Renzo GUBERT – Chi è?

Nato a Primiero l’11 agosto 1944, primo di dieci figli, padre primierotto (Turra di Pieve la nonna) e madre “fiamaza” (Delmarco di Castello il nonno e Paluselli di Panchià la nonna), famiglia di piccoli contadini in affitto, con il padre che, per necessità, lascia il lavoro agricolo a moglie e figli e fa il manovale stagionale nell’edilizia.

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Terzo Statuto per il TNAA: alti rischi

Alcune dichiarazioni del Presidente della Repubblica Mattarella contenute nella sua “lectio” a Pieve Tesino tenuta il 18 di agosto a celebrazione del ruolo avuto da Alcide Degasperi nella nascita della Repubblica Italiana e nei suoi primi anni sono state da molti interpretate come garanzia circa il futuro dell’autonomia speciale del Trentino-Alto Adige/Suedtirol. Nell’editoriale di domenica scorsa Pierangelo Giovanetti le definisce “la base solida e condivisa su cui costruire il nuovo Statuto”. Vi aggiunge che il Trentino-Alto Adige, grazie a quanto previsto dalle modifiche della Costituzione che saranno sottoposti a referendum, godrebbe di una duplice garanzia circa il rispetto della propria autonomia, la “clausola di salvaguardia” che sarebbe “una blindatura dell’Autonomia” e il principio dell’”intesa” circa i contenuti della revisione statutaria.
Nello stesso numero de l’Adige è dato rilievo, già dalla prima pagina, al problema delle “competenze da mettere in salvo”. Prima il sen. Panizza e da poco lo stesso Presidente della Provincia Rossi, intendono chiarire con il Governo quale sarà il destino delle competenze attuali della Provincia, dato che per le regioni ad autonomia ordinaria è prevista una netta riduzione della loro autonomia legislativa, ristatalizzando competenze prima regionali, anche se per lo più concorrenti. Evidentemente anche chi ha sostenuto il Governo e i cambiamenti della Costituzione nutre dei dubbi sulla portata della “clausola di salvaguardia”, che nei fatti ha un valore solo procedurale, senza indirizzi di contenuto diversi da quelli validi per le altre regioni, così come nutre dei dubbi sul fatto che la clausola dell’”intesa” consenta di evitare esiti non voluti, come invece succedeva nelle norme costituzionali approvate in Parlamento nel 2001 dal centro-destra e poi non approvate nel successivo referendum per lo schieramento del centro-sinistra sul no. Non solo le bozze di normative destinate a regolare l’intesa, ma la stessa esperienza di che cosa significhi “intesa” ad es. per le decisioni inerenti all’autostrada della Valdastico, fanno supporre che una maggioranza qualificata in Parlamento possa prevalere in caso di mancata intesa tra Governo e le nostre istituzioni autonome.
Non si può tacere, poi, sul fatto che le nuove modifiche costituzionali reintroducono la possibilità per i poteri centrali di emettere, anche annullando leggi regionali, norme proprie anche in campi di competenza regionale (provinciale) primaria, qualora a loro giudizio lo richieda “l’interesse nazionale”. Giovanetti evoca i frequenti conflitti di competenza presso la Corte Costituzionale dovuti al concorso di competenze statali e regionali sulla medesima materia; potrebbe anche ricordare i frequenti conflitti presso la Corte Costituzionale tra Sato e regioni (anche autonome) proprio per il modo nel quale i poteri statali (Governo e sua maggioranza parlamentare) usavano del concetto di “interesse nazionale”. Una grande conquista delle autonomie, la sottrazione delle loro potestà normative da parte del Governo grazie a dichiarazioni arbitrarie di ciò che richiede l’interesse nazionale, viene perduta.
Vi sono altre ragioni di fondo attinenti alla democraticità delle nostre istituzioni (basti citare l’istituzionalizzazione del primato del Governo nel processo legislativo, che il principio della divisione del poteri assegna invece al Parlamento, legittimando gli abusi già attualmente praticati), ma credo per le popolazioni del Trentino-Alto Adige già sufficienti le ragioni attinenti all’autonomia per restare sorpresi dalla sicurezza con la quale esponenti delle associazioni imprenditoriali, sindacali, giornalisti, membri di partiti autonomisti spingono a un voto SI’ al prossimo referendum. Capisco come lo facciano i senatori e i deputati regionali del PD, che in nome del sostegno al loro leader Renzi, si privano della libertà di dire sinceramente come stanno le cose. Non lo capisco per altri, se non per una sorta di compiacenza ideologica o di schieramento. Spero che PATT e SVP siano sempre degni degli ideali autonomisti.
Nel suo editoriale il Direttore Giovanetti giudica da superare i riferimenti alle “tutele inteernazionali”, per guadagnare sul campo della migliore amministrazione la legittimazione dell’autonomia speciale. Giusta la petizione di principio per il migliore governo (che fu anche di Degasperi), ma giudicare superati i richiami alle tutele internazionali mi sembra togliersi i ramponi per camminare sul ghiaccio. Quando il Governo Berlusconi, nel 1994, progettava riduzioni della nostra autonomia, solo gli interventi, sollecitati dalla SVP, di Austria e Germania frenarono e fermarono tali progetti. Stesso rischio a mio avviso presenta l’avvio di un processo che porti il Parlamento a decidere su un terzo Statuto. Molto più saggio tenersi i ramponi ben allacciati. Meglio pensare ad aggiustamenti dello Statuto attuale, che potrebbero essere minimi e non necessari se il referendum d’autunno bocciasse le modifiche costituzionali volute dal Governo. Il clima generale nei confronti delle specialità autonomiste (e dell’autonomia più in generale) è sfavorevole anche in Parlamento e nessuna parola della “lectio” di Mattarella si tradurrebbe in suo rifiuto di firmare una legge sullo Statuto sgradita agli autonomisti trentini. Una conquista fondamentale per le popolazioni trentine, ottenuta soprattutto grazie ad Alcide Degasperi, non può essere giocata al tavolo da poker della politica trentina e sudtirolese. Non è un gioco e al tavolo vi possono essere dei bari.

(scritto il 22/8/16)

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