identità regionali europee di fronte alla modernizzazione, in “Dimensioni dello sviluppo” 1990, n.4, pp.45-53
 
Quali obiezioni ad un sistema di autonomie scolastiche?, in “Il quadrante scolastico”, 13, 1991, n.48, pp.123-131
 
Scuole dell’infanzia: la domanda educativa e le valutazioni dei genitori in un’indagine nel Trentino. Verso un’analisi causale, in “Il quadrante scolastico”, 15, 1992, n.54, pp.97-115 e 15, 1992, n.55, pp.80-127,
 
Valutazioni conclusive dei risultati dell’indagine sugli utenti delle scuola materne del Trentino, in “Il quadrante scolastico”, 56,1993, pp.138-144
 
Nord-Est: una costruzione mentale per favorire la dominanza veneta? Alcune riflessioni, in “Nord-Est”, n.4, 1994-95, pp.15-18
 
L'attualità di Martino Martini: per relazioni con la Cina che non siano solo rapporti d'affari, in “Studi su Martino Martini, Studi Trentini di Scienze Storiche”, LXXVII, 1998, n.4, Supplemento, pp. 673-677
 
Identità e identificazioni etnico-nazionali/Etnische-nationale Identitaeten: ein keineswegs zwangslaeufiger Zusammenhang, in “Annali di Sociologia- Soziologisches Jahrbuch”, 12, 1996 (edito 1999), I-II, pp. 197-218 /219-244
 
Orientaciones de valor sociopoliticas en Europa: Existe alguna especifidad del area euromediterranea? in Los valores hoy (numero monografico)  « Quaderns de la Mediterrania », 5, 2005, pp.53-64
 
La promocio’ de l’autonomia local dins les fronteres del Consell d’Europa, in "Diàlegs", 9, 2006, n.31, pp.87- 107
 
Sviluppo economico e globalizzazione tra valori della modernità e valori della “non modernità” (pre e post), in "Idee" - Nuova Serie, III, 2013, n.6, pp.115-141
 
5.7 RAPPORTI DI RICERCA
 
Ricerca sulla ristrutturazione territoriale-amministrativa del Trentino:
         -Rapporto sulle interviste a testimoni qualificati. I risultati dell’analisi fattoriale, Dipartimento di Organizzazione del Territorio, Libera università degli Studi di Trento, Trento, 1975, pp.41-70
          -(coautori S.Goglio e G.Pola) Sulle dimensioni ottimali di produzione di alcuni servizi di competenza della Provincia Autonoma di Trento, Dipartimento di Organizzazione del Territorio, Libera Università degli Studi di Trento, 1976, pp.108 (di R.Gubert i capitoli su settore scolastico, settore socio-sanitario e settore trasporti)
 
Ricerca sui boscaioli e sulla prima lavorazione del legno in Trentino:
         -Aspetti organizzativi del mercato e della prima lavorazione del legname in Provincia di Trento, Trento, 1978, pp.212
         -Indagine sui boscaioli trentini. Primi risultati globali delle interviste, Trento, 1978, pp.64
 
Ricerca sull’agriturismo in provincia di Trento: valutazione dei risultati del primo intervento legislativo della Provincia Autonoma di Trento:
Rapporto alla Provincia Autonoma di Trento
 
Documento programmatico - Commissione per lo studio e l’assistenza tecnica all’attuazione di un progetto integrato di sviluppo delle zone svantaggiate del Vanoi e del Mis,  Provincia Autonoma di Trento, 1992
 
Nota su andamento demografico, dinamica economica e fabbisogno di aree fabbricabili nel Comune di Canal San Bovo (prov. di Trento), Trento, 2008
 

6. APPARTENENZA A SOCIETA' E LORO COMITATI SCIENTIFICI

1977-79 Responsabile per l’Italia del “Gruppo dei sociologi rurali mediterranei”, Montpellier, Presidente prof. Pierre Boisseau
 
Membro del Research Committee on Social Ecology dell’International Sociological Association
 
1983-85 membro del Comitato Scientifico della Sezione “Sociologia del territorio” dell’Associazione Italiana di Sociologia
 
1985-89  Membro del Direttivo dell'Associazione Italiana di Sociologia e nel 1987 suo Vicepresidente
 
1984-1990 Membro del Council e poi dello Scientific Committee dell'European Society for Rural Sociology
 
1994-1998 Membro del Direttivo dell'International Institute of Sociology
  1989-2019  Membro del Consiglio di Amministrazione dell'Associazione italo-tedesca di Sociologia
 
 
7. PRINCIPALI CARICHE IN ISTITUTI  DI RICERCA
 
1985-89  Membro del Comitato Scientifico del Centro Ricerche Aree Montane, INEMO, Roma
 
1989-2012  Membro del Comitato Scientifico dell'Istituto di Sociologia Internazionale di Gorizia e  dal 2007 suo Presidente
 
1992-1996 Membro del Comitato Scientifico dell'Europaeische Akademie di Bolzano
 
1989-2008 Membro dello Steering Committee dell'European Values Systems Study Group, poi del Council dell’European Values Study, Università Cattoliche di Tilburg (Paesi Bassi) e Lovanio (Belgio)
 
 
8. RESPONSABILITA' EDITORIALI
 
1969-74 Membro del Comitato di redazione della rivista "Prospettive di Efficienza-Numeri Unici di Sociologia" di Trento
 
1975-78 Membro del Comitato di redazione della rivista "La ricerca sociale" di Bologna
 
dal 1976 Membro del Comitato di redazione e poi del Comitato Scientifico della rivista "Studi di sociologia" dell'Università Cattolica di Milano
 
1979-80 Corresponding editor della rivista "Sociologia Ruralis- Journal of the European Society for Rurali Sociology", Wageningen (Olanda)
 
dal 1985 Membro del Comitato Scientifico della rivista "Annali di sociologia-Soziologisches Jahrbuch" di Trento e dal 1992 suo Direttore responsabile
 
1988- ….. Membro del Comitato Scietifico della rivista “Dimesioni dello sviluppo” dell’AVSI di Cesena
 
1991- ….. Membro dell’International Editorial Board della rivista “Eastern European Countryside”
 
1991-……Membro del Comitato Scientifico della rivista “Persone e Imprese”
 

9. CONVEGNI E CONFERENZE

9.1 RELAZIONI UFFICIALI A CONVEGNI (escluse Comunicazioni)
 
Il ruolo della scuola trentina nella realizzazione di un nuovo modello di società e nella programmazione economica e sociale, “Corso di aggiornamento culturale sui problemi della scuola”, Ufficio scuola DC, Varone di Riva, 8 settembre 1978
 
La complessità della differenziazione sociale dello spazio urbano: implicazioni per la definizione degli obiettivi di pianificazione dei centri storici, I Meeting dei sociologi urbani italiani, Rimini, 1-3 maggio 1981
 
Il contributo della sociologia all’analisi dei centri storici urbani e rurali Corso di formazione e di aggiornamento culturale e tecnico sui problemi degli insediamenti storici, Provincia Autonoma di Trento, San Lorenzo in Banale, 18 marzo – 29 giugno 1981
 
Il problema degli handicappati visto dalla sociologia, “Anno internazionale delle persone handicappate 1981”, Fiera di Primiero, 19 marzo 1982
 
Cultura e territorio in Trentino, “Convegno sulla promozione culturale nel Trentino”, Provincia Autonoma di Trento, Assessorato alle Attività Culturali, Trento, 5 giugno 1982
 
A factorial ecological study of Trento (Italy) as a tool for urban policy, X World Congress of Sociology, Mexico City, 16-21 agosto 1982
 
Migranti e cultura: all’esodo come al rientro, con particolare riferimento al Trentino – Alto Adige, Giornata dei migranti,  ANEA, Trento, 26 settembre 1982
 
L’ambiente rurale in una problematica di sottosviluppo, Università di Padova, 11 ottobre 1985
 
Mutamento sociale e devianza, Convegno SIULP, Riva del Garda, 31 maggio 1986

L'agricoltura nella società e la sociologia rurale, Assemblea Movimento giovanile dell'Unione Contadini della Provincia di Trento, Trento, 29 novembre 1987
 
Equilibri e squilibri demografici dei piccoli comuni montani e politica delle infrastrutture e dei servizi, Convegno su “Piccoli comuni montani: realtà e prospettive” UNCEM, Sant’Orsola Terme, 20 maggio 1989
 
Persistenza e trasformazione delle identità regionali in Europa, Convegno internazionale “L’identità regionale in Europa”, Regione Autonoma Trentino – Alto Adige e Assemblée des Régions d’Europe, Trento, 9-10 ottobre 1990
 
Aspetti sociali della marginalità agricola, Conferenza nazionale “Dallo spreco di suolo al progetto dell’ambiente”, CNR – Progetti finalizzati IPRA e RAISA, Milano, 25 gennaio 1991
 
