Su l’ultimo numero di Vita Trentina del 12/2, rubrica Dialogo aperto, due lettere che auspicano cambiamenti nelle posizioni della Chiesa, una di Donata Borgonovo Re, che desidera per la donna ruoli sacerdotali, sull’esempio della chiesa luterana, (commentando una precedente lettera di Luisa Vian), e una di Silvano Bert, che veglia sul magistero del Papa e dei vescovi, ancora troppo timido in materia di aborto e omosessualità. Fa quasi da contrappeso una lettera di Luciano Decarli, che ricorda, a pochi giorni dalla scomparsa, un missionario maschio, padre Efrem Trettel, impegnato nell’annuncio con mezzi moderni del Vangelo più che nel proporre revisioni dottrinali.
Sul sacerdozio alle donne mi consta che ci siano state pronunce papali sul suo fondamento nelle scelte di Cristo. Sbagliato? Sbagliato, secondo Bert, ha certamente Papa Paolo VI ad emanare l’enciclica Humanae Vitae e hanno sbagliato i vescovi italiani a pronunciarsi a suo tempo contro la legge che legalizza e sostiene con risorse pubbliche l’aborto volontario. L’esempio per il sacerdozio femminile e per l’atteggiamento da prendere sulla legge sull’aborto è sempre quello delle chiese protestanti. Dobbiamo pur essere per l’ecumenismo! Dopo tutto, per Bert, la legge italiana sull’aborto andava approvata in quanto realizzava un “male minore”, ossia la riduzione della clandestinità degli aborti. Ma osservo: se avvengono clandestinamente furti, rapine, omicidi e il perseguirli provoca pericoli e danni per la vita di chi li fa e degli addetti all’ordine pubblico, bisogna perciò legalizzarli? Come si fa a dire che l’uccisione di un essere umano nel grembo materno è un “male minore”? Rispetto a quali altri “mali maggiori” inevitabili? Per Bert ci sono ancora malati di ideologia, come il Movimento per la Vita, che in occasione della |Giornata per la Vita, condannano in un manifesto la legge 194 sull’aborto, ma, buon segno,Vita Trentina non ne ha dato conto. I vescovi italiani nel loro messaggio hanno condannato come espressione di ideologia il voler superare la complementarietà di uomo e donna; non si tratta certo di ideologia per Bert, ma i vescovi a tale ideologia almeno non hanno dato il nome di “ideologia gender”. Comunque lottare per il riconoscimento della complementarietà uomo-donna va contro l’aspirazione alla parità delle donne, come affermato da una teologa, Selene Zorzi, ella sì, più dei vescovi, sulla giusta strada.
Bert è intervenuto anche all’incontro che la Diocesi (Ufficio che si occupa della famiglia) ha organizzato, giovedì 9, all’oratorio del Duomo per la presentazione dell’esortazione di Papa Bergoglio “Amoris laetitia”. Non ha mancato di far rilevare il ritardo anche di questo Papa nel trattare l’omosessualità, considerata solo “di striscio”. Non mi ha meravigliato l’intervento di Bert, quanto quello del relatore (in tandem con la moglie) Luigi De Palo, presidente del Forum delle Associazioni Familiari. Sollecitato nel dibattito da alcuni interventi dalla sala, ha preso posizione netta contro coloro, definiti più volte anche nella relazione, “cinture nere” del catechismo, che annunciano e difendono i principi della morale familiare e attinente alla vita umana. La loro sarebbe solo “ideologia”, che rende difficili i rapporti con chi quella morale non condivide. E ha giustificato così il fatto che il Forum delle Associazioni familiari che presiede non abbia aderito al Family Day di circa un anno fa. Il sacerdote responsabile dell’Ufficio nazionale per la famiglia della Conferenza Episcopale Italiana don Paolo Gentili, non è stato molto da meno; ha posto sì un argine di principio, la contrarietà alla pratica dell’utero in affitto, ma nulla ha detto sulla pratica dell’omosessualità, lasciando capire che sulle convivenze more uxorio tra omosessuali era opportuno tacere, in nome del rispetto e dell’accoglienza.
Quanto accade è conferma del fatto che in nome del rispetto e dell’accoglienza si è disposti a non pronunciare più le parole di verità che derivano dalle |Scritture, dalla Tradizione, dal compendio del Catechismo della Chiesa Cattolica, considerandolo “ideologico”. Questo di fatto, però, solo se quelle verità concernono la sessualità, la famiglia, il rispetto della vita al suo inizio e alla sua fine, ossia proprio nei campi nei quali maggiore è la distanza tra messaggio cristiano e mentalità dominante nelle società secolarizzate e benestanti. Viene rifiutato l’annuncio di Cristo che prefigura ostracismi e persecuzioni a chi lo segue. Si può certo seguirlo, si può certo annunciare con vigore verità, ma solo se ciò non urta troppo “il mondo”. Non si deve essere “ideologici”!