Già tempo fa sui giornali locali sono state registrate lamentele, anche da parte mia, circa il prezzo dell’energia elettrica, pur per tariffe dette di “maggior tutela”. Ma nulla è cambiato, né a livello nazionale né provinciale né a livello locale, almeno dove l’azienda elettrica è comunale o di consorzio tra più comuni, come a Primiero.
Mi è arrivata oggi la bolletta per l’energia elettrica in un maso sito a Primiero, allacciato alla rete ACSM per una potenza di 1,5KW. Per consumo zero, nell’ultimo bimestre del 2017 l’importo da pagare è di euri 40.78. Ho chiesto alla moglie, che tiene le bollette pagate, di farmi il calcolo di quanta energia è stata consumata nel 2017 e di quanto è il totale delle bollette. I KWh sono stati 295 e l’importo totale delle bollette euri 289,92, quasi tutti nel quarto bimestre (luglio ed agosto). Il costo per KWh è stato di quasi un euro a KWh (esattamente0,9828), una cifra assurda, e sarebbe tariffa di “maggiore tutela”! Solo meno di un quarto è il prezzo dell’energia: il resto sono gabelle varie (la maggiore definita misteriosamente “oneri di sistema”), fatte pagare anche a consumo zero, come è accaduto per 4 bimestri su sei.
Possibile che l’autonomia provinciale e l’autonomia aziendale ACSM non consenta di cambiare una situazione che non tiene conto della differenza tra una seconda casa e una costruzione rurale al servizio di un prato di montagna, il cui sfalcio è ritenuto meritevole di incentivazione per garantire la cura dell’ambiente e del paesaggio?
Si aggiunga che sulla stessa costruzione rurale viene fatta pagare l’imposta patrimoniale a tariffa elevata, come seconda casa (anche se non v’è nemmeno una strada comunale percorribile con mezzi) e soprattutto la tariffa per un servizio di raccolta rifiuti solidi urbani, del tutto mancante, per cui le pochissime immondizie prodotte nelle poche settimane d’uso sono portate a casa propria, per la quale il servizio è già abbondantemente pagato.
Non è tempo che chi ha responsabilità di ciò si muova?