Egregio Direttore,
l’Adige del 15 febbaraio riporta una parte dei risultati di un sondaggio commissionato dal giornale e una seconda parte è annunciata per il 16. Da sociologo che per una vita ha fatto ricerca usando sondaggi, dopo corsi di perfezionamento che il prof. Franco Demarchi aveva chiesto di organizzare alla City University di New York al prof. Edgar Borgatta, tra i più apprezzati metodologi per la ricerca sociale negli USA, penso possa essere utile qualche considerazione sulla validità del sondaggio.
Una prima annotazione riguarda la rappresentatività del campione. Da quanto pubblica il giornale, il campione sarebbe rappresentativo perché stratificato per età , sesso e macroarea di residenza allo stesso modo della popolazione. Nessun metodologo della ricerca confonderebbe rappresentatività del campione con stratificazione proporzionale. Il metodo di raccolta dei dati è diversificato, ma nessuno corrisponde al modo più adeguato di offrire risultati validi e attendibili. Sta in ciò di solito la modalità di vendere risultati a buon mercato. Un campionamento che garantisca rappresentatività sulla base della statistica costa molto e quindi si gioca un po’ al ribasso. Ciò accade per le agenzie che operano sul mercato, mentre nelle ricerche universitarie cui ho partecipato la rappresentatività del campione non veniva sacrificata. Si potrebbe dire che è meglio qualche risultato anche assai incerto o non molto affidabile statisticamente piuttosto che affidare le considerazioni a convinzioni di qualche giornalista e può essere vero, ma bisognerebbe avere l’onestà di non dare per rappresentativo quanto non lo è secondo le scienze statistiche.
Una seconda considerazione riguarda l’attendibilità delle risposte degli intervistati, fossero stati anche selezionati e interrogati per offrire il massimo di rappresentatività possibile. I sondaggi di opinione hanno senso ai fini di scelte se le domande riguardano argomenti conosciuti. Non mi pare che sia questo il caso delle opinioni espresse sul trattamento dei rifiuti urbani. Lo constata anche il sondaggio per l’alta quota di incapacità di valutare le diverse alternative e le diverse conseguenze di alcune di esse. Non serve un sondaggio per capire che la gente comune mal si districa su temi non ancora chiari, neppure agli esperti del settore. Forse approfondire quanto sanno gli esperti, attraverso interviste approfondite a chi è definito “testimone qualificato” aiuterebbe di più anche alla maturazione di opinioni da parte della popolazione.
Infine un campione provinciale stratificato proporzionalmente per macroaree rischia di offrire una rappresentazione incompleta e parziale delle opinioni, pesando molto sul dato complessivo le città e poco le arre rurali. A meno che non si voglia ciò, sarebbe stato meglio un campione stratificato non proporzionalmente per avere dati più signifcativi (per quanto lo possano essere dati con i metodi di rilevazione usati) sulle singole aree, che ora godono di autonomia organizzativa. L’esperienza in atto per raccolta e trattamento dei rifiuti è in parte diversa da area ad area.
Cordiali saluti,
Renzo Gubert
NON ANCORA PUBBLICATO ANZI PUBBLICATA CON STESSE QUALIFICAZIONI LA SECONDA PARTE. DIFFICILE RICONOSCERE GLI SBAGLI