Continuità e discontinuità nell’analisi sociologica delle minoranze etniche in Italia, Convegno nazionale su “Minoranze autoctone, minoranze immigrate. I possibili contributi della sociologia” ISIG, Gorizia, 5 febbraio 1991
 
Valori e azioni. Primi risultati di una ricerca europea, Ciclo di conferenze “Valori e politica in dimensione europea. Le radici etiche del pensiero politico”, Centro di Cultura Antonio Rosmini, Trento, 24 aprile 1991
 
Il ruolo dell’agriturismo nello sviluppo delle aree marginali, Convegno Europeo Interdisciplinare “L’agriturismo, ieri, oggi, domani. Problemi e riflessioni”, Università di Pavia, 17-18 maggio 1991
 
La civiltà contadina e la società attuale, Convegno “Agriturismo: realtà e prospettive” Mediocredito Trentino – Alto Adige, Roncegno, 29 giugno 1991
 
Appartenenze territoriali tra vecchio e nuovo, IV Convegno nazionale Associazione Italiana di Sociologia – Sezione Sociologie del Territorio, “Le nuove forme di urbanità. La trasformazione dei modi di aggregazione in città e in campagna” Bologna, 14-15 novembre 1991

Les identités régionales aux frontières de l'Italie du Nord-Est, Association Internationale des sociologues de langue française (AISLF), Journées de travail “Identités, Espaces, Frontiéres dans la problematique européenne”, Grenoble, 29-30 novembre 1991
 
Processi di globalizzazione e appartenenza etnica, Incontri all’Accademia su “Relazioni interetniche. Vivere in una società plurilingue”, Bressanone, 15 febbraio 1992
 
Il contesto socio-religioso in Italia in prospettiva sociologica, Convegno di aggiornamento teologico, Pontificia Facoltà di Scienze dell’Educazione Auxilium, Frascati, 30 aprile – 3 maggio 1992
 
Il sentimento di appartenenza territoriale: rapporti con l’appartenenza etnica, Colloque international “Les minorités ethniques en Europe”, Région Autonome Vallée d’Aoste, Aoste, les 25-26-27 mai 1992
 
Domanda di educazione e cultura nelle zone rurali, 2° Congresso Internazionale “L’educazione degli adulti nelle comunità rurali” Provincia Autonoma di Bolzano e Land Tirolo (Assessorati alla cultura), Stella di Renon (Alto Adige), 1-5 giugno 1992
 
Granice:vove barijere ili nove spojnice?. Convegno Etnicitet, granice, Europa, Brioni, Croazia – Gorizia, Italia, 18-21 settembre 1992, Istituto di Sociologia Internazionale di Gorizia e Sveuciliste u Rijeci Odiel Humanistickih Znanosti – Sveucilista iz Trsta
 
Valori sociali e politici, identità e appartenenza - Europa, Convegno internazionale “Valori degli europei – European values” Trentanni di sociologia 1962-1992, Trento, 1-2 ottobre 1992
 
Prospettive metodologiche in sociologia, Convegno “In attesa del duemila”, Istituto Trentino di Cultura e Associazione Italo-tedesca di Sociologia, Trento, 14 dicembre 1992
 
Società pluriculturale: attese e ruolo dei giovani, Convegno “Realtà socio-culturale di Brunico: situazione attuale e stimoli per il futuro”, Comune di Brunico, Provincia Autonoma di Bolzano e Università Popolare Alpi Dolomitiche, Brunico, 5 giugno 1993
 
Evoluzione delle identità e loro salvaguardia da parte delle comunità interessate; mutamento dei valori e degli orientamenti culturali nei rispettivi contesti, e Identità culturale del Trentino Convegno “Da un conflitto internazionale a un comune impegno europeo. A cinquant’anni dall’Accordo Degasperi-Gruber”, Regione Autonoma Trentino – Alto Adige, Bolzano, 11-12 giugno 1993
 
La montagna e le sue risorse: aspetti economici e sociali, Federazione Italiana Salariati Braccianti Impiegati e Tecnici Agricoli, 1° Settimana di incontro su “La montagna, la gente, il lavoro”, Predazzo, 5-10 luglio 1993
 
(con L.Tomasi), L’appartenenza territoriale tra ecologia e cultura, Convegno di studio “Le diversità regionali in Europa. Il ruolo delle loro culture nella costruzione dell’unione europea”, Regione Autonoma Trentino – Alto Adige, Assemblea delle Regioni d’Europa e Centro Europeo per le culture tradizionali e regionali, Trento, 1 ottobre 1993
 
Problemi dello sviluppo rurale: aspetti sociologici, XXXI Convegno di studi “Lo sviluppo del mondo rurale: problemi e politiche, istituzioni e strumenti”, Università degli Studi del Molise – Società Italiana di Economia Agraria, Campobasso, 22-24 settembre 1994
 
La dimensione provinciale nel contesto italiano. Profili sociologici (l’appartenenza), Assemblea nazionale “Identità e ruolo della Provincia nel sistema delle autonomia”, Unione delle Province d’Italia, Roma, 6-7 ottobre 1994
 
Quale società per quale famiglia, Incontro “Rileggendo la lettera del Papa sulla Famiglia”, Centro Culturale di Milano, 27 febbraio 1995
 
Matrimonio e convivenza: aspetto sociologico, Tavola rotonda “Matrimonio – convivenza”, Comune di Bologna – Quartiere Santo Stefano 5 maggio 1995
 
Region Tirol, Internationale Tagung “Europa und seine Regionen, Oesterreichisches Ost – und Suedosteuropa Institut, Wien, 20 -22 September 1995
 
Futuri assetti istituzionali e ruolo delle popolazioni di lingua e cultura minoritaria, Convegno “Le ragioni delle minoranze nello sviluppo dell’autonomia”, Union Autonomista Ladina, Pozza di Fassa, 26 aprile 1997
 
La politica, l’ambiente, le istituzioni dell’autonomia, Convegno nazionale “I valori dei trentini”, Università degli Studi di Trento, Trento, 6-7 giugno 1997
 
La formazione al servizio sociale in Italia: strategie, contenuti e prospettive professionali. Il punto di vista della sociologia, Convegno internazionale su “Gli operatori sociali nel Welfare Mix”, Università di Trento, Riva del Garda, 20-21 maggio 1999
 
Varieties of social encounters and socio-territorial belonging: the case of tourist operators, 34th World Congress of International Institute of Sociology on “Multiple modernities in an era of globalization”, Tel Aviv, Juy 11-15, 1999

ZA Data Confrontation Seminar on the European Values Survey 1999, Cologne, 13 – 17 dicembre, 2000
 
Simboli e ordinamenti politici, Colloquio italo-tedesco, Villa Vigoni, Loveno di Menaggio, 10-11 settembre 2001
 
Valori e appartenenze sociali, Presentazione del volume, Istituto Luigi Sturzo, Roma, 8 giugno 2005
 
Pace e soluzione dei conflitti nell’attuale situazione mondiale, Tavola rotonda, ISIG e IUIES, Gorizia, 5 maggio 2006
 
I valori degli Europei. Una ricerca comparativa per i paesi del''Europa, Seminario su “La doppia secolarizzazione: la situazione religiosa della Romania post-comunista”, ISIG, Gorizia, 9 maggio 2008

Valori nell’Europa mediterranea: tendenze di mutamento, VII Convegno nazionale di Ostuni, 28-30 ottobre 2010

Antipolitica e frammentazione sociale, 45° Convegno sui problemi internazionali “Cultura e rigenerazione delle istituzioni”, Istituto di scienze sociali “Nicolò Rezzara” di Vicenza, Recoaro Terme, 14-16 settembre 2012
 
I valori socio-politici degli italiani: tendenze di mutamento nell’ultimo trentennio e comunanze o specificità rispetto agli altri popoli europei, Convegno su “L’Italia nell’Europa: i valori tra persistenze e trasformazioni”, Università di Trento, Trento, 22 novembre 2012
 
Sviluppo economico e globalizzazione tra valori della modernità e valori della non-modernità (pre e post), Seminario Internazionale di studi italo-tedeschi su “Valori, finanza e sviluppo economico in Europa e nel mondo globalizzato”, Accademia di studi italo-tedeschi – Merano, 12-13 dicembre 2012

La causa montana per l'oggi e per il domani, Giornata di studio su La Causa Montana, CAI e Associazione ex-parlamentari della Repubblica, Trento Film Festival, Trento, 30 aprile 2016

Intervento su I saperi sociologici tra formazione e professione, Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale, Università di Trento, 5 maggio 2016
 
Trento Innsbruck European Research Seminars (TIERS) in European Integration, 9-10 dicembre 2019, Università di Trento
 
