ho letto con piacere l’intervista che il T ha pubblicato il 26 ottobre alla sociologa Marianella Sclavi. Pur partecipe della “combriccola” che organizzava le contestazioni studentesche a Trento, era sempre un viso gentile e sorridente, sempre ben considerata e amica (meglio “compagna”) dei leader. Mi pare doveroso fare alcune precisazioni, come matricola n. 842, ma che ha vissuto quei primi anni del corso di studi di Sociologia, interessato allora non a cambiare il mondo ma ad acquisire le competenze scientifiche per capirlo. E vengo alle precisazioni: non sapevo che Marianella era la matricola n.2, ma sono certo che la matricola n.1 non era uno studente di Bolzano, come dice Marianella, ma un mio amico di nome Pierluigi Kinspergher di Tonadico, già seminarista con la telara, per qualche anno commissario del Comune di Tonadico e poi tragicamente scomparso a Praga. Non si laureò per difficoltà in qualche esame e fu un suo grande cruccio. Seconda precisazione: i docenti dei primi anni di Sociologias non erano giovani di poco più anziani degli studenti: erano cattedratici già ordinari in altre università, a cominciare dal prof. Mario Volpato di Padova, matematico e Direttore, Giorgio Braga di Milano, sociologo e vice-direttore, Luigi Meschieri, di Roma, psicologo, i professori Barbieri (Storia economica) di Verona, Tentori (Antropologia Culturale) di Roma, Metelli (Psicologia generale e sociale), mi pare di Padova, Cucconi (Statistica) di Trieste, Gentile (Dottrine sociali) di Padova, Filippo Barbano (Sociologia strutturale) di Torino e tutti gli altri che si possono leggere sugli annuari. Prodi venne a insegnare Economia Industriale al seguito di Beniamino Andreatta, come altri. La docenza di Sociologia era molto qualificata, non improvvisata da giovanotti da poco laureati e i primi contestatori non ne apprezzarono la qualità. Terza precisazione: non è vero che Beniamino Andreatta insegnava saltando in piedi sulla cattedra quasi ballando; lo fece clamorosamente una volta nel corso di un’assemblea di studenti e con quel gesto intimorì un po’ i contestatori, abituati ai vecchi docenti compassati. Cordiali saluti
Renzo Gubert (contestatore dei contestatori negli anni 1965-69)
Inviato a l quotidiano T e finora non pubblicato
Caro Renzo,
Volevo condividere con te che la stessa persona è stata intervistata oggi da “l’Adige” e ha ripetuto, in sostanza, gli stessi concetti. L’unico aspetto che ho apprezzato di questa intervista è stato quando ha affermato: “…Fu allora che capii come la democrazia non si limitasse al diritto di voto o alla capacità di eleggere i propri rappresentanti: si tratta anzitutto di un dialogo tra persone…”
Questo concetto di “dialogo tra persone” è di estrema rilevanza e, purtroppo, sembra mancare sempre più nelle nostre cooperative agricole tra la direzione e la base sociale. Senza il recupero di questo dialogo, le cooperative rischiano di dissolversi, il che sarebbe una tragedia per noi agricoltori.
Ti auguro una buona domenica.