Renzo GUBERT – Chi è?

Nato a Primiero l’11 agosto 1944, primo di dieci figli, padre primierotto (Turra di Pieve la nonna) e madre “fiamaza” (Delmarco di Castello il nonno e Paluselli di Panchià la nonna), famiglia di piccoli contadini in affitto, con il padre che, per necessità, lascia il lavoro agricolo a moglie e figli e fa il manovale stagionale nell’edilizia.

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disciplinare la sessualità è un artefatto della borghesia?

di il 20 Maggio 2023 in famiglia con Nessun commento

Egregio sig. Direttore,

se l’editoriale comunica l’orientamento di chi dirige un giornale, mi permetto, da abbonato, di capire le ragioni per le quali per chi dirige il giornale sia liberazione il venir meno della disciplina dell’esercizio della sessualità, come recita il titolo di un articolo di una professoressa di Scienza della Politica all’Università di Trento Alessia Donà, che non ebbi l’occasione di conoscere quando alla medesima università insegnavo. La tesi sostenuta dall’editoriale è che il considerare normale che una persona di un sesso abbia relazione stabile con persona dell’altro sesso, formando una famiglia, nel cui grembo nascono e crescono i figli è stato un artefatto delle classi borghesi che hanno voluto costruire lo stato-nazionale, combattendo contro la dissolutezza delll’aristocrazia. L’etica borghese si sarebbe poi estesa a tutta la società. Per la scienziata politica, grazie ai movimenti di omosessuali e transsessuali la società contemporanea occidentale ha dapprima smesso di considerare l’omosessualità una malattia e poi sostiene politiche culturali che la celebrino con orgoglio. L’editorialista infine raccomanda ai lettori trentini di partecipare alla prossima manifestazione dell’orgoglio gay a Trento.

Prima questione riguarda se sia proprio così negativo il disciplinamento, almeno a livello etico e culturale, dell’esercizio della sessualità. Se esso è solo un artefatto, magari al servizio di un progetto di potere, come afferma l’editorialista, esiste la necessità che si pongano dei limiti alle modalità della sua espressione? Seconda questione: se la natura ha reso i mammiferi esseri viventi distinti tra maschi e femmine, ciascuno provvisto di organi per la copulazione e la riproduzione, non è che per caso sia un artefatto sociale la legittimazione di uso dei genitali in modo difforme da quello naturale proprio dei mammiferi? Terza questione: in tutte le società che nei decenni di ricerche sociologiche in tutti i continenti ho avuto modo di conoscere, la normalità deil’espressione della sessualità è quella del rapporto sessuale tra uomo e donna, talvolta sotto forma anche di famiglie con più donne per un uomo e, più raramente, di più uomini per una donna. Solo in alcuni piccoli segmenti secolarizzati della società post-industriale occidentale ha una qualche diffusione il rapporto di coppia omosessuale. Non è per caso che sia questo un artefatto socio-culturale, deviante dalla norma di “natura”? Ultima nota: le dure condanne che nella Bibbia sono contenute nei confronti della pratica dell’omosessualità non pongono nessun interrogativo a chi finora non ha preso le distanze dal messaggio cristiano? Prima di dire che la condanna della disciplina della sessualità è un artefatto borghese a fini politici consiglierei alla editorialista del giornale di leggere non solo qualche pamphlet della lobby LGBT, ma anche la Bibbia, per capire che il disciplinamento dell’esercizio della sessualità ha radici ben più profonde e antiche di quelle delle esigenze di controllo sociale da parte della borghesia di Ottocento e Novecento.

INVIATO A T QUOTIDIANO E FINORA NON PUBBLICATO

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