9.2 PRESIDENZA DI CONVEGNI, DI SESSIONI DI CONVEGNI
 
Sessione Il mutamento sociale nell’area montana, Convegno “Comunità montane in transizione negli anni Ottanta”, Università di Trento, 19-21 ottobre 1981,
 
Gruppo di lavoro Le comunità rurali e montane,  1° Congresso di Sociologia del Territorio “Le unità sociali territoriali e l’intervento professionale del sociologo”, Grosseto, 26-28 aprile 1985
 
Convegno Giovani oggi: esperienze, confronti, prospettive, Provincia Autonoma di Bolzano – Alto Adige, Bolzano, 1985
 
Convegno “Brasile, Le sfide della transizione”, Università di Trento, 12 novembre 1987
 
Sessione Religion and food supply, VII World Congress for Rural Sociology “Food security and rural development”, Bologna, 26 giugno – 2 luglio 1988
 
Parte I L’appartenenza socio-territoriale, Convegno “Appartenenza e comunità. Aspetti sociologici, storici e amministrativi”, Università di Trento, 6 – 9 ottobre 1988
 
Convegno “Educazione permanente oggi in Alto Adige”, Provincia Autonoma di Bolzano, Bolzano, 11 novembre 1988
 
Sessione Sociology and social policy formation in the mountain and peripheral areas, XXIXth International Congress, Institut International de Sociologie, “The status of sociology as a science and social policy formation”, Roma, 12 – 16 giugno 1989
 
Convegno internazionale I fattori culturali dello sviluppo, Università di Trento, Dipartimento di Teoria, Storia e Ricerca Sociale, Trento, 6-7 dicembre 1990
 
Sessione Le Play et ses continuateurs face au catholicisme social, XXI Conference “Religion et economie” Société Internationale de Sociologie des Religions, Maynooth – Ireland, 19-23.8.1991
 
Sessione La sociologia di Robert E. Park (parte I) Convegno internazionale “Immigrazione, integrazione e culture”, Dipartimento di Teoria, Storia e Ricerca Sociale – Università di Trento, Trento, 8-9-10 ottobre 1991
 
Sessione: Movimenti giovanili, assimilazione e relazioni etniche, Convegno internazionale “I giovani non europei ed il processo di integrazione. Per una cultura della tolleranza”, Associazione Culturale Studi Asiatici, Trento, 11-12 ottobre 1991
 
Seminario di studio “Educazione permanente. Quale futuro?”, Provincia Autonoma di Bolzano – Alto Adige, Appiano, 27 novembre 1991
 
Sezione sociologica, Convegno “Consenso sociale e buona amministrazione nei parchi di montagna” Parco Adamello Brenta e Centro Internazionale di Ricerche Sociali sulle Aree Montane (CIRSAM), Molveno (TN), 7-9 maggio 1992
 
Convegno Internazionale “I valori degli europei – European values”, , Università di Trento – Trent’anni di Sociologia 1962-1992, Trento, 1-2 ottobre 1992
 
Sessione 2^, Convegno “Società dell’informazione di fine millennio. Una prospettiva estetica?” Dipartimento di Analisi Economica e Sociale del Territorio – Istituto Universitario di Architettura di Venezia, Venezia, 28 maggio 1993
 
Sessione: I cento anni della sociologia di Chicago, Convegno internazionale “La tradizione della Scuola ecologica di Chicago e le prospettive della sociologia contemporanea” Dipartimento di Teoria, Storia e Ricerca Sociale, Università di Trento, 6-7 ottobre 1993
 
(con S. Abbruzzese), Seminario “La sociologia di Raymond Boudon” Università di Trento, 16-17 giugno 1994
 
Presentazione del volume La vita religiosa. Per una sociologia della vita consacrata, Istituto Luigi Sturzo, Roma, 25 maggio 1995
 
Incontro su: Quali scenari per il futuro dell’Albania?, Istituto di Sociologia Internazionale di Gorizia, Roma, 30 luglio 1997
 
Gruppo di lavoro: L’identità nell’Europa delle diversità, Convegno internazionale “I confini dell’Europa – Die Grenzen Europas – The borders of Europe” Regione Autonoma Trentino Alto Adige e Associazione Italo-tedesca di Sociologia, Trento, 30-31 marzo 2007
 
Sessione I Convegno “L’Italia nell’Europa: i valori tra persistenze e trasformazioni”, Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale dell’Università di Trento, 22 novembre 2012
 

10. PRINCIPALI CARICHE ACCADEMICHE
 
1980-87 Membro eletto del Consiglio di Amministrazione dell'Opera Universitaria di Trento e 1983-87 suo Vicepresidente
 
1982-83 Membro della Commissione di Ateneo, Università di Trento
 
1987 Presidente del Consiglio di Indirizzo “Strutture e Processi Culturali” della Facoltà di Sociologia dell’Università di Trento
 
1984-87 e 1989-1996 Membro eletto del Consiglio di Amministrazione dell'Università di Trento
 
1984-90 e 1991-93 Direttore del Dipartimento di Teoria, Storia e Ricerca Sociale dell' Università di Trento

11. NOTIZIE BIOGRAFICHE
 
Nato a Primiero (Trento) l'11 agosto 1944; primo di 11 figli
 
Residente a Primiero San Martino di Castrozza (Trento), fraz. Tonadico, via Roma 55
 
Domiciliato a Trento, via del Nespolar 33
 
Stato civile: coniugato; 9 figli, dei quali cinque sposati (13 nipoti), uno frate carmelitano e tre in famiglia
 
12. PRINCIPALI ATTIVITA’ SOCIALI
 
Responsabile di istituto di Gioventù Studentesca (studi superiori 1960-65 a Trento)

Aderente al Movimento Oasi, fondato dal gesuita padre Virginio Rotondi, Centro per un Mondo Migliore, (Rocca di Papa)

Presidente diocesano della FUCI – AUCT (studi universitari a Trento, 1965-69, e alcuni anni successivi)

Membro del Gruppo Famiglie (guidato da don Gianfranco Corradi), primo sorto nella diocesi di Trento

Tra i fondatori nel Trentino del Movimento per la Vita

Nel Direttivo e poi Presidente per un ventennio dell’Associazione trentina della famiglia (già “Associazione delle famiglie numerose” del Trentino

Tra i fondatori nel Trentino e primo presidente del Sindacato delle Famiglie (SIDEF)

Tra i fondatori nel Trentino del Forum delle associazioni familiari.

Tra i fondatori del Centro Studi “Martino Martini”, Trento, membro del Consiglio di Amministrazione, per due mandati suo Presidente.
 
Membro della Consulta dei laici della Diocesi di Trento in rappresentanza dell'Associazione Trentina della Famiglia
 
13. PRINCIPALI ATTIVITA’ AMMINISTRATIVE
 
Consigliere comunale a Tonadico e a Fiera di Primiero
 
Membro dell’Assemblea del Comprensorio di Primiero e capogruppo DC
 
Assessore alla Pianificazione urbanistica del Comprensorio di Primiero
 
Membro del Consiglio di Amministrazione dell’Azienda di Soggiorno e Turismo di Primiero e San Martino di Castrozza
 
Membro della Commissione Urbanistica della Provincia Autonoma di Trento
 
Presidente della Cooperativa “Villa Alpina V. Pisoni” (casa per attività della FUCI-AUCT)
 
 
14. PRINCIPALI ATTIVITA’ POLITICHE[1]
 
Membro esterno cooptato del Comitato Regionale del Trentino – Alto Adige della DC (in seguito all’Assemblea degli esterni convocata dal segretario nazionale DC, F. Piccoli);

dal 1983 tesserato DC, poi membro del Comitato Provinciale della Dc Trentina e membro dell’Esecutivo Provinciale per le politiche sociali;

Tra i fondatori in Trentino del Movimento Popolare
 
1992 – 94 Segretario Provinciale della DC Trentina, trasformata poi in Partito Popolare del Trentino, parte del PPI;
 
dal 1995 Presidente di CDU del Trentino, poi, dal 1998, de Il Centro – Unione Popolare Democratica (federato con CDU), trasformato poi nel 2003 in Centro Popolare (con l'aggiunta facoltativa fino al 2006 di “Autonomista”)
 
1994-96 eletto alla Camera nella lista del Patto per l’Italia (PPI) (gruppo PPI e poi CCD); segretario della Commissione Agricoltura
 
1994-2006 Presidente dell’Associazione Parlamentare “Amici della Cina” fondata dall'on. Vittorino Colombo e guida di numerose visite parlamentari in Cina (dal 2006 Presidente onorario). Onorificenza ufficiale cinese come “Amico della Cina”
 
1995 – 2001 membro dell’Esecutivo nazionale CDU, responsabile per le politiche sociali (famiglia e scuola)
 
1996 –2001 eletto al Senato nella lista Polo delle Libertà del Trentino-Alto Adige, Collegio Valsugana, Fiemme e Fassa (Gruppo CDU, poi UDR, poi Misto Il Centro UPD), membro e vice-presidente della Commissione Difesa; membro capogruppo CDU delle Commissioni Bilancio, Attuazione della Riforma amministrativa, Questioni Regionali;
 
2001-2006 eletto al Senato nella lista Casa delle libertà del Trentino-Alto Adige, Collegio Valsugana, Fiemme e Fassa, (gruppo UDC) membro capogruppo UDC della Commissione Difesa, della Commissione Infanzia e della Commissione Questioni Regionali; membro delle Assemblee del Consiglio d’Europa e della UEO, Vice- presidente e per un mandato anche Presidente della Commissione Ambiente, Agricoltura e poteri locali e regionali dell’Assemblea del Consiglio d’Europa, relatore di importanti atti dell’Assemblea del Consiglio d’Europa in materia di politiche per la montagna e politiche di collaborazione transconfinaria; relatore di importanti atti dell’Assemblea della UEO sulle politiche di sicurezza in Europa e negli USA.
 
