Renzo GUBERT – Chi è?

Nato a Primiero l’11 agosto 1944, primo di dieci figli, padre primierotto (Turra di Pieve la nonna) e madre “fiamaza” (Delmarco di Castello il nonno e Paluselli di Panchià la nonna), famiglia di piccoli contadini in affitto, con il padre che, per necessità, lascia il lavoro agricolo a moglie e figli e fa il manovale stagionale nell’edilizia.

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Ddl Cirinnà e diritti: quali?

di il 4 Febbraio 2016 in famiglia con Nessun commento

sabato 23 gennaio diversi movimenti e associazioni hanno promosso in molte città manifestazioni per rivendicare parità di diritti tra coppie omosessuali e coppie unite in matrimonio. Al di là delle differenti valutazioni sul numero di partecipanti (gli organizzatori parlano di un milione e altri di venti-trentamila), ho notato come giornali e TV pubbliche (specie RAI 3) abbiano riproposto l’affermazione che bisogna colmare un ritardo dell’Italia rispetto agli altri paesi europei, che tale parità avrebbero già garantito. In realtà altri paesi hanno legiferato in merito alle coppie di fatto (anche omosessuali), la Corte di Strasburgo ha rilevato la mancanza di una legge italiana in merito, ma dover legiferare non significa dover garantire parità di diritti tra coppie omosessuali e coppie di uomo e donna unite in matrimonio. L’Italia non è affatto tenuta a ciò, senza contare che in materia di famiglia e matrimonio vi è autonomia di ciascuno Stato.

In Italia i diritti degli omosessuali come persone sono stati garantiti da pratiche amministrative e decisioni giurisprudenziali. Semmai potrebbe essere utile un testo unico legislativo che li riunisca. Sono garantite anche le libertà inerenti a scelte relazionali, quali la scelta di persone di fiducia (per rapporti con le istituzioni sanitarie, penitenziali) o la destinazione testamentaria del patrimonio disponibile. Con atti privati notarili due o più persone possono stabilire diritti e doveri reciproci. Non sono, quindi, questi, i diritti di cui parlano gli organizzatori di quelle manifestazioni. Sono diritti aggiuntivi, inerenti non alla libertà individuale, bensì all’acquisizione di quei benefici che la legislazione italiana prevede per le famiglie unite in matrimonio, e che trova fondamento nella Costituzione. Ma la Corte Costituzionale in una recente pronuncia ha stabilito in modo chiaro che la regolazione di relazioni omosessuali non può omologare tali relazioni a quelle matrimoniali, tant’è vero che anche il Presidente della Repubblica ha richiamato ufficiosamente a ciò il Parlamento e si stanno mettendo a punto emendamenti che, almeno formalmente, non rimandino a norme del Codice Civile che regolano la famiglia.

Si può allora affermare che non esiste una lesione del principio di uguaglianza di diritti, essendo diverse le situazioni, quella familiare e quella delle coppie di omosessuali. Ma di ciò nulla si è detto nella gran parte dei mass-media.

Le misure di favore per la famiglia che la Costituzione impegna la Repubblica ad adottare trovano fondamento nel ruolo sociale essenziale che le famiglie svolgono per la società. Non mi pare che analoghe funzioni siano proprie delle coppe omosessuali, come di altri tipi di convivenza non familiare. Se così invece fosse, si dovrebbe sostenere che la Repubblica deve favorire la formazione di coppie omosessuali, ma fino a tanto finora nessuno Stato è giunto. Ne consegue che non ha giustificazione l’impiego di risorse della collettività per sostenere convivenza omosessuali. Tale è il caso della pensione di reversibilità e la riserva al partner superstite del diritto di occupare un alloggio pubblico: modi incongrui di impiego delle risorse pubbliche. Ancor più contestabile è il cambiamento delle norme che riguardano la filiazione: si rivendica una “parità di diritti” al figlio, dimenticando il diritto del bambino a un padre e a una madre e l’aberrazione della pratica dell’utero in affitto, cui necessariamente devono ricorrere le coppie di omosessuali maschi per avere un figlio. Di questo si tace da parte degli organizzatori della manifestazione, salvo anche opporsi a considerare colpevole di reato chi all’estero si fa fare (compra) un figlio, nascondendosi dietro il fatto che in Italia tale pratica è vietata.

Scandalosa una trasmissione radio sul terzo programma Rai, lo scorso lunedì mattina, tutta centrata nel far credere che l’adozione del figliastro rappresenta il raggiungimento di un giusto diritto del bambino. Nessuna menzione dei modi nei quali un omosessuale si può procurare un figlio.

Per questo nella piena consapevolezza che in gioco non è il riconoscimento di diritti della persona, ma uno stravolgimento di rapporti fondamentali familiari, fortemente negativo per il bene comune, sabato 23 gennaio scorso ho partecipato alla dimostrazione, a Trento, delle Sentinelle in piedi e sabato prossimo parteciperò al Family Day a Roma.

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