Su Vita Trentina del 29 maggio, rubrica Dialogo aperto, Paolo Pombeni propone sue riflessioni in merito ai cambiamenti della Costituzione che in ottobre verranno sottoposti a conferma o bocciatura da parte del popolo italiano tramite referendum. In altre prese di posizione pubblica Pombeni si è espresso a favore dei cambiamenti, sostanzialmente in nome del principio che la cosa più importante è che si formi un governo, poco importa se sostenuto dalla maggioranza dei cittadini.
Ciò che in particolare mi ha colpito dell’intervento di Pombeni su VT sono l’affermazione che i vescovi italiani abbiano raccomandato di votare a favore di tali cambiamenti e la scarsa considerazione delle obiezioni.
Non ho avuto notizia di pronunciamenti al riguardo dei vescovi italiani (rappresentati nella Conferenza Episcopale Italiana): forse Pombeni potrebbe citare il documento. Non mi pare che neppure nel più ampio magistero sociale della Chiesa vi sia una pronuncia secondo la quale la rappresentatività democratica delle istituzioni politiche deve cedere il passo alla facilità, alla rapidità, con la quale le autorità di governo possono assumere decisioni.
Sorprende anche il fatto che Pombeni riduca le obiezioni a “un mix di pregiudizi e di interessi al mantenimento dello status quo”, cui evidentemente è da lui ricondotto anche il pensiero di “stimati costituzionalisti”, che menziona in precedenza (salvo che non lo consideri irrilevante).
Pombeni dovrebbe sapere che sul fronte critico ci sono anche quelle parti di mondo politico che in modo esplicito e prevalente si ispirano al pensiero sociale cristiano, non certo riconducibili a “politici populisti, rancorosi”. Sono confluite nel “Comitato Popolare per il NO” presieduto da Giuseppe Gargani, parte della Federazione Popolare. Ma vi sono molti altri Comitati per il No, ai cui aderenti le qualificazioni di Pombeni sono del tutto inappropriate.
Forse sarebbe più produttivo per una scelta consapevole dei cittadini entrare non propagandisticamente nei contenuti dei tanti cambiamenti, ma offrire elementi di valutazione, da rapportare ai valori della democrazia rappresentativa e partecipativa. Gli slogan lanciati da Renzi sono per lo più semplificazioni propagandistiche. Non sono tanto alcuni degli obiettivi enunciati da Renzi a sollevare problema, ma la rispondenza delle modifiche a tali obiettivi senza compromettere valori fondamentali, quali la democraticità di un sistema politico e il principio di sussidiarietà, opposto al centralismo statalista che viene ripristinato da Renzi.
Penso che VT avrà occasione, nei mesi prossimi, di fornire tali elementi di valutazione ragionata, evitando di limitarsi a giudizi sommari, come purtroppo sulla questione Paolo Pombeni, ha fatto.
(scritto il 4/6/2016)