2001-2006 capogruppo PPE al Consiglio d’Europa per la Commissione Ambiente, Agricoltura e poteri locali e regionali
 
2006 candidato individuale al Senato nel Collegio della Valsugana, Fiemme e Fassa per il partito Centro Popolare Autonomista (ottenendo l’11% dei voti); non eletto:
 
 2006-2011 rappresentante del Centro Popolare Autonomista presso gli organi della Democrazia Cristiana per le Autonomie e come tale partecipe al 1° Congresso del Popolo delle Libertà a Roma
 
dal 2009 Presidente e poi Coordinatore  del Centro Popolare, Trento
 
dal 2012 conferma di socio della Democrazia Cristiana e partecipazione al XIX Congresso di Roma, poi invalidato; nel XIX Congresso DC di Roma del 2018, validamente convocato dall'Assemblea dei soci autorizzata dal Tribunale di Roma nel 2016, eletto nel Consiglio Nazionale e nella Direzione della Democrazia Cristiana. Nel 2019 eletto Presidente del Consiglio Nazionale della Democrazia Cristiana.
 
[1] Per le attività nel Parlamento, nell'Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa e nell'Assemblea Parlamentare della UEO si rimanda ai rispettivi siti internet di Camera, Senato, Consiglio d'Europa e Unione Europea Occidentale.
 

Chi ama orsi e lupi se li protegga con recinzioni! Rovesciamo la prospettiva di animalisti e antropologi da salotto

Sul “Trentino” di domenica 30 luglio u.s. è pubblicata un’intervista di Gianpaolo Tessari a Duccio Canestrini, giornalista e antropologo. Certamente all’intervistato è sempre piaciuto andare “conto corrente”, almeno nelle parole e stavolta prende le difese dell’orso in Trentino, che altro non fa ciò che la natura lo spinge a fare. Se aggredisce l’uomo è perché questi non si è fatto sentire in tempo per consentirgli di fuggire dalla sua presenza e se aggredisce animali allevati al pascolo è colpa di chi li alleva e non li protegge. Sarebbe sufficiente circondare le aree a pascolo con reti elettrificate. Del resto di che cosa si lamenta l’uomo, che per natura è predatore e che in passato ha fatto fuori tutti i predatori che si muovevano nelle stesse zone? Il bosco, secondo lui, “va temuto”.
Ho l’impressione di trovarmi di fronte a dichiarazione di un antropologo da salotto, che non sa bene di che cosa parla. Da anni proteggo le mie capre e i miei asini al pascolo con reti elettrificate e molto spesso trovo la recinzione divelta da intrusioni di animali selvatici, che non la vedono di notte o non la temono o cercano di saltarla. A chi si vuol raccontare la storiella che un orso o un lupo si arresterebbe di fonte a una rete elettrificata, se è affamato in cerca di cibo? Questa non arresta nemmeno le capre e gli asini se questi vedono erba più abbondante e fresca al di là della recinzione. Ma forse la Forestale e gli antropologi da salotto pensano a reti metalliche alte e con l’alta tensione, quando la raccontano. Non si tratta certo delle reti elettrificate a 9 o 12 volt di tensione, come di norma.
La rete può servire a qualcosa, ma se si tratta di recintare un’area circoscritta, limitata. E’ impraticabile nei pascoli alti e scoscesi, con terreno molto irregolare. In ogni caso la recinzione costa denaro e tempo per posarla e poi periodicamente spostarla e per cambiare le batterie (a meno che non si usino pannelli fotovoltaici, assai cari ed esposti a furto). E’ un aggravio di costi per un’agricoltura-allevamento marginale, quella che mantiene curato il paesaggio anche dove gli agricoltori-allevatori professionali non hanno convenienza ad operare. Ridicolo finanziare recuperi di aree pastorali inselvatichite, finanziare l’agricoltura di montagna, e poi metterne a rischio le produzioni per il gusto di far tornare i grandi predatori nei boschi e nei pascoli, da molto tempo liberi da minacce predatorie. Se proprio Duccio Canestrini e chi la pensa come lui vogliono provare l’emozione del timore entrando in un bosco, pongano le recinzioni elettriche a difesa di orsi e lupi in aree di loro caccia. Dicono che l’uomo è predatore: ebbene mettano a protezione delle sue prede delle recinzioni. Si è fatto in qualche area anche per cervi e caprioli. L’uomo predatore non fa che il suo mestiere se caccia orsi e lupi: di che lamentarsi? Se sei amante di orsi e lupi, “le tue bestie le devi proteggere, non puoi lasciarle incustodite”, parafrasando una frase di Canestrini rivolta agli allevatori.
Quanto al fatto che contro la presenza di grandi predatori nei boschi trentini siano coloro che temono l’immigrazione non regolata da parte di clandestini, esso non fa che dimostrare che vi sono coloro che amano le “nuove esperienze” , per il gusto di sperimentare emozioni nuove, e coloro che prediligono la “sicurezza” di fronte a possibili esiti negativi di fatti nuovi. Antropologi e sociologi sanno che i popoli hanno ambito sempre a controllare il loro ambiente da intrusioni non desiderate. Ho il timore che chi difende possibilità di intrusioni di ogni tipo in nome del gusto delle “nuove esperienze” non si curi abbastanza del bene del popolo cui appartiene. Forse un’esperienza come quella vissuta dai due trentini di Cadine con l’orso potrebbe aiutare Duccio Canestrini e tutti gli “animalisti” a capire un po’ meglio il buonsenso della gente comune.

Proposta di alcuni sindaci per una formazione civica in Trentino: elementi da chiarire

LA PROPOSTA CIVICA DI ALCUNI SINDACI: VALUTAZIONI PROVVISORIE
Si parla spesso di una prospettiva “civica”, che dovrebbe sostituire gli approcci politici, specie a livello locale, basati su ideologie. Cosa si intenda per formazione civica, lista civica, riferimento ai valori del civismo è divenuto, tuttavia, sempre meno chiaro. Il documento presentato da alcuni sindaci trentini nei giorni scorsi chiarisce solo in parte. Cos’è l’ideologia, alla quale il civismo è alternativo? Se ideologia è il mascheramento “culturale” di interessi più o meno nascosti, il civismo vuole giustamente essere in modo opposto rapporto diretto con gli interessi popolari (ma solo questo il senso del popolarismo richiamato?).Se ideologia è l’elaborazione culturale di orientamenti di valore per una loro traducibilità in scelte politiche, il civismo non può evitare di adottare prospettive ideologiche. Quali sono? Delle tre parole d’ordine del documento dei sindaci passate sulla stampa, popolarismo, autonomismo e laicismo, le ultime due e forse anche la prima riguardano questioni di metodo; solo il popolarismo potrebbe esprimere contenuti, ma se non è inteso solo come “rapporto con il popolo”, ma come esperienza storica ispirata al pensiero sociale cristiano. Non è utile rimanere nell’ambiguità. L’autonomismo dice dei livelli territoriali di libertà di decidere (principio di sussidiarietà, di natura “regolativa”) e il “laicismo” (assai meglio parlare di “laicità”, cosa diversa dal laicismo) dice dell’autonomia da dare a Cesare, senza metter di mezzo Dio o le Chiese.
In Trentino vi è una lunga tradizione di liste civiche, espressione dello spirito comunitario locale, che rifiutava le divisioni connesse alla dialettica ideologica nazionale. Esso è stato espressione della cultura comunitaria, caratterizzata dall’importanza assegnata alla religione, alla solidarietà familiare e al legame con il territorio locale. E’ a questo civismo che si ispirano i sindaci?. Nella cultura della comunità trentina è però cresciuta la secolarizzazione, si è infragilita la famiglia, è diminuita la portata del sentimento di appartenenza al luogo e alla comunità locale. Se in precedenza il riferimento ai valori era implicito nel semplice riferimento al civismo locale, con la modernizzazione in atto non lo è più, essendo la cultura dei trentini divisa in ragione dell’accettazione o meno delle direzioni di cambiamento in atto come obiettivi da perseguire. Serve chiarezza al riguardo.
Diverso il civismo ridotto a metodo nella costruzione delle decisioni politico-amministrative dal civismo orientato a valori, che prende “parte” (diventa “partito”?), la parte che ritiene importante che le nuove generazioni non crescano solo nella ricerca del “benessere” materiale, che la famiglia non diventi sempre più fragile, che la vita umana sia tutelata e difesa sempre, che la solidarietà comunitaria cresca, che vi siano possibilità di studio e lavoro per tutti.
L’auspicio è che l’iniziativa civica di alcuni sindaci esca dalla genericità, che chiarisca come il popolarismo del loro civismo ha lo stesso sapore di quello che espresse Luigi Sturzo, che era anche autonomista e rispettoso della laicità della politica. Porre la questione al riguardo di “a chi servirà l’iniziativa civica”, se al centrodestra o al centrosinistra, è una trappola che immiserisce.

