l’Adige del 1°maggio pubblica un articolo di Paolo Pombeni che denuncia quelli che lui definisce “errori” dei leader politici nel fare le liste per le elezioni europee. Ne condivido l’analisi e accentuerei considerazioni critiche di merito, che vanno oltre l’opportunità. Per chi, come me e altri, è impegnato a riattivare il partito della Democrazia Cristiana come strumento per continuare n Italia una presenza politica di ispirazione cristiana, vedo accresciute le distanze delle forse politiche dal pensiero sociale cristiano. uno dei fondamenti della nostra Costituzione e dei suoi valori. Trent’anni fa era stata netta la distanza verso la riduzione della riflessione politica al marketing elettorale per piazzare un candidato e la sua lista. Ricordo le critiche verso la “discesa in campo” di Berlusconi e la sua lista di Forza Italia espressione di un’azienda di pubblicità e televisiva. Ora i leader della destra, del centro e della sinistra PD ripetono il modello allora criticato di Berlusconi. Nel 1994 fui candidato del PPI che con Martinazzoli aveva posto distanze con l’impostazione berlusconiana. Ora anche il centro laico post-azionista e quello che unisce “renziani e radicali” ha ceduto alla medesima impostazione, ripetuta da Forza Italia post-berlusconiana, nonostante l’ambizione di questa di rappresentare in Italia il popolarismo, salvo negare collaborazione con la riattivata Democrazia Cristiana, il partito di Sturzo e di Degasperi, fondatori in Italia del popolarismo e della Democrazia Cristiana. Nel nostro collegio abbiamo l’opportunità di votate SVP, espressione autentica di popolarismo autonomista, ma altrove FI ha chiuso le porte.
Le prossime elezioni europee vedono anche un ulteriore degrado del comportamento politico, la presentazione di candidati che lo fanno senza alcuna intenzione di scegliere, se eletti, di rappresentare l’Italia nel Parlamento Europeo. Romano Prodi è stato il primo leader a denunciare simile pratica truffaldina; qualcuno si è aggiunto, ma il silenzio dei mass media e della politica, come dell’élite culturale, sindacale ed economica, salvo eccezioni, è impressionante. Non solo si tace sulla prassi delle candidature multiple che dà in mano al plurieletto la possibilità di decidere chi sarà poi eletto nei collegi, ma anche sulle candidature fasulle, corrompendo il principio che le elezioni parlamentari sono fondamento della democrazia, non il fac-simile di un sondaggio d’opinione.
E arrivo a un terzo sintomo di degrado, la riforma costituzionale che il centro-destra ha proposto in Parlamento. Tutto il potere che conta a una sola persona che ricopre il ruolo di Presidente del Consiglio dei Ministri. Si aggiunge il favore alla riforma anche da parte di Renzi, che vorrebbe riprodurre il modello del “sindaco” per l’intera Italia. La democrazia è ridotta all’elezione di un capo ogni cinque anni. Siamo lontani anni luce dall’impostazione ispirata al pensiero sociale cristiano (ma anche liberale e di sinistra non estrema) secondo il quale la democrazia si esercita sempre, come partecipazione alle decisioni e come controllo, non solo con elezioni. Non basterà alla destra la vicinanza all’etica cristiana in materia di valori non negoziabili per conquistare il voto di chi si ispira al pensiero sociale cristiano, che ha una concezione assai diversa della democraticità delle istituzioni. Non basta Hobbes, non basta un contratto fatto ogni cinque anni; serve il personalismo di Maritain, servono le analisi di Tocqueville, serve la democrazia partecipata delle encicliche sociali.
La fedeltà ai valori si testimonia, del resto, anche nella vita personale e i passi verso il degrado della politica confermano il degrado verso i disvalori testimoniati dalla propria vita privata.
INVIATO a l’ADIGE il 1° maggio e finora non pubblicato