Il Giro d’Italia era una volta una festa; oggi non lo è. Dopo molti fine settimana con pioggia e freddo, impossibile provvedere alle semine di patate, fagioli, granoturco e colture da orto a Primiero, finalmente un sabato di sole. Alzata prima del solito per governare gli animali a Trento e poi partenza per Primiero. Sapevo che da Feltre partiva la tappa del Giro d’Italia, alle 11.20 di mattina, ma pensavo che il tempo sarebbe stato sufficiente per evitare il blocco delle strade. Poco prima delle 9 sono nella lunga galleria di Arsiè e c’è la coda. Come mai, un incidente?. Macché, ad Arsié i carabinieri bloccano il transito. Due ore e mezza prima del passaggio del Giro, senza che i tabelloni sulla Valsugana indicassero niente. Dopo chilometri a passo d’uomo e arresti in galleria, l’obbligo di tornarsene indietro, con il caos conseguente di veicoli, macchine e camion. Qualche chilometro, forse due, oltre Arsiè c’è il bivio per Primiero, dove il Giro transita dopo le 16 e scende per lo Schener fini al bivio per Croce d’Aune. Non mancano “solo” due ore e mezza per il tratto Feltre-Arsiè, ma ben sette ore prima del transito per lo Schener, per andare a Fiera. Sarebbe bastata una selezione del traffico, lasciando percorrere, “solo” due ore e mezza prima del transito meno di un paio di chilometri di statale, per consentire a chi era destinato a Primiero di potervisi recare, ma niente. Il carabiniere che blocca il traffico è categorico. Si deve fermarsi fino alla 13, quando il transito sarà riaperto per Feltre, o rinunciare a proseguire il viaggio. Ma alle 13, penso, si troverà poi bloccata la strada dello Schener. Impossibile raggiungere Primiero se non nel tardo pomeriggio, quando non c’è più tempo per i lavori nel campo e nell’orto. Non mi è restato che tornare a Trento, arrabbiato.
E’ comprensibile come il passaggio di una corsa ciclistica importante comporti blocchi del traffico, ma mi chiedo se tra coloro che decidono il programma di chiusure vi sia qualcuno che tuteli gli interessi dei comuni cittadini, di chi deve lavorare o semplicemente spostarsi per altre ragioni. Bastava che qualcuno attento ai cittadini avesse fatto presente l’assurdità di quanto in questo caso era stato deciso per trovare agevolmente una soluzione giusta, nella piena salvaguardia delle esigenze della corsa ciclistica. Oso sperare che la decisione non sia stata presa solo dai Carabinieri, nel qual caso li inviterei a farsi carico di una giusta considerazione anche delle esigenze dei comuni cittadini. In ogni caso da oggi in poi il Giro per me e mia moglie non evocherà più festa alcuna.
scritto 1 giugno 2019