Passi Rolle e Sella: vittime di un ambientalismo dogmatico?

Confesso che due fatti che hanno avuto molta attenzione sui giornali locali in questi giorni mi hanno indotto a riflettere: la chiusura al traffico per un giorno alla settimana di Passo Sella e l’entusiasmo di molti di fronte all’idea di un manager de La Sportiva di eliminare da Passo Rolle gli impianti di risalita per lo sci di discesa per rendere Passo Rolle una stazione per relax e pratiche sportive “leggere”, più “naturalistiche”. Strade larghe ed asfaltate per passare da una valle all’altra, conquista degli anni Sessanta, sono viste come strumento di snaturamento della bellezza dei passi alpini. Impianti di risalita per rendere facile la discesa con gli sci, da progresso sono diventati deturpazione del paesaggio per chi alla montagna d’inverno chiede altro. Ciò che cinquanta e più anni fa era progresso, conquista, è diventato un “carico” da eliminare.
Negli anni della mia gioventù con degli amici esploravo il mondo in bicicletta. Le strade per i passi dolomitici erano strette e sterrate( il Rolle da San Martino in su), ed il rischio di cadere per le malformazioni della carreggiata era ricorrente: che sollievo quando si poté utilizzare una strada più larga ed asfaltata, da ultimo per il Passo Gobbera, il Passo Broccon, il Passo Cereda. Tramite il passo si entrava in rapporto con valli vicine. Si cominciò anche a usare del passo per lavoro o per studio nella valle vicina. Ora conta godere il passo di per sé, libero da veicoli, come se per chi non ama vedere strade o impianti di risalita non bastasse spostarsi di un po’ per avere quello che gli piace, senza costringere chi la strada usa a farne a meno o chi dall’impianto ricava utilità (e in montagna non sono tante) o piacere, a rinunciarvi.
Un tempo l’economia montana portava a fare dei corsi d’acqua i confini tra gli spazi delle comunità locali ( e ci sono ancora memorie in molti confini amministrativi, compreso Vanoi e Travignolo per restare a Primiero); la montagna era l’habitat comunitario. Poi l’economia è cambiata, le interdipendenze si sono organizzate lungo i corsi d’acqua e la montagna è divenuta solo ostacolo. Chiudere i transiti dei passi (sia pure per ora temporaneamente) o eliminare attività attrattive sui passi, da rendere più “naturali”, è un ulteriore episodio della separazione tra valli. E Rolle viene incorporato nella val di Fiemme. Decenni di inutili chiacchere per collegarlo con San Martino e Primiero; l’esposizione a valanghe della strada continua a rimanere e il collegamento degli impianti sciistici di San Martino con quelli di Rolle viene prima declassato (non più “mobilità alternativa” per poter godere di finanziamento pubblico), e poi proposto per la sepoltura con l’idea del Passo Rolle libero da impianti. Eppure non sono passati molti anni da quando esperti e politici ne proclamavano l’importanza.
La trasformazione della montagna da spazio antropizzato a “riserva naturale” sta intaccando anche i canali di comunicazione, che appaiono ormai solo “deturpanti” l’ambiente. Si fa il paio con la facilitazione all’insediamento di animali grandi predatori, orsi e lupi per ora, che alla lunga porteranno al ritiro dall’alta montagna fatta di pascoli di coloro che la usano per gli alpeggi di pecore, capre, equini, bovini. E il tutto guidato dalle élite urbane o urbanizzate, da sempre sensibili alla “naturalità” dell’ambiente dove godere il proprio tempo libero. Ma non possono goderselo altrove? Ci sono molti spazi “vergini” in montagna. Vogliono proprio far ritornare a una finta verginità un passo, (il Sella o il Rolle ora, ma poi anche altri), finta perché non propone altro che un nuovo “consumo ambientale” più alla moda per alcuni ceti intellettuali o pseudo-ambientalisti o amanti di “nuove esperienze”?
Credo che serva un momento di riflessione, specie da parte delle élites locali delle aree di montagna; non devono prestarsi a colonizzazioni che sembrano alla moda: la moda di salire su una grande strada asfaltata in bicicletta o quella godere di un paesaggio senza ingombro di impianti proprio su quella piccola parte di territorio che ha sviluppato opportunità diverse e consolidate.

A quando una misura di reddito del figlio giusta per dire che egli non è fiscalmente a carico?

di il 6 Agosto 2017 in famiglia con Nessun commento

Tempo di dichiarazione dei redditi e mi sono imbattuto di nuovo in un problema che da anni non trova rimedio. Se il reddito del genitore non è alto, per ciascun figlio a carico sono previste detrazioni di imposta di una qualche consistenza, variabile anche in relazione al reddito, al numero di figli a carico, alla loro età e a eventuali handicap. Gli importi non sono certo quelli equivalenti a un cappuccino al giorno per figlio, come quando ero in Parlamento e lo denunciavo. Il problema sta nella soglia di reddito lordo oltre il quale un figlio è considerato a carico: 2840, 51 euri nell’anno. Se un figlio lavora come precario per qualche mese per pagarsi le crescenti e sempre più elevate tasse universitarie, per pagarsi i trasporti e magari per comperarsi l’abbigliamento di cui ha bisogno, guadagnando più di quella cifra (ridotta dall’Irpef di più di 200 euri), fa perdere ai genitori o al genitore tutta la detrazione per figli a carico, che è di alcune centinaia di euri. Basta in definitiva superare di un centesimo di euro la soglia stabilita per penalizzare in modo irragionevole di alcune o molte centinaia di euri di detrazione ai genitori, che per quei figli hanno certo speso.
A ciò si aggiunga che non si tiene conto, per il raggiungimento della soglia, di eventuali oneri deducibili, come spese di istruzione, sanitarie, ecc.. Il figlio potrà semmai recuperare con detrazioni e deduzioni l’IRPEF che gli è stata trattenuta. Se questa è insufficiente quelle detrazioni e deduzioni verranno perdute, anche se gli oneri relativi fossero stati sostenuti dai genitori, che potranno tener conto dell’incapienza del figlio solo per spese sanitarie.
Mi chiedo come chi governa possa vantarsi di una particolare attenzione alla famiglia e al suo trattamento fiscale, quando sottovaluta in modo evidente il costo di mantenere ed educare i figli, sia nell’imposizione fiscale che negli indici per stabilire il costo dei servizi ai figli (indici ISEE e simili). E contemporaneamente denuncia il calo di nascite, che richiede compensazione demografica con immigrazione. E non si dica che l’eliminare tale sottovalutazione costerebbe troppo: si tratterebbe solo di rendere equi i trattamenti fiscali e le politiche di accesso ai servizi tenendo conto, come dice la Costituzione, della “capacità contributiva”, che a parità di reddito varia in modo rilevante in relazione ai famigliari a carico. Non si tratta di reperire risorse nuove. Ma di ridistribuire in modo equo i carichi di tasse e imposte.

Premi straordinari per congedi parentali paterni al fine di far crescere l’occupazione femminile?

di il 6 Agosto 2017 in famiglia con Nessun commento

Sul “Trentino” di domenica 25 giugno è riportata la notizia di un premio straordinario di 500 euri mensili a quei papà che hanno fruito o fruiranno di un congedo parentale di almeno un mese (ridotto alla metà per congedo di almeno 15 giorni) per assistere figli di età non superiore a 12 anni. L’obiettivo quello di favorire l’occupazione femminile.
Primo rilievo: come si può favorire l’occupazione femminile se il premio straordinario è dato retroattivamente, a partire dal settembre 2015 e termina con la fine del prossimo anno? Un incentivo non funziona retroattivamente! Un minimo di logica. Si tratta solo di una mancia non piccola per chi si è “comportato bene” nel passato. A questo servono i denari dell’autonomia speciale?
Secondo rilievo: che un premio aggiuntivo a quanto già altre leggi prevedono per il congedo parentale per i padri serva a incrementare l’occupazione femminile è arduo da provare: bastano poche settimane di congedo del padre per far assumere una donna? E per quanto tempo? O per convincere la gran parte dei datori di lavoro che mediamente è meglio assumere donne? L’Agenzia non lo dice.
Terzo rilievo: che per il bene del bambino sia meglio essere curato dal padre invece che dalla madre è solo un assunto ideologico del quale l’Agenzia del Lavoro si fa silente portatrice. L’obiettivo che guida l’Agenzia (come molta cultura “politicamente corretta”) è quello di aumentare il tasso di occupazione femminile, come se fosse un male sociale se delle madri scelgono di svolgere più dei padri il lavoro di cura dei figli. E’ un male che va per l’Agenzia, corretto, spendendo soldi pubblici a tale fine. Non conta nulla il bene del bambino e la libertà di decisione dei genitori? E poi la Provincia si vanta delle politiche familiari!
Quarto rilievo: perché pretendere di convertire al congedo parentale maschile con premi straordinari anche chi non risiede in Trentino, ma vi lavora in parte (oltre a chi vi risiede, ma non è cittadino italiano)? Vogliamo premiare per il passato o attirare per il futuro immigrati da fuori provincia alla condizione che si siano i maschi a curare la prole?
Ultimo rilievo: cinquecento euri al mese, anche retroattivi, dati solo per realizzare un modello di divisione dei compiti familiari gradito ai governanti, e dati solo a chi ha un lavoro dipendente, suonano come schiaffo a chi, padre, non ha lavoro, a chi, donna, ha rinunciato al lavoro per educare e curare i figli. Ma in che Trentino viviamo?

Chiusura reparto maternità a Cavalese (TN): le mistificazioni sulla sicurezza per nascondere le ragioni di ridurre la spesa sanitaria

di il 24 Maggio 2017 in sanità, servizi pubblici con Nessun commento

Dell’8 marzo la pubblicazione sui giornali della decisione governativa di far chiudere il reparto maternità dell’Ospedale di Cavalese per mancanza dei requisiti fissati per garantire la sicurezza dei parti, in particolare la presenza continua di anestesista e pediatra. Secondo il Ministero romano, poiché anche nei parti “fisiologici” vi possono essere imprevisti che richiedono interventi di tale tipo di medici, il reparto maternità va chiuso.

Il comune cittadino si chiede di quali sicurezza parli il Ministero. Con la chiusura del reparto maternità di Cavalese, una madre può partorire con più sicurezza? Se invece di dover affrontare le doglie e il parto con uno spostamento di venti-trenta chilometri al massimo ne deve fare ottanta-cento per recarsi a un ospedale più lontano, Bolzano o Trento, magari con strade difficili per la neve o per il traffico, aumenta la sua sicurezza? L’elicottero è una soluzione sicura? Non basta considerare la sicurezza in ospedale, ma di tutto il processo per arrivare all’ospedale.

Anni fa su incarico della Provincia di Trento dato all’Università, con i colleghi Silvio Goglio e Gianfranco Pola, avevamo esaminato il problema delle dimensioni ottimali per l’offerta di vari servizi e per fare questo avevamo considerato quanto accadeva in altri paesi europei e quanto scritto da esperti. Sempre il tempo di percorrenza per l’accesso al servizio era indicato come criterio per l’organizzazione dei servizi; non c’era solo un criterio di numero minimo di abitanti o di utenti, ma anche di tempo massimo occorrente per giungere al luogo di prestazione del servizio. In generale esso era contenuto, per gli ospedali e per le scuole superiori, nei trenta minuti. Di ciò non mi pare che il Governo abbia tenuto conto. Quanta insicurezza produce?

Non si dica poi che al di sotto di un certo numero di prestazioni (parti, in questo caso) non v’è sicurezza, perché mancherebbe la pratica adeguata al medico. L’aggiornamento e la formazione del personale medico si può fare in molti modi. Tale affermazione fa il paio con quella che al di sotto di un certo numero di alunni per classe viene meno la qualità dell’insegnamento. Si dica invece che il servizio scolastico o sanitario costerebbero pro-capite troppo. Un docente che ha meno alunni in classe li può seguire meglio individualmente; e così la cura di una persona può essere migliore se le persone da curare non sono molte. Ma se il problema è economico, occorre ricordare come per i valori di uguaglianza sul territorio vi è piena legittimità a rivendicare una spesa pro-capite maggiore per le aree a bassa densità. Anche il Consiglio d’Europa, la sua Assemblea Parlamentare, ha preso posizione al riguardo. La Provincia di Trento, utilizzando proprie risorse per la sanità, ha piena autonomia, fatti salvi i livelli essenziali di assistenza, nell’organizzare i servizi sanitari. Il fatto che in nome della sicurezza (indimostrata e per di più non considerante l’insieme delle circostanze) abbia accettato, senza ricorrere alla Corte Costituzionale, una lesione della sua autonomia organizzativa non depone certo a favore dell’efficacia della nostra classe dirigente, e in particolare della maggioranza che amministra. Viene il dubbio che sia stato comodo per il Governo provinciale e la sua maggioranza accettare i criteri nazionali ai fini di risparmiare denaro, sulle spalle delle popolazioni delle valli. Viene anche il dubbio che la maggioranza non abbia voluto “disturbare” il Governo nazionale, data la consonanza politica con esso. In qualche caso lo ha fatto, ma non in questo. Come mai?

E’ vero che le risorse sono diminuite, ma come sempre a pagarne le spese sono le aree periferiche; ricerche sulle aree marginali compiute con il CNR lo dimostrò; le aree periferiche ottengono meno denari e servizi di quelle centrali, considerando parametri come popolazione e territorio. Per questo si suggerì la “territorializzazione” del bilancio provinciale. Ma non se ne fece nulla o quasi, inaugurando, invece, la programmazione negoziata che permette ai politici di “elargire” finanziamenti per qualche opera, sperando nel ricambio del voto. Che garantiscono a tutti uguaglianza di servizi!

Fondamento autonomia speciale del Trentino: accordo Degasperi Gruber assai più che identità e storia di autogoverno

di il 24 Maggio 2017 in autonomia con Nessun commento

Su l’Adige del 15 marzo Gianni Poletti commenta quanto il sito della Provincia di Trento afferma quali fondamenti della speciale autonomia del Trentino, la lunga tradizione di autogoverno e la tutela della lingua e della cultura dei gruppi che convivono nel “quadro regionale”. Quest’ultimo fondamento, che giustifica bilinguismo e proporzionale (nel pubblico impiego), non sarebbe però a suo avviso sufficiente, pesando a suo avviso forse di più la capacità di autonoma organizzazione sociale messa in campo nei secoli e che ha trovato espressione non solo nel principato vescovile, ma anche nel saper far da sé, di cui è espressione anche il movimento cooperativo (ma si potrebbe aggiungere le scuole materne di comunità, il mantenimento delle proprietà collettive e comunitarie, gli usi civici, le mutue, ecc.).

Se si dovesse fare l’analisi dei processi decisionali che hanno portato all’autonomia speciale, non vi sono dubbi che il fattore decisivo siano state l’inclusione nello Stato italiano, a seguito della prima guerra mondiale, di una parte del Tirolo germanofono, le successive politiche di italianizzazione forzata e la richiesta delle popolazioni germanofone di essere comprese nello Stato austriaco dopo la seconda guerra mondiale. Le potenze vincitrici non vollero cambiare i confini italiani a nord (fu fatto ad est) e l’Accordo Degasperi-Gruber annesso al trattato di pace consentì una soluzione praticabile, quella della speciale autonomia regionale nell’ambito dello Stato italiano a garanzia del gruppo tirolese germanofono.

Nessun dubbio che la tradizione secolare di autogoverno dei trentini non abbia avuto un qualche ruolo nei processi decisionali; semmai è stata di aiuto quando si è tradotta in un movimento politico autonomista, con l’ASAR. Ma mai decisivo. Ai trentini l’autonomia è arrivata grazie all’inclusione del Trentino nel “quadro regionale”, e tuttora è così nonostante la fortissima riduzione della portata di tale “quadro” motivata da parte del gruppo germanofono dell’Alto Adige dal non voler condeterminare le proprie scelte con i trentini e dai trentini, per gran parte, da un gretto egoismo provinciale vestito da autonomia. Ben poco ha pesato la presenza ladina, la cui costruzione come “minoranza linguistica” è per gran parte recente, specie in Val di Fassa. E lo stesso si dica per i pochi trentini germanofoni di Valle del Fersina e di Luserna. Piccole minoranze etnico-nazionali ci sono in molte regioni ad autonomia ordinaria (si pensi ai croati, agli albanesi nell’Italia meridionale o ai germanofoni del Veneto).

Ciò precisato, in base a indagini compiute su campioni rappresentativi ormai anni fa, non mi sentirei di negare che a fondamento dell’autonomia vi sia una specifica identità etnica trentina, seppur variegata da valle a valle. E tale specificità è proprio quanto, non volendolo, illustra in modo interessante anche Gianni Poletti, ossia l’essere, dei trentini, mezzi italiani e mezzi tedeschi. Si tratta di specificità di identità culturale (mescolanze), ma anche di identità etnica, derivante da migrazioni e successive integrazioni. Potrebbero aiutare ricerche sui cognomi e sui matrimoni. E specificità culturale ed etnica sono la base del sentimento dei trentini di essere “popolo”. Certamente la forte immigrazione da altre regioni specie a Trento rende i cittadini di Trento meno consapevoli di essere “popolo” con una sua identità, ma nelle valli la situazione è diversa.

Tale specificità di identità non è certo la ragione decisiva della speciale autonomia, come non lo è le capacità di autonomia sociale, la tradizione secolare di autogoverno e il forte senso di appartenenza provinciale, ma tutti questi elementi sono come un volano che consente di superare i “punti morti” del motore dell’autonomia istituzionale, dando motivazioni anche per non arrenderci alle tendenze presenti a livello nazionale di fare passi indietro nell’autonomia istituzionale. Certo è un volano che può perdere peso se la comunità trentina non attiva un progetto che contrasti il processo in atto di italianizzazione, pur esso documentato da indagini compiute. La responsabilità delle forze culturali, sociali, politiche ed economiche è chiamata in causa. Il futuro non è già scritto, non è un destino.

Note su posizioni di uomini di Chiesa su migrazioni e su ineluttabilità della fine della comunità (parrocchiale)

di il 24 Maggio 2017 in comunità, religione con Nessun commento

Accanto ai complimenti per una Vita Trentina sempre più ricca di contenuti e all’augurio che, “via la pietra”, (bel titolo dell’ultimo numero del 16 aprile) riscopriamo l’importanza anche per la nostra speranza di vita, del sepolcro vuoto per la resurrezione di Cristo, mi permetto qualche osservazione.
La prima riguarda l’intervento di Gian Carlo Perego direttore generale della Fondazione Migrantes e vescovo eletto – ma i vescovi non sono nominati?- di Ferrara-Comacchio. Nel valutare criticamente alcuni recenti orientamenti del Governo in merito agli immigrati senza visto di ingresso (volti a rendere un po’ meno lenta e un po’ meno inefficace la procedura di valutazione delle richieste di asilo), sembra non distinguere chiaramente i casi di coloro che fuggono da morte e persecuzione (meritevoli di asilo) da coloro che immigrano eludendo le procedure di legge al solo scopo di migliorare le loro condizioni di vita. In virtù di accordi internazionali ai primi vanno riconosciuti “diritti”, mentre i secondi sono tenuto a osservare le leggi che regolano l’immigrazione. Di questo dovere, di questo rispetto della “legalità” non c’è traccia nell’intervento di Gian Carlo Perego, che, anzi, invita a trovare modalità di eluderla, quasi che vi sia un diritto universale di migrare dove si desidera e un diritto di chi ha tale convinzione di facilitare l’entrata irregolare di vuole immigrare.

Accanto al giusto richiamo a rafforzare la cooperazione internazionale per offrire opportunità di vita migliori nei paesi di partenza dei migranti, il Direttore della Fondazione Migrantes auspica anche che si sospenda la vendita di armi a certi paesi. Vi è già una regolazione della materia e se vi sono violazioni di essa serve intervenire, ma occorre prendere atto che la vendita di armi da parte di un paese non per definizione porta a un aumento di conflitti armati in altri paesi. Le armi possono servire a mantenere l’ordine sociale e la pace interna e internazionale e comperarle invece di costruirsele in casa non è un male di per sé.

Anche sull’accoglienza dei minori non accompagnati servirebbe qualche prudenza in più: nulla da dire su chi si dice strumentalmente appena sotto i diciotto anni per sfruttare un diritto pensato per situazioni più drammatiche di abbandono?

La seconda osservazione riguarda l’intervento di Piergiorgio Cattani, molto articolato. Alla comunità parrocchiale, in crisi, non più capace di fornire “un’educazione alla fede” andrebbe per Cattani sostituita una parrocchia di grandi dimensioni (con più preti), articolata in piccoli e piccolissimi gruppi diversificati. E’ suo anche il dubbio che tale proposta possa trovare realizzazione. Vorrei, da “sociologo delle comunità locali” far notare che da molti decenni ormai alla scuola di pensiero sulla “dissoluzione” (individualista) delle comunità locali, (cui sembra ispirarsi Cattani) se ne affianca un’altra, “comunitarista”, secondo la quale la comunità può essere “costruita” proprio a partire anche dalla “prossimità residenziale”. Molti anni fa invitai a Trento il sociologo americano Edward Shils, a parlare proprio su tale prospettiva. Perché la fede non può aiutare a costruire comunità tra chi ha la stessa scuola materna per i figli, la medesima scuola elementare, i medesimi giardini pubblici, i medesimi negozi di vicinato, il medesimo bar, il medesimo impianto sportivo, ecc.? Ciò non esclude che siano attivi piccoli gruppi e movimenti magari a scala territoriale più ampia, ma da sociologo vorrei invitare a riflettere sulla diffusione di tale associazionismo, certamente più selettivo, meno adatto a interessare il comune fedele, che si accontenta di partecipare alla messa festiva, di far battezzare i figli, educarli a giovarsi e giovarsi personalmente dei sacramenti della penitenza, dell’eucarestia, della cresima, del matrimonio e dell’unzione degli infermi, di chiedere la presenza del prete nel momento della morte e della sepoltura di un proprio caro, di impegnarsi occasionalmente in qualche attività di carità o di testimonianza. E’ troppo poco? Sinceramente mi pare molto, ed è il molto che già offre l’attuale parrocchia. Ridotta a semplice erogatrice di servizi, come afferma Cattani? Mi pare ingeneroso verso i parroci e i loro preti collaboratori (un mio figlio è uno di questi) e ingeneroso verso i “fratelli di fede”, cristiani “ordinari”.

Le mistificazioni sul diritto fondamentale di ciascuno a migrare dove vuole e sui vantaggi dell’immigrazione

di il 24 Maggio 2017 in migrazioni con Nessun commento

Vita Trentina del 23 aprile scorso dedica due intere pagine al fenomeno migratorio, tutte improntate ad esaltare le migrazioni come fattore di progresso, benché siano causate da guerre, carestie, ecc.. Riprendo i titoli in sequenza: “il diritto al futuro per tutti”, “la migrazione motore dell’umanità”, “arrivederci mondo vecchio, benvenuto mondo nuovo” , “migrare: perché?”. “oltre il confine?”.

Poiché, anche e soprattutto come sociologo, e non solo per aver letto ricerche e libri altrui, ma anche per averne fatte di persona assieme a colleghi dell’Università, ho maturato valutazioni in contrasto con quelle propugnate da Vita Trentina, se lo consentirà, vorrei elencare alcune obiezioni.

Prima tesi: il diritto a migrare è nella Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, sottoscritta da tutti gli stati aderenti all’ONU. Quindi ciascuno avrebbe il “diritto ad avere i documenti per accedere a un paese straniero”. Mi chiedo perché l’autrice trasformi il diritto di muoversi liberamente entro lo il proprio paese e di lasciare il proprio paese (articolo 13 della Dichiarazione) nel diritto ad entrare liberamente in un altro paese. Una cosa è l’obbligo degli stati a lasciare libertà di movimento ai propri cittadini, compreso quella di lasciare il proprio paese e di ritornarvi (libertà negata spesso in stati autoritari e totalitari) e altra cosa è l’obbligo di ogni stato a lasciar entrare nel paese chiunque lo desideri. Tale obbligo non c’è e quindi non c’è il diritto di immigrazione. Mi chiedo ancora perché l’autrice dell’articolo ometta di citare l’art. 29 della medesima Dichiarazione che afferma come tutti i diritti e le libertà riconosciute, lo sono nel rispetto delle leggi di ciascuno stato volte tra l’altro a “ soddisfare le giuste esigenze della morale, dell’ordine pubblico e del benessere generale in una società democratica”. Spiace che si faccia disinformazione.

Seconda tesi: le migrazioni sono un fenomeno molto positivo: “portano vita nuova”, rimediano ai problemi portati dal calo demografico, coprono la necessità di svolgere lavori sgraditi e meno pagati, portano diversità che possono creare qualche problema, ma che sono ricchezza di cultura, “tesori di umanità”. Mi chiedo perché l’autore esalti aspetti positivi e minimizzi quelli negativi. L’emigrazione “forzata” è un dramma prima di tutto per chi la pratica: l’autore cita i successi dell’emigrazione italiana all’estero; credo che abbia avuto poche occasioni di parlare con gli emigrati. La stessa Chiesa, anche in Trentino in passato, quando i trentini emigravano, ha dato il primato al diritto di restare a vivere nella propria patria. C’è calo demografico? Perché non mobilitarsi per mettere in condizione le famiglie di fare i figli che desiderano avere (almeno il doppio di quelli che mediamente hanno) e invece benedire chi, immigrato, si adatta ad essere pagato poco e trattato male? Accoglienza di carità o egoismo mascherato, taciuto, ma praticato? Perché sottovalutare i conflitti tra popolazioni di cultura, etnia, razza, diverse? L’autore ha mai considerato ciò che accade nei paesi con forte immigrazione, con grandi minoranze etnico-linguistiche-razziali? Dagli USA al Brasile, dal’Africa sub-sahariana all’Asia, dalla Francia alla Germania e alla Gran Bretagna è tutto un pullulare di conflitti violenti intrastatali fra tribù, etnie, nazionalità, razze. Non si può minimizzare; anche qui si fa disinformazione.

Terza tesi: l’emigrazione è causata da “dittature, persecuzioni, guerre, genocidi, pulizie etniche e violenze”; si traduce in flussi di manodopera laddove si può vivere meglio e porta benessere ai residenti, che per il loro lavoro vengono pagati meglio, mentre possono giovarsi di prestazioni da parte di immigrati a costo basso; in sintesi “vantaggi per tutti”, autoctoni e immigrati. Mi chiedo innanzitutto per quali ragioni lo stato di rifugiato o equiparato, che è riconosciuto nel caso di persone che sfuggono a persecuzioni, guerre, genocidi, pulizie etniche, emergenze umanitarie, sia invece riconosciuto a un’esigua minoranza degli immigrati “richiedenti asilo”. Perché tacere sul fatto che la maggior parte degli immigrati senza autorizzazione sono giovani, più istruiti della media dei compatrioti, con più disponibilità di denaro degli altri, necessario per pagare i costi del viaggio (comprensivo di compensi per i trafficanti d’uomini senza scrupoli)? Perché tacere del fatto che in tal modo si privano le comunità di origine della componente più giovane, istruita e attiva, lasciando nei villaggi uomini e donne meno attivi, anziani, donne e bambini? L’enciclica “Populorum progressio” di Paolo VI è superata|? Come poi magnificare il fatto che gli autoctoni possano “lucrare” sui bassi salari degli immigrati? E poi se i lavori sgradevoli venissero pagati di più, per compensare la loro sgradevolezza, sicuri che non si trovino tra gli autoctoni persone disposte a farli?

Quarta tesi: “I muri sono bestie odiose”, “il muro non risolve, il muro complica le relazioni, è insostenibile economicamente e inefficace”. L’argomentare è meno apodittico, meno unilaterale, ma la conclusione è una condanna di confini e muri. E’ vero, i muri non piacciono, ma perché non riconoscere che talvolta servono. Per renderli compatibili con le esigenze di andare oltre, senza creare problemi, è utile che siano provvisti di varchi controllati. Perché tacere del fatto che i varchi ci sono, ma non si vuole sottostare alle regole per passarli? Gli emigrati italiani e trentini dal XIX e XX secolo (e anche quelli del XXI) hanno seguito le regole. Le nostre case hanno muri e porte: i muri sono fatti per evitare che in casa entri qualcuno che può creare problemi; le porte per far entrare chi è invitato a entrare, anche se è lui di sua iniziativa a bussare. E le porte ci sono anche col muro tra Messico e USA, tra Spagna e Marocco. Non si può tacere su chi le porte le vuole sfondare e le sfonda. Mi ha sempre colpito come la parte di mondo cattolico che fa della legalità un valore assoluto (in realtà non lo ha), di fronte alla legalità nei processi migratori agisca al contrario, cerchi di eluderla e aiuti a violarla. Le regole di apertura delle porte sono troppo strette? Si agisca politicamente per cambiarle.

Caro Direttore, se ho bestemmiato merito di essere schiaffeggiato, ma se non ho detto niente di male, perché mi schiaffeggia? Le assicuro che le pagine sulle migrazioni di VT sono suonate schiaffo per cristiani che vedono più degli autori delle pagine citate “il rovescio della medaglia”, da loro ben nascosto.

(lettera a Vita Trentina, non pubblicata perchè definita “ridondante”)

I “minimi” fuori mercato: un mondo da valorizzare

di il 24 Maggio 2017 in agricoltura, comunità con Nessun commento

Leggo su l’Adige del giorno della Festa della Liberazione una lettera di Michele Lucianer, che ho conosciuto personalmente al funerale di suo padre Dario Lucianer, uno dei “grandi vecchi” della DC (poi Centro Popolare), il quale in modo simpatico alla Festa dei partigiani vorrebbe aggiungere quella della liberazione dalle lettere di Gubert, pubblicando le quali Lei continua ad affliggere i lettori. Come può un professore di sociologia rurale trasformarsi in un “uomo della gastronomia primordiale” si chiede e chiede a me Lucianer? E della primordialità della gastronomia sarebbero indicatori la polenta fatta sul “spolèr”, per dirla alla primierotta, le “luganeghe de musat”, da gustare al maso, rimasto di sua proprietà non avendogli tolto la nuova politica che una parte modesta dei soldi “privilegiati” che gli servono per pagare il mutuo per la sua ristrutturazione.

Capisco che per uno che vive nel “golfo della pianura padana” com’è la Val D’Adige, che è cresciuto in una famiglia di commercianti, io possa costituire un “caso clinico” da studiare; non credo di esserlo per quella parte di trentini che abitano nelle valli più scoscese e periferiche e che provengono da famiglia contadina, per di più povera. Gli animali a fine carriera non si facevano (e non si fanno) incenerire, il cibo non veniva cotto e la cucina non veniva riscaldata con il petrolio o il gas trasportato per migliaia di chilometri con costi a carico del destinatario, ma con la legna “da fare” ogni anno nel bosco, di proprietà o più spesso di uso civico, il maso di mezza montagna non si usava come “buen retiro” (personalmente non lo ho mai usato come tale), ma come base per far pascolare i pochi animali specie in autunno e soprattutto per tagliare l’erba e seccarla in fieno per l’inverno. Se Lucianer vuole fare ogni tanto un’esperienza di fatica, gli offro di venire a tagliare l’erba e a portare il fieno nel fienile nel “buen retiro”, alias “maso”, sopra Pieve, (per il quale ho pagato per gennaio e febbraio 40 euri di bolletta elettrica senza neppure accendere una lampadina) a servizio di un prato ripidissimo, diviso un tempo fra tre proprietari (uno dei quali una mia nonna, Turra Orsola), del quale è stato evitato il degrado grazie al mutuo di cui sopra.

Michele Lucianer pensa che il movente principale del mio scrivere siano modesti interessi personali; questi non sono che lo spunto per richiamare l’attenzione dei responsabili delle scelte che gravano su un “mondo minore”, specie agricolo, specie orientato all’autoconsumo, scelte che penalizzano tale mondo in nome della “modernità” che vede positivamente solo tutto ciò che passa per il mercato. La “post-modernità” da decenni ha evidenziato le unilateralità della modernità. E così la qualità fa premio sulla quantità, il mercato “a chilometri zero” fa premio sul mercato globalizzato. Se ne sono accorti in molti, ma restano pur sempre i “minimi”, quelli fuori mercato, che pure svolgono funzioni importanti per il benessere collettivo, magari anche solo ambientale e paesaggistico (quanti prati abbandonati se si dovesse fare affidamento solo sugli agricoltori per il mercato!), quelli che non hanno uffici studi e addetti alla pubbliche relazioni o sindacato di categoria che ne salvaguardano gli interessi. Perché un sociologo che viene da questo mondo di “minimi”, visto che Lei, Direttore, è aperto, specie un sociologo rurale che ha visto tale attenzione sviluppata anche altrove in Europa (come non ricordare Pierre Boisseau, in Francia), dovrebbe tacere di fronte a scelte che lo penalizza? Per evitare che uomini con altra esperienza ne fraintendano quanto dice o scrive, riducendo tutto a gretto egoismo e a primordiale gastronomia?

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